Loi di Campi. Aisberg ( Iceberg). Moduli emersi e sommersi
Dal 01 Novembre 2014 al 13 Novembre 2014
San Benedetto del Tronto | Ascoli Piceno
Luogo: Palazzina Azzurra
Indirizzo: viale Bruno Buozzi 14
Orari: da martedì a domenica 10-13 / 16-19
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0735 581139
Sito ufficiale: http://www.comunesbt.it
Il primo novembre inaugura la mostra personale di Loi di Campi nella Palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto. L’edificio, nato nella prima metà degli trenta ed inizialmente votato all’intrattenimento, è divenuto una sede culturale dagli anni novanta. Da allora ha accolto oltre 330 eventi artistici ed ospitato mostre di nomi celeberrimi (Andy Warhol, Mario Schifano, Fulvio Roiter, Ugo Nespolo sono solo alcuni dei grandi protagonisti delle esposizioni passate). La sede è celebre anche per aver ospitato moltissimi concerti e diverse edizioni del simposio “scultura viva”, frequentato da scultori provenienti da ogni parte del mondo. La pluralità di destinazioni di questo spazio è perfetta per accogliere una personalità altrettanto cangiante e sorprendente. Il pugliese Loi di Campi (di Campi Salentina), non nasce come artista, ma lo diventa attraverso un lungo percorso di vita. Tutto ha inizio quando negli anni ‘80 fonda, assieme alla moglie, una ditta di ceramiche artistiche. Da qui lo sviluppo di una grande manualità e la scoperta di una forte creatività, che presto sfoceranno anche in opere, inizialmente ancora influenzate dal mondo della ceramica, connotate da un intenso cromatismo e un linguaggio in cui l’astrazione lascia riconoscere delle forme tuttavia familiari. Negli ultimi anni, la ricerca di Loi però si svincola dai risultati iniziali e raggiunge la piena maturità nei lavori presentati in questa esposizione. Come si legge nell’analisi critica, presente in mostra, di Valentina Ruberto, le opere proposte assommano le abilità artistiche dell’Autore, non solo dedito alle arti plastiche, ma anche da anni musicista professionista. “Le forme in queste opere escono dalle tele, si concretizzano in strutture, in architetture: non è una prospettiva ad ingannare gli occhi, la materia deborda e si riappropria dello spazio. Lo fa tuttavia in modo pacato, silenzioso, non invasivo, costruisce un universo di un immateriale biancore, in cui ci si scontra in forme altrettanto semplificate e ideali. Forme che proprio per la loro vicinanza all’archetipo (“il cerchio ideale”, “la linea ideale”..) possono essere colte secondo il modo di lettura kandinskyano e quindi accostando ad ogni forma un suono particolare […] Ma la musicalità sta anche nella ripetizione di determinate figure: tre cerchi fanno un ritmo. Così si ritorna all’architettura e a uno dei suoi cardini fondamentali: la ripetizione di un elemento che scandisce lo spazio (si pensi ai pilastri e alla loro importanza […])”. Il forte legame con l’architettura, dunque, spiega anche il motivo per cui nel titolo ci si riferisce a “moduli emersiEsommersi”. Queste forme fanno sì che i colori accesi cedano il posto a tele di una sola tonalità, perché la varietà non è più data dalla struttura interna dell’opera, ma dalle condizioni esterne: “I monocromi sono pieni di sfumature, tonalità che non sono opera del pennello. Sono nuance sempre differenti a seconda del luogo e dello sguardo: sono i giochi di luce e d’ombra derivati dalla tridimensionalità delle forme. E allora vediamo sulla tela delle figure che non ci sono e che, tuttavia, collaborano a creare un insieme sempre mutevole, se pur fisicamente sempre composto dagli stessi elementi”. E non solo: l’altissimo compito dei moduli di Loi di Campi diviene quello di “mostrare l’invisibile” perché questi elementi “fanno trasparire delle forme racchiuse sotto la tela. Un mondo nascosto e impenetrabile ci attira a sé, ma la nostra curiosità rimarrà insoddisfatta. La magia dell’arte non può svelare il mistero, ma ha l’immensa capacità di mettercelo davanti agli occhi”.
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