Prima ancora di essere considerato un pioniere dell’arte moderna, James Ensor era un maestro dei colori.
Popolati da scheletri e maschere carnascialesche, da paesaggi marini e nature morte, i capolavori di questo artista, tra i più importanti del Belgio, sono divenuti celebri per quelle creazioni macabre che enfatizzano la natura grottesca e ridicola dell'umanità.
Opere d'arte uniche - considerate oggi tra i migliori esempi di pittura europea - che sono diventate fonte di ispirazione per l'espressionismo tedesco.
L'amore per l'arte nasce in tenera età quando questo ragazzo introverso e un po’ misantropo prende lezioni di disegno presso l'Accademia d'arte di Ostenda, dipingendo piccole scene della natura su cartone.
Dal 1877 al 1880 studia all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles entrando in contatto con gli ambienti anarchici e intellettuali della città e dove, nel 1881, tiene la prima mostra personale. Il debutto avviene nel circolo artistico di Bruxelles La Chrysalide.
Poco dopo, Ensor si unisce a Les Vingt (noto anche come Les XX), un innovativo collettivo artistico belga (1883-1893).
Il periodo che va dal 1881 fino al 1885 è caratterizzato da opere dai colori cupi, che risentono dell'influenza del naturalismo di tradizione fiamminga e del realismo di Gustave Courbet.
Anche i temi si ispirano alla tradizione fiamminga, evocata da nature morte, intimi e malinconici interni borghesi, paesaggi dall'orizzonte piatto, con una luce che ricorda le suggestioni di William Turner.
Intorno al 1885 Ensor inizia a puntare verso i temi e gli stili dell'avanguardia, accostandosi in modo del tutto personale al Simbolismo e al Decadentismo e svolgendo un ruolo di primo piano nel rinnovamento dell'arte belga che anticipa le correnti dei Fauves e dell'Espressionismo.
Il distacco dalla visione naturalistica tradisce quella crisi del rapporto uomo-natura e quella tendenza all'allusione simbolica tipica di tutta l'arte postimpressionista.
Vibranti colpi di pennello schiudono la tela a soggetti inquietanti: maschere, scheletri, demoni, che ridicolizzano l’universo borghese.
Del 1888 è L'entrata di Cristo a Bruxelles, considerato la summa dell'espressionismo ensoriano, cui segue, nel 1897, Le maschere e la Morte, mentre del 1936 è Il mio ritratto con maschere.
Un legame indissolubile lega Ensor alla sua città natale. A Ostenda l’artista realizza la maggior parte delle sue opere, traendo ispirazione da questo “fiorellino colorato, paradiso vicino al mare" - come lui stesso definisce la sua città - come da una musa ispiratrice.
Nei suoi lavori si possono individuare alcuni scorci caratteristici: la Vlaanderenstraat, la Van Iseghemlaan, la Visserskaai.
Particolare attenzione il pittore riserva alla Onze-Lieve-Vrouw-ter-Duinen - popolarmente conosciuta come Duinenkerkje, "la piccola chiesa tra le dune" - che ne accoglierà le spoglie alla sua morte, avvenuta ad Ostenda il 19 novembre 1949.
Persino i vacanzieri di Ostenda, che suscitano nell’artista non poco disprezzo, si aggiungono ai suoi soggetti prediletti, ritratti alla maniera di scheletri o pagliacci o con inquietanti maschere di carnevale.
Per tutta la vita Ensor sarà uno strenuo difensore di quei pittoreschi angoli della sua città natale, al punto da opporsi a gran voce ai piani di urbanizzazione dell'epoca.
Il contrasto sociale tra le maestose innovazioni del tempo e l'umile comunità di pescatori ha avuto un forte impatto sul lavoro di Ensor, molto spesso rifiutato alle esposizioni per la sua eccentricità, e talvolta oggetto di critica.
Importante è anche la sua produzione di incisioni e disegni, popolati da paesaggi e scene di vita quotidiana.
I critici hanno riscoperto lo stile di Ensor solo con il nuovo secolo, ma ormai la sua vena artistica aveva perduto quella carica ironica, fantastica e dissacrante che ne aveva costituito il carattere più originale.
Biografia
COMMENTI: