Giulio Di Meo. Pig Iron. Il ferro dei porci

© Giulio Di Meo

 

Dal 08 Luglio 2015 al 01 Agosto 2015

Bologna

Luogo: Quadriportico Chiostro Ex Ospedale Roncati

Indirizzo: via S. Isaia 90

Enti promotori:

  • Associazione TerzoTropico
  • Arci Bologna
  • Azienda USL di Bologna
  • Festival Voci dal deserto

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 051 6230736 / 338 6394455

E-Mail info: terzotropico@gmail.com

Sito ufficiale: http://www.qrphotogallery.it


Inaugura mercoledì 8 luglio alle ore 18 la mostra del fotografo Giulio di Meo "Pig Iron. Il ferro dei porci", promossa da associazione TerzoTropico insieme ad Arci Bologna, Azienda USL di Bologna e Festival Voci dal deserto.
Pig Iron è una mostra sulle gravi ingiustizie sociali e ambientali commesse dalla multinazionale Vale negli stati brasiliani del Pará e del Maranhão, tra i più poveri del paese. 

La Vale è un colosso mondiale con un fatturato di 59 miliardi di dollari. Possiede miniere in Australia, Mozambico, Canada e Indonesia, industrie metallurgiche in Nord America ed Europa. Caposaldo della sua attività produttiva rimane, però, l’estrazione di ferro in Brasile, secondo produttore al mondo di questo minerale. Per trasportare il ferro dalle miniere del Pará al porto di São Luis nel Maranhão, Vale ha costruito una ferrovia di quasi 1000 km, lungo la quale ogni anno vengono trasportate più di 100 milioni di tonnellate di ferro destinate all’esportazione, una media di 300 mila tonnellate al giorno. Si tratta di circa 10 milioni di dollari che tutti i giorni vengono fatti annusare ai poveri senza che un centesimo finisca nelle loro tasche. Niente ospedali, niente scuole, niente miglioramento della qualità della vita. A loro vanno solo danni, sconquasso sociale e ambientale. 

Le foto della mostra raccontano la storia, il quotidiano di queste persone, per non lasciare l’ultima parola ad un’economia di sfruttamento. L’autore non ha cercato né il dramma né il dolore, ma la speranza, la resistenza e la comunità. Tre ricchezze che non si calcolano con i numeri e che la gente brasiliana non ha ancora perso, malgrado tutto. 

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