Arte e sharing economy
Affittasi opera d’arte

Ludovica Sanfelice
18/02/2015
Ormai è un business consolidato. E ciò significa che la domanda è cresciuta. L’oggetto del desiderio è l’arte, anzi l’opera d’arte da esporre temporanemente all’interno dell’azienda o anche in casa propria, e per esaudirlo aumenta il numero di compagnie disposte a fornire servizi di noleggio sempre più raffinati.
Oltre ogni discorso sociologico sulla cultura dell’apparenza, l’art-rental si presenta come un’attività redditizia per i clienti che mirano a migliorare la propria immagine o quella dell’ambiente di lavoro senza sostenere l’investimento di capitali che l’acquisto di un’opera d’arte può comportare. Il servizio è profilato e preceduto da indagini sull’effetto che il cliente intende ottenere. Il pacchetto arriva ad includere consulenze, stime, valutazione delle esigenze individuali, selezione di una serie di proposte sulla base del budget concordato, trasporto, installazione e supplementi vari.
Il concetto di affittare l’arte non è una novità e ha origine nei prestiti museali. L’idea declinata in nuove formule ed estesa a nuovi target è semplicemente figlia dalla crisi e dei modelli di sharing economy: porta con sè innegabili vantaggi finanziari come pagamenti rateali e benefici fiscali, riduce i rischi che la proprietà implica, e rappresenta un’alternativa valida per decorare ed abbellire gli spazi con l’ulteriore vantaggio di poter cambiare l’opera esposta rinnovando ciclicamente gli ambienti e l’atmosfera senza spese aggiuntive.
La startup newyorkese Art Remba, lanciata nell’aprile del 2012 con il sostegno finanziario di due investitori privati anonimi e recentemente acquistata da Pernod Ricard, è nata ad esempio con il dichiarato obiettivo di democratizzare l’accesso al mondo esclusivo dell’arte e del collezionismo, tendendo al tempo stesso una mano ad una rete di gallerie e artisti nella ricerca di nuove leve per sollevare mercato. La bontà dell’intuizione trova conferma nei dati: il 40% della domanda riguarda le pareti di appartamenti privati.
Andando al sodo, però, quanto costa affittare un capolavoro? Consultando i siti di società specializzate in questo tipo di servizi si può osservare come le soluzioni economiche siano ovviamente calcolate sul valore dell’opera e si aggirino intorno al 5% del prezzo di mercato al mese, con sconti previsti sugli importi molto alti. E se il cliente si innamora dell’opera in affitto e decide di acquistarla - tenendo sempre come bussola il case study di Art Remba -, gode di una riduzione dei costi pari al 50% della somma investita nel noleggio mensile. La società che fornisce il servizio, dal canto suo, trattiene una commissione su ogni pezzo venduto.
Oltre ogni discorso sociologico sulla cultura dell’apparenza, l’art-rental si presenta come un’attività redditizia per i clienti che mirano a migliorare la propria immagine o quella dell’ambiente di lavoro senza sostenere l’investimento di capitali che l’acquisto di un’opera d’arte può comportare. Il servizio è profilato e preceduto da indagini sull’effetto che il cliente intende ottenere. Il pacchetto arriva ad includere consulenze, stime, valutazione delle esigenze individuali, selezione di una serie di proposte sulla base del budget concordato, trasporto, installazione e supplementi vari.
Il concetto di affittare l’arte non è una novità e ha origine nei prestiti museali. L’idea declinata in nuove formule ed estesa a nuovi target è semplicemente figlia dalla crisi e dei modelli di sharing economy: porta con sè innegabili vantaggi finanziari come pagamenti rateali e benefici fiscali, riduce i rischi che la proprietà implica, e rappresenta un’alternativa valida per decorare ed abbellire gli spazi con l’ulteriore vantaggio di poter cambiare l’opera esposta rinnovando ciclicamente gli ambienti e l’atmosfera senza spese aggiuntive.
La startup newyorkese Art Remba, lanciata nell’aprile del 2012 con il sostegno finanziario di due investitori privati anonimi e recentemente acquistata da Pernod Ricard, è nata ad esempio con il dichiarato obiettivo di democratizzare l’accesso al mondo esclusivo dell’arte e del collezionismo, tendendo al tempo stesso una mano ad una rete di gallerie e artisti nella ricerca di nuove leve per sollevare mercato. La bontà dell’intuizione trova conferma nei dati: il 40% della domanda riguarda le pareti di appartamenti privati.
Andando al sodo, però, quanto costa affittare un capolavoro? Consultando i siti di società specializzate in questo tipo di servizi si può osservare come le soluzioni economiche siano ovviamente calcolate sul valore dell’opera e si aggirino intorno al 5% del prezzo di mercato al mese, con sconti previsti sugli importi molto alti. E se il cliente si innamora dell’opera in affitto e decide di acquistarla - tenendo sempre come bussola il case study di Art Remba -, gode di una riduzione dei costi pari al 50% della somma investita nel noleggio mensile. La società che fornisce il servizio, dal canto suo, trattiene una commissione su ogni pezzo venduto.
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