Alla scoperta del capolavoro del Louvre
Una dama in rosso per Leonardo: la Belle Ferronnière

Leonardo da Vinci, Ritratto di dama (La Belle Ferronnière o Presunto ritratto di Lucrezia Crivelli), 1493-1495 circa, Olio su tavola di noce, 45 x 63 cm, Parigi, Musée du Louvre, Département des Peintures, Collezione dell’Imperatore Francesco
Francesca Grego
15/04/2020
Mondo - C’è una dama al Louvre che osa gareggiare con Monna Lisa. Elegantissima, affascinante, “ingannevolmente arcaica” come ha scritto lo storico dell’arte Carlo Pedretti, la Belle Ferronnière ci intriga guardando altrove, verso un interlocutore che non conosceremo mai. Non è questo, tuttavia, l’unico mistero del ritratto dipinto da Leonardo durante il suo primo soggiorno a Milano, insieme al Musico e alla Dama con l’ermellino. Ricerche sull’ottica, studi sui moti dell’anima, influenze della pittura fiamminga e un gusto sfizioso per la moda dell’epoca si incontrano su una tavola che mostra tutta l’abilità profusa da Leonardo nell’arte del ritratto.
Ma chi è la protagonista del Ritratto di Dama?
Si è creduto a lungo che la donna immortalata da Leonardo fosse da identificare in Madame Le Ferron, amante del re Francesco I di Francia. Un equivoco nato dal nome Ferronnière, che in realtà fa riferimento alla catenella con gioiello, molto in voga alla fine del Quattrocento, presente sulla fronte della dama. Sono i nastri intrecciati sull’abito e l’acconciatura a coazzone a fornirci una pista: entrambi furono introdotti alla corte di Milano - dove Leonardo lavorò per un lungo periodo - da Beatrice d’Este, sposa del duca Ludovico Sforza detto il Moro. Una dama lombarda, dunque, ma chi? L’ipotesi più accreditata è che si tratti di Lucrezia Crivelli, chiacchieratissima amante del Moro, che fu anche damigella di Beatrice. Altri storici propendono per Cecilia Gallerani, la fiamma del duca che Leonardo aveva ritratto giovanissima nella Dama con l’ermellino. Infine c’è chi tira in ballo un terzo amore dell’instancabile Ludovico, di cui tuttavia non si conosce il nome.

Leonardo e il ritratto
Con la sua enfasi sull’essere umano al centro dell’universo, la cultura del Rinascimento riporta l’attenzione sul ritratto. Leonardo, intanto, ha intrapreso le sue pionieristiche ricerche sui moti dell’anima: “Vero è che i segni de’ volti mostrano in parte la natura degli uomini, i loro vizi e complessioni”, si legge nel Trattato della Pittura: “Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile”. Così il colore dipinge i lineamenti della Belle Ferronnière, ma soprattutto la naturalezza di uno sguardo sfuggente che, come quello della Gioconda, della Scapigliata o della Testa di Leda, non ha bisogno di parole. Solo apparentemente fredda e distante, dietro il suo gesto trattenuto la dama lascia emergere la fiamma di un’energica vitalità.
Un dipinto a tre dimensioni
Se osserviamo la posa della Belle Ferronnière noteremo una doppia torsione della figura: la donna appare seduta di lato con il corpo rivolto a sinistra, ma il volto e gli occhi sembrano colti nell’atto di girarsi a destra, verso un invisibile interlocutore. Una scelta audace, che secondo alcuni studiosi sottolinea l’ambivalenza della favorita di un potente come il Moro. Dal punto di vista dello spettatore, ha osservato lo storico dell’arte britannico Martin Kemp, questo appare come un invito a seguirla per incrociarne lo sguardo, come si fa attorno a una scultura. Un espediente per esprimere il senso dinamico del volume, che non stupisce se pensiamo che Leonardo aveva appreso dal maestro Verrocchio la possibilità di applicare alla pittura e al disegno i principi della scultura. Nel quadro il senso dello spazio è poi accentuato dal parapetto di legno che, interponendosi tra l’osservatore e la donna, sottolinea l’inaccessibilità della favorita e dona profondità alla stanza scura sullo sfondo, come nei dipinti dei maestri fiamminghi.

La dama in rosso
Una luce calda dà forma ai lineamenti della Belle Ferronnière e ne esalta le vesti in un delicato gioco chiaroscurale. Contro il nero dello sfondo, il rosso dell’abito è certamente il colore dominante. Ma c’è un particolare che ha attratto l’attenzione degli studiosi: un’ombra infuocata sembra espandersi fin sulla guancia della dama, sebbene attenuata dal restauro che ha interessato l’opera nel 2015. Un altro indizio dei moti dell’animo o semplicemente un riflesso del vestito? Le versioni si alternano nelle opinioni degli esperti e in fin dei conti una non esclude l’altra. Certamente di ottica Leonardo se ne intendeva: le sue ricerche sulle ombre colorate spiccano negli studi di ombra e di lume condotti durante i primi anni Novanta del Quattrocento.
Leonardo e la moda
Non è la prima volta che il genio di Vinci ci regala un gustoso scorcio sulla moda del suo tempo. Nella Dama con l’ermellino, per esempio, la giovane Cecilia Gallerani appare connotata da dettagli ricercati che lasciano intuire la sua appartenenza all’alta società lombarda. Anche nella Belle Ferronnière notiamo subito l’eleganza della protagonista: uno stile raffinato ma sobrio che traspare dalla stoffa preziosa dell’abito, dai gioielli di pregio come dall’acconciatura all’ultima moda. Caratteristici sono il vestito con scollatura rettangolare e le maniche estraibili legate da nastri che mostrano gli sbuffi della camicia bianca sottostante. Una sottile collana bicolore è avvolta in tre cerchi che ricadono sul petto, mentre un filo sottile tiene in ordine i capelli e mostra sulla fronte un rubino incastonato in un piccolo fiore.
Ma chi è la protagonista del Ritratto di Dama?
Si è creduto a lungo che la donna immortalata da Leonardo fosse da identificare in Madame Le Ferron, amante del re Francesco I di Francia. Un equivoco nato dal nome Ferronnière, che in realtà fa riferimento alla catenella con gioiello, molto in voga alla fine del Quattrocento, presente sulla fronte della dama. Sono i nastri intrecciati sull’abito e l’acconciatura a coazzone a fornirci una pista: entrambi furono introdotti alla corte di Milano - dove Leonardo lavorò per un lungo periodo - da Beatrice d’Este, sposa del duca Ludovico Sforza detto il Moro. Una dama lombarda, dunque, ma chi? L’ipotesi più accreditata è che si tratti di Lucrezia Crivelli, chiacchieratissima amante del Moro, che fu anche damigella di Beatrice. Altri storici propendono per Cecilia Gallerani, la fiamma del duca che Leonardo aveva ritratto giovanissima nella Dama con l’ermellino. Infine c’è chi tira in ballo un terzo amore dell’instancabile Ludovico, di cui tuttavia non si conosce il nome.

Leonardo e il ritratto
Con la sua enfasi sull’essere umano al centro dell’universo, la cultura del Rinascimento riporta l’attenzione sul ritratto. Leonardo, intanto, ha intrapreso le sue pionieristiche ricerche sui moti dell’anima: “Vero è che i segni de’ volti mostrano in parte la natura degli uomini, i loro vizi e complessioni”, si legge nel Trattato della Pittura: “Farai le figure in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’animo; altrimenti la tua arte non sarà laudabile”. Così il colore dipinge i lineamenti della Belle Ferronnière, ma soprattutto la naturalezza di uno sguardo sfuggente che, come quello della Gioconda, della Scapigliata o della Testa di Leda, non ha bisogno di parole. Solo apparentemente fredda e distante, dietro il suo gesto trattenuto la dama lascia emergere la fiamma di un’energica vitalità.
Un dipinto a tre dimensioni
Se osserviamo la posa della Belle Ferronnière noteremo una doppia torsione della figura: la donna appare seduta di lato con il corpo rivolto a sinistra, ma il volto e gli occhi sembrano colti nell’atto di girarsi a destra, verso un invisibile interlocutore. Una scelta audace, che secondo alcuni studiosi sottolinea l’ambivalenza della favorita di un potente come il Moro. Dal punto di vista dello spettatore, ha osservato lo storico dell’arte britannico Martin Kemp, questo appare come un invito a seguirla per incrociarne lo sguardo, come si fa attorno a una scultura. Un espediente per esprimere il senso dinamico del volume, che non stupisce se pensiamo che Leonardo aveva appreso dal maestro Verrocchio la possibilità di applicare alla pittura e al disegno i principi della scultura. Nel quadro il senso dello spazio è poi accentuato dal parapetto di legno che, interponendosi tra l’osservatore e la donna, sottolinea l’inaccessibilità della favorita e dona profondità alla stanza scura sullo sfondo, come nei dipinti dei maestri fiamminghi.

La dama in rosso
Una luce calda dà forma ai lineamenti della Belle Ferronnière e ne esalta le vesti in un delicato gioco chiaroscurale. Contro il nero dello sfondo, il rosso dell’abito è certamente il colore dominante. Ma c’è un particolare che ha attratto l’attenzione degli studiosi: un’ombra infuocata sembra espandersi fin sulla guancia della dama, sebbene attenuata dal restauro che ha interessato l’opera nel 2015. Un altro indizio dei moti dell’animo o semplicemente un riflesso del vestito? Le versioni si alternano nelle opinioni degli esperti e in fin dei conti una non esclude l’altra. Certamente di ottica Leonardo se ne intendeva: le sue ricerche sulle ombre colorate spiccano negli studi di ombra e di lume condotti durante i primi anni Novanta del Quattrocento.
Leonardo e la moda
Non è la prima volta che il genio di Vinci ci regala un gustoso scorcio sulla moda del suo tempo. Nella Dama con l’ermellino, per esempio, la giovane Cecilia Gallerani appare connotata da dettagli ricercati che lasciano intuire la sua appartenenza all’alta società lombarda. Anche nella Belle Ferronnière notiamo subito l’eleganza della protagonista: uno stile raffinato ma sobrio che traspare dalla stoffa preziosa dell’abito, dai gioielli di pregio come dall’acconciatura all’ultima moda. Caratteristici sono il vestito con scollatura rettangolare e le maniche estraibili legate da nastri che mostrano gli sbuffi della camicia bianca sottostante. Una sottile collana bicolore è avvolta in tre cerchi che ricadono sul petto, mentre un filo sottile tiene in ordine i capelli e mostra sulla fronte un rubino incastonato in un piccolo fiore.

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