PetriPaselli. Quando il nonno pescava

PetriPaselli. Quando il nonno pescava, Adiacenze, Bologna
Dal 24 Gennaio 2014 al 08 Marzo 2014
Bologna
Luogo: Adiacenze
Indirizzo: piazza San Martino 4f
Orari: da martedì a sabato 16-20
Curatori: Silvia Petronici
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@adiacenze.it
Sito ufficiale: http://www.adiacenze.it
Venerdì 24 gennaio 2014 alle ore 19 Adiacenze inaugura la personale del collettivo PetriPaselli “Quando il nonno pescava” a cura di Silvia Petronici.
La ricerca per questa mostra è iniziata da una considerazione sull’acqua a partire da un’analisi dello spazio fisico e storico della galleria nel cui piano sotterraneo, in passato, si trovava il pozzo.
All’interno delle sale di Adiacenze si snoda un percorso segnato da oggetti che provengono dalle biografie dei due artisti, dai ricordi d’infanzia e dai legami familiari, da rinvenimenti del tutto casuali e da studi iconografici orientati dall’accostamento naturale/artificiale, da immagini e vasche con elementi naturali e artificiali.
L’accumulo e la reiterazione si alternano al carattere ostensivo dei singoli elementi chiave collocati nello spazio. L’ironia bilancia la trasparenza degli oggetti, ciò che sembra essere evidente si complica, acquisisce spessore oltre il primo livello di lettura.
Partendo dal presupposto più volte indagato dai filosofi dell’arte che l’imitazione non è un criterio di realismo e che ogni e qualsiasi riproduzione è anche un’interpretazione, PetriPaselli creano in questa mostra un percorso di riflessione sul rapporto più o meno olistico o dicotomico e nevrotico dei due termini Natura/Cultura, concentrandosi sul mondo acquatico e sulla sua riproduzione ed evocazione plastica.
L’acqua, intesa come elemento naturale e punto di origine di questa riflessione, è il cuore semantico di un universo simbolico variamente declinato sui temi del mare, della pesca e in generale del rapporto dell’uomo con la natura. Di quest’ultimo sembra che gli artisti vogliano mostrare il dato della distanza, come se tale rapporto fosse stato in un qualche momento del tempo passato, un rapporto diretto o più diretto ma che di esso possano restare, ora, solo tracce indirette, reperti e segni di un sistema di filtraggio e dilazione del contatto.
Tutta l’installazione, dalle sale del piano superiore fino agli spazi sotterranei della galleria, è uno studio di questa distanza, dell’elemento naturale e vitale, archetipico e primordiale, originario e misterioso e di ciò che di esso resta nel nostro sistema simbolico. Gli oggetti sono i segni di questo linguaggio che ricorda la natura, la comprende o forse semplicemente la trasforma in qualcosa di comprensibile.
La ricerca per questa mostra è iniziata da una considerazione sull’acqua a partire da un’analisi dello spazio fisico e storico della galleria nel cui piano sotterraneo, in passato, si trovava il pozzo.
All’interno delle sale di Adiacenze si snoda un percorso segnato da oggetti che provengono dalle biografie dei due artisti, dai ricordi d’infanzia e dai legami familiari, da rinvenimenti del tutto casuali e da studi iconografici orientati dall’accostamento naturale/artificiale, da immagini e vasche con elementi naturali e artificiali.
L’accumulo e la reiterazione si alternano al carattere ostensivo dei singoli elementi chiave collocati nello spazio. L’ironia bilancia la trasparenza degli oggetti, ciò che sembra essere evidente si complica, acquisisce spessore oltre il primo livello di lettura.
Partendo dal presupposto più volte indagato dai filosofi dell’arte che l’imitazione non è un criterio di realismo e che ogni e qualsiasi riproduzione è anche un’interpretazione, PetriPaselli creano in questa mostra un percorso di riflessione sul rapporto più o meno olistico o dicotomico e nevrotico dei due termini Natura/Cultura, concentrandosi sul mondo acquatico e sulla sua riproduzione ed evocazione plastica.
L’acqua, intesa come elemento naturale e punto di origine di questa riflessione, è il cuore semantico di un universo simbolico variamente declinato sui temi del mare, della pesca e in generale del rapporto dell’uomo con la natura. Di quest’ultimo sembra che gli artisti vogliano mostrare il dato della distanza, come se tale rapporto fosse stato in un qualche momento del tempo passato, un rapporto diretto o più diretto ma che di esso possano restare, ora, solo tracce indirette, reperti e segni di un sistema di filtraggio e dilazione del contatto.
Tutta l’installazione, dalle sale del piano superiore fino agli spazi sotterranei della galleria, è uno studio di questa distanza, dell’elemento naturale e vitale, archetipico e primordiale, originario e misterioso e di ciò che di esso resta nel nostro sistema simbolico. Gli oggetti sono i segni di questo linguaggio che ricorda la natura, la comprende o forse semplicemente la trasforma in qualcosa di comprensibile.
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