Leonardo. La Madonna Benois, dalle collezioni dell'Ermitage
Dal 01 Giugno 2019 al 30 Giugno 2019
Fabriano | Ancona
Luogo: Pinacoteca Bruno Molajoli
Indirizzo: Piazza Giovanni Paolo II
Orari: Mar - Dom 10 - 13 / 15 - 18 | Lun chiuso | Dal 10 al 16 Giu 10 - 23 | Lunedì aperto | Dal 17 al 30 Giu 10 - 13 / 15 - 20
Curatori: Carlo Bertelli, Tatiana Kustodieva
Telefono per informazioni: +39 0732 250658
E-Mail info: pinacoteca.molajoli@comune.fabriano.an.it
Nell’anno dell’anniversario dei 500 anni dalla sua morte, il capolavoro giovanile del Maestro toscano torna in Italia, dopo 35 anni dalla sua unica esposizione, in occasione della XIII Unesco Creative Cities Network Annual Conference di Fabriano.
L’Ermitage sceglie dunque, a differenza di altri, di celebrare il genio del grande artista italiano proprio nel suo Paese natale, con prestiti eccezionali a cominciare da quello della Madonna Benois a Fabriano, ove la preziosa opera sarà in mostra presso la Pinacoteca comunale della città marchigiana dal 1° al 30 giugno 2019.
A Fabriano, l’esposizione di quest’opera straordinaria costituisce il principale evento del programma culturale della XIII UNESCO Creative Cities Conference, il più importante appuntamento internazionale del network che riunisce i comuni che hanno identificato nella creatività un fattore strategico di sviluppo.
Il meeting, ospitato nella città marchigiana dal 10 al 15 giugno 2019, darà vita a un ampio dibattito sulle sfide delle città nel XXI secolo e rappresenterà un’occasione unica per mostrare al mondo il meglio del sistema italiano della creatività.
“Siamo onorati e molto felici” ha dichiarato Maria Francesca Merloni.
“È un grande privilegio esporre La Madonna Benois in occasione della XIII UNESCO Creative Cities Network Annual Conference. Le Città Creative si inchinano al genio di Leonardo, al suo messaggio di bellezza, che edifica e riscatta, all’apertura al mistero che un’opera così preziosa reca in sé”.
“Abbiamo scelto di portare questo capolavoro di Leonardo a Fabriano - spiega da San Pietriburgo il prof Michail Piotrovsky Direttore Generale del Museo Statale Ermitage - perché in Italia non esistono città che non meritano grandi capolavori, costellata com’è di borghi che conservano opere d’arte uniche; tanto più che quest’anno proprio piccoli centri come Matera e Fabriano sono stati scelti dall’Unione Europea o dall’Unesco per ospitare eventi culturali internazionali. Questa però è anche la grande differenza dell’Ermitage rispetto ad altri musei che chiedono per le celebrazioni di ospitare dei Leonardo. Noi scegliamo di donare, dando la possibilità ai diversi Paesi - ma soprattutto all’Italia con cui abbiamo forti legami - di rivedere in Patria grandi capolavori dei massimi artisti mondiali. Lo abbiamo fatto con Canaletto a Venezia, con Michelangelo a Roma, lo faremo con Raffaello. Per quanto riguarda Leonardo, Fabriano è l’inizio. Un magnifico inizio. La Madonna Benois poi andrà a Perugia mentre a Milano arriverà la Madonna Litta. Questa è la politica culturale scelta dall’Ermitage“.
La Madonna Benois icona conosciuta nel mondo, è un’opera chiave del giovane Leonardo da Vinci. Realizzata probabilmente tra il 1478 e il 1480, segna la sua indipendenza dallo stile e dalla formazione di Verrocchio, nella cui bottega il Maestro era entrato circa 10 anni prima: un manifesto di quella “maniera moderna” di cui Leonardo fu iniziatore.
Al suo secondo impegno su uno dei temi religiosi più diffusi, all’età di ventisei anni, l’artista rompe con la tradizione e inventa una nuova figura di Maria: non più l’imperturbabile Regina dei cieli ma una semplice madre che gioca con il proprio figlio.
Tatiana Kustodieva spiega in catalogo (edizione congiunta Il Cigno/Skira): “in Verrocchio era assente ciò che in Leonardo rappresenta l’elemento principale e cioè la parentela spirituale, l’unità esistente tra una madre e il suo bambino”.
“Leonardo - scrive Carlo Bertelli - non ha creato un’immagine statica e devozionale, ha solo fermato un momento”; “non ha dipinto una scena di genere, ma ha immesso nella quotidianità significati profondi” come quello cui rimanda la piantina che Maria fa roteare tra le dita, incuriosendo il figlio: una comune - ma premonitrice - crucifera.
Anche la semioscurità in cui egli immette le due figure sacre - un luogo chiuso e semibuio, privatissimo - al contrario dello spazio aperto e pieno di sole della tradizione fiorentina, accresce gli interrogativi, introducendo secondo alcuni attesa e mistero, e distingue questa “primizia leonardesca, tanto carica di sviluppi futuri”.
LA MADONNA BENOIS, IL CAPOLAVORO GIOVANILE DI LEONARDO
Sono pochissime le opere pittoriche di Leonardo: l’interesse e impegno del Da Vinci anche in campo scientifico e tecnico, la sua convinzione che il pittore per comprendere la natura debba avere diverse cognizioni - dalla prospettiva ai principi dell’ottica, fino all’anatomia - fanno sì che egli alla fine realizzi pochi dipinti, preso da mille speculazioni, spesso lasciando allo stadio embrionale le sue innovative idee figurative.
I motivi riconducibili ad un’invenzione del maestro sono dunque ben più numerosi delle poche opere autografe giunte fino a noi. La Madonna Benois entrò nelle collezioni dell’Ermitage nel 1914 e fu certamente la più importante acquisizione del Museo di San Pietroburgo negli anni immediatamente precedenti la Rivoluzione.
Un evento “nazionale”, nato dal coraggio dell’allora Conservatore della pittura dell’Ermitage, grande esperto dell’arte italiana Ernest Karlovič von Liphart, e dall’amore di patria della proprietaria Marija Aleksandrovna Benois (Benua, nata Sapožnikova), moglie del celebre architetto pietroburghese Leontij Nikolaevič Benua (Benois).
Marija Aleksandrovna nel 1880 aveva ricevuto dal padre la Madonna con il fiore come regalo di nozze, già parte dei beni del nonno paterno, tale Aleksandr Petrovič Sapožnikov, mercante in Astrachan.
Nel novembre del 1913 la rivista Starye gody scriveva: “Tutti gli amanti dell’arte e tutti gli interessati possono congratularsi per un evento felice della nostra vita artistica: la Madonna Benois è stata acquistata dall’Ermitage Imperiale... Impossibile non ricordare qui con gratitudine i sentimenti della proprietaria, Marija Aleksandrovna Benois, per aver voluto rinunciare a una parte del prezzo di vendita per poter conservare il dipinto in Russia.
Nonostante le laggenda sulla provenienza dell’opera, che per molto tempo si ritenne fosse stata acquistata dal nonno di Marija Aleksandrovna da una compagnia di attori girovaghi, il prezioso, piccolo dipinto (37 x 48 cm), come fu chiarito alla fine degli anni Settanta, apparteneva in realtà alla splendida collezione del generale Korsakov, il più antico proprietario finora conosciuto delcapolavoro leonardesco.
L’opera fu messa all’asta dal collezionista nel 1822; Sapožnikov attese pazientemente che i prezzi scendessero e tra il 1823 e il 1824 comprò il dipinto, già allora indicato come di Leonardo.
Nel registro dei quadri del nuovo proprietario compilato nel 1827, si legge “Al n. 1 dell’elenco troviamo una Madre di Dio con l’Eterno Infante sul braccio sinistro.Originariamente dipinta su tavola a causa della sua vetustà, nel 1824 era stata trasportata su tela dall’accademico Korotkov. La parte alta è centinata: Autore, Leonardo da Vinci. Il trasporto su tela ha rivelato un disegno a inchiostro, e anche un Bambino con tre mani, da cui fu ricavato un disegno litografico. Dalla collezione del generale Korsakov”.
Tutti i proprietari dell’opera hanno sempre creduto nella paternità leonardesca ma il mondo accademico non si era ancora espresso. Bisognerà attendere un’esposizione del 1908 curata dalla rivista Starye gody la tenacia di Liphart, che nell’occasione approfittò di un suo articolo dedicato alla sezione italiana per affermare: “Sul lato opposto del palco c’è una piccola Madonna che io attribuisco con decisione a Leonardo da Vinci (1452-1519), nonostante tutto il clamore che sarà provocato da questa mia affermazione...”
Di fatto le reazioni non mancarono, ma una volta superata una serie di dubbi e incertezze,
gli studiosi riconobbero la paternità di Leonardo che oggi risulta indiscutibile.
Come ricorda Tatiana Kustiodieva nel suo bellissimo saggio, Adolfo Venturi al tempo scrisse: “Io sottoscritto con ciò confermo che il quadro della famiglia Benois raffigurante una Madonna col Bambino e attribuita a Leonardo è inconfutabilmente una sua opera giovanile. L’ho studiata attentamente in occasione del mio ultimo viaggio in Russia. Il volto della Vergine col suo aspetto puro e infantile, così come la ricerca dell’essenza delle forme, sono una dimostrazione chiarissima di questo genere di caratterizzazione. Il Gesù Bambino, ancora di tipo verrocchiesco, per le sue grandi proporzioni non corrisponde a una madre così giovane e così particolare: tutto questo parla di una data precoce della creazione di quest’opera. Qui si può riscontrare la confluenza tra antiche forme preconfezionate e una ricerca nuova, che con grande vivacità e freschezza si incontrano nell’originale volto della madre-bambina. Tutto questo insieme fa sì che io, sottoscritto, affermi che questo lavoro debba essere considerato tra le rare opere di un genio agli inizi. Anche i disegni giovanili di Leonardo, se paragonati alla Madonna Benois, mi obbligano a considerare questo meraviglioso dipinto un suo lavoro, e ammetto che meriti un posto in un qualunque museo d’Europa”.
Quando nel 1913 Marija Nikolaevna Benois decise di mettere in vendita il dipinto le fu offerta da un antiquario parigino una somma maggiore di quella che era in grado di pagare il governo russo; la proprietaria voleva però che il quadro di Leonardo rimanesse in Russia e concordò di cederlo, anche a rate, per il prezzo relativamente modesto di 15.000 rubli (rinunciando in questo modo a circa 37.000 rubli). L’opinione pubblica svolse un’ampia campagna a favore dell’acquisizione del quadro da parte dell’Ermitage e finalmente nel 1914 l’opera varcò le soglie del museo imperiale.
Anche La Madonna Benois, come pure altre opere leonardesche, è il risultato di una lunga ricerca, come dimostrano alcuni disegni riconducibili al dipinto. In essi l’artista cerca, sulla base di un oggetto unificante, la relazione più convincente tra le figure, relazione che può essere un vaso di frutta, oppure un gatto che il bambino allontana o stringe a sé.
Ancora oggi, più si osserva il quadro, più risulta affascinante la spontaneità e il fascino della madre bambina.
“La Madonna è scesa dal trono su cui gli artisti di Quattrocento l’avevano posta - scrive Kustodieva - e si è andata a sedere su una panca, in una stanza di una casa abitata. È rimasta la tradizionale tenda che scende dietro la schiena di Maria, che da segno di un cerimoniale, oppure simbolo delle alte sfere, è diventato un tessuto ricoprente lo schienale di una sedia. La stanza è descritta con grande parsimonia, ma Leonardo rende omaggio al suo tempo considerando con l’attenzione di un quattrocentista dettagli come i riccioli di Maria, la spilla, i fragili petali del fiore, le testine dei chiodi nella cornice della finestra. Ciascun oggetto non esiste per se stesso e grazie alla luce partecipa di un unico ambiente.”
A differenza dei suoi contemporanei Leonardo concentra l’attenzione su ciò che è fondamentale, poiché: “Un buon pittore - annota Leonardo nel Trattato della Pittura - deve dipingere due cose principali: l’uomo e la rappresentazione della sua anima. Il primo è facile, il secondo è difficile, poiché deve essere rappresentato da gesti e movimenti delle membra del corpo”.
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