Aldo Rossi. La finestra del poeta. Opera Grafica 1973-1997
Dal 06 Aprile 2016 al 24 Luglio 2016
Bergamo
Luogo: GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: via San Tomaso 53
Orari: martedì-domenica: ore 10:00-19:00 / giovedì: ore 10:00-22:00 / lunedì chiuso
Curatori: Ton Quik
Enti promotori:
- Bonnefantenmuseum di Maastricht
- Fondazione Aldo Rossi di Milano
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39 035 270272
Sito ufficiale: http://www.gamec.it
Dal 6 aprile al 24 luglio 2016, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo è lieta di
ospitare la mostra Aldo Rossi. La finestra del poeta – Opera Grafica 1973-1997, che raccoglie l’insieme
dell’opera grafica del celebre architetto-designer milanese (1931-1997).
Realizzata dal Bonnefantenmuseum di Maastricht in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi di Milano
in occasione del ventennale dell’apertura della nuova sede del Bonnefantenmuseum, costruito da Rossi
dal 1990 al 1995, la mostra è parte di un progetto itinerante che coinvolge tre sedi: oltre al museo
olandese (26 giugno – 15 novembre 2015), Archizoom, spazio espositivo dell’École politechnique fédérale
de Lausanne (29 febbraio – 24 marzo 2016) e la GAMeC di Bergamo.
La mostra, a cura di Ton Quik, accoglie 100 stampe dell'architetto e artista italiano – provenienti dalla
collezione del Bonnefantenmuseum e da collezioni private – accanto a 40 dipinti e disegni, e alcuni
bozzetti e lastre utilizzate per la produzione delle opere.
L’excursus cronologico-tematico si apre con le stampe degli anni Settanta, acqueforti in bianco e nero in
cui si fondono studi analitici – come ne Il grande cimitero di Modena, Le due città o nelle diverse
Composizioni urbane – e oggetti d’affezione, come ad esempio ne L’architettura domestica, dove tra le
architetture compaiono i primi studi delle caffettiere che Rossi disegnerà per Alessi negli anni seguenti.
Tra le stampe degli anni Ottanta, studi architettonici, come The Lighthouse, le sperimentazioni sul tema
del frammento – anche nel progetto intitolato Fragments – accanto a due famosi lavori analogici di Rossi:
Il Teatro del Mondo, soggetto di cinque stampe che spaziano tra rappresentazioni tecniche e “mentali”, e
La città analoga, che è stato oggetto di studio per un progetto multimediale di Dario Rodighiero,
collaboratore scientifico dell’École politechnique fédérale di Losanna.
Infine, le opere degli anni Novanta, che presentano temi e soggetti diversi, anche non strettamente legati
all’architettura – come Il caffè del Mattino, prima stampa di una scena domestica – accanto a capricci
compositivi come Geometrie Romane e Il pesce d’oro, l’ultima che Rossi avrebbe visto finita.
In alcuni casi le opere grafiche sono affiancate dai relativi bozzetti, ma anche dalle lastre di produzione e
da varianti dello stesso soggetto. In questo modo, la mostra offre ai visitatori riferimenti sul processo di
lavorazione di Rossi, nonché un'introduzione al suo pensiero “analogico”. Le sue stampe mettono in luce
un'affascinante relazione tra pezzi unici e multipli, legati concettualmente alla sua idea di architettura
come modus operandi, in cui il processo è importante almeno quanto il prodotto.
I diversi soggetti presentati in mostra sono collegati tra loro dall’abilità di Rossi di utilizzare molteplici
tecniche di stampa. Rossi non era un purista della grafica, ma era continuamente alla ricerca di nuove
possibilità offerte dalle diverse tecniche in uso e infatti la sua Opera Grafica copre l’intera gamma delle
tecniche grafiche del XX secolo: incisioni, acquetinte, xilografie, litografie, serigrafie e offset.
La produzione di Rossi è la dimostrazione di una reazione non convenzionale ad impulsi interni, quali la
riflessione personale e la sperimentazione tecnica, ed esterni, tra cui le relazioni con amici e
collaboratori. Rossi riuscì a fondere gli aspetti professionali della rappresentazione architettonica con il suo
immaginario poetico e personale, e le sue stampe offrono uno sguardo individuale sul mondo
dell'architetto: quella finestra del poeta che dà il titolo alla mostra e che rappresentava uno dei soggetti
da lui preferiti.
La mostra è la parte conclusiva di un progetto più ampio nato dalla collaborazione tra il
Bonnefantenmuseum e la Fondazione Aldo Rossi, con lo scopo di studiare i soggetti e le tecniche delle
stampe di Rossi, anche indagando nel dettaglio il contesto storico e le ragioni che lo hanno spinto a
scegliere questo mezzo espressivo. Un’analisi che ha portato le due istituzioni a ricercare i legami tra le
opere in serie Rossi e i suoi disegni, attraverso un’accurata ricerca in collaborazione con l’Istituto Centrale
per la Grafica di Roma, l’Archivio del Moderno di Mendrisio, la Van Eyck Academy di Maastricht e l’École
politechnique fédérale di Losanna.
La pubblicazione
La collezione quasi completa delle opere grafiche di Aldo Rossi, acquisita nel 2011 dal
Bonnefantenmuseum, è stata analizzata e documentata attraverso un progetto di studio internazionale.
Il volume che accompagna la mostra, Aldo Rossi. Opera Grafica. Incisioni, litografie, serigrafie, restituisce
gli esiti di questa indagine scientifica e fornisce la prima panoramica dettagliata ed esaustiva dell’Opera
Grafica dell’artista.
Edito e distribuito da Silvana Editoriale, contiene quattro testi critici e un’approfondita analisi della
produzione grafica di Aldo Rossi, accanto alla biografia dell’artista e ai riferimenti bibliografici.
Include testi di: Germano Celant, Kurt W. Forster, Stijn Huijts, Ingrid Kentgens, Beatrice Lampariello, Ton
Quik, Chiara Spangaro, Sandra Suatoni.
Aldo Rossi (1931-1997) compie la sua prima formazione negli anni Cinquanta presso il Politecnico di Milano.
Assistente negli studi di Ignazio Gardella e Marco Zanuso, insegna con Ludovico Quaroni presso la Scuola
urbanistica di Arezzo e con Carlo Aymonino allo IUAV di Venezia; professore incaricato al Politecnico di Milano
nel 1959, vince la cattedra di caratteri degli edifici nel 1970, quando comincia a collaborare anche con diverse
università americane tra cui la Cooper Union University, l’Institute for Architecture and Urban Studies,
Harvard e Yale University.
L’attività progettuale si divide tra edilizia privata e pubblica. Si ricordano tra i primi progetti realizzati:
l’ampliamento della scuola De Amicis di Broni (1970), un’unità residenziale al quartiere Gallaratese di Milano
(1973), il Cimitero di San Cataldo di Modena (1978) e la scuola elementare di Fagnano Olona (1976).
Successivamente: gli edifici pubblici di Fontivegge-Perugia e Borgoricco (1989), la ristrutturazione del Teatro
Carlo Felice di Genova (1989), l’ampliamento dell’aeroporto di Milano-Linate (1993), fino al progetto per la
ricostruzione del Teatro “La Fenice” di Venezia. Contemporaneamente la sua notorietà si afferma oltre i
confini nazionali con realizzazioni quali l’isolato tra Kochstrasse e Friedrichstrasse a Berlino (1981), l’Hotel “Il
Palazzo” di Fukuoka (1989) e a Maastricht il Bonnefanten Museum (1994).
L’attività di storico e teorico dell’architettura comprende, oltre alle collaborazioni con riviste quali “Casabella
Continuità”, “Società” e “Il Contemporaneo”, la pubblicazione di Architettura della città (1966) e di A Scientific
Autobiography (1984), oltre al film Ornamento e delitto e alla direzione della sezione internazionale di
architettura alla Triennale di Milano (1973) e della sezione architettura della Biennale di Venezia del 1983.
Architetto e studioso, nominato Accademico di San Luca nel 1979, insignito del Pritzker Prize 1990 e della
1991 Thomas Jefferson Medal in Architecture, Aldo Rossi è noto anche per la sua attività di designer – Alessi,
Artemide, Longoni, Molteni, Unifor – e artista, dal Teatro del Mondo presentato alla Biennale di Venezia del
1979, al Monumento a Sandro Pertini (Milano, 1990), passando per l’opera pittorica e grafica, da sempre
legata alla sua attività progettuale.
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