Il racconto di Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia
Aquileia, il sito Unesco dalle mille vite attraverso 2200 anni di storia
Cristiano Tiussi
13/07/2021
Aquileia è una città dalle mille vite: ogni epoca ha lasciato nel suo abitato tracce preziose, che oggi suonano come un invito a ricostruirne la storia in un affascinante viaggio nel tempo. Chi ama perdersi tra le atmosfere del mondo antico troverà il più completo esempio di città romana esistente nel bacino del Mediterraneo, mentre le testimonianze paleocristiane ci parlano di uno dei più importanti centri di irradiazione del Cristianesimo dell’area Nord-Adriatica. Nel Medioevo la fortuna di Aquileia non accenna a tramontare: con l’istituzione del Patriarcato, il potere ecclesiastico si salda con la forza di un’influente signoria feudale, regalando alla città prosperità e bellezza.
Se tra il XV secolo e l’inizio del XX Aquileia cade sotto il dominio di Venezia e dell’Impero d’Austria, in tempi più vicini a noi riacquista un ruolo da protagonista. Tra le prime a tornare nei confini nazionali durante la Grande Guerra, diventerà un simbolo di italianità, come testimonia la presenza del primo cimitero militare sul fronte del Carso. Qui ancora oggi ammiriamo la monumentale Tomba dei Dieci Militi Ignoti: l’undicesimo fu inviato a Roma nel sacrario del Vittoriano, dopo una solenne cerimonia di cui quest’anno ricorre il centenario.
L’epoca d’oro di Aquileia coincide tuttavia con l’Impero romano e ha a che fare con la sua posizione di confine. Fondata nel 181 a.C. come base per conquistare i territori dell’Est, la città si trasformò presto in una magica porta aperta sull’Oriente. Genti provenienti da luoghi diversi, di cultura, religione e lingua differenti, la resero un centro fiorente e cosmopolita, dove prosperavano le arti - prima tra tutte quella del mosaico - e i commerci con l’entroterra europeo e il bacino del Mediterraneo. La ricca collezione di iscrizioni del Museo Archeologico Nazionale e del Museo Paleocristiano racconta di una pacifica e feconda convivenza tra greci, latini, balcanici, nordafricani e giudei, in una città sempre più estesa che, da Augusto in poi, fu una tappa ricorrente dei viaggi degli imperatori. Oggi che Aquileia è una cittadina di 3300 abitanti, non è facile immaginare che nel IV secolo vivessero qui circa 50 mila persone. Il teatro, l’anfiteatro, il circo e uno stabilimento termale contribuivano al benessere della quarta città più popolosa della penisola italica e nona in tutto l’Impero.
Luoghi suggestivi come il Foro, la Domus di Tito Macro, il Sepolcreto, la verdeggiante Via Sacra che lambisce l’antico Porto Fluviale, testimoniano i fasti di questo periodo. Il Museo Archeologico Nazionale ripercorre invece la storia millenaria della città a partire dalla sua fondazione. Nelle sale recentemente riallestite, statue in marmo, affreschi e mosaici di incredibile bellezza si affiancano ad arredi, oggetti di lusso e di uso quotidiano, e a una interessante galleria di ritratti degli antichi abitanti.
In piazza Capitolo la Basilica romanica di Santa Maria Assunta è un vero e proprio palinsesto dove leggere le tracce della storia in strati sovrapposti. Qui batte il cuore più autentico di Aquileia, dal 1998 inclusa dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Tra affreschi, pavimenti decorati e caratteristiche architetture, riconosciamo le testimonianze dell’originario luogo di culto e le strutture medievali che celebrano la grandezza del Patriarcato. Al mosaico pavimentale più vasto dell’Occidente cristiano fanno da contraltare il battistero e un campanile medievale alto 73 metri. Al Medioevo appartengono anche le imponenti colonne che si ergono accanto alla Basilica, un tempo appartenenti al Palazzo dei Patriarchi, e gli affreschi della suggestiva cripta sotterranea, realizzata per custodire le reliquie dei santi aquileiesi Ermagora e Fortunato. Nelle viscere della terra, mosaici raffinati ornano quel che resta di una domus del I secolo d.C., mentre al piano superiore ammiriamo una splendida aula absidata del IV secolo, probabilmente parte della ricca residenza del vescovo.
A partire dagli scavi settecenteschi intrapresi dagli austriaci, ad Aquileia non si è mai smesso di esplorare il sottosuolo: reperti, architetture sepolte e sorprendenti decorazioni continuano a venire alla luce, confermando la ricchezza di un patrimonio archeologico apparentemente inesauribile. Nomi tedeschi come quello della Südhalle - una bellissima sala mosaicata posta accanto al battistero - ci parlano delle campagne portate avanti nell’Ottocento dagli archeologi imperiali austriaci, mentre allestimenti di stampo contemporaneo valorizzano gli ultimi ritrovamenti, dalla Südhalle alla Domus di Tito Macro, visibile anche nel suo aspetto originario grazie alla realtà aumentata, e infine alla Domus e Palazzo Episcopale che permette di ammirare i mosaici del palazzo del vescovo e delle case romane preesistenti
Se tra il XV secolo e l’inizio del XX Aquileia cade sotto il dominio di Venezia e dell’Impero d’Austria, in tempi più vicini a noi riacquista un ruolo da protagonista. Tra le prime a tornare nei confini nazionali durante la Grande Guerra, diventerà un simbolo di italianità, come testimonia la presenza del primo cimitero militare sul fronte del Carso. Qui ancora oggi ammiriamo la monumentale Tomba dei Dieci Militi Ignoti: l’undicesimo fu inviato a Roma nel sacrario del Vittoriano, dopo una solenne cerimonia di cui quest’anno ricorre il centenario.
L’epoca d’oro di Aquileia coincide tuttavia con l’Impero romano e ha a che fare con la sua posizione di confine. Fondata nel 181 a.C. come base per conquistare i territori dell’Est, la città si trasformò presto in una magica porta aperta sull’Oriente. Genti provenienti da luoghi diversi, di cultura, religione e lingua differenti, la resero un centro fiorente e cosmopolita, dove prosperavano le arti - prima tra tutte quella del mosaico - e i commerci con l’entroterra europeo e il bacino del Mediterraneo. La ricca collezione di iscrizioni del Museo Archeologico Nazionale e del Museo Paleocristiano racconta di una pacifica e feconda convivenza tra greci, latini, balcanici, nordafricani e giudei, in una città sempre più estesa che, da Augusto in poi, fu una tappa ricorrente dei viaggi degli imperatori. Oggi che Aquileia è una cittadina di 3300 abitanti, non è facile immaginare che nel IV secolo vivessero qui circa 50 mila persone. Il teatro, l’anfiteatro, il circo e uno stabilimento termale contribuivano al benessere della quarta città più popolosa della penisola italica e nona in tutto l’Impero.
Luoghi suggestivi come il Foro, la Domus di Tito Macro, il Sepolcreto, la verdeggiante Via Sacra che lambisce l’antico Porto Fluviale, testimoniano i fasti di questo periodo. Il Museo Archeologico Nazionale ripercorre invece la storia millenaria della città a partire dalla sua fondazione. Nelle sale recentemente riallestite, statue in marmo, affreschi e mosaici di incredibile bellezza si affiancano ad arredi, oggetti di lusso e di uso quotidiano, e a una interessante galleria di ritratti degli antichi abitanti.
In piazza Capitolo la Basilica romanica di Santa Maria Assunta è un vero e proprio palinsesto dove leggere le tracce della storia in strati sovrapposti. Qui batte il cuore più autentico di Aquileia, dal 1998 inclusa dall’Unesco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Tra affreschi, pavimenti decorati e caratteristiche architetture, riconosciamo le testimonianze dell’originario luogo di culto e le strutture medievali che celebrano la grandezza del Patriarcato. Al mosaico pavimentale più vasto dell’Occidente cristiano fanno da contraltare il battistero e un campanile medievale alto 73 metri. Al Medioevo appartengono anche le imponenti colonne che si ergono accanto alla Basilica, un tempo appartenenti al Palazzo dei Patriarchi, e gli affreschi della suggestiva cripta sotterranea, realizzata per custodire le reliquie dei santi aquileiesi Ermagora e Fortunato. Nelle viscere della terra, mosaici raffinati ornano quel che resta di una domus del I secolo d.C., mentre al piano superiore ammiriamo una splendida aula absidata del IV secolo, probabilmente parte della ricca residenza del vescovo.
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