Fino al 3 settembre alla Fondazione Ragghianti e in città
Da Fontana a Boetti, il passo sospeso dell'arte tra le vie di Lucca
Igor Mitoraj, Tindaro, Piazza Anfiteatro, Lucca. Ph Ghilardi
Samantha De Martin
04/07/2017
Lucca - Il concetto di limite e di frontiera, esplorato attraverso le opere di 44 artisti, alla luce delle declinazioni geografiche, antropologiche, socio politiche, è il filo rosso che dalla Fondazione Ragghianti corre verso il centro storico di Lucca attraversando la secolare cerchia muraria della città.
Il passo sospeso. Esplorazioni del limite ripercorre l'atto di chi sta per attraversare una linea di confine che separa un territorio conosciuto da un luogo ignoto, con tutti i timori, i pericoli, ma anche le aspettative e le progettualità che scaturiscono da questo passaggio.
Le Mura, da sempre confine fisico e simbolico, ma anche porta d'accesso ai transiti e alle relazioni internazionali, costituscono l'affascinante limes che assiste al suggestivo corteo di opere che dal complesso monumentale di San Micheletto, sede della Fondazione Ragghianti, si irradia verso il cuore della città.
L'esplorazione parte dalle sale della Fondazione che affrontano il tema nei suoi aspetti più strutturali attraverso opere multidisciplinari.
«Con questa mostra - spiega il direttore, Paolo Bolpagni - la Fondazione Ragghianti diviene un propulsore culturale, fuoriuscendo dai propri confini per creare un dialogo tra la città, i suoi luoghi storici e i linguaggi contemporanei».
A compiere una vera indagine sul concetto di mappa e carta geografica - in un'epoca come la nostra all'insegna della geolocalizzazione tecnologica - ci sono opere di Alighiero Boetti, autentico pioniere delle dinamiche transculturali, affiancate dalle mappe parzialmente cancellate di Emilio Isgrò, e ancora l'Achrome di Piero Manzoni, le amplificazioni spaziali e percettive di Lucio Fontana. Mentre il tema del corpo come geometria dello scontro e supporto artistico trova ampio spazio nei lavori di Marina Abramovic, Orlan e Marisa Merz, affiancati da contributi di Gino De Dominicis, Luigi Ontani, Marc Quinn, Santiago Serra.
Il concetto di frontiera che travalica il linguaggio dalla rappresentazione trova ampio spazio nelle opere storiche di Giulio Paolini e Joseph Kosuth, accostate a un'installazione creata appositamente per l’occasione da Michelangelo Consani.
Lungo le Mura, gli angeli in bronzo di Igor Mitoraj, il monumentale cavallo in bronzo e basalto affiancato dai quindici figure equine in resina dell'artista messicano Gustavo Aceves, le due opere plastiche di Alexey Morosov, le sculture in bronzo dell'artista greca Sophia Vari e infine il mastodontico bronzo del giapponese Kan Yasuda, sbucano tra Porta Elisa, il baluardo di San Donato, i resti del torrione cinquecentesco, intessendo una dialettica tra antichità e linguaggi artistici contemporanei, tra oriente e occidente, tra identità maschile e femminile.
Il percorso prosegue nel centro storico, snodandosi tra piazza San Martino - dove un “offertorio” in bronzo di Mimmo Paladino accoglie il visitatore - a piazza San Michele, in cui campeggiano le sculture di Sandro Chia e Roberto Barni, fino a piazza dell'Anfiteatro che accoglie il monumentale Tindaro di Igor Mitoraj.
Pannelli e depliant informativi distribuiti in diversi punti di accoglienza, aiutano il visitatore ad orientarsi tra busti, sagome e oggetti parte della mostra, sparsi per la città.
Il passo sospeso. Esplorazioni del limite ripercorre l'atto di chi sta per attraversare una linea di confine che separa un territorio conosciuto da un luogo ignoto, con tutti i timori, i pericoli, ma anche le aspettative e le progettualità che scaturiscono da questo passaggio.
Le Mura, da sempre confine fisico e simbolico, ma anche porta d'accesso ai transiti e alle relazioni internazionali, costituscono l'affascinante limes che assiste al suggestivo corteo di opere che dal complesso monumentale di San Micheletto, sede della Fondazione Ragghianti, si irradia verso il cuore della città.
L'esplorazione parte dalle sale della Fondazione che affrontano il tema nei suoi aspetti più strutturali attraverso opere multidisciplinari.
«Con questa mostra - spiega il direttore, Paolo Bolpagni - la Fondazione Ragghianti diviene un propulsore culturale, fuoriuscendo dai propri confini per creare un dialogo tra la città, i suoi luoghi storici e i linguaggi contemporanei».
A compiere una vera indagine sul concetto di mappa e carta geografica - in un'epoca come la nostra all'insegna della geolocalizzazione tecnologica - ci sono opere di Alighiero Boetti, autentico pioniere delle dinamiche transculturali, affiancate dalle mappe parzialmente cancellate di Emilio Isgrò, e ancora l'Achrome di Piero Manzoni, le amplificazioni spaziali e percettive di Lucio Fontana. Mentre il tema del corpo come geometria dello scontro e supporto artistico trova ampio spazio nei lavori di Marina Abramovic, Orlan e Marisa Merz, affiancati da contributi di Gino De Dominicis, Luigi Ontani, Marc Quinn, Santiago Serra.
Il concetto di frontiera che travalica il linguaggio dalla rappresentazione trova ampio spazio nelle opere storiche di Giulio Paolini e Joseph Kosuth, accostate a un'installazione creata appositamente per l’occasione da Michelangelo Consani.
Lungo le Mura, gli angeli in bronzo di Igor Mitoraj, il monumentale cavallo in bronzo e basalto affiancato dai quindici figure equine in resina dell'artista messicano Gustavo Aceves, le due opere plastiche di Alexey Morosov, le sculture in bronzo dell'artista greca Sophia Vari e infine il mastodontico bronzo del giapponese Kan Yasuda, sbucano tra Porta Elisa, il baluardo di San Donato, i resti del torrione cinquecentesco, intessendo una dialettica tra antichità e linguaggi artistici contemporanei, tra oriente e occidente, tra identità maschile e femminile.
Il percorso prosegue nel centro storico, snodandosi tra piazza San Martino - dove un “offertorio” in bronzo di Mimmo Paladino accoglie il visitatore - a piazza San Michele, in cui campeggiano le sculture di Sandro Chia e Roberto Barni, fino a piazza dell'Anfiteatro che accoglie il monumentale Tindaro di Igor Mitoraj.
Pannelli e depliant informativi distribuiti in diversi punti di accoglienza, aiutano il visitatore ad orientarsi tra busti, sagome e oggetti parte della mostra, sparsi per la città.
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