XXIX Biennale del Muro Dipinto di Dozza
Dal 11 Settembre 2023 al 17 Settembre 2023
Dozza | Bologna
Luogo: Mostra diffusa
Indirizzo: Sedi varie
Sito ufficiale: http://www.murodipinto.com
Le date sono ufficiali. Per i nomi degli artisti bisognerà attendere ancora qualche settimana. La XXIX Biennale del Muro Dipinto di Dozza si terrà dall’11 al 17 settembre. Il programma definitivo, per il momento,è ancora “work in progress”. O meglio, “Art in progress”. È questo il titolo dell’edizione 2023 della rassegna che dal 1960 ad oggi, ogni due anni, prende vita nel borgo sopra le colline di Imola. Una mostra a cielo aperto in costante movimento e mutamento, come i muri delle case che compongono questa deliziosa città dell’Emilia Romagna inserita ormai da tempo nel prestigioso elenco dei Borghi più belli d’Italia.
Non capita tutti i giorni di assistere allo spettacolo del Muro Dipinto di Dozza: la rassegna, quasi unica nel suo genere, permette di vivere a stretto contatto con gli artisti e di vederli all’opera mentre fissano i loro pensieri e le loro idee su un muro, una loggia, una colonna, tramutandole come per magia in opere d’arte. Opere destinate a rimanere “scolpite” per sempre - o quasi - sull’intonaco delle case del borgo di Dozza e lungo le vie di Toscanella. Quel “quasi” è legato ai fattori atmosferici e al tempo, che passa inesorabile consumando lentamente ogni cosa su questo pianeta. Muri compresi. Ecco perché anche quest’anno, dopo la positiva esperienza dell’edizione passata, oltre ai sei artisti selezionati con cura dalla Commissione inviti saranno presenti tanti restauratori che avranno il compito di donare nuova vita ai murales e ai disegni già presenti, spettacolari esempi di public art.
La Commissione, anche in occasione della XXIX edizione, sarà composta da tante figure complementari tra loro. Sabina Ghinassi (critica d’arte e giornalista) e Claudio Spadoni (storico d’arte) concederanno il tris dopo aver presenziato nel 2019 e nel 2021. Confermate anche Lucia Vanghi (docente di restauro all'Accademia Belle arti di Bologna) e Francesca Grandi (specializzata in Storia dell'arte e componente del Consiglio direttivo della Fondazione Dozza Città d'Arte). A queste quattro si aggiungeranno tre volti nuovi, due dei quali già noti alla città: Simonetta Mingazzini, presidente della Fondazione Dozza Città d'Arte dal 2014, e Fabrizio Grisoni, direttore della SAP Design ed ex assessore comunale, a sua volta membro da 9 anni del Consiglio della Fondazione Dozza Città d’Arte. Il terzo è quello di Francesca Billiani, professoressa della British Academy di Manchester specializzata in arte pubblica.
“Sono sempre stata impegnata in prima linea nell’organizzazione della Biennale lasciando spazio ad altri nella Commissione inviti. Per la mia quinta e forse ultima edizione del Muro Dipinto sono felice di impegnarmi in qualità di membro interno - sottolinea Simonetta Mingazzini -. Il Consiglio è sempre stato variegato, è lo spirito che ci ha contraddistinto in tutti questi anni: mettere insieme più competenze significa avere una visione più ampia. L’aspetto organizzativo è nelle mani di chi fa parte della Fondazione, come me, Fabrizio Grisoni e Francesca Grandi. L’aspetto artistico è affidato a due esperti di arte come Sabina Ghinassi e Claudio Spadoni. Poi c’è il filone dei restauri che curiamo grazie al prezioso apporto di Lucia Vanghi, che ci segue dal 2009 e conosce bene problemi e tecniche di pittura. Infine, quest’anno abbiamo voluto aggiungere uno sguardo internazionale con Francesca Billiani che garantirà un punto di vista specifico e dedicato a una forma d’arte, quella muraria, che ha nel borgo di Dozza un suo capostipite. Tra Toscanella e Dozza ci saranno molti cantieri su cui lavoreranno sia artisti che restauratori. Del resto ‘Art in progress’, titolo della rassegna 2023, suggerisce e richiama l’attenzione su questo lavorio continuo che caratterizza le opere del Muro Dipinto, dalla creazione fino alla cura che ne consegue tra strappi, restauri e messa in sicurezza. L’altro aspetto a cui teniamo fortemente è animare il borgo. Per farlo abbiamo deciso di allestire mostre durante la settimana della Biennale, dove coinvolgeremo anche artisti meno noti per dare vita a sette giorni di confronto e di scambio di idee”.
“Ho scoperto Dozza e la Biennale del Muro Dipinto grazie alla professoressa Roberta Mazza dell’Università di Bologna - racconta Francesca Billiani, altra new entry della Commissione -. Devo dire che si tratta di un fenomeno davvero interessante e stimolante, diverso dall’arte muraria tradizionale italiana del ‘900 e che si sposa benissimo con questo borgo medievale, per una sorta di Rinascimento riscritto in un contesto dinamico e contemporaneo. Dozza è uno dei centri più antichi d’Italia per l’attenzione al muralismo, anche della più rinomata Orgosolo in Sardegna e penso che la Biennale meriti una valorizzazione e una visibilità ancora maggiori. Il muralismo ha una tradizione antica nell’Italia del XX secolo ma essendo legata al fascismo nel Primo dopoguerra è stata rapidamente dimenticata. Dozza, borgo isolato e tranquillo, è riuscita a proseguire la tradizione muralista certificando che l’arte, su un muro, si deve adattare al contesto e a determinate problematiche tecniche. Soprattutto qui dove i muri sono in parte rinascimentali. Dozza mostra in tutto e per tutto che cos’è la pittura murale”.
“La conservazione dei murales storici, la sperimentazione di nuove tecniche, l'interrogarsi sulla conservazione e, ad un tempo, l'apertura a suggestioni contemporanee, accogliendone le possibilità, gli azzardi e le meraviglie tra tradizione e innovazione: è questo intreccio virtuoso a rendere unico il Muro Dipinto di Dozza - afferma Sabina Ghinassi -. Questo borgo è speciale perché si muove tra passato, presente e futuro con un equilibrio che è soltanto suo. Pochi altri posti al mondo possono dire altrettanto. Ciò rende Dozza e la Biennale qualcosa di unico e straordinario, un’iniziativa che anche quest’anno permetterà al pubblico di condividere l'esperienza del making of delle nuove opere del Muro Dipinto insieme agli artisti, dal vivo, dialogando con loro. Alle nuove opere si aggiunge inoltre la possibilità di vedere l'azione di sei restauratori che opereranno su un nucleo di opere storiche esistenti che necessitano di un intervento, grazie al progetto di cura continua coordinato dalla Fondazione. Poter partecipare a un intervento di cura della bellezza dei nostri luoghi per il pubblico è una scelta che può innescare processi di cambiamento nelle persone per quanto riguarda la conservazione della bellezza delle nostre città, di ciò che sino a poco tempo fa era percepito come scontato. Sono davvero contenta di poter partecipare attivamente ancora una volta a un fenomeno culturale come il Muro Dipinto e di essere in qualche modo parte della sua straordinaria comunità artistica”.
“La Biennale del Muro Dipinto è una kermesse di grande tradizione ma in continua evoluzione, un po’ come afferma il titolo di questa XXIX edizione ‘Art in progress’ - commenta Francesca Grandi -. Sono passati 63 anni dall’intuizione del sindaco Tomaso Seragnoli e della Pro Loco di Dozza, ma oggi questa iniziativa prosegue senza sosta nel suo percorso legando due mondi in apparenza paralleli e lontani tra loro: il borgo medievale, con le sue strutture rinascimentali, e l’arte muraria contemporanea, con artisti che si districano tra tecniche di pittura antiche e moderne. Tutto questo ha reso la città di Dozza un unicum nel panorama nazionale e mondiale, senza mai perdere il forte legame con il territorio, in una bellissima fusione che è la forza più grande del Muro Dipinto”.
“Questa Commissione ha tutte le caratteristiche ideali per valorizzare sia gli artisti che parteciperanno, sia il progetto di riqualificazione e restauro che stiamo portando avanti, compreso uno strappo importante e molto delicato - sottolinea Fabrizio Grisoni -. L’iter intrapreso negli ultimi anni per valutare la qualità dei muri già utilizzati e di quelli che la cittadinanza metterà a disposizione durante la rassegna è fondamentale per il prosieguo della Biennale, un’iniziativa storica e di valore assoluto. Un evento unico, che va avanti dal 1960 grazie a un’intuizione di Tomaso Seragnoli, al quale voglio rivolgere un pensiero. Per quanto riguarda gli artisti di quest’anno, infine, ho insistito affinché partecipasse anche un giovane writer che ha lavorato molto a Gerusalemme sul tema della guerra, contattato tramite un amico che lo ha conosciuto proprio in Israele. L’ho chiesto alla Commissione per dare alla rassegna di questo anno rilevanza internazionale ma soprattutto per riflettere sull’impatto che i conflitti hanno sui giovani: in un momento in cui sono presenti intorno a noi, penso che sia giusto lanciare un segnale e parlarne, anche tramite l’arte. Ringrazio ancora la Commissione per il lavoro svolto con così tanta passione e dedizione, l'amministrazione di Dozza e tutti i cittadini di Dozza per l'amore che hanno per la Biennale del Muro Dipinto dal 1960”.
“È molto positivo che Dozza prosegua la sua lunga storia con il Muro Dipinto, rassegna che caratterizza il borgo rendendolo uno dei pochi centri italiani periferici che tengono in vita questa tradizione straordinaria - afferma Claudio Spadoni -. I problemi aumentano ogni anno, perché la disponibilità dei muri per gli artisti è sempre minore: colmeremo le nostre esigenze andando in periferia, dove sono stati già fatti interventi significativi. Se Dozza è uno tra i borghi più interessanti d’Italia e richiama molti turisti lo deve anche alla Biennale. Per questo l’altro tema chiave è la conservazione dei dipinti. Diversi interventi murari soffrono il trascorrere del tempo e con le intemperie è impossibile ovviare del tutto al problema, nonostante l'utilizzo di materiali più resistenti. Ma iniziative come questa devono essere preservate perché accendono i riflettori in modo determinante sul mondo delle arti visive”.
“Il mio obiettivo in qualità di restauratrice è mettere in atto tutte le azioni necessarie per evitare che un’opera debba essere restaurata - spiega Lucia Vanghi -. Da quando mi occupo della Biennale, di fatto una mostra permanente a cielo aperto, siamo riusciti a organizzare diversi cantieri con gli studenti della scuola di restauro dell'Accademia di Belle Arti di Bologna che ci hanno permesso di valutare lo stato di molti dipinti. In più di un’occasione abbiamo notato che alcune nuove opere stavano ‘invecchiando’ più rapidamente di quelle più antiche. Per ovviare al problema, o quanto meno limitarlo, abbiamo messo in atto alcune strategie per monitorare strumenti e materiali utilizzati dai vari artisti. La mia funzione nella Commissione è proprio questa: verificare le tecniche senza interferire nella poetica e nella creatività degli autori, oltre a curare le operazioni di restauro e la manutenzione delle opere. Inserire giovani restauratori nella Biennale è fondamentale, serve sia a Dozza sia a questi ragazzi che hanno l’occasione di confrontarsi con una rassegna che viaggia al confine tra arte contemporanea e storia. La conservazione della memoria di questo evento è infatti testimoniata dalle piccole targhe che riproducono i dipinti antichi oggi rimossi, volute dalla Fondazione stessa per non dimenticare e mantenere vivo il passato”.
Non capita tutti i giorni di assistere allo spettacolo del Muro Dipinto di Dozza: la rassegna, quasi unica nel suo genere, permette di vivere a stretto contatto con gli artisti e di vederli all’opera mentre fissano i loro pensieri e le loro idee su un muro, una loggia, una colonna, tramutandole come per magia in opere d’arte. Opere destinate a rimanere “scolpite” per sempre - o quasi - sull’intonaco delle case del borgo di Dozza e lungo le vie di Toscanella. Quel “quasi” è legato ai fattori atmosferici e al tempo, che passa inesorabile consumando lentamente ogni cosa su questo pianeta. Muri compresi. Ecco perché anche quest’anno, dopo la positiva esperienza dell’edizione passata, oltre ai sei artisti selezionati con cura dalla Commissione inviti saranno presenti tanti restauratori che avranno il compito di donare nuova vita ai murales e ai disegni già presenti, spettacolari esempi di public art.
La Commissione, anche in occasione della XXIX edizione, sarà composta da tante figure complementari tra loro. Sabina Ghinassi (critica d’arte e giornalista) e Claudio Spadoni (storico d’arte) concederanno il tris dopo aver presenziato nel 2019 e nel 2021. Confermate anche Lucia Vanghi (docente di restauro all'Accademia Belle arti di Bologna) e Francesca Grandi (specializzata in Storia dell'arte e componente del Consiglio direttivo della Fondazione Dozza Città d'Arte). A queste quattro si aggiungeranno tre volti nuovi, due dei quali già noti alla città: Simonetta Mingazzini, presidente della Fondazione Dozza Città d'Arte dal 2014, e Fabrizio Grisoni, direttore della SAP Design ed ex assessore comunale, a sua volta membro da 9 anni del Consiglio della Fondazione Dozza Città d’Arte. Il terzo è quello di Francesca Billiani, professoressa della British Academy di Manchester specializzata in arte pubblica.
“Sono sempre stata impegnata in prima linea nell’organizzazione della Biennale lasciando spazio ad altri nella Commissione inviti. Per la mia quinta e forse ultima edizione del Muro Dipinto sono felice di impegnarmi in qualità di membro interno - sottolinea Simonetta Mingazzini -. Il Consiglio è sempre stato variegato, è lo spirito che ci ha contraddistinto in tutti questi anni: mettere insieme più competenze significa avere una visione più ampia. L’aspetto organizzativo è nelle mani di chi fa parte della Fondazione, come me, Fabrizio Grisoni e Francesca Grandi. L’aspetto artistico è affidato a due esperti di arte come Sabina Ghinassi e Claudio Spadoni. Poi c’è il filone dei restauri che curiamo grazie al prezioso apporto di Lucia Vanghi, che ci segue dal 2009 e conosce bene problemi e tecniche di pittura. Infine, quest’anno abbiamo voluto aggiungere uno sguardo internazionale con Francesca Billiani che garantirà un punto di vista specifico e dedicato a una forma d’arte, quella muraria, che ha nel borgo di Dozza un suo capostipite. Tra Toscanella e Dozza ci saranno molti cantieri su cui lavoreranno sia artisti che restauratori. Del resto ‘Art in progress’, titolo della rassegna 2023, suggerisce e richiama l’attenzione su questo lavorio continuo che caratterizza le opere del Muro Dipinto, dalla creazione fino alla cura che ne consegue tra strappi, restauri e messa in sicurezza. L’altro aspetto a cui teniamo fortemente è animare il borgo. Per farlo abbiamo deciso di allestire mostre durante la settimana della Biennale, dove coinvolgeremo anche artisti meno noti per dare vita a sette giorni di confronto e di scambio di idee”.
“Ho scoperto Dozza e la Biennale del Muro Dipinto grazie alla professoressa Roberta Mazza dell’Università di Bologna - racconta Francesca Billiani, altra new entry della Commissione -. Devo dire che si tratta di un fenomeno davvero interessante e stimolante, diverso dall’arte muraria tradizionale italiana del ‘900 e che si sposa benissimo con questo borgo medievale, per una sorta di Rinascimento riscritto in un contesto dinamico e contemporaneo. Dozza è uno dei centri più antichi d’Italia per l’attenzione al muralismo, anche della più rinomata Orgosolo in Sardegna e penso che la Biennale meriti una valorizzazione e una visibilità ancora maggiori. Il muralismo ha una tradizione antica nell’Italia del XX secolo ma essendo legata al fascismo nel Primo dopoguerra è stata rapidamente dimenticata. Dozza, borgo isolato e tranquillo, è riuscita a proseguire la tradizione muralista certificando che l’arte, su un muro, si deve adattare al contesto e a determinate problematiche tecniche. Soprattutto qui dove i muri sono in parte rinascimentali. Dozza mostra in tutto e per tutto che cos’è la pittura murale”.
“La conservazione dei murales storici, la sperimentazione di nuove tecniche, l'interrogarsi sulla conservazione e, ad un tempo, l'apertura a suggestioni contemporanee, accogliendone le possibilità, gli azzardi e le meraviglie tra tradizione e innovazione: è questo intreccio virtuoso a rendere unico il Muro Dipinto di Dozza - afferma Sabina Ghinassi -. Questo borgo è speciale perché si muove tra passato, presente e futuro con un equilibrio che è soltanto suo. Pochi altri posti al mondo possono dire altrettanto. Ciò rende Dozza e la Biennale qualcosa di unico e straordinario, un’iniziativa che anche quest’anno permetterà al pubblico di condividere l'esperienza del making of delle nuove opere del Muro Dipinto insieme agli artisti, dal vivo, dialogando con loro. Alle nuove opere si aggiunge inoltre la possibilità di vedere l'azione di sei restauratori che opereranno su un nucleo di opere storiche esistenti che necessitano di un intervento, grazie al progetto di cura continua coordinato dalla Fondazione. Poter partecipare a un intervento di cura della bellezza dei nostri luoghi per il pubblico è una scelta che può innescare processi di cambiamento nelle persone per quanto riguarda la conservazione della bellezza delle nostre città, di ciò che sino a poco tempo fa era percepito come scontato. Sono davvero contenta di poter partecipare attivamente ancora una volta a un fenomeno culturale come il Muro Dipinto e di essere in qualche modo parte della sua straordinaria comunità artistica”.
“La Biennale del Muro Dipinto è una kermesse di grande tradizione ma in continua evoluzione, un po’ come afferma il titolo di questa XXIX edizione ‘Art in progress’ - commenta Francesca Grandi -. Sono passati 63 anni dall’intuizione del sindaco Tomaso Seragnoli e della Pro Loco di Dozza, ma oggi questa iniziativa prosegue senza sosta nel suo percorso legando due mondi in apparenza paralleli e lontani tra loro: il borgo medievale, con le sue strutture rinascimentali, e l’arte muraria contemporanea, con artisti che si districano tra tecniche di pittura antiche e moderne. Tutto questo ha reso la città di Dozza un unicum nel panorama nazionale e mondiale, senza mai perdere il forte legame con il territorio, in una bellissima fusione che è la forza più grande del Muro Dipinto”.
“Questa Commissione ha tutte le caratteristiche ideali per valorizzare sia gli artisti che parteciperanno, sia il progetto di riqualificazione e restauro che stiamo portando avanti, compreso uno strappo importante e molto delicato - sottolinea Fabrizio Grisoni -. L’iter intrapreso negli ultimi anni per valutare la qualità dei muri già utilizzati e di quelli che la cittadinanza metterà a disposizione durante la rassegna è fondamentale per il prosieguo della Biennale, un’iniziativa storica e di valore assoluto. Un evento unico, che va avanti dal 1960 grazie a un’intuizione di Tomaso Seragnoli, al quale voglio rivolgere un pensiero. Per quanto riguarda gli artisti di quest’anno, infine, ho insistito affinché partecipasse anche un giovane writer che ha lavorato molto a Gerusalemme sul tema della guerra, contattato tramite un amico che lo ha conosciuto proprio in Israele. L’ho chiesto alla Commissione per dare alla rassegna di questo anno rilevanza internazionale ma soprattutto per riflettere sull’impatto che i conflitti hanno sui giovani: in un momento in cui sono presenti intorno a noi, penso che sia giusto lanciare un segnale e parlarne, anche tramite l’arte. Ringrazio ancora la Commissione per il lavoro svolto con così tanta passione e dedizione, l'amministrazione di Dozza e tutti i cittadini di Dozza per l'amore che hanno per la Biennale del Muro Dipinto dal 1960”.
“È molto positivo che Dozza prosegua la sua lunga storia con il Muro Dipinto, rassegna che caratterizza il borgo rendendolo uno dei pochi centri italiani periferici che tengono in vita questa tradizione straordinaria - afferma Claudio Spadoni -. I problemi aumentano ogni anno, perché la disponibilità dei muri per gli artisti è sempre minore: colmeremo le nostre esigenze andando in periferia, dove sono stati già fatti interventi significativi. Se Dozza è uno tra i borghi più interessanti d’Italia e richiama molti turisti lo deve anche alla Biennale. Per questo l’altro tema chiave è la conservazione dei dipinti. Diversi interventi murari soffrono il trascorrere del tempo e con le intemperie è impossibile ovviare del tutto al problema, nonostante l'utilizzo di materiali più resistenti. Ma iniziative come questa devono essere preservate perché accendono i riflettori in modo determinante sul mondo delle arti visive”.
“Il mio obiettivo in qualità di restauratrice è mettere in atto tutte le azioni necessarie per evitare che un’opera debba essere restaurata - spiega Lucia Vanghi -. Da quando mi occupo della Biennale, di fatto una mostra permanente a cielo aperto, siamo riusciti a organizzare diversi cantieri con gli studenti della scuola di restauro dell'Accademia di Belle Arti di Bologna che ci hanno permesso di valutare lo stato di molti dipinti. In più di un’occasione abbiamo notato che alcune nuove opere stavano ‘invecchiando’ più rapidamente di quelle più antiche. Per ovviare al problema, o quanto meno limitarlo, abbiamo messo in atto alcune strategie per monitorare strumenti e materiali utilizzati dai vari artisti. La mia funzione nella Commissione è proprio questa: verificare le tecniche senza interferire nella poetica e nella creatività degli autori, oltre a curare le operazioni di restauro e la manutenzione delle opere. Inserire giovani restauratori nella Biennale è fondamentale, serve sia a Dozza sia a questi ragazzi che hanno l’occasione di confrontarsi con una rassegna che viaggia al confine tra arte contemporanea e storia. La conservazione della memoria di questo evento è infatti testimoniata dalle piccole targhe che riproducono i dipinti antichi oggi rimossi, volute dalla Fondazione stessa per non dimenticare e mantenere vivo il passato”.
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