Presepi dalla collezione Forlai

Plastificatore bolognese, Due pastori, 1790. Terracotta policroma, cm. 33x19. Forlì, Collezione Forlai

 

Dal 5 December 2025 al 11 January 2026

Bologna

Luogo: Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini

Indirizzo: Strada Maggiore 44

Orari: Martedì, mercoledì, giovedì 10.00 - 15.00 Venerdì 14.00 - 18.00 Sabato, domenica, festivi 10.00 - 18.30 Chiuso lunedì non festivi 8 dicembre (Immacolata Concezione) 10.00 - 19.00 24 dicembre (Vigilia di Natale) 10.00 - 14.00 25 dicembre (Natale) chiuso 26 dicembre (Santo Stefano) 10.00 - 19.00 31 dicembre (San Silvestro) 10.00 - 14.00 1 gennaio (Capodanno) chiuso 6 gennaio (Epifania) 10.00 - 19.00

Curatori: Antonella Mampieri

Enti promotori:

  • Comune di Bologna | Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d'Arte Antica
  • In collaborazione con Centro Studi per la Cultura Popolare

Costo del biglietto: Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 051 236708

E-Mail info: museiarteantica@comune.bologna.it

Sito ufficiale: http://www.museibologna.it/daviabargellini


Come ogni anno, si rinnova al Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini l’evento espositivo dedicato al tema del presepe, uno degli appuntamenti più attesi e amati dalla cittadinanza bolognese per vivere l’atmosfera natalizia tra arte, tradizione e spiritualità.

Nell'ambito di Festivamente, il cartellone di iniziative culturali promosso e coordinato dal Comune di Bologna in occasione delle festività, dal 6 dicembre 2025 all’11 gennaio 2026 i Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici presentano la mostra Presepi dalla collezione Forlai, a cura di Antonella Mampieri, visitabile con ingresso gratuito.
L’inaugurazione si svolge venerdì 5 dicembre 2025 alle ore 17.00.

Come di consueto, l’esposizione è realizzata in collaborazione con il Centro Studi per la Cultura Popolare, associazione culturale di studio e ricerca storica diretta da Fernando e Gioia Lanzi, che ha come oggetto di interesse tutte le espressioni del rapporto col sacro nella fede cristiana e da anni conduce un’assidua attività per la diffusione della conoscenza delle peculiarità artistiche e simboliche del presepe bolognese.

L’iniziativa si inserisce nel ciclo di mostre annuali che pone a confronto il ricco nucleo di statuette da presepe modellate in terracotta policroma dei secoli XVIII-XIX appartenente alla collezione permanente del Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, la più significativa conservata a Bologna sia per numero di pezzi che per pregio artistico, con scuole presepiali di aree regionali diverse, a documentare la straordinaria diffusione di questo specifico tipo di produzione artistica in Italia.

La mostra di quest’anno è dedicata alla collezione di Edgardo Forlai, architetto di origine bolognese ma da lungo tempo forlivese di adozione, di cui viene presentata una selezione di 16 figure riferibili agli ambiti bolognese, modenese e centro-meridionale, databili dalla fine del XVIII agli inizi del XIX secolo.

Appassionato di tradizioni popolari emiliane, prima di collezionare statuette da presepe Forlai ha creato una cospicua raccolta di burattini, marionette, teatrini, baracche, fondali, libri e altri materiali cartacei, cronologicamente collocabili fra Ottocento e Novecento e molti dei quali di produzione emiliano-romagnola, donata nel 2003 al Comune di Forlì.
Non è un caso, dato che entrambi i generi, il presepe e il teatro dei burattini, hanno in comune la povertà dei materiali, la vivacità dei colori e la presenza ricorrente degli stessi personaggi, combinati ogni volta in modo differente a comporre una storia che evolve e si conclude con un lieto fine.

Ma è il presepe bolognese ed emiliano la vera passione di Edgardo Forlai, che non disdegna comunque anche creazioni provenienti da Napoli, dalla Toscana e dall’Italia centrale. Ne ama la materia fragile, spesso povera, dalla robusta terracotta alla cartapesta, dal gesso poroso alla lucida cera. Ne ama i colori vivaci e il fulgore delle stoffe, ma anche l’umile tradizione, la bellezza modesta, la capacità di inventare sempre nuove composizioni pur mantenendosi entro uno schema collaudato.

Il presepe bolognese è una favola popolare in cui ricorrono gli stessi personaggi: il Dormiglione, assopito dopo aver forse bevuto troppo, la Meraviglia che spalanca le braccia (e la bocca) ad esprimere il suo stupore. L’Adorazione è pronta a levarsi il cappello portandolo al petto mentre la Tradizione ha con sé un bambino a cui trasmettere la fede che passa da una generazione all’altra, spesso dai nonni ai nipoti.
Non sono eleganti le statuine tradizionali del presepe bolognese, ma è proprio in questi rozzi pastori, nelle lavandaie chine sul mastello, nelle vecchie col gozzo o nei contadini goffi e malvestiti che si può riconoscere la voce più vera di un popolo trasformato dalla forza della fede che ne accompagna il cammino e che lo fa forse più vero e più bello di quello dei Magi eleganti, con i loro impeccabili caudatari e scintillanti palafrenieri.

L’esposizione al pubblico della collezione Forlai offre a studiosi e appassionati l’opportunità di conoscere nuovi esemplari significativi, come la coppia di Pastori che reca incisa sulla base una data, 1790, uno dei pochi ancoraggi cronologici finora disponibili per la datazione di questi gruppi quasi sempre anonimi e tradizionali, e la Tradizione, una contadina con il suo bambino, opere certe di plasticatori bolognesi di talento.
Gli esempi esposti, per la maggior parte bolognesi ed emiliani, in alcuni casi derivano da prototipi illustri in esposizione permanente nel museo, con cui vengono posti in dialogo a esemplificare l’ideale vicenda di continuità e evoluzione degli stampi da presepe. È il caso del San Giuseppe col bastone, della Madonna col Bambino, del Pastore inginocchiato e del Dormiglione.

Forse modenese - e potrebbe essere uno dei primi esempi di studio - è invece il presepe in terracotta policroma che alla scena della Natività accosta un bel gruppo composto da Re Magio e caudatario e una simpatica coppia agreste, un Contadino con il suo asino.

Altri esemplari esposti permettono di seguire la fortuna di modelli inventati da un artista o da un plasticatore di livello, come Filippo Scandellari (Bologna, 1717 - ivi, 1801) o Pietro Righi (Bologna, 1772 - 1839), divenuti seriali grazie all’utilizzo degli stampi e ripetuti con poche varianti per più di un secolo. 

La prima sezione della mostra, allestita nella Sala 2, è incentrata sulla serialità nella produzione delle statuette da presepe bolognesi. Grazie all’accostamento di esemplari simili, ma realizzati anche a distanza di decenni, è possibile comprendere l’evoluzione e la continuità di un archetipo. Per questo motivo l’accostamento tradizionale delle figure che compongono il presepe è combinato con il confronto stilistico e materiale di esemplari simili, con un effetto che può risultare straniante.
La Madonna col Bambino, secondo la tradizione bolognese gruppo inscindibile di due figure, è affiancata da due versioni del San Giuseppe in adorazione. Il prototipo, realizzato dallo scultore Filippo Scandellari che si firma sulla base “F.S.A.C. 1770”, una sigla da sciogliere in “F(ilippo) S(candellari) A(ccademico) C(lementino)”, è accostato alla derivazione della collezione Forlai, una delle molte note agli studiosi, che dimostra il successo e la persistenza di questo modello.
Attorno al gruppo sacro sono disposte le figure caratteristiche del presepe a Bologna.
Il Dormiglione, derivante da un prototipo tardo settecentesco attribuibile a Scandellari, è proposto nella versione in terracotta policroma del museo e in quella più recente, in gesso, della collezione Forlai, a dimostrare la vitalità di una idea che approda fino al presepe invetriato realizzato dalla Manifattura Minghetti all’inizio del Novecento.
La Tradizione è una vivace e ben modellata terracotta policroma. Manca del retro, a ribadire l’importanza della veduta frontale in questo tipo di produzioni.
L’Adorazione, un pastore inginocchiato, è presente nelle versioni di entrambe le raccolte, mentre la Meraviglia è rappresentata da un gruppo di Due pastori di forte e robusto modellato. Il giovane indica la Stella o la grotta al vecchio che lo accompagna. La data 1790, incisa sul piedistallo, ne fa un importante punto di riferimento nella cronologia del presepe bolognese.
Infine il giovane Pastore con zampogna seduto sotto un albero della collezione Forlai trova un compagno nelle raccolte delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna con l’esemplare di scultore bolognese (fine XVIII sec.) rappresentato in fotografia.

Nato per le chiese in età barocca, il presepe si diffonde nelle dimore aristocratiche alla fine del Seicento. Con il secolo successivo i documenti e le fonti storiche ce ne mostrano la progressiva diffusione anche nelle abitazioni borghesi. Per rispondere ad una richiesta crescente si moltiplica il numero degli artisti che modellano statue da presepe e che da un prototipo di successo traggono grazie a stampi copie per il mercato. A loro si affiancano i plasticatori, esecutori più modesti, figure per lo più anonime che si dimostrano però aggiornati sulle novità in circolazione a Bologna. La fortuna di queste creazioni, destinate alla piccola borghesia della prima metà dell’Ottocento, è attestata dalla loro versione popolare, opera di plasticatori ingenui, ma attenti ai risultati che escono negli stessi anni alle mani degli artisti.
Nella vetrina all’interno della Sala 4 l’Adorazione dei Pastori della collezione Forlai, opera di un plasticatore, è affiancata ad una versione molto simile, completata dalle figure dei Magi, da alcuni anni in comodato presso il museo. Nonostante la loro semplicità, derivano da un modello illustre: il Presepe dello scultore Giovanni Putti (Bologna, 1771 – ivi, 1847) che sopravvive in varie versioni in chiese e collezioni bolognesi, databile all’inizio dell’Ottocento.

A dimostrazione della fortuna di altri materiali utilizzati per la scultura da presepe, nella stessa sala viene presentata una delicata coppia, una Madonna e un San Giuseppe in adorazione realizzati in cera policroma e tessuto tra la fine del XVIII secolo e l’inizio dell’Ottocento. Si tratta molto probabilmente di opere di un artista toscano o dell’Italia meridionale, aree dove questa tecnica ebbe una larga diffusione, applicata alle sculture processionali e ai presepi.
La cera è stata spesso utilizzata per creare immagini tridimensionali particolarmente realistiche, come dimostrano i ritratti sopravvissuti, realizzati a Bologna nel Settecento, e le cere anatomiche delle collezioni universitarie (Bologna, Palazzo Poggi). Per avere un’idea dell’abilità degli artisti specializzati in questa tecnica, i ceroplasti, basta osservare il Ritratto di Monsignor Francesco Zambeccari, esposto nella sala 6 del museo.
I ritratti erano costituiti da parti in cera come le mani e le teste, dotate di parrucche e rese più vere dagli occhi di vetro. La struttura sottostante, un manichino in legno con imbottiture, era poi rivestita di abiti. Per questo effetto di verosimiglianza la cera veniva utilizzata anche per le immagini religiose: statue processionali o da esporre nelle chiese in nicchie schermate da vetri, ma anche presepi e compianti. Un uso documentato soprattutto in alcune zone del nostro paese, come la Toscana e le regioni del Sud.

Pietro Righi è uno dei rari artisti da presepe su cui si possiedono notizie certe. Proveniente da una famiglia borghese, in seguito alla morte del padre e ai problemi economici che ne derivano, è costretto a rinunciare agli studi. Rientrerà come bidello all’Accademia di Belle Arti che aveva frequentato con un discreto successo da studente per alcuni anni. La sua attività è soprattutto dedicata ai presepi che spesso firma e data, annotando anche il numero progressivo di realizzazione dell’anno in corso.
Partendo da un prototipo ancora da identificare, Righi grazie agli stampi modella innumerevoli riproduzioni delle singole statue che vengono poi combinate a comporre gruppi in base alle richieste del committente. Si va dalla versione più semplice e più comune, composta dalla Sacra Famiglia e dagli animali, a quella arricchita da un solo pastore offerente, fino alle realizzazioni più complesse come quelle conservate nella chiesa di Santa Caterina di Strada Maggiore.
Nella Sala 6 il Presepe di Righi della collezione Forlai viene posto a confronto con le due versioni esposte stabilmente dal museo, estratte dalla vetrina per consentire al pubblico una visione diretta e ravvicinata.

Durante il periodo di apertura sono proposte attività di mediazione per il pubblico adulto e dei più piccoli con partecipazione gratuita e senza obbligo di prenotazione.

Visite guidate

Lunedì 8 dicembre 2025 ore 16.00
A cura di Fernando Lanzi (Centro Studi per la Cultura Popolare)

Sabato 20 dicembre 2025 ore 16.00
A cura di Edgardo Forlai (collezionista) e Antonella Mampieri (conservatrice Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini)

Venerdì 26 dicembre 2025 ore 16.00
A cura di Fernando Lanzi (Centro Studi per la Cultura Popolare)

Martedì 6 gennaio 2026 ore 10.30
A cura di Fernando Lanzi (Centro Studi per la Cultura Popolare)

Sabato 10 gennaio 2026 ore 16.00
A cura di Antonella Mampieri (conservatrice Museo Civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini)

Laboratori per bambine e bambini

Sabato 13 dicembre 2025 ore 16.00
Il giorno più corto che ci sia!
Età: 5 - 8 anni
A cura di RTI Senza titolo s.r.l., ASTER s.r.l. e Tecnoscienza

Sabato 3 gennaio 2026 ore 16.00
ComeTe
Età: 3 - 6 anni
A cura di RTI Senza titolo s.r.l., ASTER s.r.l. e Tecnoscienza


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