Mani mani mani. Agron Hoti. Ritratti milanesi

Agron Hoti, Lucio Fontana, 2017, acrilico su carta su legno, 2 elementi, cm. 60x120 cad
Dal 15 March 2018 al 28 March 2018
Milano
Luogo: Biblioteca del Daverio
Indirizzo: piazza Bertarelli 4
Orari: tutti i giorni 11-18
Telefono per informazioni: +39 02 866169
La Biblioteca del Daverio ospita dal 16 al 28 marzo la mostra personale di Agron Hoti dal titolo "Mani mani mani. Agron Hoti. Ritratti milanesi" presentata durante l'inaugurazione di giovedì 15 marzo da Philippe Daverio, a cura e con allestimento di Sebastiano Daverio.
L'esposizione offre una selezione di lavori inediti, tutti realizzati nel 2017, dittici che si compongono di un ritratto e di un pannello di matrice astratta. Si tratta di personaggi noti, appartenenti al mondo dell'arte, della scienza, della storia, che hanno avuto nel corso della loro vita punti di contatto con la città di Milano. La loro rappresentazione, un'immagine in bianco e nero, è arricchita dalla colorazione di una mano e da una banda laterale, che diviene il tono dominante dell'opera in sé, in quanto ritorna anche nella parte superiore dove sono presenti schizzi dello stesso colore uniti al nero. Agron Hoti nel suo persorso artistico si è spesso dedicato infatti alla realizzazione di opere astratte, di grandi dimensioni, nelle quali la potenza dell'opera è trasmessa attraverso la componente cromatica. Oltre ad essere un omaggio ai soggetti rappresentati, la colorazione della mano è metafora del fondamentale apporto che ognuno di loro ha dato alla società, sostiene Agron Hoti "con la loro mano hanno compiuto gesti meravigliosi, hanno dato un contributo positivo alla loro contemporaneità. Il segno astratto è simbolo di libertà, di una nuova vita che viene data a queste personalità, un contributo a tenerle vive nella memoria e nel futuro". È il gesto istintivo che conduce l'artista nell'associazione del colore all'individuo, così Lucio Fontana è accostato al rosso, Giorgio Gaber al giallo, Piero Manzoni al verde, Eugenio Montale all'ocra, Tomas Milian all'arancione e Giorgio Strehler al blu.
I numerosi lavori esposti sono anche rappresentazione di una dimensione interna, che ha punti di contatto con la psicoanalisi in quanto vengono rappresentati personaggi cui la collettività associa inconsiamente delle idee e come afferma Philippe Daverio: "Nasce così un teatrino dell'anima dove appaiono le immagini d'una memoria che è collettiva e che plasma l'identità contemporanea. Il XXI secolo sta preparando le icone per i posteri".
Agron Hoti nasce a Mamurras in Albania nel 1970. Già dall'infanzia dimostra un particolare interesse nei confronti del disegno e segue lezioni nello studio di Pashuk Lala. Frequenta il liceo classico, ma dimostra una tale inclinazione all'arte che la direttrice gli consente l'uso di un piccolo studio personale all'interno della scuola. Espone la sua prima personale nella città di Kruja nel 1985. Nel 1991 si trasferisce in Grecia dove si occupa prevalentemente di intaglio, pittura iconografica e restauri. In seguito, nel 2001 si trasferisce in Italia a Verona e si dedica completamente alla pittura, aprendo il suo studio nel 2007. Dal 2009 espone in numerose personali e collettive in Italia e all'estero. Si ricordano le mostre presso l'ex Palazzo di Giustizia di Verona (2009), la Chiesa francese di Casablanca in Marocco (2010), l'ex bunker della seconda guerra mondiale a Vincenza (2012), il Giardino dei Giusti di Verona (2013), la Galleria Nazionale di Tirana (2015), il Parlamento di Düsseldorf (2015) e Villa Verità Poeta a Verona (2017). Sue opere sono state inoltre esposte a Torino, Milano, Innsbruck, Parigi, Shanghai e New York. Ha realizzato una serie di opere per la casa automobislistica "Pagani" dell'argentino Horacio Pagani e ha collaborato con artisti come Milo Manara e Hugo Pratt. Attualmente vive e lavora a Verona. www.agronhoti.it
La Biblioteca del Daverio situata nell'antico refettorio di un convento, sui resti del quale alla fine del '700 è stato eretto il palazzo esistente ospita la Crocifissione di Donato Montorfano (1460-1502). L'affresco, legato alla tradizione lombarda, è gemello a quello situato sulla parete opposta dell'Ultima Cena di Leonardo a Milano in Santa Maria delle Grazie.
Inaugurazione giovedì 15 marzo ore 18
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