Walter Moroder. La forma del silenzio
Dal 13 Novembre 2013 al 06 Gennaio 2014
Merano | Bolzano
Luogo: Merano Arte
Indirizzo: Portici 163
Orari: da martedì a domenica 10-18
Curatori: Valerio Dehò
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto per studenti e over 65 € 4, bambini fino ai 14 anni gratuito
Telefono per informazioni: +39 0473 212643
E-Mail info: info@kunstmeranoarte.org
Sito ufficiale: http://www.kunstmeranoarte.org
Dal 13 Novembre 2013 al 6 Gennaio 2014, Merano Arte ospita una mostra personale dello scultore gardenese Walter Moroder (Ortisei - BZ, 1963).
L’esposizione, curata da Valerio Dehò, presenta 20 sculture in legno, argilla, gesso o pellets, realizzate tra il 2010 e il 2013.
Il silenzio e l’assenza del tempo sono le caratteristiche principali dei lavori di Moroder. La vita che la sua arte evoca, non è realtà. È qualcosa di ben più astratto e universale. I suoi personaggi hanno sguardi assenti, non vuoti e spenti, ma impegnati a guardare l’altrove. Il loro punto d'instabilità è proprio in questo essere qui, cioè nell’occupare fisicamente uno spazio definito del presente, ma nello stesso tempo collocarsi psichicamente in una dimensione atemporale.
A differenza di un'artista come Alberto Giacometti, a cui egli stesso si è ispirato, l'artista ladino non fa agitare le sue forme silenziose, non conferisce caratteristiche definite, né tantomeno adopera la scultura per esprimere sentimenti particolari.
Il padre scultore lo introdusse ben presto alla lavorazione del legno, ch'egli approfondì frequentando in seguito la Scuola d'Arte di Ortisei e laureandosi in scultura presso l'Università di Monaco di Baviera. L'interesse per la figurazione si costituisce da sempre come parte integrante della cultura ed esperienza di Moroder. L’ambiente ladino e la grande tradizione della Scuola gardenese, congiuntamente agli studi accademici a Monaco con il prof. Hans Ladner, sono stati fondamentali per delineare un percorso iniziale attento allo studio del corpo umano, della scultura in legno e del rapporto forma-spazio.
Alcuni critici hanno rilevato nei lavori dello scultore una certa consonanza con la statuaria egizia, per la fissità, la rigidità dei corpi e, forse, per l’allungamento di certe figure. Anche in questo senso si nota un richiamo a Giacometti, che però rende la materia più sofferta, agitata. Nel caso dell'artista gardenese prevale la regolarità, la mediazione di una forma che non vuole mai essere urlante e invadere lo spazio attorno, ma cercare una collocazione eterna nel tempo e nello spazio.
Egli accentua le superfici delle sue sculture talvolta intervenendo con il martello e lo scalpello, animando la materia, seppur mantenendo un'impostazione che rimane sostanzialmente rigida. In alcuni lavori in legno o in gesso, le figura arriva a perdere definitivamente il volto, ogni possibilità espressiva viene messa da parte. Restano forme pure come bozzoli, come possibilità di qualcosa che di nuovo può nascere ma che può anche rimanere tale. Le bende, il gesso e la colla richiamano sempre e comunque il corpo umano, adoperati nella storia dell’arte non solo dagli egizi, ma anche nell’arte performativa e nell’Azionismo viennese. Suggestioni e confronti che aprono l’arte di Moroder a dimensioni che vanno oltre la figura umana e l’inquietudine dell’essere uomo, verso qualcosa che ha a che fare con una dimensione sempre più metafisica. Il vestito, l’involucro, il contenitore del corpo lo rappresenta ma non lo sostituisce.
La fase di maturità artistica dell’artista ladino mostra una certa volontà di cambiamento, pur non perdendo di vista una poetica che risulta compiuta e determinata, vuole affrontare nuove sfide. Le forme sospese, i simulacri dei corpi, la loro presenza/assenza, tracciano un limite ben preciso con lo spazio, ma allo stesso tempo si fanno allora anche conquistare dallo stesso. Sono forme aperte, e non chiuse come accade nelle sculture classiche. In questo Moroder s'inscrive nella tradizione del Novecento che ha saputo aprire le forme spaziali all’ambiente e sviluppare un confronto più ampio con lo spettatore. Tra tradizione e innovazione l’artista segue un percorso proprio e mai scontato, che dà luogo a risultati inattesi.
Per tutta la durata della mostra, Piazza della Rena a Merano ospiterà due opere dello scultore; in collaborazione con Merano Arte, Ensemble Conductus e Biennale Gherdëina, Ortisei.
Tra le iniziative collaterali, si segnala giovedì 14 novembre, nell’ambito di Sonora ’13, il concerto di Lorenzo Cavasanti & Ensemble Conducts che proporranno una combinazione di brani del periodo barocco eseguite su strumenti originali e musiche contemporanee.
Nel luogo del concerto, durante la serata, verranno temporaneamente installate due sculture di Walter Moroder. Così da innestare un dialogo tra forme espressive ma anche un percorso ideale tra interno-esterno, spazio pubblico e privato: tra la mostra principale a Merano Arte, le due opere in Piazza della Rena e l'appuntamento musicale che avrà luogo nell'antistante Chiesa delle Dame Inglesi.
L’esposizione, curata da Valerio Dehò, presenta 20 sculture in legno, argilla, gesso o pellets, realizzate tra il 2010 e il 2013.
Il silenzio e l’assenza del tempo sono le caratteristiche principali dei lavori di Moroder. La vita che la sua arte evoca, non è realtà. È qualcosa di ben più astratto e universale. I suoi personaggi hanno sguardi assenti, non vuoti e spenti, ma impegnati a guardare l’altrove. Il loro punto d'instabilità è proprio in questo essere qui, cioè nell’occupare fisicamente uno spazio definito del presente, ma nello stesso tempo collocarsi psichicamente in una dimensione atemporale.
A differenza di un'artista come Alberto Giacometti, a cui egli stesso si è ispirato, l'artista ladino non fa agitare le sue forme silenziose, non conferisce caratteristiche definite, né tantomeno adopera la scultura per esprimere sentimenti particolari.
Il padre scultore lo introdusse ben presto alla lavorazione del legno, ch'egli approfondì frequentando in seguito la Scuola d'Arte di Ortisei e laureandosi in scultura presso l'Università di Monaco di Baviera. L'interesse per la figurazione si costituisce da sempre come parte integrante della cultura ed esperienza di Moroder. L’ambiente ladino e la grande tradizione della Scuola gardenese, congiuntamente agli studi accademici a Monaco con il prof. Hans Ladner, sono stati fondamentali per delineare un percorso iniziale attento allo studio del corpo umano, della scultura in legno e del rapporto forma-spazio.
Alcuni critici hanno rilevato nei lavori dello scultore una certa consonanza con la statuaria egizia, per la fissità, la rigidità dei corpi e, forse, per l’allungamento di certe figure. Anche in questo senso si nota un richiamo a Giacometti, che però rende la materia più sofferta, agitata. Nel caso dell'artista gardenese prevale la regolarità, la mediazione di una forma che non vuole mai essere urlante e invadere lo spazio attorno, ma cercare una collocazione eterna nel tempo e nello spazio.
Egli accentua le superfici delle sue sculture talvolta intervenendo con il martello e lo scalpello, animando la materia, seppur mantenendo un'impostazione che rimane sostanzialmente rigida. In alcuni lavori in legno o in gesso, le figura arriva a perdere definitivamente il volto, ogni possibilità espressiva viene messa da parte. Restano forme pure come bozzoli, come possibilità di qualcosa che di nuovo può nascere ma che può anche rimanere tale. Le bende, il gesso e la colla richiamano sempre e comunque il corpo umano, adoperati nella storia dell’arte non solo dagli egizi, ma anche nell’arte performativa e nell’Azionismo viennese. Suggestioni e confronti che aprono l’arte di Moroder a dimensioni che vanno oltre la figura umana e l’inquietudine dell’essere uomo, verso qualcosa che ha a che fare con una dimensione sempre più metafisica. Il vestito, l’involucro, il contenitore del corpo lo rappresenta ma non lo sostituisce.
La fase di maturità artistica dell’artista ladino mostra una certa volontà di cambiamento, pur non perdendo di vista una poetica che risulta compiuta e determinata, vuole affrontare nuove sfide. Le forme sospese, i simulacri dei corpi, la loro presenza/assenza, tracciano un limite ben preciso con lo spazio, ma allo stesso tempo si fanno allora anche conquistare dallo stesso. Sono forme aperte, e non chiuse come accade nelle sculture classiche. In questo Moroder s'inscrive nella tradizione del Novecento che ha saputo aprire le forme spaziali all’ambiente e sviluppare un confronto più ampio con lo spettatore. Tra tradizione e innovazione l’artista segue un percorso proprio e mai scontato, che dà luogo a risultati inattesi.
Per tutta la durata della mostra, Piazza della Rena a Merano ospiterà due opere dello scultore; in collaborazione con Merano Arte, Ensemble Conductus e Biennale Gherdëina, Ortisei.
Tra le iniziative collaterali, si segnala giovedì 14 novembre, nell’ambito di Sonora ’13, il concerto di Lorenzo Cavasanti & Ensemble Conducts che proporranno una combinazione di brani del periodo barocco eseguite su strumenti originali e musiche contemporanee.
Nel luogo del concerto, durante la serata, verranno temporaneamente installate due sculture di Walter Moroder. Così da innestare un dialogo tra forme espressive ma anche un percorso ideale tra interno-esterno, spazio pubblico e privato: tra la mostra principale a Merano Arte, le due opere in Piazza della Rena e l'appuntamento musicale che avrà luogo nell'antistante Chiesa delle Dame Inglesi.
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