Cibo di Carta

Copertina rivista Touring Club Italiano, febbraio 1920
Dal 10 June 2015 al 20 September 2015
Milano
Luogo: Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Indirizzo: corso Magenta 59
Orari: da lunedì a sabato 13-19
Curatori: Andrea Tomasetig
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0248.008.015
E-Mail info: galleriearte@creval.it
Sito ufficiale: http://www.creval.it
Chi, non più bambino, non ha mai sentito rievocare le figurine della Liebig e quella del mitico Saladino, o non ha collezionato le cartine delle arance o le più diffuse cartoline? O giocato con le Mucche Caroline, gli infiniti pupazzi e gadget che accompagnavano i prodotti pubblicizzati da Carosello, o non si è fatto venire l’acquolina in bocca davanti al manifesto de La grande abbuffata?
Tra le numerose mostre previste durante il semestre Expo, quindi dedicate al cibo, spicca per la sua forte originalità “Cibo di carta”, prodotta dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e allestita nei suoi prestigiosi spazi espositivi milanesi in Corso Magenta. Originale e inedita perché muove ricordi, entra nella quotidianità come un fiume di curiosità raccontando il cibo attraverso le rappresentazioni che di esso si sono diffuse grazie a pubblicità, etichette, figurine, gadget, menu, riviste, libri, ma anche a documenti di trasporto, bandi, carte intestate o scatole e manifesti di cinema.
Una lunga ricerca che ha consentito la selezione di oltre 500 pezzi, in parte inediti e mai prima visti, che saranno esposti nell’ex refettorio delle Stelline per cento giorni, dal 10 giugno al 20 settembre, per raccontare le storie del cibo e del costume in Italia dal Quattrocento ad oggi, offrendo un vero e proprio atlante iconografico nazionale della storia dell’alimentazione, tuttora mancante. Ma anche una parallela storia dell’illustrazione, che spazia da autori da riscoprire a firme invece celebri come quelle di Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Antonio Rubino, Achille Beltrame, Golia, Gino Boccasile, Leo Longanesi, Benito Jacovitti, Walter Molino, Tanino Liberatore…
Per rendere veramente unica questa mostra Andrea Tomasetig, il libraio antiquario milanese che ne è fin dall’inizio l’ideatore e curatore, ha riunito il meglio di quattro importanti collezioni private. A partire dalla straordinaria collezione Michele Rapisarda, composta di oltre 12.000 carte illustrate italiane a stampa di uso quotidiano dal Seicento al Novecento (bandi, buoni premio, calmieri, carte da involto, cartoline, cataloghi, figurine, licenze, locandine, riviste, ecc.), in ampia parte imperniata sull’alimentazione, che racconta capitoli centrali della storia del cibo e del costume attraverso un repertorio iconografico raro o poco conosciuto.
La affianca una selezione di libri, manoscritti (molti inediti) e curiosità su carta provenienti dall’importante biblioteca gastronomica di Giorgio Grillo e Linda Pagnotta, composta di oltre mille opere, che coprono con autorevolezza l’intero percorso della gastronomia italiana dal Quattrocento a oggi, dal Platina ai futuristi, fino alle edizioni del secondo Novecento e contemporanee, libriccini Pulcinoelefante e fumetti inclusi.
Una terza sezione presenta alcuni degli incredibili materiali pubblicitari che facevano seguito alla messa in onda di Carosello: gadget, giochi, libri, albi, confezioni dei prodotti, pupazzi gonfiabili dalla collezione Carlo Tranchina.
La quarta sezione è infine dedicata al cinema italiano dalla Seconda guerra mondiale al 2000: manifesti, locandine e fotobuste sorprendenti per l’originalità delle citazioni culinario-cinefile. Alle pareti della Galleria sfila un’autentica cornucopia di divertenti e insolite immagini sul cibo, che rimandano a un’Italia vera, sia popolare sia borghese, dal neorealismo ai giorni nostri. C’è tutto: il cinema d’autore e la commedia all’italiana. L’insieme proviene dalla collezione Enrico Minisini.
Con questa grande esposizione Tomasetig prosegue, con l’importante contributo della Fondazione GCV, il progetto culturale avviato con una serie di piccole mostre tematiche sul cibo di carta, tutte con il prezioso contributo dell’autorevole storico della gastronomia Alberto Capatti. Progetto che potrebbe avere un ulteriore e ambizioso sviluppo: la creazione di un Museo dell’Alimentazione, che in Italia curiosamente ancora manca, come auspicabile lascito culturale di Expo.
“Intorno alla mostra – sottolineano Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, direttori artistici delle Gallerie del Gruppo Credito Valtellinese – sono in programma diverse iniziative collaterali, dalle visite guidate ai laboratori didattici, dalla proiezione di film in tema alla lettura scenica di testi d’autore, fino a convegni e tavole rotonde su temi specifici.”
Tra le numerose mostre previste durante il semestre Expo, quindi dedicate al cibo, spicca per la sua forte originalità “Cibo di carta”, prodotta dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese e allestita nei suoi prestigiosi spazi espositivi milanesi in Corso Magenta. Originale e inedita perché muove ricordi, entra nella quotidianità come un fiume di curiosità raccontando il cibo attraverso le rappresentazioni che di esso si sono diffuse grazie a pubblicità, etichette, figurine, gadget, menu, riviste, libri, ma anche a documenti di trasporto, bandi, carte intestate o scatole e manifesti di cinema.
Una lunga ricerca che ha consentito la selezione di oltre 500 pezzi, in parte inediti e mai prima visti, che saranno esposti nell’ex refettorio delle Stelline per cento giorni, dal 10 giugno al 20 settembre, per raccontare le storie del cibo e del costume in Italia dal Quattrocento ad oggi, offrendo un vero e proprio atlante iconografico nazionale della storia dell’alimentazione, tuttora mancante. Ma anche una parallela storia dell’illustrazione, che spazia da autori da riscoprire a firme invece celebri come quelle di Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Antonio Rubino, Achille Beltrame, Golia, Gino Boccasile, Leo Longanesi, Benito Jacovitti, Walter Molino, Tanino Liberatore…
Per rendere veramente unica questa mostra Andrea Tomasetig, il libraio antiquario milanese che ne è fin dall’inizio l’ideatore e curatore, ha riunito il meglio di quattro importanti collezioni private. A partire dalla straordinaria collezione Michele Rapisarda, composta di oltre 12.000 carte illustrate italiane a stampa di uso quotidiano dal Seicento al Novecento (bandi, buoni premio, calmieri, carte da involto, cartoline, cataloghi, figurine, licenze, locandine, riviste, ecc.), in ampia parte imperniata sull’alimentazione, che racconta capitoli centrali della storia del cibo e del costume attraverso un repertorio iconografico raro o poco conosciuto.
La affianca una selezione di libri, manoscritti (molti inediti) e curiosità su carta provenienti dall’importante biblioteca gastronomica di Giorgio Grillo e Linda Pagnotta, composta di oltre mille opere, che coprono con autorevolezza l’intero percorso della gastronomia italiana dal Quattrocento a oggi, dal Platina ai futuristi, fino alle edizioni del secondo Novecento e contemporanee, libriccini Pulcinoelefante e fumetti inclusi.
Una terza sezione presenta alcuni degli incredibili materiali pubblicitari che facevano seguito alla messa in onda di Carosello: gadget, giochi, libri, albi, confezioni dei prodotti, pupazzi gonfiabili dalla collezione Carlo Tranchina.
La quarta sezione è infine dedicata al cinema italiano dalla Seconda guerra mondiale al 2000: manifesti, locandine e fotobuste sorprendenti per l’originalità delle citazioni culinario-cinefile. Alle pareti della Galleria sfila un’autentica cornucopia di divertenti e insolite immagini sul cibo, che rimandano a un’Italia vera, sia popolare sia borghese, dal neorealismo ai giorni nostri. C’è tutto: il cinema d’autore e la commedia all’italiana. L’insieme proviene dalla collezione Enrico Minisini.
Con questa grande esposizione Tomasetig prosegue, con l’importante contributo della Fondazione GCV, il progetto culturale avviato con una serie di piccole mostre tematiche sul cibo di carta, tutte con il prezioso contributo dell’autorevole storico della gastronomia Alberto Capatti. Progetto che potrebbe avere un ulteriore e ambizioso sviluppo: la creazione di un Museo dell’Alimentazione, che in Italia curiosamente ancora manca, come auspicabile lascito culturale di Expo.
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