Vertigo – Video Scenarios of Rapid Changes. Le mutazioni della società in videoarte
Dal 10 Febbraio 2024 al 30 Giugno 2024
Bologna
Luogo: Fondazione MAST
Indirizzo: Via Speranza 42
Orari: da martedì a domenica 10.00 - 19.00
Curatori: Urs Stahel
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Sito ufficiale: http://www.mast.org
Fondazione MAST presenta la mostra Vertigo – Video Scenarios of Rapid Changes a cura di Urs Stahel: 29 artisti internazionali affrontano il tema delle mutazioni della società attraverso il mezzo della videoarte.
Dal 10 febbraio al 30 giugno le Galleries del MAST ospitano 34 opere video che analizzano, commentano, approfondiscono e indagano il rapido cambiamento in ambiti come il lavoro e i processi produttivi, il commercio e i traffici, i nuovi comportamenti, la comunicazione, l’ambiente naturale, il contratto sociale.
Quale mezzo artistico è più indicato dell’immagine in movimento per restituire, appunto, l’dea della trasformazione, della transizione e, infine, della vertigine che provoca questa mutazione continua?
La mostra è strutturata in sei sezioni tematiche accompagnate da una serie di “Intermezzi“, video installazioni disseminate lungo il percorso espositivo che fungono da commenti agli eventi che costellano il presente, allo stato del mondo, alla condizione globale.
Vertigo - Video Scenarios of Rapid Changes è dunque una mostra atipica: è costituita unicamente da opere video di durata molto diversa, alcune anche di diverse ore, il cui audio è fruibile tramite telefono cellulare e cuffie, inquadrando i QR code accanto alle installazioni. Di fianco ad ogni opera sono inoltre indicate la durata, la descrizione del contenuto e l’area tematica a cui appartiene.
Gli spazi espositivi sono stati allestiti con sedute per consentire una visione confortevole dei filmati : la mostra è pensata per essere scoperta in più di una visita per cui i visitatori sono invitati a ritornare al MAST per completare la visione delle opere video.
Gli artisti internazionali protagonisti di Vertigo, appartenenti a generazioni diverse, sono: Lucy Beech, Will Benedict, Cao Fei, Chen Chieh-jen, Douwe Dijkstra, DIS, Simon Dybbroe Møller, Nina Fischer & Maroan el Sani, Melanie Gilligan, Simon Gush, Lauren Huret, Sven Johne, Kaya & Blank, Ali Kazma, Dominique Koch, Gabriela Löffel, Ariane Loze, Eva & Franco Mattes, Richard Mosse, Paulien Oltheten, Stefan Panhans & Andrea Winkler, Julika Rudelius, Pilvi Takala, Wang Bing, Anna Witt.
«L’esposizione nasce dalla riflessione sulla mole di informazioni elaborate da ciascuno di noi ogni giorno, che, combinate alla velocità e alla complessità, si trasforma in un fattore travolgente di cambiamenti nella società – spiega Urs Stahel –. I dati mostrano che oltre il 40% della popolazione europea si avvia alla totale rinuncia ai mezzi di informazione tradizionali. La scrittura e il calcolo li lasciamo volentieri alle macchine. La comunicazione scritta è ormai obsoleta o si è ridotta a poche righe. La lettura, il pensiero e la memoria sono destinati a indebolirsi. Il risultato è che oggi ci troviamo a fare i conti con parametri in continua evoluzione, cambiamenti di proporzioni così colossali in termini di portata, velocità e qualità che non siamo più in grado di comprenderli, e nemmeno riusciamo a reagire in maniera adeguata. Il più delle volte ci sentiamo storditi, insicuri e smarriti: la vertigine – intesa nel senso più ampio, come incertezza, ottenebramento, mancanza di chiarezza e capogiro – è divenuta la nuova normalità».
LE SEI SEZIONI TEMATICHE
1) Lavoro e processi produttivi: Friend Watan (2013, 36m 46s) di Chen Chieh-jen ci accompagna in un viaggio malinconico e ricco di suggestioni visive e sonore attraverso una fabbrica del passato; 15 hours (2017, 15 h 50 m) di Wang Bing è girato in un solo giorno all’interno di una fabbrica cinese di indumenti che impiega lavoratori migranti; Tea Time(2017, 7m 17s) di Ali Kazma affronta il tema dell’automazione e della conseguente accelerazione del lavoro nella produzione del vetro; in Unboxing the future (2019,29m 09s) di Anna Witt gli operai della fabbrica giapponese Toyota discutono dell’impatto dell’automazione e dell’IA sul loro lavoro; After Hours (2013, 6m 39s), Calvin and Holiday(2014, 13m 47s), Lazy Nigel (2015, 13m 41s), Without Light (2106, 11m 17s) di Simon Gush affrontano il tema delle condizioni lavorative, della visibilità/invisibilità, della performatività, del sovraccarico di lavoro.
2) Commercio e traffici: Asia One (2018, 63m 21s) di Cao Fei ci consegna una storia d’amore fantascientifica e surreale in un grande deposito di merci, che racconta il passato della Cina e il futuro globale; Intermodal (2023, 24m 40s) del duo Kaya & Blank è stato girato nei porti commerciali globali; protagonista di Anima Overdrive (2023, 4m 18s) di Stefan Panhans & Andrea Winkler è una rider dall’eloquio frenetico e dalla gestualità bellicosa che elenca le proprie consegne in uno assolo rap.
3) Nuovi comportamenti: The Rise (2017, 18m) di Nina Fischer & Maroan el Sani,mostra il mistero, l’imprevisto in agguato sotto la superficie levigata del presente; Performance (2017-2018, 25m) di Gabriela Löffel documenta le prove del giovane direttore tecnico di un’azienda di sicurezza americana che guidato da una coach cerca di rendere il suo discorso convincente; Take the Long Way Home (2016, 10m 19s) di Sven Johne segue la vicenda di un uomo che guida la sua auto nella notte: non dorme da una settimana, è sovraccarico di lavoro, teso e sopraffatto dalla stanchezza ed è bombardato dalle terrificanti notizie di cronaca internazionale trasmesse alla radio; The Stroker (2018, 14m 26s) di Pilvi Takala narra le due settimane trascorse dall’artista a Second Home, un rinomato spazio di coworking di East London dedicato ai giovani imprenditori e alle startup, nel quale impersona una wellness consultant fittizia; Kapitalism (2016, 6m 25s) di Paulien Oltheten mostra una panchina su cui campeggia la scritta “Capitalismo” che rappresenta il sostegno a chi ha perso il lavoro per vari motivi, ma non rinuncia a mantenere in movimento il corpo facendo esercizio fisico.
4) Comunicazione: If you didn’t choose A, you will probably choose B (2022, 19m 48s) di Ariane Loze ci mostra una donna dinamica sulla trentina costantemente analizzata, spiata e inseguita in una Parigi deserta da algoritmi “viventi” la cui intelligenza artificiale è asservita a scopi commerciali mentre Profitability (2017, 14m 53s) è una satira sul mondo dell’arte; Praying for my haters (2019, 17m) di Lauren Huret è incentrato sulla moderazione dei contenuti operata con criteri opachi dai social media attraverso la verifica da parte di operatori sottopagati; Sieben bis Zehn Millionen (2005, 5m 30s) di Stefan Panhans esplora da un lato la tragedia della scelta in una società intrinsecamente permeata di consumismo e, dall’altro lato, la comunicazione che domina questa società; in Neighbour Abdi (2022, 29m), film realizzato da Douwe Dijkstra insieme al vicino di casa Abdiwahab Ali, di origine somala, viene intrapreso un viaggio di ricerca attraverso una storia dolorosa segnata dalle guerre concentrandosi sul processo creativo; The Bots – Italian Market, 2020, 8m 51 s; Turkish Market, 2020, 7m 29s e Spanish Market, 2021, 8m 24s – di Eva e Franco Mattessono una serie di video realizzati con il giornalista investigativo Adrian Chen e con alcuni attori partendo dalle testimonianze anonime di content moderators che hanno lavorato per Facebook a Berlino.
5) Ambiente naturale: Contaminated Home (2021, 22m) di Nina Fischer & Maroan el Sani si concentra sulle conseguenze dell’incidente nucleare di Fukushima, in Giappone, a dieci anni di distanza; Sowing the Seeds for the Future (2020, 60m) di Dominique Kochintreccia tre narrazioni che convergono in una “poesia fantascientifica”. Il film mostra immagini girate nell’istituto di ricerca ICARDA (International Center for Agricultural Research in the Dry Areas), il cui programma di studio e raccolta dati ad Aleppo, in Siria, è a rischio distruzione a causa della guerra attualmente in corso; in Flush (2023, 15m), Lucy Beechincentra la sua opera poetico-scientifica su una mucca intersessuale che non dà latte, è sterile e dunque inutile sotto il profilo agricolo. Il bovino fornisce interessanti spunti per una riflessione di natura visiva, sonora e scientifica sulla formazione e differenziazione del sesso biologico e sui risultati della ricerca endocrinologica; Broken Spectre (2022, 74m 11s) di Richard Mosse – al Livello 0 – progetto è l’ultimo lavoro colossale e immersivo dell’artista dedicato alla foresta amazzonica, devastata dalla radicale deforestazione attuata durante il governo di Bolsonaro. Il disastro ambientale è testimoniato dalle immagini e dalla colonna sonora del compositore Ben Frost, che ha legato un registratore agli alberi abbattuti e con l’ausilio di microfoni a ultrasuoni ha catturato le sonorità prodotte dagli insetti simili a motoseghe. Fondazione MAST ha dedicato all’artista la mostra “Displaced” nel 2021.
6) Contratto sociale: The only reason... (2019, 8m 49s) di Julika Rudelius è stato filmato nel distretto di Skid Row, nell’area di Central City East a Los Angeles, e mostra le strade del quartiere, dove è sorta una tendopoli di tossicodipendenti e persone senza fissa dimora che evidenzia l’enorme divario economico presente in una società benestante; The Common Sense (2014, 6m 5s ciascun episodio) di Melanie Gilligan è concepita come una mini serie in 15 episodi che attinge al linguaggio del teatro e della fiction per approfondire tematiche sociali, politiche ed economiche, esplorando le insidie dei concetti di “comune” e “collettivo” e per questo scopo ha ideato una tecnologia immaginaria chiamata The Patch che consente di percepire direttamente le emozioni degli altri.
GLI INTERMEZZI
Everyone is a Worker, 6m 33s; Building a New Road, 6m 02s; Water, 5m 33s e The New Family, 11m 20s di Simon Dybbroe Møller sono riconducibili al progetto What Do People Do All Day (2020-2022), che riprende il celebre libro per bambini di Richard Scarry sostituendo ai disegni originali, che hanno per protagonisti buffi animali antropomorfi impegnati alle più diverse mansioni umane nell’industriosa città di Sgobbonia (in originale Busytown), una galleria di persone in carne e ossa che operano nel paesaggio schizofrenico del postcapitalismo; What is Money? With Babak Radboy (2018, 7m 49s) del collettivo americano DIS appartiene alla serie Circle time, un programma che spiega ai più giovani le problematiche del mondo odierno, e mostra un adulto che parla a un gruppo di bambini del ruolo del denaro, del lavoro e del capitalismo; A Good Crisis (2018, 3m 48s), sempre di DIS, fa invece parte di PSA, Public Service Announcement, programma pensato per fornire un’informazione più puntuale e precisa e illustra i recenti sviluppi del mercato immobiliare americano; All Bleeding Stops Eventually (2019, 40s ciascun episodio) di Will Benedict consiste in sei brevi video nei quali alcuni animali, il sole e la luna hanno accesso alla parola umana e si rivolgono direttamente a noi per affidarci un messaggio importante in merito al nostro rapporto con la natura: cambiate le vostre abitudini o vi estinguerete.
La mostra è accompagnata da un booklet con le descrizioni di ogni opera.
Dal 10 febbraio al 30 giugno le Galleries del MAST ospitano 34 opere video che analizzano, commentano, approfondiscono e indagano il rapido cambiamento in ambiti come il lavoro e i processi produttivi, il commercio e i traffici, i nuovi comportamenti, la comunicazione, l’ambiente naturale, il contratto sociale.
Quale mezzo artistico è più indicato dell’immagine in movimento per restituire, appunto, l’dea della trasformazione, della transizione e, infine, della vertigine che provoca questa mutazione continua?
La mostra è strutturata in sei sezioni tematiche accompagnate da una serie di “Intermezzi“, video installazioni disseminate lungo il percorso espositivo che fungono da commenti agli eventi che costellano il presente, allo stato del mondo, alla condizione globale.
Vertigo - Video Scenarios of Rapid Changes è dunque una mostra atipica: è costituita unicamente da opere video di durata molto diversa, alcune anche di diverse ore, il cui audio è fruibile tramite telefono cellulare e cuffie, inquadrando i QR code accanto alle installazioni. Di fianco ad ogni opera sono inoltre indicate la durata, la descrizione del contenuto e l’area tematica a cui appartiene.
Gli spazi espositivi sono stati allestiti con sedute per consentire una visione confortevole dei filmati : la mostra è pensata per essere scoperta in più di una visita per cui i visitatori sono invitati a ritornare al MAST per completare la visione delle opere video.
Gli artisti internazionali protagonisti di Vertigo, appartenenti a generazioni diverse, sono: Lucy Beech, Will Benedict, Cao Fei, Chen Chieh-jen, Douwe Dijkstra, DIS, Simon Dybbroe Møller, Nina Fischer & Maroan el Sani, Melanie Gilligan, Simon Gush, Lauren Huret, Sven Johne, Kaya & Blank, Ali Kazma, Dominique Koch, Gabriela Löffel, Ariane Loze, Eva & Franco Mattes, Richard Mosse, Paulien Oltheten, Stefan Panhans & Andrea Winkler, Julika Rudelius, Pilvi Takala, Wang Bing, Anna Witt.
«L’esposizione nasce dalla riflessione sulla mole di informazioni elaborate da ciascuno di noi ogni giorno, che, combinate alla velocità e alla complessità, si trasforma in un fattore travolgente di cambiamenti nella società – spiega Urs Stahel –. I dati mostrano che oltre il 40% della popolazione europea si avvia alla totale rinuncia ai mezzi di informazione tradizionali. La scrittura e il calcolo li lasciamo volentieri alle macchine. La comunicazione scritta è ormai obsoleta o si è ridotta a poche righe. La lettura, il pensiero e la memoria sono destinati a indebolirsi. Il risultato è che oggi ci troviamo a fare i conti con parametri in continua evoluzione, cambiamenti di proporzioni così colossali in termini di portata, velocità e qualità che non siamo più in grado di comprenderli, e nemmeno riusciamo a reagire in maniera adeguata. Il più delle volte ci sentiamo storditi, insicuri e smarriti: la vertigine – intesa nel senso più ampio, come incertezza, ottenebramento, mancanza di chiarezza e capogiro – è divenuta la nuova normalità».
LE SEI SEZIONI TEMATICHE
1) Lavoro e processi produttivi: Friend Watan (2013, 36m 46s) di Chen Chieh-jen ci accompagna in un viaggio malinconico e ricco di suggestioni visive e sonore attraverso una fabbrica del passato; 15 hours (2017, 15 h 50 m) di Wang Bing è girato in un solo giorno all’interno di una fabbrica cinese di indumenti che impiega lavoratori migranti; Tea Time(2017, 7m 17s) di Ali Kazma affronta il tema dell’automazione e della conseguente accelerazione del lavoro nella produzione del vetro; in Unboxing the future (2019,29m 09s) di Anna Witt gli operai della fabbrica giapponese Toyota discutono dell’impatto dell’automazione e dell’IA sul loro lavoro; After Hours (2013, 6m 39s), Calvin and Holiday(2014, 13m 47s), Lazy Nigel (2015, 13m 41s), Without Light (2106, 11m 17s) di Simon Gush affrontano il tema delle condizioni lavorative, della visibilità/invisibilità, della performatività, del sovraccarico di lavoro.
2) Commercio e traffici: Asia One (2018, 63m 21s) di Cao Fei ci consegna una storia d’amore fantascientifica e surreale in un grande deposito di merci, che racconta il passato della Cina e il futuro globale; Intermodal (2023, 24m 40s) del duo Kaya & Blank è stato girato nei porti commerciali globali; protagonista di Anima Overdrive (2023, 4m 18s) di Stefan Panhans & Andrea Winkler è una rider dall’eloquio frenetico e dalla gestualità bellicosa che elenca le proprie consegne in uno assolo rap.
3) Nuovi comportamenti: The Rise (2017, 18m) di Nina Fischer & Maroan el Sani,mostra il mistero, l’imprevisto in agguato sotto la superficie levigata del presente; Performance (2017-2018, 25m) di Gabriela Löffel documenta le prove del giovane direttore tecnico di un’azienda di sicurezza americana che guidato da una coach cerca di rendere il suo discorso convincente; Take the Long Way Home (2016, 10m 19s) di Sven Johne segue la vicenda di un uomo che guida la sua auto nella notte: non dorme da una settimana, è sovraccarico di lavoro, teso e sopraffatto dalla stanchezza ed è bombardato dalle terrificanti notizie di cronaca internazionale trasmesse alla radio; The Stroker (2018, 14m 26s) di Pilvi Takala narra le due settimane trascorse dall’artista a Second Home, un rinomato spazio di coworking di East London dedicato ai giovani imprenditori e alle startup, nel quale impersona una wellness consultant fittizia; Kapitalism (2016, 6m 25s) di Paulien Oltheten mostra una panchina su cui campeggia la scritta “Capitalismo” che rappresenta il sostegno a chi ha perso il lavoro per vari motivi, ma non rinuncia a mantenere in movimento il corpo facendo esercizio fisico.
4) Comunicazione: If you didn’t choose A, you will probably choose B (2022, 19m 48s) di Ariane Loze ci mostra una donna dinamica sulla trentina costantemente analizzata, spiata e inseguita in una Parigi deserta da algoritmi “viventi” la cui intelligenza artificiale è asservita a scopi commerciali mentre Profitability (2017, 14m 53s) è una satira sul mondo dell’arte; Praying for my haters (2019, 17m) di Lauren Huret è incentrato sulla moderazione dei contenuti operata con criteri opachi dai social media attraverso la verifica da parte di operatori sottopagati; Sieben bis Zehn Millionen (2005, 5m 30s) di Stefan Panhans esplora da un lato la tragedia della scelta in una società intrinsecamente permeata di consumismo e, dall’altro lato, la comunicazione che domina questa società; in Neighbour Abdi (2022, 29m), film realizzato da Douwe Dijkstra insieme al vicino di casa Abdiwahab Ali, di origine somala, viene intrapreso un viaggio di ricerca attraverso una storia dolorosa segnata dalle guerre concentrandosi sul processo creativo; The Bots – Italian Market, 2020, 8m 51 s; Turkish Market, 2020, 7m 29s e Spanish Market, 2021, 8m 24s – di Eva e Franco Mattessono una serie di video realizzati con il giornalista investigativo Adrian Chen e con alcuni attori partendo dalle testimonianze anonime di content moderators che hanno lavorato per Facebook a Berlino.
5) Ambiente naturale: Contaminated Home (2021, 22m) di Nina Fischer & Maroan el Sani si concentra sulle conseguenze dell’incidente nucleare di Fukushima, in Giappone, a dieci anni di distanza; Sowing the Seeds for the Future (2020, 60m) di Dominique Kochintreccia tre narrazioni che convergono in una “poesia fantascientifica”. Il film mostra immagini girate nell’istituto di ricerca ICARDA (International Center for Agricultural Research in the Dry Areas), il cui programma di studio e raccolta dati ad Aleppo, in Siria, è a rischio distruzione a causa della guerra attualmente in corso; in Flush (2023, 15m), Lucy Beechincentra la sua opera poetico-scientifica su una mucca intersessuale che non dà latte, è sterile e dunque inutile sotto il profilo agricolo. Il bovino fornisce interessanti spunti per una riflessione di natura visiva, sonora e scientifica sulla formazione e differenziazione del sesso biologico e sui risultati della ricerca endocrinologica; Broken Spectre (2022, 74m 11s) di Richard Mosse – al Livello 0 – progetto è l’ultimo lavoro colossale e immersivo dell’artista dedicato alla foresta amazzonica, devastata dalla radicale deforestazione attuata durante il governo di Bolsonaro. Il disastro ambientale è testimoniato dalle immagini e dalla colonna sonora del compositore Ben Frost, che ha legato un registratore agli alberi abbattuti e con l’ausilio di microfoni a ultrasuoni ha catturato le sonorità prodotte dagli insetti simili a motoseghe. Fondazione MAST ha dedicato all’artista la mostra “Displaced” nel 2021.
6) Contratto sociale: The only reason... (2019, 8m 49s) di Julika Rudelius è stato filmato nel distretto di Skid Row, nell’area di Central City East a Los Angeles, e mostra le strade del quartiere, dove è sorta una tendopoli di tossicodipendenti e persone senza fissa dimora che evidenzia l’enorme divario economico presente in una società benestante; The Common Sense (2014, 6m 5s ciascun episodio) di Melanie Gilligan è concepita come una mini serie in 15 episodi che attinge al linguaggio del teatro e della fiction per approfondire tematiche sociali, politiche ed economiche, esplorando le insidie dei concetti di “comune” e “collettivo” e per questo scopo ha ideato una tecnologia immaginaria chiamata The Patch che consente di percepire direttamente le emozioni degli altri.
GLI INTERMEZZI
Everyone is a Worker, 6m 33s; Building a New Road, 6m 02s; Water, 5m 33s e The New Family, 11m 20s di Simon Dybbroe Møller sono riconducibili al progetto What Do People Do All Day (2020-2022), che riprende il celebre libro per bambini di Richard Scarry sostituendo ai disegni originali, che hanno per protagonisti buffi animali antropomorfi impegnati alle più diverse mansioni umane nell’industriosa città di Sgobbonia (in originale Busytown), una galleria di persone in carne e ossa che operano nel paesaggio schizofrenico del postcapitalismo; What is Money? With Babak Radboy (2018, 7m 49s) del collettivo americano DIS appartiene alla serie Circle time, un programma che spiega ai più giovani le problematiche del mondo odierno, e mostra un adulto che parla a un gruppo di bambini del ruolo del denaro, del lavoro e del capitalismo; A Good Crisis (2018, 3m 48s), sempre di DIS, fa invece parte di PSA, Public Service Announcement, programma pensato per fornire un’informazione più puntuale e precisa e illustra i recenti sviluppi del mercato immobiliare americano; All Bleeding Stops Eventually (2019, 40s ciascun episodio) di Will Benedict consiste in sei brevi video nei quali alcuni animali, il sole e la luna hanno accesso alla parola umana e si rivolgono direttamente a noi per affidarci un messaggio importante in merito al nostro rapporto con la natura: cambiate le vostre abitudini o vi estinguerete.
La mostra è accompagnata da un booklet con le descrizioni di ogni opera.
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