Nel segno di Claudio Cintoli
Dal 09 Settembre 2021 al 30 Ottobre 2021
Ancona
Luogo: Galleria d'Arte Puccini
Indirizzo: Via Matteotti 31/A
Orari: dal mercoledì al sabato 17.00 - 19.30
Curatori: Nikla Cingolani e Stefano Tonti
Enti promotori:
- Regione Marche - Assessorato alla Cultura
- Accademia di Belle Arti Poliarte Design di Ancona
Prolungata: fino al 30 ottobre 2021
S’inaugura il prossimo 9 settembre, alla Galleria d'Arte Puccini di Via Matteotti 31/A ad Ancona, una mostra di opere di Claudio Cintoli, noto artista marchigiano, autore straordinariamente libero, autonomo, al tempo stesso trasversale e protagonista (anticipatore a volte), di tutti i vari movimenti delle neo - avanguardie tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Ancora prima del valore e dei significati dell’opera artistica di Cintoli, si deve far riferimento alla persona, alle sue esperienze (diversi soggiorni all’estero), alla comprensione della sua smisurata curiosità, fino all’irrefrenabile esercizio della pratica dell’arte, che, accanto all’innata manualità, alla spontanea, preziosa abilità tecnica, all’analisi del confronto con l’ambiente artistico romano (e con figure come quella di Mario Schifano in primo luogo), ne fanno un assoluto ed ancora oggi riconosciuto protagonista della storia dell’arte contemporanea di quegli anni.
Dopo l’esordio giovanile fatto di disegni e tempere in cui il segno è già sicuro, deciso ed incisivo, egli approda naturalmente alla stagione dell’Informale di quegli anni, per la quale il suo contributo risulta estremamente esclusivo e particolare. E’ un contributo trasversale, non etichettabile, che si definisce in una autonoma e indipendente composizione del quadro, non sempre allineata ad un astrattismo di maniera, a volte, anche nella commistione tra figurazione ed astrazione, un’esperienza fatta anche di soluzioni inedite ed alternative, comprensiva del suo stesso contemporaneo superamento,
La spregiudicata libertà espressiva di Cintoli, nella continuità di un’astrazione trasversale e di una costante pratica grafico - pittorica, nel corso del suo lavoro si nutre di straordinarie, disinvolte, autonome creazioni di diverso genere e modalità espressive, sia nella qualità delle opere, come nella loro sperimentazione tecnico - compositiva (anche d’ispirazione neodadaista), e, per l’ironica, disinvolta e provocatoria scelta del soggetto, ma sempre in un’incessante e coerente autonomia di linguaggio.
In questa mostra, si tenta, pertanto, di affrontare, trasversalmente a tutta la sua opera e attraverso un misurato e ridotto percorso di opere grafiche e pittoriche, quello che lo stesso Cintoli intende essere il segno dell’operare dell’artista, che nel suo caso diventa la matrice di un’esperienza unica, intesa come capacità espressiva attraverso la quale si manifesta il gesto e l’azione. Dove non c’è differenza tra il gesto pittorico e quello performativo, tra l’azione del disegnare o del dipingere e quella concettuale dell’azione sull’ambiente, della performance, dell’intervento sincronico dell’installazione.
Come si legge nel catalogo della mostra: “Sono tutti questi gli strumenti utilizzati dai vari aspetti della sua ricerca, volta all’affermazione di un’urgenza esistenziale che egli concepisce potersi realizzare solo attraverso l’esperienza artistica, dalla quale può ottenere anche una parvenza di riscontro, consapevole che pure non esiste la certezza di una risposta definitiva, motivo che lo porta a questo suo audace, spregiudicato, costante nomadismo sperimentativo”.
Presente in mostra anche un’opera del Ciclo del volo, che segna il completamento del percorso delle tematiche dei Nidi e delle varie versioni dell’Uovo. E’, questa, l’opera omnia di Claudio Cintoli, il raggiungimento del traguardo per l’avvenuta affermazione esistenziale realizzata nell’arte e affrancata nell’azione più libera in assoluto, quella del volo. E’ il definitivo segno di Cintoli del gesto affidato alla pittura, che dà vita all’azione dell’esperienza artistica, in un ultimato, conclusivo atto estetico.
Dopo la mostra di Claudio Cintoli, l’attività espositiva della Galleria ha in programma una personale di Omar Galliani dedicata all’eredità raffaellesca dell’artista emiliano nel disegno contemporaneo.
Nato ad Imola nel 1935, da bambino frequenta a Recanati nella casa del nonno materno Biagio Biagetti, pittore d'arte sacra, direttore, nel 1921, dei Musei Vaticani e fondatore, nel 1923, del Laboratorio di restauro di opere d'arte. Figura importante nella vita di Cintoli, trasmetterà al nipote la passione per l'arte e per il disegno.
Trasferitosi con la famiglia a Roma, si diploma al Liceo Scientifico “Righi” e, dopo un anno alla Facoltà di Architettura, s’iscrive all'Accademia delle Belle Arti. Nel 1955 ottiene un premio all'esposizione romana Giovani Pittori e l'anno dopo disegna per la raccolta di poesie Pueta a braccio del recanatese Remo Stortoni. Si reca a Parigi con una borsa di studio, per poi visitare la Germania (1959), Londra (1961) e Madrid (dal 1962 al 1963).
Del 1958 sono le prime personali: al Palazzo Comunale di Recanati e a Roma, presso la Galleria Medusa, a cura di Eugenio Battisti, con opere ascritte all’informale, ricche di inserti materici.
Nel 1964, in collaborazione con gli architetti Giancarlo Capolei e Manlio Cavalli dipinge il murale Giardino per Ursula, al Piper Club di Roma e realizza il film d’animazione Più, alla I Mostra del Nuovo Cinema a Pesaro, e, nel 1965, Mezzogiorno e mezzo, per il Festival del Cinema di Rio De Janeiro (Brasile).
Tra il 1965 e il ‘68 soggiorna negli Usa, dove esegue, nel suo studio di Manhattan, grandi quadri sulla guerra del Vietnam. Il periodo a New York sarà fondamentale per la conoscenza delle nuove tendenze artistiche in anticipo rispetto agli artisti italiani; si dedica anche alla scrittura tra articoli e collaborazioni con riviste quali Cartabianca, Flash Art e Marcatrè.
Nel 1969 insegna Figura disegnata al Liceo Artistico di Latina e realizza performance: alla Galleria L'Attico di Fabio Sergentini a Roma, Annodare (in cui intreccia corde di diverse dimensioni), per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, Rimbalzare (happening in cui il pubblico deve far rimbalzare palloni per la città), e, sempre a L'Attico, altre azioni: Colare Colore (in cui fa sgocciolare pittura colorata lungo le pareti della galleria) e Chiodo Fisso (in cui si fa avvolgere con bende per formare una sorta di gomitolo in cui viene conficcato un chiodo). Esegue poi il murale Una manciata di stelle nella Curia generalizia della Compagnia di Gesù al Vaticano, ancora in collaborazione con gli architetti Giancarlo Capolei e Manlio Cavalli ed il fratello Vittorio Cintoli, opera che segna lo spartiacque tra la prima fase (pop) e una seconda (caratterizzata soprattutto dalla scultura), tanto che Cintoli per i tre anni successivi non si dedicherà più alla pittura.
Nel 1972, alla Rassegna Mappa 72, è protagonista di Crisalide, durante la quale l'artista esce capovolto da un sacco di iuta. Nello stesso anno esplora l’iperrealismo e affina il disegno: ne sono testimonianza le opere Mezz'anguria, Mezz'arancia, il Volo, il Nido e la mostra 10 ritratti 1972/’74 alla Galleria Marino a Roma. Dal 1973 al ‘77 Cintoli lavora sul significato simbolico dell'uovo, oggetto - feticcio che, insieme al tema del giardino, accompagna la sua opera dall'infanzia. Alla domanda “Perché l'uovo?” egli risponde “L'uovo è un giardino che può schiudersi al volo e l'orizzonte del mare sono le ali tese del gabbiano”.
Tra il 1973 e il ‘74 nasce l'alter ego dadaista dell'artista: Marcanciel Stuprò, ispirato a Jarry e alla sua Patafisica, il cui nome è in parte l'anagramma di Marcel Proust. Marcanciel sarà tra i Ricercatori del Tempoperduto (opera pubblicata negli annunci del “Corriere della sera”),e promotore di Jarrigliare, mail art in cui dall'isola dell'Elba invita amici artisti e critici a rispondere all'aforisma di Jarry “I giochi di parole non sono un gioco”, ed infine protagonista della performance Marcanciel Stuprò ha fatto l'uovo con manifesti affissi a Milano e a Roma. Nel 1975 Cintoli presenta Aceldama/Campo del sangue al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, mentre alla Galleria Multiphla di Milano Marcanciel Stuprò esibisce uoVoNuovo.
Sono degli anni 1976 - ‘77 le mostre Un uovo è un uovo alla Galleria Lorenzetti di Milano, Nido e altri voli, con lavori iperrealisti alla Galleria De’ Foscherari di Bologna ed Pornoironiche alla Galleria International Arts di Roma. Agli Incontri internazionali d'Arte ha luogo Trovata di Eraclito, intervento in cui è presentata una lettera di Marcanciel Stuprò che annuncia la propria morte. Nel 1978 Cintoli viene invitato alla Biennale di Venezia, ma muore improvvisamente a Roma prima di coordinare il suo intervento. La famiglia invia alla Biennale Crisalide, EcceHomo, e Mezz’anguria.
Ancora prima del valore e dei significati dell’opera artistica di Cintoli, si deve far riferimento alla persona, alle sue esperienze (diversi soggiorni all’estero), alla comprensione della sua smisurata curiosità, fino all’irrefrenabile esercizio della pratica dell’arte, che, accanto all’innata manualità, alla spontanea, preziosa abilità tecnica, all’analisi del confronto con l’ambiente artistico romano (e con figure come quella di Mario Schifano in primo luogo), ne fanno un assoluto ed ancora oggi riconosciuto protagonista della storia dell’arte contemporanea di quegli anni.
Dopo l’esordio giovanile fatto di disegni e tempere in cui il segno è già sicuro, deciso ed incisivo, egli approda naturalmente alla stagione dell’Informale di quegli anni, per la quale il suo contributo risulta estremamente esclusivo e particolare. E’ un contributo trasversale, non etichettabile, che si definisce in una autonoma e indipendente composizione del quadro, non sempre allineata ad un astrattismo di maniera, a volte, anche nella commistione tra figurazione ed astrazione, un’esperienza fatta anche di soluzioni inedite ed alternative, comprensiva del suo stesso contemporaneo superamento,
La spregiudicata libertà espressiva di Cintoli, nella continuità di un’astrazione trasversale e di una costante pratica grafico - pittorica, nel corso del suo lavoro si nutre di straordinarie, disinvolte, autonome creazioni di diverso genere e modalità espressive, sia nella qualità delle opere, come nella loro sperimentazione tecnico - compositiva (anche d’ispirazione neodadaista), e, per l’ironica, disinvolta e provocatoria scelta del soggetto, ma sempre in un’incessante e coerente autonomia di linguaggio.
In questa mostra, si tenta, pertanto, di affrontare, trasversalmente a tutta la sua opera e attraverso un misurato e ridotto percorso di opere grafiche e pittoriche, quello che lo stesso Cintoli intende essere il segno dell’operare dell’artista, che nel suo caso diventa la matrice di un’esperienza unica, intesa come capacità espressiva attraverso la quale si manifesta il gesto e l’azione. Dove non c’è differenza tra il gesto pittorico e quello performativo, tra l’azione del disegnare o del dipingere e quella concettuale dell’azione sull’ambiente, della performance, dell’intervento sincronico dell’installazione.
Come si legge nel catalogo della mostra: “Sono tutti questi gli strumenti utilizzati dai vari aspetti della sua ricerca, volta all’affermazione di un’urgenza esistenziale che egli concepisce potersi realizzare solo attraverso l’esperienza artistica, dalla quale può ottenere anche una parvenza di riscontro, consapevole che pure non esiste la certezza di una risposta definitiva, motivo che lo porta a questo suo audace, spregiudicato, costante nomadismo sperimentativo”.
Presente in mostra anche un’opera del Ciclo del volo, che segna il completamento del percorso delle tematiche dei Nidi e delle varie versioni dell’Uovo. E’, questa, l’opera omnia di Claudio Cintoli, il raggiungimento del traguardo per l’avvenuta affermazione esistenziale realizzata nell’arte e affrancata nell’azione più libera in assoluto, quella del volo. E’ il definitivo segno di Cintoli del gesto affidato alla pittura, che dà vita all’azione dell’esperienza artistica, in un ultimato, conclusivo atto estetico.
Dopo la mostra di Claudio Cintoli, l’attività espositiva della Galleria ha in programma una personale di Omar Galliani dedicata all’eredità raffaellesca dell’artista emiliano nel disegno contemporaneo.
Nato ad Imola nel 1935, da bambino frequenta a Recanati nella casa del nonno materno Biagio Biagetti, pittore d'arte sacra, direttore, nel 1921, dei Musei Vaticani e fondatore, nel 1923, del Laboratorio di restauro di opere d'arte. Figura importante nella vita di Cintoli, trasmetterà al nipote la passione per l'arte e per il disegno.
Trasferitosi con la famiglia a Roma, si diploma al Liceo Scientifico “Righi” e, dopo un anno alla Facoltà di Architettura, s’iscrive all'Accademia delle Belle Arti. Nel 1955 ottiene un premio all'esposizione romana Giovani Pittori e l'anno dopo disegna per la raccolta di poesie Pueta a braccio del recanatese Remo Stortoni. Si reca a Parigi con una borsa di studio, per poi visitare la Germania (1959), Londra (1961) e Madrid (dal 1962 al 1963).
Del 1958 sono le prime personali: al Palazzo Comunale di Recanati e a Roma, presso la Galleria Medusa, a cura di Eugenio Battisti, con opere ascritte all’informale, ricche di inserti materici.
Nel 1964, in collaborazione con gli architetti Giancarlo Capolei e Manlio Cavalli dipinge il murale Giardino per Ursula, al Piper Club di Roma e realizza il film d’animazione Più, alla I Mostra del Nuovo Cinema a Pesaro, e, nel 1965, Mezzogiorno e mezzo, per il Festival del Cinema di Rio De Janeiro (Brasile).
Tra il 1965 e il ‘68 soggiorna negli Usa, dove esegue, nel suo studio di Manhattan, grandi quadri sulla guerra del Vietnam. Il periodo a New York sarà fondamentale per la conoscenza delle nuove tendenze artistiche in anticipo rispetto agli artisti italiani; si dedica anche alla scrittura tra articoli e collaborazioni con riviste quali Cartabianca, Flash Art e Marcatrè.
Nel 1969 insegna Figura disegnata al Liceo Artistico di Latina e realizza performance: alla Galleria L'Attico di Fabio Sergentini a Roma, Annodare (in cui intreccia corde di diverse dimensioni), per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, Rimbalzare (happening in cui il pubblico deve far rimbalzare palloni per la città), e, sempre a L'Attico, altre azioni: Colare Colore (in cui fa sgocciolare pittura colorata lungo le pareti della galleria) e Chiodo Fisso (in cui si fa avvolgere con bende per formare una sorta di gomitolo in cui viene conficcato un chiodo). Esegue poi il murale Una manciata di stelle nella Curia generalizia della Compagnia di Gesù al Vaticano, ancora in collaborazione con gli architetti Giancarlo Capolei e Manlio Cavalli ed il fratello Vittorio Cintoli, opera che segna lo spartiacque tra la prima fase (pop) e una seconda (caratterizzata soprattutto dalla scultura), tanto che Cintoli per i tre anni successivi non si dedicherà più alla pittura.
Nel 1972, alla Rassegna Mappa 72, è protagonista di Crisalide, durante la quale l'artista esce capovolto da un sacco di iuta. Nello stesso anno esplora l’iperrealismo e affina il disegno: ne sono testimonianza le opere Mezz'anguria, Mezz'arancia, il Volo, il Nido e la mostra 10 ritratti 1972/’74 alla Galleria Marino a Roma. Dal 1973 al ‘77 Cintoli lavora sul significato simbolico dell'uovo, oggetto - feticcio che, insieme al tema del giardino, accompagna la sua opera dall'infanzia. Alla domanda “Perché l'uovo?” egli risponde “L'uovo è un giardino che può schiudersi al volo e l'orizzonte del mare sono le ali tese del gabbiano”.
Tra il 1973 e il ‘74 nasce l'alter ego dadaista dell'artista: Marcanciel Stuprò, ispirato a Jarry e alla sua Patafisica, il cui nome è in parte l'anagramma di Marcel Proust. Marcanciel sarà tra i Ricercatori del Tempoperduto (opera pubblicata negli annunci del “Corriere della sera”),e promotore di Jarrigliare, mail art in cui dall'isola dell'Elba invita amici artisti e critici a rispondere all'aforisma di Jarry “I giochi di parole non sono un gioco”, ed infine protagonista della performance Marcanciel Stuprò ha fatto l'uovo con manifesti affissi a Milano e a Roma. Nel 1975 Cintoli presenta Aceldama/Campo del sangue al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, mentre alla Galleria Multiphla di Milano Marcanciel Stuprò esibisce uoVoNuovo.
Sono degli anni 1976 - ‘77 le mostre Un uovo è un uovo alla Galleria Lorenzetti di Milano, Nido e altri voli, con lavori iperrealisti alla Galleria De’ Foscherari di Bologna ed Pornoironiche alla Galleria International Arts di Roma. Agli Incontri internazionali d'Arte ha luogo Trovata di Eraclito, intervento in cui è presentata una lettera di Marcanciel Stuprò che annuncia la propria morte. Nel 1978 Cintoli viene invitato alla Biennale di Venezia, ma muore improvvisamente a Roma prima di coordinare il suo intervento. La famiglia invia alla Biennale Crisalide, EcceHomo, e Mezz’anguria.
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