A Passage to India. Art and life in the Indian subcontinent in the photographs of the fund Usis of the Photo Library of the Civic Museums of History and Art
From 21 Maggio 2016 to 09 Ottobre 2016
Trieste
Place: Trieste - Civico Museo d'Arte Orientale
Address: Via San Sebastiano 1
Times: Tuesday to Friday 16am-9pm. Sunday 10am-7pm. Closed on Monday.
Responsibles: Claudia Colecchia
Organizers:
- Comune di Trieste
Telefono per informazioni: +39 040 3220736 | +39 040 6754068
Official site: http://www.triestecultura.it
La mostra, ideata e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte, è a cura di Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca e delle Biblioteche dei Civici Musei di Storia ed Arte, e di Michela Messina, conservatore del Civico Museo d'Arte Orientale.
L'esposizione, dedicata alle immagini dell'India appartenenti al fondo fotografico USIS (United States Information Service) della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, offre per la prima volta al pubblico una selezione delle 500 fotografie originali della serie "India", realizzate tra il 1939 e il 1950 con fini propagandistici per sottolineare il nesso tra prosperità e democrazia, con una volontà didattica e tecnica priva di alcun intento lirico che, comunque, affiora grazie alla polisemicità della fotografia.
La mostra intende consolidare il percorso di conoscenza e valorizzazione del patrimonio posseduto dalla Fototeca cittadina e, al contempo, approfondire un aspetto dell'arte del continente asiatico che non compare nell'attuale percorso espositivo.
Il visitatore viene condotto in un viaggio in cui si affrontano tematiche riguardanti il conflitto bellico mondiale, il mondo del lavoro, la coesistenza dell'India rurale ed esotica con l'India urbana e moderna, il fascino dei grandi templi.
Le immagini della serie India provengono da diverse agenzie informative americane, quali l'Office of War Information e US Army Signal Corps, ma la maggior parte di esse sono corredate del timbro del Bureau of Public Information, Government of India e del Directorate of Inter services Public Relations; altre foto sono inglesi, corredate dal timbro Ministry of Information: Photograph Division.
Qualunque ne sia la provenienza, molti scatti confermano la professionalità dei fotografi grazie all'eleganza delle inquadrature, la classicità degli atteggiamenti e delle pose, lo studio della luce, tricky business in India, come ricorda il famoso fotografo inglese Cecil Beaton.
A corredo, le didascalie tratte dai documenti dell'USIS sono "arricchite" di alcune suggestioni desunte dal libro L'India che ho vissuto del medico e studioso triestino Arturo Castiglioni, impressioni che l'autore raccoglie durante un viaggio in India compiuto negli anni '30 del '900, che restituisce i gesti, le movenze della gente, i colori del paesaggio. L'India di Castiglioni "è un enorme museo nel quale si possono osservare passo per passo le documentazioni di tutte le fasi della civiltà umana, la evoluzione di tutte le religioni, lo sbocciare, la fioritura e la decadenza di tutte le forme d'arte, il manifestarsi di tutte le forme politiche, lo svolgersi di tutte le idee religiose". L'esito della contaminazione punta a tratteggiare un ritratto collettivo e, al tempo stesso, di individualità “fermate” in un paese in rapida, pur se contraddittoria, evoluzione.
Ospitata nelle due salette espositive al piano terra del Civico Museo d'Arte Orientale, la mostra è anche l'occasione per esporre al pubblico una selezione di beni di manifattura indiana presenti nella collezione del museo, tra cui alcuni reverse painting su vetro, oggetti in ceramica e armi, nonché le note piccole sculture raffiguranti le caste e i mestieri dell'India.
L'esposizione, dedicata alle immagini dell'India appartenenti al fondo fotografico USIS (United States Information Service) della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, offre per la prima volta al pubblico una selezione delle 500 fotografie originali della serie "India", realizzate tra il 1939 e il 1950 con fini propagandistici per sottolineare il nesso tra prosperità e democrazia, con una volontà didattica e tecnica priva di alcun intento lirico che, comunque, affiora grazie alla polisemicità della fotografia.
La mostra intende consolidare il percorso di conoscenza e valorizzazione del patrimonio posseduto dalla Fototeca cittadina e, al contempo, approfondire un aspetto dell'arte del continente asiatico che non compare nell'attuale percorso espositivo.
Il visitatore viene condotto in un viaggio in cui si affrontano tematiche riguardanti il conflitto bellico mondiale, il mondo del lavoro, la coesistenza dell'India rurale ed esotica con l'India urbana e moderna, il fascino dei grandi templi.
Le immagini della serie India provengono da diverse agenzie informative americane, quali l'Office of War Information e US Army Signal Corps, ma la maggior parte di esse sono corredate del timbro del Bureau of Public Information, Government of India e del Directorate of Inter services Public Relations; altre foto sono inglesi, corredate dal timbro Ministry of Information: Photograph Division.
Qualunque ne sia la provenienza, molti scatti confermano la professionalità dei fotografi grazie all'eleganza delle inquadrature, la classicità degli atteggiamenti e delle pose, lo studio della luce, tricky business in India, come ricorda il famoso fotografo inglese Cecil Beaton.
A corredo, le didascalie tratte dai documenti dell'USIS sono "arricchite" di alcune suggestioni desunte dal libro L'India che ho vissuto del medico e studioso triestino Arturo Castiglioni, impressioni che l'autore raccoglie durante un viaggio in India compiuto negli anni '30 del '900, che restituisce i gesti, le movenze della gente, i colori del paesaggio. L'India di Castiglioni "è un enorme museo nel quale si possono osservare passo per passo le documentazioni di tutte le fasi della civiltà umana, la evoluzione di tutte le religioni, lo sbocciare, la fioritura e la decadenza di tutte le forme d'arte, il manifestarsi di tutte le forme politiche, lo svolgersi di tutte le idee religiose". L'esito della contaminazione punta a tratteggiare un ritratto collettivo e, al tempo stesso, di individualità “fermate” in un paese in rapida, pur se contraddittoria, evoluzione.
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