Jane et Serge. Une histoire de famille
Dal 30 Aprile 2014 al 14 Giugno 2014
Bologna
Luogo: ONO Arte Contemporanea
Indirizzo: via S. Margherita 10
Orari: mar-sab 10-13 / 15-21.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 262465
E-Mail info: vittoria@onoarte.com
Sito ufficiale: http://www.onoarte.com
ONO Arte Contemporanea presenta Jane et Serge: une histoire de famille viaggio fotografico all’interno delle vite di una delle coppie più chiacchierate ed emblematiche degli anni Settanta, Jane Birkin e Serge Gainsbourg, immortalati da Tony Frank, Xavier Martin, Claude Gassian e Yannick Ribeaut.
Il loro primo incontro è da far risalire al 1968 sul set del film Slogan: Jane rappresenta un tipo di bellezza opposta a quella cui era abituato Serge, che in quel momento stava intrattenendo una relazione con l’avvenente e procace Brigitte Bardot. La Birkin, giovane modella inglese dallo stile androgino caratterizzato da una magrezza adolescenziale, ricalcava invece i nuovi canoni estetici che stavano prendendo piede in Inghilterra, sulla falsariga di Twiggy o Jean Schrimpton. Look sbarazzino, grandi occhi da cerbiatta, innocenza atavica ne erano i tratti distintivi, tanto da farla scritturare come protagonista di quella pellicola, accanto a Serge: il regista, Pierre Grimblat, l’aveva già notata qualche anno prima in Blow Up, il capolavoro di Antonioni in cui Jane appariva in un nudo integrale. Grazie a lei, la Swinging London può sbarcare oltre la Manica e Jane ne assurge a paladina.
Il suo fascino, acerbo e innocente, fa breccia anche in Serge tanto che il passaggio dalla finzione alla realtà è breve: nonostante un primo approccio tutt’altro che promettente, l’inizio ufficiale della loro indissolubile liason è segnato, un anno dopo, dall’album a due voci Serge Gainsbourg/Jane Birkin, in cui “Je T’Aime, Moi Non Plus”, vero e proprio “oggetto di culto” che scala le classifiche di molti paesi e scandalizza per la sua sensualità spinta. Scritta per Brigitte Bardot dallo stesso Serge, l’interpretazione finale e più famosa spetta però a Jane, che da questo momento è da considerarsi musa indiscussa dell’artista francese, con cui per dodici intratterrà un sodalizio artistico oltre che sentimentale. Il loro capolavoro, Histoire de Melody Nelson è del 1971 e di quello stesso anno è anche la nascita di Charlotte, colei che anni più tardi si affermerà come una delle attrici più richieste del cinema contemporaneo, tanto da assurgere a musa di Lars Von Trier, con cui ben tre volte collabora, come nel controverso Nynphomaniac, appena uscito nelle sale.
In lei riecheggia lo stile androgino di Jane, così come anche la sua indipendenza: «Sin da bambina è stata enigma, mistero […]. Da suo padre ha preso l’orgoglio e la consapevolezza di valere, ma non di essere la migliore in tutto. Un talento che le permette di dare il meglio quando si sente di meritare un ruolo. Così è diventata un’attrice straordinaria», dichiara la Birkin. A più di vent’anni dalla scomparsa di uno degli ultimi dandy viventi, artista poliedrico e difficilmente classificabile se non per il suo stile bohèmienne, dal sapore cinico e provocatorio, gli scatti presenti in mostra, inediti per l’Italia, ripercorrono non solo la sua carriera ma anche i momenti più intimi di una famiglia tanto eclettica quanto prolifica ha saputo dare, attraverso l’arte, un contributo fondamentale a tutta la cultura contemporanea, dagli anni settanta ai giorni nostri.
Il loro primo incontro è da far risalire al 1968 sul set del film Slogan: Jane rappresenta un tipo di bellezza opposta a quella cui era abituato Serge, che in quel momento stava intrattenendo una relazione con l’avvenente e procace Brigitte Bardot. La Birkin, giovane modella inglese dallo stile androgino caratterizzato da una magrezza adolescenziale, ricalcava invece i nuovi canoni estetici che stavano prendendo piede in Inghilterra, sulla falsariga di Twiggy o Jean Schrimpton. Look sbarazzino, grandi occhi da cerbiatta, innocenza atavica ne erano i tratti distintivi, tanto da farla scritturare come protagonista di quella pellicola, accanto a Serge: il regista, Pierre Grimblat, l’aveva già notata qualche anno prima in Blow Up, il capolavoro di Antonioni in cui Jane appariva in un nudo integrale. Grazie a lei, la Swinging London può sbarcare oltre la Manica e Jane ne assurge a paladina.
Il suo fascino, acerbo e innocente, fa breccia anche in Serge tanto che il passaggio dalla finzione alla realtà è breve: nonostante un primo approccio tutt’altro che promettente, l’inizio ufficiale della loro indissolubile liason è segnato, un anno dopo, dall’album a due voci Serge Gainsbourg/Jane Birkin, in cui “Je T’Aime, Moi Non Plus”, vero e proprio “oggetto di culto” che scala le classifiche di molti paesi e scandalizza per la sua sensualità spinta. Scritta per Brigitte Bardot dallo stesso Serge, l’interpretazione finale e più famosa spetta però a Jane, che da questo momento è da considerarsi musa indiscussa dell’artista francese, con cui per dodici intratterrà un sodalizio artistico oltre che sentimentale. Il loro capolavoro, Histoire de Melody Nelson è del 1971 e di quello stesso anno è anche la nascita di Charlotte, colei che anni più tardi si affermerà come una delle attrici più richieste del cinema contemporaneo, tanto da assurgere a musa di Lars Von Trier, con cui ben tre volte collabora, come nel controverso Nynphomaniac, appena uscito nelle sale.
In lei riecheggia lo stile androgino di Jane, così come anche la sua indipendenza: «Sin da bambina è stata enigma, mistero […]. Da suo padre ha preso l’orgoglio e la consapevolezza di valere, ma non di essere la migliore in tutto. Un talento che le permette di dare il meglio quando si sente di meritare un ruolo. Così è diventata un’attrice straordinaria», dichiara la Birkin. A più di vent’anni dalla scomparsa di uno degli ultimi dandy viventi, artista poliedrico e difficilmente classificabile se non per il suo stile bohèmienne, dal sapore cinico e provocatorio, gli scatti presenti in mostra, inediti per l’Italia, ripercorrono non solo la sua carriera ma anche i momenti più intimi di una famiglia tanto eclettica quanto prolifica ha saputo dare, attraverso l’arte, un contributo fondamentale a tutta la cultura contemporanea, dagli anni settanta ai giorni nostri.
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