Bruno Walpoth. L’emozione del silenzio
Dal 13 Giugno 2015 al 16 Luglio 2015
Pietrasanta | Lucca
Luogo: Accesso Galleria
Indirizzo: via del Marzocco 68-70
Orari: da lunedì a giovedì 18 - 23; da venerdì a domenica 10.30 - 12.30 / 18 - 24
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 340 410 4004
E-Mail info: info@accessogalleria.com
Sito ufficiale: http://www.accessogalleria.com/
La stagione estiva della Accesso Galleria di Pietrasanta si apre con la personale di Bruno Walpoth “L’emozione del silenzio”.
Dal 14 giugno al 16 luglio una piccola comunità di dieci personaggi accoglie il visitatore nelle sale della galleria: dieci presenze – scolpite nel legno di tiglio, di noce, di olmo – che non interagiscono tra loro, assorte nei loro pensieri e nella loro vita interiore.
All’osservatore è richiesto di porsi in ascolto, in silenzio, di quel dialogo interno che le sculture instaurano con loro stesse.
Bruno Walpoth proviene dalla lunga e gloriosa tradizione degli scultori della Val Gardena: quattrocento anni di storia che negli ultimi decenni ha ritrovato ampio slancio grazie all’opera di grandi artisti come i Demetz, Willy Verginer, Walter Moroder e lo stesso Walpoth.
Come le sue opere, Bruno Walpoth è un artista silenzioso che ama lavorare nella solitudine del suo studio a Ortisei.
L’intento delle sue sculture –che si ispirano a modelli reali, amici o sconosciuti- non è la realizzazione di un ritratto di un uomo o una donna in un dato spazio e in un dato momento. Piuttosto, il realismo delle sue figure va alla ricerca di una bellezza universale: “I corpi o i mezzibusti perfetti nella loro aderenza al reale –scrive Danila Serafini in un suo testo– si sostanziano del silenzio che l’artista ricerca e si sublimano nella rigorosa pulizia della forma che il legno di tiglio sigilla. Walpoth li pone spesso su di una base colorata che scolla le sagome da qualsiasi riferimento spaziale o temporale oppure, circonda le plastiche intere di vuoto assoluto”.
Ne sono un esempio, tra le opere esposte a Pietrasanta, le opere “Nadia” e “Valentina”.
Il suo metodo di lavoro è molto lento ed estremamente accurato: nella fase iniziale del lavoro utilizza una motosega per sbozzare la figura, poi passa agli scalpelli. Infine lavora la superficie con una raspa. Una volta terminata la fase scultorea stende sulla pelle delle figure un leggero strato di colore acrilico bianco, che non va a celare la texture del legno sottostante ed è finalizzato ad accentuare la carica espressiva dei lineamenti della scultura.
Bellissime le parole dell’artista a tale proposito: “Preferisco levare materia invece che aggiungerla: il processo che mi porta a togliere un po’ alla volta mi riesce meglio ed è più consono a me”.
Dal 14 giugno al 16 luglio una piccola comunità di dieci personaggi accoglie il visitatore nelle sale della galleria: dieci presenze – scolpite nel legno di tiglio, di noce, di olmo – che non interagiscono tra loro, assorte nei loro pensieri e nella loro vita interiore.
All’osservatore è richiesto di porsi in ascolto, in silenzio, di quel dialogo interno che le sculture instaurano con loro stesse.
Bruno Walpoth proviene dalla lunga e gloriosa tradizione degli scultori della Val Gardena: quattrocento anni di storia che negli ultimi decenni ha ritrovato ampio slancio grazie all’opera di grandi artisti come i Demetz, Willy Verginer, Walter Moroder e lo stesso Walpoth.
Come le sue opere, Bruno Walpoth è un artista silenzioso che ama lavorare nella solitudine del suo studio a Ortisei.
L’intento delle sue sculture –che si ispirano a modelli reali, amici o sconosciuti- non è la realizzazione di un ritratto di un uomo o una donna in un dato spazio e in un dato momento. Piuttosto, il realismo delle sue figure va alla ricerca di una bellezza universale: “I corpi o i mezzibusti perfetti nella loro aderenza al reale –scrive Danila Serafini in un suo testo– si sostanziano del silenzio che l’artista ricerca e si sublimano nella rigorosa pulizia della forma che il legno di tiglio sigilla. Walpoth li pone spesso su di una base colorata che scolla le sagome da qualsiasi riferimento spaziale o temporale oppure, circonda le plastiche intere di vuoto assoluto”.
Ne sono un esempio, tra le opere esposte a Pietrasanta, le opere “Nadia” e “Valentina”.
Il suo metodo di lavoro è molto lento ed estremamente accurato: nella fase iniziale del lavoro utilizza una motosega per sbozzare la figura, poi passa agli scalpelli. Infine lavora la superficie con una raspa. Una volta terminata la fase scultorea stende sulla pelle delle figure un leggero strato di colore acrilico bianco, che non va a celare la texture del legno sottostante ed è finalizzato ad accentuare la carica espressiva dei lineamenti della scultura.
Bellissime le parole dell’artista a tale proposito: “Preferisco levare materia invece che aggiungerla: il processo che mi porta a togliere un po’ alla volta mi riesce meglio ed è più consono a me”.
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