Marcello Mondazzi. Via Crucis
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Marcello Mondazzi. Via Crucis, Raccolta Lercaro, Bologna
Dal 11 Marzo 2015 al 12 Aprile 2015
Bologna
Luogo: Raccolta Lercaro
Indirizzo: via Riva di Reno 57
Orari: giovedì e venerdì 10-13; sabato e domenica 11-18.30
Curatori: Andrea Dall’Asta SJ, Nicoletta Cardano
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 051 6566210
E-Mail info: segreteria@raccoltalercaro.it
Sito ufficiale: http://www.fondazionelercaro.it
La Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro è lieta di presentare la mostra Marcello Mondazzi. Via Crucis, a cura di Andrea dall’Asta e Nicoletta Cardano.
Le stazioni della Via Crucis, realizzate dall'artista Marcello Mondazzi, si inseriscono in modo originale nel panorama dell’arte liturgica italiana non solo per l’attenzione alla riflessione biblico-teologica, ma per le modalità con cui la ricerca estetica è stata condotta in relazione al simbolismo di ogni immagine.
Grande attenzione è data all’uso dei materiali: le potenzialità espressive dell'intero ciclo, infatti, risiedono nell'effetto della materia plastica – metacrilato – trasformata attraverso l’impiego di oli, petroli e fuoco. La materia, attraverso la combustione e la corrosione del fuoco, diventa lei stessa metafora di un mondo che compie una conversione, un passaggio, come se partecipasse a una passione, a un dolore.
La luce occupa un ruolo fondamentale. La Via Crucis sembra infatti “scritta” con una luce che, attraversando la corrosione della materia, trasforma le superfici opache in luoghi di silenzi, in forme che chiedono riscatto e liberazione.
Particolarmente articolata è l’analisi delle singole stazioni, da interpretarsi come appunti, lacerti di quel viaggio che Cristo compì alle porte di Gerusalemme, su una collina chiamata Golgota. L'intento non è semplicemente illustrativo o didascalico. Tutto è suggerito per frammenti, dettagli, come se le narrazioni dovessero essere ricostruite di volta in volta dal fedele.
Tutto è mostrato con profonda discrezione e anche i volti compaiono raramente. Quando questo accade, si tratta per lo più di autoritratti dell’artista: identificandosi nei diversi personaggi, l’autore sembra così farsi lui stesso protagonista di una Via Crucis intima, personale, da rivivere sulla propria pelle.
La via dolorosa traccia un cammino di speranza. Nelle diverse tavole, Cristo, seppur raffigurato attraverso particolari, appare infatti rappresentato nella sua bellezza, anche nei momenti di maggior dolore: nel Cristo della Passione, così, possiamo già riconoscere il Cristo della Gloria. È questo un invito rivolto a ciascun uomo perché possa vivere con fiducia nel Dio della vita, anche nelle situazioni più drammatiche e oscure.
Le stazioni della Via Crucis, realizzate dall'artista Marcello Mondazzi, si inseriscono in modo originale nel panorama dell’arte liturgica italiana non solo per l’attenzione alla riflessione biblico-teologica, ma per le modalità con cui la ricerca estetica è stata condotta in relazione al simbolismo di ogni immagine.
Grande attenzione è data all’uso dei materiali: le potenzialità espressive dell'intero ciclo, infatti, risiedono nell'effetto della materia plastica – metacrilato – trasformata attraverso l’impiego di oli, petroli e fuoco. La materia, attraverso la combustione e la corrosione del fuoco, diventa lei stessa metafora di un mondo che compie una conversione, un passaggio, come se partecipasse a una passione, a un dolore.
La luce occupa un ruolo fondamentale. La Via Crucis sembra infatti “scritta” con una luce che, attraversando la corrosione della materia, trasforma le superfici opache in luoghi di silenzi, in forme che chiedono riscatto e liberazione.
Particolarmente articolata è l’analisi delle singole stazioni, da interpretarsi come appunti, lacerti di quel viaggio che Cristo compì alle porte di Gerusalemme, su una collina chiamata Golgota. L'intento non è semplicemente illustrativo o didascalico. Tutto è suggerito per frammenti, dettagli, come se le narrazioni dovessero essere ricostruite di volta in volta dal fedele.
Tutto è mostrato con profonda discrezione e anche i volti compaiono raramente. Quando questo accade, si tratta per lo più di autoritratti dell’artista: identificandosi nei diversi personaggi, l’autore sembra così farsi lui stesso protagonista di una Via Crucis intima, personale, da rivivere sulla propria pelle.
La via dolorosa traccia un cammino di speranza. Nelle diverse tavole, Cristo, seppur raffigurato attraverso particolari, appare infatti rappresentato nella sua bellezza, anche nei momenti di maggior dolore: nel Cristo della Passione, così, possiamo già riconoscere il Cristo della Gloria. È questo un invito rivolto a ciascun uomo perché possa vivere con fiducia nel Dio della vita, anche nelle situazioni più drammatiche e oscure.
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