Dayanita Singh. Museum of Machines
Dayanita Singh, Blue Book 9, Dalla serie "Blue Book", 2008 | Courtesy of the artist and Frith Street Gallery London, © Dayanita Singh
Dal 13 Ottobre 2016 al 08 Gennaio 2017
Bologna
Luogo: MAST Bologna
Indirizzo: Via Speranza 42
Orari: Martedì - Domenica 10-19
Curatori: Urs Stahel
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 647 4345
E-Mail info: staff@fondazionemast.org
Sito ufficiale: http://www.mast.org/
Inaugura oggi al MAST a Bologna - per la prima volta in Italia - un’esposizione personale di DAYANITA SINGH, una delle figure più rilevanti della fotografia contemporanea.
Nata a Delhi nel 1961, Dayanita Singh è una protagonista affermata della scena artistica internazionale e una delle rare fotografe indiane note in tutto il mondo, autrice di un’opera decisamente peculiare, che riflette una visione straordinariamente personale del suo paese pur esplorando temi che superano qualsiasi confine geografico.
![FOTO](http://www.arte.it/foto/orig/9e/57363-Dayanita_Singh_Museum_of_machines.jpg)
Negli ultimi cinque anni il suo lavoro è stato esposto presso l'Art Institute di Chicago, la Hayward Gallery di Londra, il Museum für Moderne Kunst di Francoforte sul Meno, il Kiran Nadar Museum of Art di New Delhi e la Fundación Mapfre di Madrid. Ha partecipato inoltre a due edizioni consecutive della Biennale di Venezia, nel 2011 e nel 2013.
L’artista ha elaborato una forma espositiva molto originale: attraverso una serie di arredi in legno - paraventi, carrelli, tavoli che riprendono il concetto di griglia modernista - costruisce ciò che lei stessa definisce “musei”: strutture mobili, portatili, modulabili, che permettono di conferire al suo lavoro una fisionomia mutevole e un significato sempre nuovo. In questi “musei”, attraverso un racconto per immagini privo di parole, Singh rielabora storia personale e storia collettiva, vita privata e vita pubblica, presenza e assenza, realtà e sogno, trasformandoli in un insieme frammentario ma pervaso da un profondo sentimento di umanità, dall’interesse e dal rispetto profondo per tutto ciò che la circonda: persone, ambienti sociali, oggetti, archivi, macchine.
La mostra, allestita nella Photo Gallery della Fondazione MAST e ideata dal suo curatore Urs Stahel, prende il nome dal "Museum of Machines", recente acquisizione della Collezione MAST. Il percorso espositivo propone circa 300 fotografie articolate in serie - oltre a "Museum of Machines", anche "Museum of Industrial Kitchen", "Office Museum", "Museum of Printing Machines", "Museum of Men" e "File Museum", e alcune altre opere - che raccontano il lavoro e la produzione, la vita, la sua gestione quotidiana e la sua archiviazione. Macchinari enormi che fumano ed esalano vapori, processi e metodi lavorativi, luoghi deputati all’esecuzione e all’organizzazione del lavoro, presentati in maniera quasi labirintica grazie a una forma espositiva molto articolata e originale, non si limitano a descrivere ambienti produttivi ma danno vita a scenari psichici in cui riconosciamo esperienze, dolore, speranze. Al livello 0 della Photo Gallery di MAST la mostra prosegue con "Archives e Factories", due proiezioni di altre immagini di Dayanita Singh dedicate rispettivamente agli archivi e alle fabbriche, e con l’installazione del "Museum of Chance".
Vedi anche:
• Lo sguardo intenso di Dayanita Singh incanta il pubblico del MAST
• FOTO: La poetica del frammento di Dayanita Singh
Nata a Delhi nel 1961, Dayanita Singh è una protagonista affermata della scena artistica internazionale e una delle rare fotografe indiane note in tutto il mondo, autrice di un’opera decisamente peculiare, che riflette una visione straordinariamente personale del suo paese pur esplorando temi che superano qualsiasi confine geografico.
![FOTO](http://www.arte.it/foto/orig/9e/57363-Dayanita_Singh_Museum_of_machines.jpg)
Negli ultimi cinque anni il suo lavoro è stato esposto presso l'Art Institute di Chicago, la Hayward Gallery di Londra, il Museum für Moderne Kunst di Francoforte sul Meno, il Kiran Nadar Museum of Art di New Delhi e la Fundación Mapfre di Madrid. Ha partecipato inoltre a due edizioni consecutive della Biennale di Venezia, nel 2011 e nel 2013.
L’artista ha elaborato una forma espositiva molto originale: attraverso una serie di arredi in legno - paraventi, carrelli, tavoli che riprendono il concetto di griglia modernista - costruisce ciò che lei stessa definisce “musei”: strutture mobili, portatili, modulabili, che permettono di conferire al suo lavoro una fisionomia mutevole e un significato sempre nuovo. In questi “musei”, attraverso un racconto per immagini privo di parole, Singh rielabora storia personale e storia collettiva, vita privata e vita pubblica, presenza e assenza, realtà e sogno, trasformandoli in un insieme frammentario ma pervaso da un profondo sentimento di umanità, dall’interesse e dal rispetto profondo per tutto ciò che la circonda: persone, ambienti sociali, oggetti, archivi, macchine.
La mostra, allestita nella Photo Gallery della Fondazione MAST e ideata dal suo curatore Urs Stahel, prende il nome dal "Museum of Machines", recente acquisizione della Collezione MAST. Il percorso espositivo propone circa 300 fotografie articolate in serie - oltre a "Museum of Machines", anche "Museum of Industrial Kitchen", "Office Museum", "Museum of Printing Machines", "Museum of Men" e "File Museum", e alcune altre opere - che raccontano il lavoro e la produzione, la vita, la sua gestione quotidiana e la sua archiviazione. Macchinari enormi che fumano ed esalano vapori, processi e metodi lavorativi, luoghi deputati all’esecuzione e all’organizzazione del lavoro, presentati in maniera quasi labirintica grazie a una forma espositiva molto articolata e originale, non si limitano a descrivere ambienti produttivi ma danno vita a scenari psichici in cui riconosciamo esperienze, dolore, speranze. Al livello 0 della Photo Gallery di MAST la mostra prosegue con "Archives e Factories", due proiezioni di altre immagini di Dayanita Singh dedicate rispettivamente agli archivi e alle fabbriche, e con l’installazione del "Museum of Chance".
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