David Maljkovic. Sources in the Air
Dal 04 Ottobre 2013 al 06 Gennaio 2014
Bergamo
Luogo: GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: via San Tomaso 53
Curatori: Alessandro Rabottini, Andrea Viliani
Telefono per informazioni: +39 035 270272
E-Mail info: info@gamec.it
Sito ufficiale: http://www.gamec.it/
La GAMeC - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta la prima mostra personale dedicata al lavoro dell’artista croato David Maljkovic in un’istituzione pubblica italiana.
La mostra alla GAMeC - a cura di Alessandro Rabottini e di Andrea Viliani (invitato nel 2012 in qualità di co-curatore ospite) è la terza e ultima tappa di un progetto che ha visto la collaborazione tra la GAMeC e altre due importanti istituzioni internazionali: il Van Abbemuseum di Eindhoven (Paesi Bassi) - dove Sources in the Air è stata presentata nell’autunno 2012 - e il BALTIC Centre for Contemporary Art di Gateshead (Gran Bretagna) - che l’ha ospitata nella primavera 2013.
Sources in the Air raccoglie un’ampia selezione di opere realizzate nel corso dell’ultimo decennio e, di volta in volta, interagisce con le condizioni specifiche dello spazio espositivo, mutando radicalmente assetto e selezione delle opere, in un dialogo sempre diverso tra opere esistenti, nuove produzioni site-specific e architettura di ciascun museo.
David Maljkovic si è affermato negli ultimi anni come uno degli artisti di maggior rilievo del panorama internazionale grazie a un corpus di opere con cui egli indaga l’eredità culturale, sociale e politica del suo Paese attraverso il confronto continuo tra passato, presente e futuro, interpretati come dimensioni ipotetiche e interconnesse della realtà.
Una materia che Maljkovic riordina liberamente per mettere in luce la tensione tra le utopie avanguardistiche della Jugoslavia di Tito e le potenzialità di rinnovamento disattese dalla recente storia nazionale, sospesa tra un’identità collettiva “di Stato” e un futuro dalla memoria culturale incerta.
Per quanto tali radici culturali costituiscano il cuore della ricerca di Maljkovic, la pratica dell’artista si distingue per la libertà del linguaggio con cui egli conduce una riflessione dal carattere universale sui meccanismi della memoria collettiva, e per l’attenzione scrupolosa alle strategie e ai meccanismi espositivi.
Accanto a lavori come Monochromes (2013), Lost Pavillion (2008) e la serie Temporary Projections (2011), la vocazione retrospettiva della personale alla GAMeC è affidata a una serie di collage fotografici che l’artista ha creato per la mostra a Bergamo, nella quale immagini di lavori realizzati da Maljkovic nel corso della sua carriera sono sovrapposte, quasi condensate, per costruire una mappatura visiva e concettuale della sua pratica artistica. In questo modo l’idea di “mostra itinerante” viene rielaborata criticamente. Le opere non sono semplicemente trasportate da un luogo all’altro: diventano invece dispositivi capaci di reagire sia allo spazio che al tempo.
La capacità dell’artista di riflettere sui meccanismi della visione, della riproduzione e della trasmissione delle immagini sovverte il concetto stesso di “retrospettiva”, ovvero la sua supposta rigidità e immodificabilità.
Il tema della rimozione collettiva - spesso presente nella produzione di Maljkovic, che comprende video, fotografie e installazioni - è sviluppato nella serie Temporary Projections e nel lavoro Monochromes, in cui gli strumenti atti alla registrazione, alla riproduzione e alla conservazione della memoria - come proiettori di film e diapositive, apparecchiature fotografiche e cancelleria da archivio - sono presentati come strumenti muti, spesso utilizzati “contro se stessi” e in contraddizione con la loro funzione.
In occasione della mostra alla GAMeC, David Maljkovic ha concepito un’installazione per la presentazione di queste opere che, dominando le stanze dello Spazio Zero, ne modifica la percezione: un palcoscenico e una serie di strutture costituiranno la scenografia attraverso la quale i visitatori possono interpretare il percorso retrospettivo della mostra, intesa come una vera e propria messa in scena.
Display for Massimo Minini è uno dei più recenti lavori realizzati dell’artista: mai esposta in Italia, l’opera presenta un carattere di riflessione retrospettiva attraverso l’allestimento di tutti gli inviti prodotti in quarant’anni di attività dalla Galleria Massimo Minini di Brescia, che attualmente rappresenta l’artista in Italia. In questo modo Maljkovic non rende soltanto omaggio a un protagonista estremamente significativo della storia dell’arte contemporanea in Italia, ma crea un cortocircuito tra la storia passata di una galleria privata e il presente della sua mostra personale al museo, tra lo spazio pubblico dell’istituzione e lo spazio privato della galleria, tra la memoria individuale e la sua trasmissione nella sfera sociale.
La mostra alla GAMeC - a cura di Alessandro Rabottini e di Andrea Viliani (invitato nel 2012 in qualità di co-curatore ospite) è la terza e ultima tappa di un progetto che ha visto la collaborazione tra la GAMeC e altre due importanti istituzioni internazionali: il Van Abbemuseum di Eindhoven (Paesi Bassi) - dove Sources in the Air è stata presentata nell’autunno 2012 - e il BALTIC Centre for Contemporary Art di Gateshead (Gran Bretagna) - che l’ha ospitata nella primavera 2013.
Sources in the Air raccoglie un’ampia selezione di opere realizzate nel corso dell’ultimo decennio e, di volta in volta, interagisce con le condizioni specifiche dello spazio espositivo, mutando radicalmente assetto e selezione delle opere, in un dialogo sempre diverso tra opere esistenti, nuove produzioni site-specific e architettura di ciascun museo.
David Maljkovic si è affermato negli ultimi anni come uno degli artisti di maggior rilievo del panorama internazionale grazie a un corpus di opere con cui egli indaga l’eredità culturale, sociale e politica del suo Paese attraverso il confronto continuo tra passato, presente e futuro, interpretati come dimensioni ipotetiche e interconnesse della realtà.
Una materia che Maljkovic riordina liberamente per mettere in luce la tensione tra le utopie avanguardistiche della Jugoslavia di Tito e le potenzialità di rinnovamento disattese dalla recente storia nazionale, sospesa tra un’identità collettiva “di Stato” e un futuro dalla memoria culturale incerta.
Per quanto tali radici culturali costituiscano il cuore della ricerca di Maljkovic, la pratica dell’artista si distingue per la libertà del linguaggio con cui egli conduce una riflessione dal carattere universale sui meccanismi della memoria collettiva, e per l’attenzione scrupolosa alle strategie e ai meccanismi espositivi.
Accanto a lavori come Monochromes (2013), Lost Pavillion (2008) e la serie Temporary Projections (2011), la vocazione retrospettiva della personale alla GAMeC è affidata a una serie di collage fotografici che l’artista ha creato per la mostra a Bergamo, nella quale immagini di lavori realizzati da Maljkovic nel corso della sua carriera sono sovrapposte, quasi condensate, per costruire una mappatura visiva e concettuale della sua pratica artistica. In questo modo l’idea di “mostra itinerante” viene rielaborata criticamente. Le opere non sono semplicemente trasportate da un luogo all’altro: diventano invece dispositivi capaci di reagire sia allo spazio che al tempo.
La capacità dell’artista di riflettere sui meccanismi della visione, della riproduzione e della trasmissione delle immagini sovverte il concetto stesso di “retrospettiva”, ovvero la sua supposta rigidità e immodificabilità.
Il tema della rimozione collettiva - spesso presente nella produzione di Maljkovic, che comprende video, fotografie e installazioni - è sviluppato nella serie Temporary Projections e nel lavoro Monochromes, in cui gli strumenti atti alla registrazione, alla riproduzione e alla conservazione della memoria - come proiettori di film e diapositive, apparecchiature fotografiche e cancelleria da archivio - sono presentati come strumenti muti, spesso utilizzati “contro se stessi” e in contraddizione con la loro funzione.
In occasione della mostra alla GAMeC, David Maljkovic ha concepito un’installazione per la presentazione di queste opere che, dominando le stanze dello Spazio Zero, ne modifica la percezione: un palcoscenico e una serie di strutture costituiranno la scenografia attraverso la quale i visitatori possono interpretare il percorso retrospettivo della mostra, intesa come una vera e propria messa in scena.
Display for Massimo Minini è uno dei più recenti lavori realizzati dell’artista: mai esposta in Italia, l’opera presenta un carattere di riflessione retrospettiva attraverso l’allestimento di tutti gli inviti prodotti in quarant’anni di attività dalla Galleria Massimo Minini di Brescia, che attualmente rappresenta l’artista in Italia. In questo modo Maljkovic non rende soltanto omaggio a un protagonista estremamente significativo della storia dell’arte contemporanea in Italia, ma crea un cortocircuito tra la storia passata di una galleria privata e il presente della sua mostra personale al museo, tra lo spazio pubblico dell’istituzione e lo spazio privato della galleria, tra la memoria individuale e la sua trasmissione nella sfera sociale.
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