Patrick Tuttofuoco. Abbandona gli occhi

Patrick Tuttofuoco, Elevatio Corupus, 2021, neon e struttura in acciaio, Ghizzano, Pisa. Foto Andrea Testi. Courtesy l'artista e Federica Schiavo Gallery

 

Dal 30 Gennaio 2024 al 18 Febbraio 2024

Bologna

Luogo: Banca di Bologna | Palazzo De' Toschi

Indirizzo: Piazza Minghetti 4/D

Orari: sabato e domenica ore 11 – 21 Orari durante ART CITY Bologna 2024 31 gennaio, 1 febbraio 10 – 20 2, 4 febbraio 10 – 21 3 febbraio 10 – 24

Curatori: Davide Ferri

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 051 6571111

E-Mail info: contemporary.bancadibologna.it


In occasione di ART CITY Bologna 2024 e della 50ma edizione di Arte Fiera, la Sala Convegni Banca di Bologna di Palazzo De’ Toschi ospita Abbandona gli occhi, un progetto speciale di Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974), uno degli artisti italiani più noti e apprezzati della sua generazione.
 
La mostra, a cura di Davide Ferri e parte del programma istituzionale di ART CITY Bologna, aprirà al pubblico martedì 30 gennaio e proseguirà fino a domenica 18 febbraio esponendo una serie di nuove produzioni e due lavori recentidell'artista.
 
Abbandona gli occhi presenta forme e modalità emblematiche della pratica di Tuttofuoco fin dagli esordi: l’utilizzo di materiali industriali e sintetici come il neon, il ferro e la plastica; l’inclinazione a coinvolgere lo spettatore ad abitare la mostra, più che a porsi come osservatore distaccato. Al contempo il progetto sviluppa aspetti che fanno parte del lavoro recente dell’artista: l’attenzione al medium scultura, realizzata con materiali industriali/sintetici come il metacrilato e classici come il marmo; l’inclinazione a tradurre la forma in figura, che in Abbandona gli occhi ripete, in punti diversi dello spazio, la figura del corpo.
 
Le opere di Tuttofuoco danno forma a un tema che da qualche anno a questa parte percorre il lavoro dell’artista, quello della trascendenza, di uno stato di semi-coscienza e di abbandono capace di liberare suggestioni e punti di vista inediti da cui guardare alla quotidianità e al presente. La mostra ripete dunque, variandola in punti differenti dello spazio di Palazzo De’ Toschi, la figura di un corpo molle (quasi un “corpo senza organi”, verrebbe da dire citando Gilles Deleuze) che, in modi diversi, ricorre nella storia della scultura: come corpo accasciato o disteso, corpo senza testa, in un nuovo lavoro di scultura in marmo, che diventa baricentro energetico della mostra, e in un grande lavoro al neon, Drop the body, che fa idealmente da fondale a tutta l’esposizione. E come volto di dormiente, volto senza corpo, in due lavori al neon realizzati per l’occasione, che rivolgono due lati allo spettatore: da una parte il volto, una testa senza corpo e con gli occhi chiusi; dall’altra la parola, con frasi che racchiudono pensieri che il riverbero luminoso trasforma in ‘significanti’.
 
Il titolo, Abbandona gli occhi, funziona dunque come un’indicazione allo spettatore ad abitare il campo energetico tracciato dalle opere, più che a guardarle. Un invito che sembra rivolgergli anche il primo dei lavori esposti, Surrender the eyes, in cui un paio di mani che porgono due piccoli globi che sono un chiaro richiamo agli occhi, agli occhi separati dal volto, agli occhi inattivi, privati e liberati della loro funzione primaria e che al contempo si fanno corpo, come nei dipinti che raffigurano Santa Lucia.
La mostra, inoltre, si sviluppa anche nella sala piccola di Palazzo De’ Toschi, dove viene esposto un altro lavoro di scultura, No space, no time (2019): realizzato in metacrilato, raffigura due corpi, quelli di una madre e un figlio stretti in un abbraccio nel sonno, uniti in un contatto che riformula iconografie classiche come quelle della Pietà, e rilancia nuovamente l’immagine dell’abbandono al centro del progetto.
 
Banca di Bologna, partner della mostra, conferma il suo sostegno nei confronti dell’arte contemporanea continuando il percorso di progetti espositivi di ampio respiro, italiani e internazionali, iniziato nel 2016 con Simone Menegoi (LA CAMERA, Sulla materialità della fotografia, 2016; Peter Buggenhout, 2017; Erin Shireff, 2018; Geer Goiris, 2019) e proseguito con Davide Ferri, curatore della collettiva di pittura internazionale Le realtà ordinarie (2020) e delle personali di Italo Zuffi (2022), Bettina Buck (2023) e Patrick Tuttofuoco (2024).
 
Patrick Tuttofuoco è un artista visivo, docente presso la facoltà di Arti Visive e Studi Curatoriali alla NABA di Milano. La sua pratica, che mescola Modernismo e Pop, è concepita come un dialogo tra l’individuo e la sua capacità di trasformare l’ambiente in cui abita, esplorando le nozioni di comunità e di integrazione sociale. L’artista spinge la figurazione verso l’astrazione utilizzando l’uomo come paradigma dell’esistenza, come matrice e unità di misura della realtà. Da questo processo cognitivo e interpretativo si generano infinite versioni dell’essere umano e del contesto della sua esistenza, che si traducono in forme capaci di animare le sculture.
 
Tra le principali mostre personali: Tutto Infinito, OGR, Torino (2017); Welcome, Hangar Bicocca, Milano (2015); Focus On His Eyes, Istituto Italiano di Cultura di Madrid, in collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2013); Patrick Tuttofuoco. Those Ghosts (con John Kleckner), Peres Project, Berlino (2011); Mirror and Windows, Pilar Corrias, Londra (2009); Revolving Landscape, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2006); Chindia, Haunch of Venison, Londra (2006).
 
Tra le collettive: Fuori Tutto, Collezione MAXXI, Roma (2023); REAL ITALY, MAXXI, Roma (2020); La strada. Dove il mondo si crea, MAXXI, Roma (2018); Buoni come il pane, Triennale, Milano (2018); Io sono qui!, MACRO, Roma (2017); Super Superstudio, PAC, Milano (2015); La Grande Magia, MAMbo, Bologna (2013); Fuoriclasse, GAM, Milano (2012); Plus Ultra. Works from the Sandretto Re Rebaudengo’s Collection, MACRO, Roma (2010); La scultura italiana del XXI secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2010); Sindrome Italiana, Magasin, Grenoble (2010); Il Museo Privato, GAMeC, Bergamo (2010); Languages and Experimentations, MART, Rovereto (2010); Quali cose siamo, III Triennale Design Museum, Milano (2010); 21 x 21. 21 artisti per il 21° secolo, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2010); Ibrido. Genetica delle forme d’arte, PAC, Milano (2010); X Biennale L’Avana (2009); Italics, Palazzo Grassi, Venezia (2008); Tarantula, Fondazione Nicola Trussardi, Milano (2008); Tales of Time and Space, Folkestone Triennial, Kent, CT (2008); Focus on contemporary italian art, MAMbo, Bologna (2008); Il futuro del futurismo, GAMeC, Bergamo (2007); Space for your future, Museum of contemporary art, Tokyo (2007); Luce di Pietra, Villa Medici, Roma (2007); Apocalittici e integrati, MAXXI, Roma (2007); Ou? Scènes du sud: Espagne, Italie, Portugal, Musée d’art contemporain de Nîmes (2007); Camera con vista, Palazzo Reale, Milano (2007); On Mobility, De Appel Foundation, Amsterdam (2006); HyperDesign, Shanghai Biennale (2006); Bidibidobidiboo, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino / Guarene d’Alba (2005); La Scultura Italiana del XX Secolo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (2005); The Encounters in the 21st Century, 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa (2004); Spazi Atti/Fitting Spaces, PAC, Milano (2004); Paradiso e Inferno, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2004); Manifesta 5, San Sebastian (2004); 50ma Biennale di Venezia (2003); Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2002); Nuovo Spazio Italiano, MART, Trento e Rovereto (2002); Boom, Manifattura Tabacchi, Firenze (2001); Le Rire d’Echo, Centre d’Art Contemporain, Ginevra (2001); Quadriennal of Contemporary Art, SMAK, Gent (2001); Fuori Uso, Pescara (2000); Casa Masaccio, Arezzo (1999).
 
Inaugurazione 30 gennaio ore 18 – 22
 

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