Adelaide Cioni. Drawings for myself
Dal 03 Febbraio 2024 al 23 Marzo 2024
Bologna
Luogo: Galleria P420
Indirizzo: Via Azzo Gardino 9
P420 è lieta di annunciare la seconda mostra personale in galleria dell’artista Adelaide Cioni (Bologna, 1976, vive e lavora tra Spoleto e Londra) con inaugurazione sabato 3 febbraio 2024 dalle 19 alle 23 e apertura al pubblico già da giovedì 1 febbraio in occasione di Arte Fiera.
“Un tempo ero assai nervoso. Eccomi su una nuova via: metto una mela sulla tavola. Poi entro nella mela. Che tranquillità!”
-- Henri Michaux
La mostra, che si sviluppa nelle due sale della galleria, presenta lavori inediti attraverso i quali l’artista bolognese ci accoglie e ci invita in un ambiente immersivo. Filo conduttore è una riflessione sull’approssimazione sia in senso fisico che concettuale. L’approssimarsi fisico – all’opera, a una persona, a un luogo – è un avvicinamento all’oggetto e alla sua comprensione, ma al tempo stesso il concetto di approssimazione rifugge la possibilità stessa della compiutezza, della perfezione. Scrive a questo proposito Andrea Cortellessa nel testo critico: “Da sempre Adelaide Cioni – prima traducendo testi letterari, poi ‘traducendo’ il mondo dei fenomeni in quello dei segni – riflette sull’approssimazione come elemento chiave del nostro essere nel linguaggio […] ‘Astrarre’ allora ci dà l’illusione di essere meno imprecisi”.
Nella prima sala svariate opere di forma, dimensione e tecniche diverse si confrontano con il tema del mare, dipanandosi lungo una linea continua che abbraccia l’ambiente. Soggetto sfuggente per eccellenza, i pittori non hanno mai smesso di provare a ritrarre il mare. In correlazione con il discorso visivo sviluppato dalle opere pittoriche, è presente un lavoro sonoro: Cioni legge il racconto “Pip alla deriva” di Rick Moody, da lei stessa tradotto nel 2004 per minimumfax. È la storia di Pip, personaggio di Moby Dick, il mozzo che cade a mare e viene lasciato in acqua per ore prima che il resto dell’equipaggio lo vada a ripescare. Quando lo tirano su, Pip ha perso il senno, l’orientamento, il senso del tempo, in un certo senso si è liquefatto ed è diventato lui stesso mare.
Ed è proprio Pip che ci accompagna nella seconda sala, dove Cioni realizza un’installazione site-specific composta da un grande telo in tessuto dipinto che avvolge completamente lo spazio. Si conferma qui un modo di lavorare con lo spazio che è trasformativo e immersivo, con cui l’artista aveva già iniziato a cimentarsi nella sua mostra personale a Mimosa House, Londra. È in questo spazio totalmente modificato che alle nuove forme selvagge e quasi mostruose dei fiori, si alternano oggetti quotidiani e lavori legati all’attuale ricerca dell’artista sulla ricorrenza dei motivi decorativi astratti, e sulla loro modulazione e propagazione nello spazio. Sono lavori che ampliano e portano il concetto di pittura al di fuori del suo canone classico. Scrive Cioni:
“Drawings for myself è il tentativo di creare un ambiente a tenuta stagna dove non entrino le pressioni del mondo esterno, una stanza che mi porto in giro e quando voglio ci entro dentro. Sono pensieri e domande che mi vado ponendo da un po’ di tempo a questa parte, immagini che ho voluto mettere fuori per poterle guardare e interrogare. Tra queste ci sono il mare, la traduzione, la voce, gli oggetti, il corpo, la geometria, lo spazio. È tutto abbastanza astratto. Ma tutto ha una forma fisica. Drawings for myself ha molto a che fare con il perdere tempo, con il non essere produttivi ma speculativi, con il piacere del pieno e della fisicità delle cose, ma anche con l’angoscia di non capire come si disegna il mare. O meglio di capire che è del tutto impossibile farlo, e che tutti quelli che ci hanno provato, anche i grandi maestri, anche Monet, anche Matisse, hanno solo abbozzato un’idea di mare, e nessuno è riuscito a ritrarlo davvero. Ho pensato quindi che il mare è quella cosa che puoi solo approssimare, come si può solo approssimare ciò che si vorrebbe dire”.
Adelaide Cioni ha studiato disegno a UCLA, Los Angeles, e si è diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma (2015). Fra le due cose si è laureata in storia contemporanea, ha conseguito un master in traduzione letteraria e per dieci anni ha tradotto letteratura americana (John Cheever, David Foster Wallace, Lydia Davis, fra gli altri). Nel 2012, terminata la traduzione dei diari di John Cheever, ha deciso di dedicarsi alla pratica artistica. Il suo lavoro si muove all’intersezione fra pittura, uso della stoffa e performance, e ruota sempre attorno al disegno.
“Un tempo ero assai nervoso. Eccomi su una nuova via: metto una mela sulla tavola. Poi entro nella mela. Che tranquillità!”
-- Henri Michaux
La mostra, che si sviluppa nelle due sale della galleria, presenta lavori inediti attraverso i quali l’artista bolognese ci accoglie e ci invita in un ambiente immersivo. Filo conduttore è una riflessione sull’approssimazione sia in senso fisico che concettuale. L’approssimarsi fisico – all’opera, a una persona, a un luogo – è un avvicinamento all’oggetto e alla sua comprensione, ma al tempo stesso il concetto di approssimazione rifugge la possibilità stessa della compiutezza, della perfezione. Scrive a questo proposito Andrea Cortellessa nel testo critico: “Da sempre Adelaide Cioni – prima traducendo testi letterari, poi ‘traducendo’ il mondo dei fenomeni in quello dei segni – riflette sull’approssimazione come elemento chiave del nostro essere nel linguaggio […] ‘Astrarre’ allora ci dà l’illusione di essere meno imprecisi”.
Nella prima sala svariate opere di forma, dimensione e tecniche diverse si confrontano con il tema del mare, dipanandosi lungo una linea continua che abbraccia l’ambiente. Soggetto sfuggente per eccellenza, i pittori non hanno mai smesso di provare a ritrarre il mare. In correlazione con il discorso visivo sviluppato dalle opere pittoriche, è presente un lavoro sonoro: Cioni legge il racconto “Pip alla deriva” di Rick Moody, da lei stessa tradotto nel 2004 per minimumfax. È la storia di Pip, personaggio di Moby Dick, il mozzo che cade a mare e viene lasciato in acqua per ore prima che il resto dell’equipaggio lo vada a ripescare. Quando lo tirano su, Pip ha perso il senno, l’orientamento, il senso del tempo, in un certo senso si è liquefatto ed è diventato lui stesso mare.
Ed è proprio Pip che ci accompagna nella seconda sala, dove Cioni realizza un’installazione site-specific composta da un grande telo in tessuto dipinto che avvolge completamente lo spazio. Si conferma qui un modo di lavorare con lo spazio che è trasformativo e immersivo, con cui l’artista aveva già iniziato a cimentarsi nella sua mostra personale a Mimosa House, Londra. È in questo spazio totalmente modificato che alle nuove forme selvagge e quasi mostruose dei fiori, si alternano oggetti quotidiani e lavori legati all’attuale ricerca dell’artista sulla ricorrenza dei motivi decorativi astratti, e sulla loro modulazione e propagazione nello spazio. Sono lavori che ampliano e portano il concetto di pittura al di fuori del suo canone classico. Scrive Cioni:
“Drawings for myself è il tentativo di creare un ambiente a tenuta stagna dove non entrino le pressioni del mondo esterno, una stanza che mi porto in giro e quando voglio ci entro dentro. Sono pensieri e domande che mi vado ponendo da un po’ di tempo a questa parte, immagini che ho voluto mettere fuori per poterle guardare e interrogare. Tra queste ci sono il mare, la traduzione, la voce, gli oggetti, il corpo, la geometria, lo spazio. È tutto abbastanza astratto. Ma tutto ha una forma fisica. Drawings for myself ha molto a che fare con il perdere tempo, con il non essere produttivi ma speculativi, con il piacere del pieno e della fisicità delle cose, ma anche con l’angoscia di non capire come si disegna il mare. O meglio di capire che è del tutto impossibile farlo, e che tutti quelli che ci hanno provato, anche i grandi maestri, anche Monet, anche Matisse, hanno solo abbozzato un’idea di mare, e nessuno è riuscito a ritrarlo davvero. Ho pensato quindi che il mare è quella cosa che puoi solo approssimare, come si può solo approssimare ciò che si vorrebbe dire”.
Adelaide Cioni ha studiato disegno a UCLA, Los Angeles, e si è diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma (2015). Fra le due cose si è laureata in storia contemporanea, ha conseguito un master in traduzione letteraria e per dieci anni ha tradotto letteratura americana (John Cheever, David Foster Wallace, Lydia Davis, fra gli altri). Nel 2012, terminata la traduzione dei diari di John Cheever, ha deciso di dedicarsi alla pratica artistica. Il suo lavoro si muove all’intersezione fra pittura, uso della stoffa e performance, e ruota sempre attorno al disegno.
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