L’œil gourmand. Un percorso nella natura morta dal Cinquecento al Novecento
![Fede Galizia, Pere e cesto di ceramica con uva e prugne Fede Galizia, Pere e cesto di ceramica con uva e prugne](http://www.arte.it/foto/600x450/16/12373-Fede_Galizia_-_Pere_e_cesto_di_ceramica_con_uva_e_prugne.jpg)
Fede Galizia, Pere e cesto di ceramica con uva e prugne
Dal 29 Settembre 2012 al 19 Ottobre 2012
Bergamo
Luogo: Palazzo del Credito Bergamasco
Indirizzo: largo Porta Nuova 2
Orari: da lunedì a venerdì 8.20-13.20/ 14.50-15.50
Curatori: Simone Facchinetti, Angelo Piazzoli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 035 393230
E-Mail info: info@fondazionecreberg.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionecreberg.it/
La Fondazione Credito Bergamasco presenta una mostra raffinata e assieme spettacolare: quaranta dipinti provenienti da una collezione privata che hanno per soggetto il tema della tavola imbandita.
La volontà è di mettere in luce un collegamento – seppure indiretto – con il tema sacro trattato dall’Ultima Cena di Alessandro Allori (datata 1582), opera contemporaneamente esposta nel Palazzo del Credito Bergamasco a seguito del suo restauro.
La rassegna darà la possibilità di osservare come il genere della tavola imbandita si renda indipendente e autonomo proprio a partire dalla fine del Cinquecento, seguendo uno sviluppo articolato che lo porterà fino alle sperimentazioni novecentesche.
Il tema della tavola imbandita è un sottogenere della categoria della natura morta. L’argomento allude al rituale del pasto, alla sua preparazione o al suo avvenuto consumo. Solo in alcuni casi il soggetto confina con il tema simbolico della Vanitas. Negli antichi inventari opere di questo genere erano citate con il titolo più semplice che si possa immaginare, come ad esempio: tavole con il mangiar sopra.
L’ordinamento delle opere tiene conto il più possibile della suddivisione per scuole e aree geografiche (dalla Lombardia alla Spagna, dalla Roma caravaggesca ai Paesi Bassi), semplificando alcuni snodi apparentemente frammentati (come nel caso del percorso del Novecento) tramite la sola scansione diacronica.
Sono molte le opere rare e importanti eccezionalmente presenti, alcune mai prima d’ora esposte in pubblico. Oltre ai nomi celebri di Fede Galizia, Evaristo Baschenis, Giacomo Ceruti e Ennio Morlotti la mostra ospita un nucleo rilevante di dipinti eseguiti nella Roma caravaggesca, direttamente ispirati al magistero del grande lombardo; la testimonianza del Novecento è affidata ad alcuni dei principali protagonisti del tempo: da Piero Marussig a Fortunato Depero, da Arturo Tosi a Gino Severini, da Achille Funi a Giovanni Testori.
La volontà è di mettere in luce un collegamento – seppure indiretto – con il tema sacro trattato dall’Ultima Cena di Alessandro Allori (datata 1582), opera contemporaneamente esposta nel Palazzo del Credito Bergamasco a seguito del suo restauro.
La rassegna darà la possibilità di osservare come il genere della tavola imbandita si renda indipendente e autonomo proprio a partire dalla fine del Cinquecento, seguendo uno sviluppo articolato che lo porterà fino alle sperimentazioni novecentesche.
Il tema della tavola imbandita è un sottogenere della categoria della natura morta. L’argomento allude al rituale del pasto, alla sua preparazione o al suo avvenuto consumo. Solo in alcuni casi il soggetto confina con il tema simbolico della Vanitas. Negli antichi inventari opere di questo genere erano citate con il titolo più semplice che si possa immaginare, come ad esempio: tavole con il mangiar sopra.
L’ordinamento delle opere tiene conto il più possibile della suddivisione per scuole e aree geografiche (dalla Lombardia alla Spagna, dalla Roma caravaggesca ai Paesi Bassi), semplificando alcuni snodi apparentemente frammentati (come nel caso del percorso del Novecento) tramite la sola scansione diacronica.
Sono molte le opere rare e importanti eccezionalmente presenti, alcune mai prima d’ora esposte in pubblico. Oltre ai nomi celebri di Fede Galizia, Evaristo Baschenis, Giacomo Ceruti e Ennio Morlotti la mostra ospita un nucleo rilevante di dipinti eseguiti nella Roma caravaggesca, direttamente ispirati al magistero del grande lombardo; la testimonianza del Novecento è affidata ad alcuni dei principali protagonisti del tempo: da Piero Marussig a Fortunato Depero, da Arturo Tosi a Gino Severini, da Achille Funi a Giovanni Testori.
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