Dal 14 ottobre al 29 giugno a Villa Caffarelli

In mostra a Roma i marmi Torlonia, un patrimonio che guarda al futuro e alla condivisione

Collezione Torlonia, Hestia Giustiniani | Foto: © Lorenzo De Masi | Courtesy Fondazione Torlonia
 

Samantha De Martin

12/10/2020

Roma - Marmi che ritrovano gli antichi colori. Scoperte straordinarie emerse dagli ultimi restauri e la promessa che presto la più importante collezione privata d'arte antica al mondo troverà posto in una sede espositiva permanente, in vista della creazione di un nuovo Museo Torlonia, nel segno della condivisione.
Dopo una lunga attesa accresciuta dall’emergenza sanitaria, il 14 ottobre la Collezione Torlonia si mostra finalmente al pubblico annunciando grandi novità, snocciolando segreti e misteri che da secoli la rendono una raccolta unica, significativa per la storia dell’arte, degli scavi, del restauro, del gusto, della museografia, degli studi archeologici.
Sarà visitabile fino al 29 giugno nella nuova sede espositiva dei Musei Capitolini a Villa Caffarelli, nell’ala del palazzo costruito nel Cinquecento sopra il tempio di Giove.
Il percorso espositivo I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori si preannuncia un viaggio in cinque sezioni tra 92 dei 620 marmi catalogati e appartenenti alla collezione che il principe Alessandro Torlonia ha raccolto a partire dal 1875 nell’omonimo museo di via della Lungara, a Roma, e rimasto aperto fino agli anni Quaranta del Novecento. Una raccolta visibile, all’epoca, solo per pochissimi privilegiati, al punto che, nel 1947, il celebre archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli, direttore generale delle Antichità e delle Arti capitoline, per visitarla sarebbe stato costretto a travestirsi da spazzino.
Ma da giovedì questa straordinaria raccolta, frutto dei rinvenimenti ottocenteschi di antichità nelle proprietà di una delle ultime casate romane insignite dai papi di un titolo ducale, si mostrerà finalmente a tutti per viaggiare, appena possibile, verso le principali città europee.

Tre scoperte emerse dal restauro
L'esposizione a Villa Caffarelli accoglierà solo il 15% dei marmi della Collezione Torlonia, restaurati dalla Fondazione con il contributo di Bvlgari che è anche main sponsor della mostra.
Nel corso della presentazione alla stampa, i curatori Salvatore Settis e Carlo Gasparri hanno svelato alcune scoperte emerse in seguito al restauro dei marmi.
Un mirabile intervento seicentesco sul possente Caprone Giustiniani rivela ad esempio la prodigiosa mano di Gian Lorenzo Bernini, mentre il monumentale Sarcofago Savelli reca tracce dell’originaria doratura. Ma c’è di più. Un rilievo in marmo greco che svela interessanti dettagli sulle attività di un porto ha rivelato, nelle fasi di pulitura, tracce di colore.


Statua di caprone in riposo, Marmo greco, 132 x 60 cm, Collezione Torlonia, Inv. 441 | © FondazioneTorlonia | Foto: © Lorenzo De Masi

Un viaggio a ritroso in 5 sezioni

“La mostra - spiega Salvatore Settis - si avvale di due componenti. Da una parte c'è una promessa, frutto dell’accordo stretto nel 2016 con il principe Alessandro Torlonia, che prevedeva la riapertura di un museo a Roma. Dall’altra c’è il racconto, appunto la mostra, che ha senso solo in funzione di quella promessa. Ogni opera, da sola, merita un racconto a sé. Abbiamo ragionato sulla formazione della Collezione Torlonia, messa insieme dagli scavi nelle proprietà di famiglia, o grazie all’acquisto di singoli pezzi o collezioni raccolte da Alessandro Torlonia, per se stesso e per la sua famiglia”.

Si tratta, insomma di una “collezione di collezioni” che rievoca il museo Torlonia, a partire dalla prima sezione, con le pareti della sale in rosso pompeiano. La sezione successiva, nella mostra a Villa Caffarelli, riunisce invece i rinvenimenti ottocenteschi nelle proprietà Torlonia, mentre la terza rappresenta le forme del collezionismo del Settecento, con le sculture provenienti dalle acquisizioni di Villa Albani e della collezione dello scultore e restauratore Bartolomeo Cavaceppi. Seguono una selezione dei marmi riuniti dal gusto sopraffino di Vincenzo Giustiniani, uno dei più sofisticati collezionisti romani del Seicento, e infine i pezzi provenienti dalle collezioni di famiglie aristocratiche del Quattro e Cinquecento.

Una volta usciti dalla mostra, un affaccio sull’Esedra dei Musei Capitolini - il primo museo pubblico al mondo - accompagnerà lo sguardo verso la statua equestre del Marco Aurelio, verso la lupa capitolina e i bronzi del Laterano che Sisto IV nel 1471 donò alla città. 


Collezione Torlonia, Rilievo con scena di porto | Foto: © Lorenzo de Masi | Courtesy Fondazione Torlonia

“Una mostra che guarda al futuro”

“Questa - spiega Salvatore Settis - è una mostra puntata sul futuro. Dobbiamo sfatare l’idea del classico come qualcosa di polveroso. Il classico si muove in due sensi. Lo conosciamo sempre meglio. Riconoscere il classico ci allena ad apprezzare la diversità”.

La Collezione Torlonia: un progetto avveniristico
“La mostra scrive un nuovo capitolo nella prestigiosa storia della collezione - commenta Alessandro Poma Murialdo, presidente della Fondazione Torlonia -. Mio nonno, Alessandro Torlonia, aveva concepito un museo avanguardistico, un progetto avveniristico sin dalla sua nascita, promosso con criteri moderni. Basti pensare al catalogo del 1885 che censisce tutte le opere della collezione con fototipia, attraverso canoni decisamente moderni”.


Collezione Torlonia, Vecchio da Otricoli | Foto: © Lorenzo De Masi | Courtesy Fondazione Torlonia

A cosa si ispira l’allestimento?

L’allestimento ideato da David Chipperfield Architects Milano prende ispirazione dal catalogo con i monumenti del Museo Torlonia riprodotti con la fototipia e descritti da Carlo Lodovico Visconti nel 1885.
“Queste fototipie con sfondo nero - spiegano da David Chipperfield Architects Milano - astraevano le opere dando maggiore importanza ai capolavori. La nostra idea è stata quella di dare uno sfondo colorato alle opere attraverso cinque colori che caratterizzassero le cinque sezioni. L’allestimnto sfrutta un sistema di pavimenti e podi in mattoni neri artigianali in argilla che articolano lo spazio tra le diverse sale. Non ci sono piedistalli, ma veri basamenti che fanno risaltare la collezione".

Una sede possibile per il nuovo museo Torlonia?
“Ogni scelta che riguarderà il luogo e le destinazioni - spiega il ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini - sarà fatta d’intesa con gli eredi e con la Fondazione Torlonia. Da parte dello Stato non ci saranno forzature. Abbiamo individuato una possibile sede in Palazzo Rivaldi, edificio che sorge proprio di fronte al Colosseo e per il cui restauro è già deliberato un finanziamento di 40 milioni di euro. Potrebbe servire come sede per il museo Torlonia o, in alternativa, per altre prestigiose iniziative legate al patrimonio culturale”.

Una collezione “che toglie il fiato”
“Le opere in mostra sono capolavori unici che tolgono in fiato, capolavori assoluti che renderanno l’esposizione unica e guardata da tutto il mondo” ha aggiunto il ministro Franceschini.
Tra i capolavori della Collezione Torlonia in mostra spiccano infatti la Fanciulla da Vulci e il cosiddetto Eutidemo, il Vecchio da Otricoli e l’Hestia Giustiniani in marmo pario, la grande tazza con le fatiche di Ercole e la statua di Meleagro. E poi tante altre sorprese da scoprire in questo meraviglioso viaggio a ritroso nel tempo, alla scoperta della bellezza.


Collezione Torlonia, Meleagro | Foto: © Lorenzo De Masi | Courtesy Fondazione Torlonia

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