Lucio Saffaro. Le forme del pensiero
Dal 27 Febbraio 2014 al 27 Febbraio 2014
Bologna
Luogo: Museo della Storia - Palazzo Pepoli
Indirizzo: via Castiglione 8
Enti promotori:
- Fondazione Lucio Saffaro
Telefono per informazioni: +39 347 1120782
E-Mail info: emanuela.agnoli@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.fondazioneluciosaffaro.it
Lucio Saffaro (Trieste, 1929 – Bologna, 1998), pittore e matematico, si è laureato in Fisica all’Università di Bologna. Attratto dai segreti dei numeri e delle formule geometriche almeno quanto dalla loro rappresentazione visiva, è stato anche poeta, scrittore e musicologo.
Ci ha lasciato una imponente raccolta di opere letterarie, pensieri e trattati, editi ed inediti, la cui stesura ha occupato tutto il tempo della sua vita.
La sua figura, dagli anni Sessanta, si è affermata come una delle più originali e inconsuete della cultura italiana ed ha ricevuto ampi riconoscimenti in ciascuno dei campi in cui ha operato. Allo stesso tempo, l’uomo Lucio Saffaro, con il suo stile e la sua modestia, sembra aver fatto di tutto, nel corso della sua vita, per passare inosservato. Per questo merita oggi di essere conosciuto più da vicino.
L’anteprima del documentario, promosso dalla Fondazione Lucio Saffaro, sarà quindi un’occasione preziosa per avvicinarsi a questo artista, tanto affascinante quanto poliedrico.
All’interno del documentario – che andrà in onda nel mese di marzo su RAI STORIA e, successivamente, sulle reti generaliste RAI – oltre ad inediti filmati di famiglia, compaiono: Maddalena Arone di Bertolino, Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara.
L’ARTISTA
Lucio Saffaro, nato a Trieste nel 1929, si laurea in Fisica pura all’Università di Bologna, città nella quale ha vissuto, dal 1945, e dove è morto, nel 1998. Dopo una prima fase giovanile, in cui si dedica a tele informali (poi distrutte dallo stesso artista) ne segue un’altra, alquanto singolare, che si potrebbe definire “pseudo-metafisica”. Successivamente prevalgono le ricerche sulla determinazione di nuovi poliedri, che divengono anche oggetto di numerosi saggi e conferenze, tenute da Lucio Saffaro in Italia e all’estero. Tali ricerche verranno poi commentate da studiosi qualificati e più volte appariranno sull’Annuario dell’Enciclopedia della Scienza e della Tecnica di Mondadori, oltre che in riviste scientifiche.
Nel 1966 realizza le tavole del “Tractatus Logicus Prospecticus”. Attorno al 1985, con l’ausilio di potenti calcolatori e di alcuni ingegneri dell’ENEA di Bologna, Saffaro elabora la rappresentazione di poliedri di grado elevato e altri complessi studi.
Pubblica una cinquantina di opere letterarie, edite da Lerici, Scheiwiller, La Nuova Foglio, l’Almanacco dello Specchio
di Mondadori e dalle Edizioni di Paradoxos, da lui stesso ideate.
Nel 1986 pubblica a Parigi “Teoria dell’inseguimento”, con un saggio introduttivo di Paul Ricoeur.
Espone alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e in molte altre importanti rassegne in Italia e all’estero.
La prima mostra personale, presentata da Francesco Arcangeli, si tiene nel 1962 alla Galleria dell’Obelisco di Roma.
Ne seguiranno altre quaranta, allestite in qualificate gallerie private e pubbliche. Tra queste ultime, le antologiche al Museo
di Castelvecchio a Verona (1979), alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1986), al Museo Civico di Bassano del Grappa (1991).
Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private.
Tra i premi, si ricordano quelli ricevuti alla Biennale di San Paolo del Brasile (1969) e alle Biennali di grafica di Rijeka (1970) e Cracovia (1972).
La bibliografia su Saffaro è amplissima; tra gli altri hanno scritto di lui: Accame, Anceschi, Arcangeli, Argan, Barilli, Calvesi, Carandente, Caroli, Cerritelli, D’Amore, Emiliani, Emmer, Marchiori, Menna, Odifreddi, Quintavalle, Raimondi, Ramat, Ricoeur, Russoli, Tega, Zevi…
Nel 2000, a cura del Dipartimento di Matematica dell’Università di Bologna, è stata allestita, all’interno della Biblioteca Universitaria, un’esposizione con opere di Escher e Saffaro.
Del 2004 è la mostra antologica “Saffaro. Le forme del pensiero”, a cura di G. M. Accame – tenutasi al Museo di Palazzo Poggi dell’Università di Bologna, dove attualmente tutte le opere dell’artista sono conservate ma non esposte. Segue nel 2009 l’esposizione presso la Biblioteca dell’Accademia di Brera, a Milano, e, tra il 2011 e il 2012, a Villa Franceschi, Galleria d’Arte Moderna
e Contemporanea di Riccione, l’antologica “Lucio Saffaro. I luoghi segreti dell’essere e del tempo”, curata da Gisella Vismara.
IL REGISTA
Giosuè Boetto Cohen (Milano, 1961) è un giornalista, regista e conduttore televisivo italiano.
Ha iniziato a collaborare nel 1977 a “il Giornale” di Indro Montanelli, sotto la guida di Gastone Geron.
È entrato alla RAI nel 1987, come autore e conduttore di “Intorno a noi”. Da allora ha scritto, realizzato e condotto numerosi programmi culturali per il servizio pubblico. Tra i più recenti “La storia siamo noi”, “Dixit” e “Magazzini Einstein”.
La Mediateca per le scuole di “Mosaico” (RAI, 1997) resta uno dei progetti più interessanti e innovativi a cui ha dato il proprio contributo. Tra gli altri, si ricordano il programma “L’Italia tra le stelle”, il primo a riportare l’astronomia e la ricerca spaziale al grande pubblico, la maratona televisiva sui temi della Shoah, “Una giornata particolare”, “Cento anni di Fiat”, “Volava l’anno”.
Per musei e mostre internazionali, in collaborazione con il CINECA, ha realizzato allestimenti digitali, documentari, ricostruzioni
e cartoni animati 3D: “High Tech Pompei” (RAIDUE, 2000), “Big Bang” (2009), Nel 2011 ha scritto e diretto il documentario per l’inaugurazione del nuovo Museo dell’Automobile di Torino. Per CINECA ha scritto e diretto il primo cartone animato 3D pensato per un museo europeo. Il film, dal titolo “Apa alla scoperta di Bologna”, da gennaio 2012 viene proiettato nel teatro virtuale del Museo della Storia di Bologna e la produzione ha vinto il primo premio Unesco al Festival Internazionale del cinema di Montreal 2012, nella categoria mediometraggi per la cultura.
Dal 2003 al 2006 è stato responsabile comunicazione all’Accademia del Teatro alla Scala. Dal 2007 al 2009 è stato responsabile
dei progetti di comunicazione dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana).
Per Rizzoli ha scritto la prefazione al volume di Oriana Fallaci “Quel giorno sulla Luna” e “Intervista con Oriana”.
È opinionista del TG3 e del Corriere della Sera.
IL DOCUMENTARIO
Nell’estate del 2013, è cominciato il lavoro di scrittura e ricerca per il documentario di RAI Educational, “Lucio Saffaro. Le forme del pensiero”. Il tutto mosso da uno sforzo divulgativo e animato da uno sguardo che potesse inquadrare la storia affascinante di Lucio Saffaro non soltanto ad uso dei conoscitori dell’arte contemporanea, ma anche, e soprattutto, di un pubblico televisivo più ampio
ed eterogeneo.
Oltre al confronto con i narratori e gli amici – come Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara – la scoperta
di alcuni film di famiglia ha permesso di aggiungere ai numerosi contributi-interviste presenti nel documentario dei significativi momenti di introspezione.
LE ANIMAZIONI, a cura del CINECA
Lucio Saffaro stesso, prima di trasformare i poliedri in opere pittoriche, per meglio percepire le ombre, ne ricreò fisicamente alcuni.
Allo stesso modo, per comprendere meglio la natura delle complesse geometrie rappresentata da Saffaro, CINECA (Consorzio interuniversitario) ha ricreato in computer grafica una serie di opere. L’elaborazione tridimensionale dei poliedri, realizzata mediante il software open Blender, è stata utilizzata nella sigla e all’interno del documentario.
Si è posta particolare attenzione al contesto globale dell’opera, riproducendo il più fedelmente possibile il punto di vista,
i colori ed i giochi di luce utilizzati dall’artista nelle opere originali. I poliedri elaborati tridimensionalmente sono stati animati
ed inquadrati attraverso una camera virtuale per evocare la visione dell’artista
Ci ha lasciato una imponente raccolta di opere letterarie, pensieri e trattati, editi ed inediti, la cui stesura ha occupato tutto il tempo della sua vita.
La sua figura, dagli anni Sessanta, si è affermata come una delle più originali e inconsuete della cultura italiana ed ha ricevuto ampi riconoscimenti in ciascuno dei campi in cui ha operato. Allo stesso tempo, l’uomo Lucio Saffaro, con il suo stile e la sua modestia, sembra aver fatto di tutto, nel corso della sua vita, per passare inosservato. Per questo merita oggi di essere conosciuto più da vicino.
L’anteprima del documentario, promosso dalla Fondazione Lucio Saffaro, sarà quindi un’occasione preziosa per avvicinarsi a questo artista, tanto affascinante quanto poliedrico.
All’interno del documentario – che andrà in onda nel mese di marzo su RAI STORIA e, successivamente, sulle reti generaliste RAI – oltre ad inediti filmati di famiglia, compaiono: Maddalena Arone di Bertolino, Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara.
L’ARTISTA
Lucio Saffaro, nato a Trieste nel 1929, si laurea in Fisica pura all’Università di Bologna, città nella quale ha vissuto, dal 1945, e dove è morto, nel 1998. Dopo una prima fase giovanile, in cui si dedica a tele informali (poi distrutte dallo stesso artista) ne segue un’altra, alquanto singolare, che si potrebbe definire “pseudo-metafisica”. Successivamente prevalgono le ricerche sulla determinazione di nuovi poliedri, che divengono anche oggetto di numerosi saggi e conferenze, tenute da Lucio Saffaro in Italia e all’estero. Tali ricerche verranno poi commentate da studiosi qualificati e più volte appariranno sull’Annuario dell’Enciclopedia della Scienza e della Tecnica di Mondadori, oltre che in riviste scientifiche.
Nel 1966 realizza le tavole del “Tractatus Logicus Prospecticus”. Attorno al 1985, con l’ausilio di potenti calcolatori e di alcuni ingegneri dell’ENEA di Bologna, Saffaro elabora la rappresentazione di poliedri di grado elevato e altri complessi studi.
Pubblica una cinquantina di opere letterarie, edite da Lerici, Scheiwiller, La Nuova Foglio, l’Almanacco dello Specchio
di Mondadori e dalle Edizioni di Paradoxos, da lui stesso ideate.
Nel 1986 pubblica a Parigi “Teoria dell’inseguimento”, con un saggio introduttivo di Paul Ricoeur.
Espone alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma e in molte altre importanti rassegne in Italia e all’estero.
La prima mostra personale, presentata da Francesco Arcangeli, si tiene nel 1962 alla Galleria dell’Obelisco di Roma.
Ne seguiranno altre quaranta, allestite in qualificate gallerie private e pubbliche. Tra queste ultime, le antologiche al Museo
di Castelvecchio a Verona (1979), alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna (1986), al Museo Civico di Bassano del Grappa (1991).
Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private.
Tra i premi, si ricordano quelli ricevuti alla Biennale di San Paolo del Brasile (1969) e alle Biennali di grafica di Rijeka (1970) e Cracovia (1972).
La bibliografia su Saffaro è amplissima; tra gli altri hanno scritto di lui: Accame, Anceschi, Arcangeli, Argan, Barilli, Calvesi, Carandente, Caroli, Cerritelli, D’Amore, Emiliani, Emmer, Marchiori, Menna, Odifreddi, Quintavalle, Raimondi, Ramat, Ricoeur, Russoli, Tega, Zevi…
Nel 2000, a cura del Dipartimento di Matematica dell’Università di Bologna, è stata allestita, all’interno della Biblioteca Universitaria, un’esposizione con opere di Escher e Saffaro.
Del 2004 è la mostra antologica “Saffaro. Le forme del pensiero”, a cura di G. M. Accame – tenutasi al Museo di Palazzo Poggi dell’Università di Bologna, dove attualmente tutte le opere dell’artista sono conservate ma non esposte. Segue nel 2009 l’esposizione presso la Biblioteca dell’Accademia di Brera, a Milano, e, tra il 2011 e il 2012, a Villa Franceschi, Galleria d’Arte Moderna
e Contemporanea di Riccione, l’antologica “Lucio Saffaro. I luoghi segreti dell’essere e del tempo”, curata da Gisella Vismara.
IL REGISTA
Giosuè Boetto Cohen (Milano, 1961) è un giornalista, regista e conduttore televisivo italiano.
Ha iniziato a collaborare nel 1977 a “il Giornale” di Indro Montanelli, sotto la guida di Gastone Geron.
È entrato alla RAI nel 1987, come autore e conduttore di “Intorno a noi”. Da allora ha scritto, realizzato e condotto numerosi programmi culturali per il servizio pubblico. Tra i più recenti “La storia siamo noi”, “Dixit” e “Magazzini Einstein”.
La Mediateca per le scuole di “Mosaico” (RAI, 1997) resta uno dei progetti più interessanti e innovativi a cui ha dato il proprio contributo. Tra gli altri, si ricordano il programma “L’Italia tra le stelle”, il primo a riportare l’astronomia e la ricerca spaziale al grande pubblico, la maratona televisiva sui temi della Shoah, “Una giornata particolare”, “Cento anni di Fiat”, “Volava l’anno”.
Per musei e mostre internazionali, in collaborazione con il CINECA, ha realizzato allestimenti digitali, documentari, ricostruzioni
e cartoni animati 3D: “High Tech Pompei” (RAIDUE, 2000), “Big Bang” (2009), Nel 2011 ha scritto e diretto il documentario per l’inaugurazione del nuovo Museo dell’Automobile di Torino. Per CINECA ha scritto e diretto il primo cartone animato 3D pensato per un museo europeo. Il film, dal titolo “Apa alla scoperta di Bologna”, da gennaio 2012 viene proiettato nel teatro virtuale del Museo della Storia di Bologna e la produzione ha vinto il primo premio Unesco al Festival Internazionale del cinema di Montreal 2012, nella categoria mediometraggi per la cultura.
Dal 2003 al 2006 è stato responsabile comunicazione all’Accademia del Teatro alla Scala. Dal 2007 al 2009 è stato responsabile
dei progetti di comunicazione dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana).
Per Rizzoli ha scritto la prefazione al volume di Oriana Fallaci “Quel giorno sulla Luna” e “Intervista con Oriana”.
È opinionista del TG3 e del Corriere della Sera.
IL DOCUMENTARIO
Nell’estate del 2013, è cominciato il lavoro di scrittura e ricerca per il documentario di RAI Educational, “Lucio Saffaro. Le forme del pensiero”. Il tutto mosso da uno sforzo divulgativo e animato da uno sguardo che potesse inquadrare la storia affascinante di Lucio Saffaro non soltanto ad uso dei conoscitori dell’arte contemporanea, ma anche, e soprattutto, di un pubblico televisivo più ampio
ed eterogeneo.
Oltre al confronto con i narratori e gli amici – come Maurizio Calvesi, Flavio Caroli, Federico Carpi, Claudio Cerritelli, Bruno D’Amore, Michele Emmer, Piergiorgio Odifreddi, Riccardo Sanchini, Luigi Ferdinando Tagliavini, Walter Tega e Gisella Vismara – la scoperta
di alcuni film di famiglia ha permesso di aggiungere ai numerosi contributi-interviste presenti nel documentario dei significativi momenti di introspezione.
LE ANIMAZIONI, a cura del CINECA
Lucio Saffaro stesso, prima di trasformare i poliedri in opere pittoriche, per meglio percepire le ombre, ne ricreò fisicamente alcuni.
Allo stesso modo, per comprendere meglio la natura delle complesse geometrie rappresentata da Saffaro, CINECA (Consorzio interuniversitario) ha ricreato in computer grafica una serie di opere. L’elaborazione tridimensionale dei poliedri, realizzata mediante il software open Blender, è stata utilizzata nella sigla e all’interno del documentario.
Si è posta particolare attenzione al contesto globale dell’opera, riproducendo il più fedelmente possibile il punto di vista,
i colori ed i giochi di luce utilizzati dall’artista nelle opere originali. I poliedri elaborati tridimensionalmente sono stati animati
ed inquadrati attraverso una camera virtuale per evocare la visione dell’artista
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