Mario Schifano

Mario Schifano, Scaramuzza Arte contemporanea, Lecce
Dal 10 Marzo 2013 al 03 Aprile 2013
Lecce
Luogo: Scaramuzza Arte contemporanea
Indirizzo: via Libertini 70
Orari: 10.30-12.30/ 17.30-20
Curatori: Monica Lisi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 329 7325036
E-Mail info: monnalisa.71@libero.it
Sito ufficiale: http://scaramuzzartecontemporanea.weebly.com
Gesto, colore, istinto. Pittura e disegno, segno che traccia immagini e colore che si espande liberamente su superficie grandi e piccole. Mario Schifano ha sentito e vissuto la sua pittura come un fatto naturale, fisicamente e intensamente ma al tempo stesso con la leggerezza che le sue opere ci rimandano, quella vitalità e freschezza che ce lo fanno sentire sempre attuale. Il passato ed il futuro sono dimensioni che si sovrappongono nella sua ricerca dove il gesto è a volte ritmo, pulsione, velocità.
"La pittura prende tutto il mio tempo e tutto il mio modo di vivere. In questi ultimi cinque anni io cominciai con gli orti botanici a fare un lavoro che mi offrisse anche la possibilità di godere un po’ la pittura, la morbidezza, tutte le sensualità, tutte le ricchezze che la pittura contiene in realtà anche se mute. Perché i colori sono infiniti, vedo colori che non altero mai…”
I suoi colori sono pura energia, la tensione, la sensibilità che ci trasmettono sono tratti della personalità dell’artista che riesce a comunicarceli, attraverso un lavoro immenso che si nutre di incontri speciali e luoghi in cui vive e produce. Con energia, instancabilmente, voracemente. Numerosissime le mostre che lo vedono protagonista, della sua opera si occupano i più grandi critici e galleristi.
Schifano ha in vita tutto il riconoscimento che merita, la sua opera è vicina a quella degli artisti della pop art americana anche se lui non ama essere circoscritto in alcuna corrente. Questa mostra è un momento di riflessione sul lavoro di uno dei più singolari artisti italiani. Un invito ad avvicinarci a lui attraverso le sue opere ma sicuri anche di sollecitare l’interesse per una rilettura della sua produzione. Significativo in tale senso il lavoro realizzato dal regista e produttore cinematografico Luca Ronchi, assistente di Schifano, che nel 1996 ha incominciato a raccogliere testimonianze di amici, colleghi, critici, artisti.
Dalla gloria degli anni 60 agli anni 90 attraverso gli incontri con Tano Festa, Achille Bonito Oliva, Andy Warhol, Plinio De Martiis, Maurizio Calvesi, Emilio Mazzoli, della moglie Monica De Bei. La biografia di Mario Schifano edita nel 2012 è molto più che una biografia e ci consente di conoscere la produzione e la vita di un artista sensuale, volubile, eclettico.
Utilizzando le parole di Achille Bonito Oliva un eretico erotico erratico.
Mario Schifano nasce nella Libia Italiana dove il padre, impiegato del Ministero della Pubblica Istruzione era stato trasferito. Pochi anni dopo tornò a Roma. Si avvicinò all’arte seguendo il padre che lavorava al Museo Etrusco di Villa Giulia. Venne considerato l’erede di Andy Warhol sebbene l’artista non amasse essere inquadrato in alcuna corrente.
Rappresentò un punto fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea. Tra le opere più importanti ricordiamo i monocromi applicati su carta da imballaggio incollata su tela, le serie dedicate ai marchi pubblicitari, i fiori, i paesaggi anemici, le vedute interrotte, i campi di grano. Fu tra i primi ad usare il computer per creare opere elaborando immagini e riportandole su tele emulsionate. Nel 1971 realizza il film documentario Umano non umano con la presenza di Carmelo Bene, Alberto Moravia, Mick Jagger, Sandro Penna ed altre figure di spicco. Muore nel 1998 a 64 anni.
"La pittura prende tutto il mio tempo e tutto il mio modo di vivere. In questi ultimi cinque anni io cominciai con gli orti botanici a fare un lavoro che mi offrisse anche la possibilità di godere un po’ la pittura, la morbidezza, tutte le sensualità, tutte le ricchezze che la pittura contiene in realtà anche se mute. Perché i colori sono infiniti, vedo colori che non altero mai…”
I suoi colori sono pura energia, la tensione, la sensibilità che ci trasmettono sono tratti della personalità dell’artista che riesce a comunicarceli, attraverso un lavoro immenso che si nutre di incontri speciali e luoghi in cui vive e produce. Con energia, instancabilmente, voracemente. Numerosissime le mostre che lo vedono protagonista, della sua opera si occupano i più grandi critici e galleristi.
Schifano ha in vita tutto il riconoscimento che merita, la sua opera è vicina a quella degli artisti della pop art americana anche se lui non ama essere circoscritto in alcuna corrente. Questa mostra è un momento di riflessione sul lavoro di uno dei più singolari artisti italiani. Un invito ad avvicinarci a lui attraverso le sue opere ma sicuri anche di sollecitare l’interesse per una rilettura della sua produzione. Significativo in tale senso il lavoro realizzato dal regista e produttore cinematografico Luca Ronchi, assistente di Schifano, che nel 1996 ha incominciato a raccogliere testimonianze di amici, colleghi, critici, artisti.
Dalla gloria degli anni 60 agli anni 90 attraverso gli incontri con Tano Festa, Achille Bonito Oliva, Andy Warhol, Plinio De Martiis, Maurizio Calvesi, Emilio Mazzoli, della moglie Monica De Bei. La biografia di Mario Schifano edita nel 2012 è molto più che una biografia e ci consente di conoscere la produzione e la vita di un artista sensuale, volubile, eclettico.
Utilizzando le parole di Achille Bonito Oliva un eretico erotico erratico.
Mario Schifano nasce nella Libia Italiana dove il padre, impiegato del Ministero della Pubblica Istruzione era stato trasferito. Pochi anni dopo tornò a Roma. Si avvicinò all’arte seguendo il padre che lavorava al Museo Etrusco di Villa Giulia. Venne considerato l’erede di Andy Warhol sebbene l’artista non amasse essere inquadrato in alcuna corrente.
Rappresentò un punto fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea. Tra le opere più importanti ricordiamo i monocromi applicati su carta da imballaggio incollata su tela, le serie dedicate ai marchi pubblicitari, i fiori, i paesaggi anemici, le vedute interrotte, i campi di grano. Fu tra i primi ad usare il computer per creare opere elaborando immagini e riportandole su tele emulsionate. Nel 1971 realizza il film documentario Umano non umano con la presenza di Carmelo Bene, Alberto Moravia, Mick Jagger, Sandro Penna ed altre figure di spicco. Muore nel 1998 a 64 anni.
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