Uno:Uno. A tu per tu con l'opera. Rembrandt
Dal 28 Settembre 2014 al 28 Settembre 2014
Pavia
Luogo: Musei Civici del Castello Visconteo
Indirizzo: viale XI Febbraio 35
Orari: h 16.30
Enti promotori:
- Musei Civici del Castello Visconteo
- Settore Cultura del Comune di Pavia
- Associazione Amici dei Musei Pavesi
Costo del biglietto: ingresso gratuito senza prenotazione
Telefono per informazioni: +39 0382 399770
E-Mail info: museicivici@comune.pv.it
Sito ufficiale: http://www.museicivici.pavia.it/unoauno
Un’opera d’arte al mese, per un anno ricco di cultura. Si intitola Uno:Uno. A tu per tu con l’opera, l’iniziativa organizzata dai Musei Civici del Castello Visconteo, Settore Cultura del Comune di Pavia, in collaborazione con l’Associazione Amici dei Musei Pavesi, che fino a novembre, ogni quarta domenica del mese, proporrà all’interno dei Musei civici una visita guidata ad hoc, alla scoperta dei capolavori delle collezioni pavesi. Un capolavoro alla volta.
L’appuntamento è fissato per domenica 28 settembre 2014, ore 16.30, con il Cristo che guarisce gli infermi, meglio conosciuto come La Stampa da cento fiorini, capolavoro del grande artista olandese Rembrandt, presentato al pubblico da Laura Aldovini. L’opera, un’incisione ad acquaforte, puntasecca e bulino, proviene dalla celebre collezione del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro, fondatore dei musei pavesi.
I nostri Musei sono ricchi di arte, di storia e di opere di straordinario valore, a volte non sufficientemente conosciute anche nella nostra stessa città – dichiara l’Assessore alla Cultura Giacomo Galazzo –. Questa bella iniziativa apre le porte dei musei e lo fa in un modo nuovo e originale, tentando di invogliare il visitatore a tornare periodicamente a visitarli proprio perché luogo di esperienze artistiche sempre nuove e stimolanti.
L’incisione di Rembrandt sarà esposta fino al 24 ottobre 2014 in una sala pensata appositamente per ospitare un capolavoro alla volta, in modo da privilegiare il contatto diretto con l'opera e una fruizione "slow".
Un video focus e una selezione di stampe di Rembrandt e di Albrecht Dürer, provenienti dalla collezione Malaspina, accompagneranno l'esposizione e consentiranno di approfondire la storia del dell’opera, l'iconografia e la sua collocazione della produzione dell'artista.
Cristo che guarisce gli infermi o La Stampa da cento fiorini, (1649, acquaforte, puntasecca e bulino)
di Rembrandt (Leida 1606 - 1669)
Nato a Leida nel 1606, Rembrandt dominò l’epoca che fu definita il secolo d’oro olandese: una situazione economico-politica vantaggiosa che gli permise di realizzare circa 300 dipinti, 290 incisioni e oltre 2000 disegni. Importante fu il soggiorno ad Amsterdam, dove l’artista raggiunse l’apice della fama distinguendosi soprattutto nella realizzazione di ritratti, resi attraverso un’intensa introspezione psicologica e con accentuato intento realistico.
Forte appare la partecipazione emotiva dell’artista alle sofferenze dei suoi soggetti e dei numerosi autoritratti che testimoniano le tristi vicende biografiche - dalla morte dei tre figli, della madre e della moglie alla crisi finanziaria che lo portò alla bancarotta: episodi che fecero da preludio al 1642, convenzionalmente considerato come una sorta di cesura artistica, con la realizzazione del capolavoro La ronda di notte.
Rembrandt padroneggiava con attenta raffinatezza tutti i generi, accomunati dallo studio del vero e dal ruolo centrale che occupava la luce, elemento caratterizzante dei dipinti e delle incisioni. Dai paesaggi, ai ritratti, ai soggetti religiosi la luce è sempre protagonista, assumendo il ruolo di principio compositivo dell’intera scena.
Non solo pittore e incisore ma anche collezionista, Rembrandt raccolse una grande quantità di oggetti d’arte e curiosità: una passione travolgente che lo portò a partecipare a molte aste pubbliche durante le quali spesso comprava le sue stesse opere per accrescerne il valore. Accomunati tra loro da tale spirito collezionistico il marchese Luigi Malaspina e Rembrandt, pur non essendo contemporanei, furono personalità di spicco che lasciarono un’impronta indelebile nei secoli in cui vissero.
La collezione di stampe del marchese ha una grande importanza per la qualità e la rarità delle opere e per l’attuazione di un preciso progetto di ordinamento collezionistico. La sua eredità è giunta fino a noi attraverso il corpus di stampe conservato presso i Musei Civici di Pavia, descritto nel Catalogo di una raccolta di stampe antiche compilato dallo stesso possessore del 1824.
Inizialmente non apprezzato dal marchese come pittore, in linea con le tendenze classiciste che caratterizzarono la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, Rembrandt e la sua produzione grafica riuscirono a conquistare in seguito i gusti di Malaspina, che raccolse nella sua collezione una quarantina di esemplari ritenuti autografi dell’artista olandese.
Tra questi compare il capolavoro noto con il nome Stampa da cento fiorini in cui la perfezione formale, la forte partecipazione emotiva e l’impianto scenografico rappresentano i fattori di tanto successo. Il nome della stampa è noto dal 1718 perché, citando l’abate Pietro Zani, “si è sempre creduto [...] fu venduta a quel prezzo”.
Essa rappresenta un’esemplare testimonianza dell’abilità tecnica del maestro, il quale fu in grado di esprimersi attraverso un uso sperimentale dell’acquaforte, della puntasecca e del bulino ottenendo forti contrasti chiaroscurali.
In un’unica scena sono rappresentati molteplici episodi desunti dal capitolo XIX del Vangelo di Matteo: la guarigione degli infermi, la predica di Cristo, i farisei che lo mettono alla prova.
La stampa, realizzata nel 1649 circa, fu un successo tra i contemporanei di Rembrandt, tanto che fu inserita in un dipinto realizzato da un allievo del maestro olandese intorno al 1700.
Rembrandt si dedicò all’incisione realizzando stampe dai soggetti più vari, traendo ispirazione dai maestri dell’incisione del passato, di cui si procurò diversi esemplari: Luca di Leyda, Albrecht Dürer, Andrea Mantegna, solo per citarne alcuni. Significativi sono i confronti tra le incisioni di Rembrandt e quelle cinquecentesche di Dürer, come nel caso della Morte della Vergine o della figura di Gesù nella Cacciata dei mercanti dal tempio.
La luce, costante protagonista delle opere del maestro, domina i dipinti ma ancor più le stampe, dimostrando la sua insuperabile abilità.
L’appuntamento è fissato per domenica 28 settembre 2014, ore 16.30, con il Cristo che guarisce gli infermi, meglio conosciuto come La Stampa da cento fiorini, capolavoro del grande artista olandese Rembrandt, presentato al pubblico da Laura Aldovini. L’opera, un’incisione ad acquaforte, puntasecca e bulino, proviene dalla celebre collezione del marchese Luigi Malaspina di Sannazzaro, fondatore dei musei pavesi.
I nostri Musei sono ricchi di arte, di storia e di opere di straordinario valore, a volte non sufficientemente conosciute anche nella nostra stessa città – dichiara l’Assessore alla Cultura Giacomo Galazzo –. Questa bella iniziativa apre le porte dei musei e lo fa in un modo nuovo e originale, tentando di invogliare il visitatore a tornare periodicamente a visitarli proprio perché luogo di esperienze artistiche sempre nuove e stimolanti.
L’incisione di Rembrandt sarà esposta fino al 24 ottobre 2014 in una sala pensata appositamente per ospitare un capolavoro alla volta, in modo da privilegiare il contatto diretto con l'opera e una fruizione "slow".
Un video focus e una selezione di stampe di Rembrandt e di Albrecht Dürer, provenienti dalla collezione Malaspina, accompagneranno l'esposizione e consentiranno di approfondire la storia del dell’opera, l'iconografia e la sua collocazione della produzione dell'artista.
Cristo che guarisce gli infermi o La Stampa da cento fiorini, (1649, acquaforte, puntasecca e bulino)
di Rembrandt (Leida 1606 - 1669)
Nato a Leida nel 1606, Rembrandt dominò l’epoca che fu definita il secolo d’oro olandese: una situazione economico-politica vantaggiosa che gli permise di realizzare circa 300 dipinti, 290 incisioni e oltre 2000 disegni. Importante fu il soggiorno ad Amsterdam, dove l’artista raggiunse l’apice della fama distinguendosi soprattutto nella realizzazione di ritratti, resi attraverso un’intensa introspezione psicologica e con accentuato intento realistico.
Forte appare la partecipazione emotiva dell’artista alle sofferenze dei suoi soggetti e dei numerosi autoritratti che testimoniano le tristi vicende biografiche - dalla morte dei tre figli, della madre e della moglie alla crisi finanziaria che lo portò alla bancarotta: episodi che fecero da preludio al 1642, convenzionalmente considerato come una sorta di cesura artistica, con la realizzazione del capolavoro La ronda di notte.
Rembrandt padroneggiava con attenta raffinatezza tutti i generi, accomunati dallo studio del vero e dal ruolo centrale che occupava la luce, elemento caratterizzante dei dipinti e delle incisioni. Dai paesaggi, ai ritratti, ai soggetti religiosi la luce è sempre protagonista, assumendo il ruolo di principio compositivo dell’intera scena.
Non solo pittore e incisore ma anche collezionista, Rembrandt raccolse una grande quantità di oggetti d’arte e curiosità: una passione travolgente che lo portò a partecipare a molte aste pubbliche durante le quali spesso comprava le sue stesse opere per accrescerne il valore. Accomunati tra loro da tale spirito collezionistico il marchese Luigi Malaspina e Rembrandt, pur non essendo contemporanei, furono personalità di spicco che lasciarono un’impronta indelebile nei secoli in cui vissero.
La collezione di stampe del marchese ha una grande importanza per la qualità e la rarità delle opere e per l’attuazione di un preciso progetto di ordinamento collezionistico. La sua eredità è giunta fino a noi attraverso il corpus di stampe conservato presso i Musei Civici di Pavia, descritto nel Catalogo di una raccolta di stampe antiche compilato dallo stesso possessore del 1824.
Inizialmente non apprezzato dal marchese come pittore, in linea con le tendenze classiciste che caratterizzarono la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, Rembrandt e la sua produzione grafica riuscirono a conquistare in seguito i gusti di Malaspina, che raccolse nella sua collezione una quarantina di esemplari ritenuti autografi dell’artista olandese.
Tra questi compare il capolavoro noto con il nome Stampa da cento fiorini in cui la perfezione formale, la forte partecipazione emotiva e l’impianto scenografico rappresentano i fattori di tanto successo. Il nome della stampa è noto dal 1718 perché, citando l’abate Pietro Zani, “si è sempre creduto [...] fu venduta a quel prezzo”.
Essa rappresenta un’esemplare testimonianza dell’abilità tecnica del maestro, il quale fu in grado di esprimersi attraverso un uso sperimentale dell’acquaforte, della puntasecca e del bulino ottenendo forti contrasti chiaroscurali.
In un’unica scena sono rappresentati molteplici episodi desunti dal capitolo XIX del Vangelo di Matteo: la guarigione degli infermi, la predica di Cristo, i farisei che lo mettono alla prova.
La stampa, realizzata nel 1649 circa, fu un successo tra i contemporanei di Rembrandt, tanto che fu inserita in un dipinto realizzato da un allievo del maestro olandese intorno al 1700.
Rembrandt si dedicò all’incisione realizzando stampe dai soggetti più vari, traendo ispirazione dai maestri dell’incisione del passato, di cui si procurò diversi esemplari: Luca di Leyda, Albrecht Dürer, Andrea Mantegna, solo per citarne alcuni. Significativi sono i confronti tra le incisioni di Rembrandt e quelle cinquecentesche di Dürer, come nel caso della Morte della Vergine o della figura di Gesù nella Cacciata dei mercanti dal tempio.
La luce, costante protagonista delle opere del maestro, domina i dipinti ma ancor più le stampe, dimostrando la sua insuperabile abilità.
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