Tiziano, Valentin Lefèvre e il paesaggio
Dal 30 Luglio 2023 al 10 Settembre 2023
Pieve di Cadore | Belluno
Luogo: Casa Natale di Tiziano
Indirizzo: Via Arsenale 4
Orari: tutti i giorni dalle 9:30 alle 12:20 e dalle 15:00 alle 18:00
Curatori: Peter Lüdemann
Mentre si attende la prossima conferenza a Pieve di Cadore con l’autorevole presenza dello studioso Michel Hochmann (31 luglio) che presenterà “La bottega del pittore a Venezia nel Cinquecento: qualche riflessione” s’inaugura il prossimo 30 luglio la raffinata mostra "Tiziano, Valentin Lefèvre e il paesaggio" - tra gli appuntamenti più attesi dell'Estate Tizianesca - allestita nella suggestiva Casa Natale di Tiziano fino al 10 settembre 2023.
Realizzata dalla Magnifica Comunità di Cadore in collaborazione con la Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore la mostra è infatti un’altra imperdibile occasione, dopo quelle promosse negli scorsi anni, per scoprire opere e contenuti diversi dello straordinario patrimonio di stampe tizianesche conservato a Piede di Cadore e di alcune recenti acquisizioni nelle raccolte della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore.
La mostra esprime la forte, continuativa e rinnovata sinergia tra le varie istituzioni impegnate, nel suo territorio d’origine, allo studio e alla promozione del lavoro di Tiziano, grazie anche all’impegno della Magnifica Comunità del Cadore e alla costante attività della Fondazione e del suo comitato scientifico presieduto da Stefania Mason a cui - in questo caso - si deve l’ideazione dell’avvincente tematica dell’esposizione - il paesaggio - oggi più che mai attuale.
La relazione tra i paesaggi raffigurati nelle stampe e il territorio cadorino, con echi e rimandi alle montagne Patrimonio UNESCO, crea un dialogo affascinante tra l'arte e la natura circostante, invitando i visitatori a un'esperienza unica di scoperta e riflessione.
La mostra consente anche di mettere a fuoco due aspetti spesso trascurati dell’arte di Tiziano, ovvero la grafica e la raffigurazione appunto del paesaggio, grazie anche al coinvolgimento come curatore dello studioso tedesco Peter Lüdemann, che torna ad occuparsi del grande Vecellio dopo la pubblicazione dell’opera "Tiziano. Le botteghe e la grafica". Nel contempo rivela al pubblico il talentuoso artista fiammingo del Seicento, Valentin Lefèvre, indagato con attenzione dagli studiosi solo negli ultimi anni.
Valentin Lefèvre, pittore e incisore fiammingo nato a Bruxelles nel 1637, sarà attivo a Venezia dalla metà del Seicento fino alla sua scomparsa, nel 1677.
Due personalità diversissime e dalle carriere divergenti, eppure se i dipinti di Lefèvre mostrano una chiara affinità con Paolo Veronese è nelle incisioni - come appare nelle venti stampe esposte che il fiammingo mostra un profondo rapporto con le opere di Tiziano.
La distanza tra l'incisore belga e il Maestro si dissolve nello specifico quando si focalizza l'attenzione sull'idea e sulla resa del paesaggio, che se pure non centrale per Tiziano, certamente ha rivestito un’importanza decisiva quale cornice delle sua storie sacre e profane, dei suoi dipinti devozionali e delle sue più rare opere allegoriche in tutte le fasi della sua carriera.
Nelle 51 stampe di riproduzione di Lefèvre che l’editore fiammingo naturalizzato veneziano, Jacob van Campen, pubblica 5 anni dopo la morte del suo conterraneo, spiccano proprio alcune delle opere di Tiziano in cui si manifesta in sommo grado la predilezione per lo scenario naturale.
Non solo: intitolata, a seconda dei due frontespizi compresi nella prima edizione, Opera selectiora o Opera excellentiora, la raccolta di Van Campen riprende ben ventotto delle acqueforti di Lefèvre tratte da originali creduti di Tiziano, lasciando intravedere un interesse per quest’ultimo che il suo catalogo pittorico difficilmente farebbe intuire. Interessante è che queste ultime opere - che rientrano in quel genere di composizioni in cui il paesaggio appare viceversa centrale e le figure sono secondarie - non sono mai state tradotte in quadri su tela o tavola, appartenendo invece a un produzione “di raffinati disegni, incisioni e silografie attribuibili in parte al maestro medesimo, in parte a una squadra di collaboratori tra cui in primo luogo il giovane Domenico Campagnola”.
L’esistenza di una bottega grafica del Vecellio è stata del resto recentemente recuperata dalla critica come in gran parte autonoma da quella pittorica ma non meno articolata e importante a dimostrazione che lo stesso Tiziano avesse comunque assunto un ruolo di primo piano nella raffigurazione del paesaggio, tema da sempre caro ai fiamminghi. “Et infatti Vostra Signoria ha di gran lunga tolto il vanto à tutti inostri fiamminghi in paesaggi, nella qual parte di pittura (poiche in quanto alle figure restavamo vinti da voi Signori Italiani) credavamo tenere il campo” (Domenico Lampsonio a Tiziano, Liegi 13 marzo 1567).
La mostra ci porta di questo universo artistico, fatto di rimandi, di connessioni e di grandi incontri.
Realizzata dalla Magnifica Comunità di Cadore in collaborazione con la Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore la mostra è infatti un’altra imperdibile occasione, dopo quelle promosse negli scorsi anni, per scoprire opere e contenuti diversi dello straordinario patrimonio di stampe tizianesche conservato a Piede di Cadore e di alcune recenti acquisizioni nelle raccolte della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore.
La mostra esprime la forte, continuativa e rinnovata sinergia tra le varie istituzioni impegnate, nel suo territorio d’origine, allo studio e alla promozione del lavoro di Tiziano, grazie anche all’impegno della Magnifica Comunità del Cadore e alla costante attività della Fondazione e del suo comitato scientifico presieduto da Stefania Mason a cui - in questo caso - si deve l’ideazione dell’avvincente tematica dell’esposizione - il paesaggio - oggi più che mai attuale.
La relazione tra i paesaggi raffigurati nelle stampe e il territorio cadorino, con echi e rimandi alle montagne Patrimonio UNESCO, crea un dialogo affascinante tra l'arte e la natura circostante, invitando i visitatori a un'esperienza unica di scoperta e riflessione.
La mostra consente anche di mettere a fuoco due aspetti spesso trascurati dell’arte di Tiziano, ovvero la grafica e la raffigurazione appunto del paesaggio, grazie anche al coinvolgimento come curatore dello studioso tedesco Peter Lüdemann, che torna ad occuparsi del grande Vecellio dopo la pubblicazione dell’opera "Tiziano. Le botteghe e la grafica". Nel contempo rivela al pubblico il talentuoso artista fiammingo del Seicento, Valentin Lefèvre, indagato con attenzione dagli studiosi solo negli ultimi anni.
Valentin Lefèvre, pittore e incisore fiammingo nato a Bruxelles nel 1637, sarà attivo a Venezia dalla metà del Seicento fino alla sua scomparsa, nel 1677.
Due personalità diversissime e dalle carriere divergenti, eppure se i dipinti di Lefèvre mostrano una chiara affinità con Paolo Veronese è nelle incisioni - come appare nelle venti stampe esposte che il fiammingo mostra un profondo rapporto con le opere di Tiziano.
La distanza tra l'incisore belga e il Maestro si dissolve nello specifico quando si focalizza l'attenzione sull'idea e sulla resa del paesaggio, che se pure non centrale per Tiziano, certamente ha rivestito un’importanza decisiva quale cornice delle sua storie sacre e profane, dei suoi dipinti devozionali e delle sue più rare opere allegoriche in tutte le fasi della sua carriera.
Nelle 51 stampe di riproduzione di Lefèvre che l’editore fiammingo naturalizzato veneziano, Jacob van Campen, pubblica 5 anni dopo la morte del suo conterraneo, spiccano proprio alcune delle opere di Tiziano in cui si manifesta in sommo grado la predilezione per lo scenario naturale.
Non solo: intitolata, a seconda dei due frontespizi compresi nella prima edizione, Opera selectiora o Opera excellentiora, la raccolta di Van Campen riprende ben ventotto delle acqueforti di Lefèvre tratte da originali creduti di Tiziano, lasciando intravedere un interesse per quest’ultimo che il suo catalogo pittorico difficilmente farebbe intuire. Interessante è che queste ultime opere - che rientrano in quel genere di composizioni in cui il paesaggio appare viceversa centrale e le figure sono secondarie - non sono mai state tradotte in quadri su tela o tavola, appartenendo invece a un produzione “di raffinati disegni, incisioni e silografie attribuibili in parte al maestro medesimo, in parte a una squadra di collaboratori tra cui in primo luogo il giovane Domenico Campagnola”.
L’esistenza di una bottega grafica del Vecellio è stata del resto recentemente recuperata dalla critica come in gran parte autonoma da quella pittorica ma non meno articolata e importante a dimostrazione che lo stesso Tiziano avesse comunque assunto un ruolo di primo piano nella raffigurazione del paesaggio, tema da sempre caro ai fiamminghi. “Et infatti Vostra Signoria ha di gran lunga tolto il vanto à tutti inostri fiamminghi in paesaggi, nella qual parte di pittura (poiche in quanto alle figure restavamo vinti da voi Signori Italiani) credavamo tenere il campo” (Domenico Lampsonio a Tiziano, Liegi 13 marzo 1567).
La mostra ci porta di questo universo artistico, fatto di rimandi, di connessioni e di grandi incontri.
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