Public Program. Storie e transizioni nelle nuove geografie. Adrian Paci

© Gege Marubi, 1938 | Kel Marubi, PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea, Milano
Dal 12 November 2013 al 3 December 2013
Milano
Luogo: PAC - Padiglione d'Arte Contemporanea
Indirizzo: via Palestro 14
Orari: dalle 19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 88446359
E-Mail info: c.mostre@comune.milano.it
Sito ufficiale: http://www.pacmilano.it
Tre incontri aperti al pubblico tra novembre e dicembre declinano i temi dell’opera dell’artista Adrian Paci in ottica trasversale dando vita ad un articolato Public Program in occasione della mostra Adrian Paci, Vite in transito al PAC fino al 6 gennaio 2013.
Tutto esaurito per il primo degli appuntamenti, Where language fails / Dove il linguaggio fallisce, che si è tenuto l’8 ottobre: l’artista Anri Sala e il critico e curatore Edi Muka hanno dato vita ad un confronto vivace dove sono emersi gli elementi che accomunano i percorsi di Anri Sala a quelli di Adrian Paci, insieme alle sensibilità, alle motivazioni e alle modalità distinte e profondamente caratterizzate dei due artisti. L’opera di Adrian Paci è infatti densa, stratificata e rappresenta un coacervo di temi cruciali: il viaggio, il trasferimento, la dislocazione, il rapporto profondo con il luogo d’origine, lo spaesamento che spinge a immaginare nuovi modi di vivere, nuove forme di relazione con il contesto, ma anche nuovi linguaggi artistici attraverso i quali esprimersi; il lavoro e le sue nuove accezioni in condizioni di mobilità e di economia espansa; il lavoro artistico, in cui rigore e chiarezza, teoria e pratica, conoscenza e saper fare si coniugano inscindibilmente, ma anche lavoro come attività produttiva su cui la comunità si fonda; lavoro le cui condizioni non sempre emancipano, e la cui mancanza condiziona la vita e rischia di disarticolare la società.
A questi temi fanno riferimento i tre incontri previsti nei mesi di novembre e dicembre:
martedì 12 novembre 2013 ore 19
Marubi, un italiano a Scutari
con Lucjan Bedeni, direttore della Fototeca Marubi di Scutari conversa con Lucia Nadin Bassani, albanologa
La Fototeca Marubi, primo studio fotografico dell’Albania, fu fondato a Scutari dall’italiano Pietro Marubi nel 1856. Restò attivo fino a quando, nel 1970, divenne proprietà dello Stato Albanese. La fototeca conserva oggi 180 mila fotografie. La storia dei Marubi esemplifica le tante storie di migrazione, integrazione e lavoro tra Italia e Albania.
martedì 26 novembre 2013 ore 19
Dare forma al talento. L'uomo nell'età della tecnica
con Umberto Galimberti, filosofo
Tema della riflessione sarà la necessità di riportare l'uomo e la sua capacità d'agire al centro di una società in cui tecnica e tecnologia dovrebbero essere vissuti come strumenti che concorrono a dare valore a questa centralità.
martedì 3 dicembre 2013 ore 19
Margini della crisi/margini contro la crisi
con Federico Rahola, docente di Sociologia dei processi culturali presso l’Università di Genova.
Per Rahola, più ancora della crisi che si è aperta nel 2007, conta il rischio che questa venga gestita e governata come opportunità per ridefinire al ribasso gli spazi in cui ci muoviamo e la nostra qualità della vita. L'imperativo dell'austerità, il ricatto del debito e l'ingiunzione alla precarietà definiscono infatti una progressiva marginalizzazione del lavoro, dei diritti, della mobilità, all'interno di una più generale marginalizzazione dell'Europa. Se la crisi non ha margini, sembra però giocarsi tutta sui margini e i margini diventano il luogo da cui partire per costruire un'alternativa ai diktat di centri sempre più lontani e inafferrabili.
Tutto esaurito per il primo degli appuntamenti, Where language fails / Dove il linguaggio fallisce, che si è tenuto l’8 ottobre: l’artista Anri Sala e il critico e curatore Edi Muka hanno dato vita ad un confronto vivace dove sono emersi gli elementi che accomunano i percorsi di Anri Sala a quelli di Adrian Paci, insieme alle sensibilità, alle motivazioni e alle modalità distinte e profondamente caratterizzate dei due artisti. L’opera di Adrian Paci è infatti densa, stratificata e rappresenta un coacervo di temi cruciali: il viaggio, il trasferimento, la dislocazione, il rapporto profondo con il luogo d’origine, lo spaesamento che spinge a immaginare nuovi modi di vivere, nuove forme di relazione con il contesto, ma anche nuovi linguaggi artistici attraverso i quali esprimersi; il lavoro e le sue nuove accezioni in condizioni di mobilità e di economia espansa; il lavoro artistico, in cui rigore e chiarezza, teoria e pratica, conoscenza e saper fare si coniugano inscindibilmente, ma anche lavoro come attività produttiva su cui la comunità si fonda; lavoro le cui condizioni non sempre emancipano, e la cui mancanza condiziona la vita e rischia di disarticolare la società.
A questi temi fanno riferimento i tre incontri previsti nei mesi di novembre e dicembre:
martedì 12 novembre 2013 ore 19
Marubi, un italiano a Scutari
con Lucjan Bedeni, direttore della Fototeca Marubi di Scutari conversa con Lucia Nadin Bassani, albanologa
La Fototeca Marubi, primo studio fotografico dell’Albania, fu fondato a Scutari dall’italiano Pietro Marubi nel 1856. Restò attivo fino a quando, nel 1970, divenne proprietà dello Stato Albanese. La fototeca conserva oggi 180 mila fotografie. La storia dei Marubi esemplifica le tante storie di migrazione, integrazione e lavoro tra Italia e Albania.
martedì 26 novembre 2013 ore 19
Dare forma al talento. L'uomo nell'età della tecnica
con Umberto Galimberti, filosofo
Tema della riflessione sarà la necessità di riportare l'uomo e la sua capacità d'agire al centro di una società in cui tecnica e tecnologia dovrebbero essere vissuti come strumenti che concorrono a dare valore a questa centralità.
martedì 3 dicembre 2013 ore 19
Margini della crisi/margini contro la crisi
con Federico Rahola, docente di Sociologia dei processi culturali presso l’Università di Genova.
Per Rahola, più ancora della crisi che si è aperta nel 2007, conta il rischio che questa venga gestita e governata come opportunità per ridefinire al ribasso gli spazi in cui ci muoviamo e la nostra qualità della vita. L'imperativo dell'austerità, il ricatto del debito e l'ingiunzione alla precarietà definiscono infatti una progressiva marginalizzazione del lavoro, dei diritti, della mobilità, all'interno di una più generale marginalizzazione dell'Europa. Se la crisi non ha margini, sembra però giocarsi tutta sui margini e i margini diventano il luogo da cui partire per costruire un'alternativa ai diktat di centri sempre più lontani e inafferrabili.
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