Isgrò cancella Brixia

Emilio Isgrò, La pigrizia del discobolo, Acrilico su tela, 170 × 118 cm | Foto: © Andrea Valentini | Courtesy Archivio Emilio Isgrò

 

Dal 23 Giugno 2022 al 16 Aprile 2023

Brescia

Luogo: Parco archeologico di Brescia romana / Museo di Santa Giulia

Indirizzo: Sedi varie

Enti promotori:

  • Comune di Brescia
  • Fondazione Brescia Musei

Prolungata: fino al 16 aprile 2023

Telefono per informazioni: +39 030.2977833/4

E-Mail info: cup@bresciamusei.com


Emilio Isgrò torna a Brescia e la cancella!
 
Dopo la realizzazione dell’Incancellabile Vittoria, la monumentale installazione presentata nell’ottobre 2020 nella metropolitana bresciana, stazione FS, per celebrare il ritorno della Vittoria AlataEmilio Isgrò rinsalda il legame con la città attraverso un nuovo, grande e originale progetto che, dal 23 giugno 2022 all’8 gennaio 2023, coinvolgerà i più importanti luoghi del Parco archeologico di Brescia Romana (il più vasto del Nord Italia) e del Museo di Santa Giulia: dal Capitolium al Teatro Romano, dal Chiostro rinascimentale ai giardini del Viridarium.
 
Il progetto espositivo dal titolo Isgrò cancella Brixia, a cura di Marco Bazzini, è prodotto da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia e pone in dialogo l’archeologia e l’arte contemporanea, la storia e il presente, la cultura classica e la sua persistenza nel nostro tempo e si compone di installazioni monumentali (fisiche e digitali), la messa in scena di un dramma autografo del maestro siciliano nel Teatro Romano di Brescia e una mostra di 14 lavori originali negli spazi del Museo di Santa Giulia. 
Le opere d’arte, tutte di dimensioni ambientali, saranno appositamente ideate e realizzate dall’artista per quest’occasione, in stretta relazione con i suggestivi spazi che le ospiteranno. Insieme alla mostra e allo spettacolo teatrale dimostreranno quanto nella produzione di Isgrò siano vive e profonde le radici della grande cultura mediterranea che, con l’antica Roma, fu protagonista anche in territorio bresciano.
“Cancellare Brixia”, quindi, è per Isgrò un modo per farla rivivere sotto forme inedite e inaspettate. Il che è possibile perché, in quasi sessant’anni di attività, l’artista siciliano ha saputo trasformare la cancellatura da un semplice atto di distruzione in una complessa esperienza di conoscenza.
 
“Il progetto Isgrò cancella Brixia traghetta verso il traguardo del 2023, anno in cui Brescia sarà Capitale della Cultura, e corona il percorso che la Fondazione Brescia Musei ha intrapreso, ormai due anni fa, intorno al ritorno in città della Vittoria Alata, da cui è scaturito un vasto e vario palinsesto culturale, ed investe il nuovo grande ‘cantiere’ del Teatro Romano, battezzato lo scorso 4 aprile da un significativo convegno sul futuro del teatro romano di Brescia e che vedrà impegnata la Fondazione nei prossimi anni”, afferma Francesca Bazoli, Presidente di Fondazione Brescia Musei.  “Non solo: il coinvolgimento da parte di Fondazione Brescia Musei di un grande maestro del calibro di Emilio Isgrò, dopo quello di Francesco Vezzoli, protagonista del percorso espositivo da poco concluso Palcoscenici Archeologici, conferma la volontà della Fondazione di leggere la ricchezza del patrimonio bresciano artistico attraverso tutti i linguaggi dell’arte, fino a quella contemporanea”.
 
“Isgrò cancella Brixia è per la Fondazione Brescia Musei un progetto estremamente ambizioso e complesso, che si sviluppa su tre livelli, includendo diversi linguaggi, dalla dimensione installativa materica e digitale, a quella espositiva tradizionale che si sviluppa negli spazi del Museo di Santa Giulia, fino alla parte performativa con lo spettacolo teatrale per la regia di Giorgio Sangati”, dichiara Stefano Karadjov, Direttore di Fondazione Brescia Musei. “Un progetto tanto più importante perché non effimero, dal momento che consentirà alla città di includere nel proprio patrimonio culturale delle nuove opere di arte contemporanea. Un percorso importante che permetterà inoltre, grazie alla collaborazione con Arte Sella, di far vivere e parlare il progetto e la città di Brescia oltre i confini spazio-temporali della mostra”.
 
La mostra
Il percorso espositivo coprirà idealmente lo spazio monumentale interessato dal Corridoio Unesco, un progetto che sarà completato nel periodo di apertura della mostra e che prevede la realizzazione di un unico maestoso itinerario di visita, libero e gratuito, che si snoda all’interno dagli spazi del Parco archeologico fino al Museo di Santa Giulia.
La rassegna prenderà avvio dalla sala centrale del Capitolium, un vero e proprio museo epigrafico che ospiterà l’opera Le api di Virgilio. Una moltitudine di api in volo cancelleranno le iscrizioni presenti sulle epigrafi romane collocate sulla parete: una spettacolare installazione, realizzata con le più avveniristiche tecniche digitali, dove la cancellatura si manifesterà nella vivacità delle immagini in movimento.
Le api, simbolo di socialità e di operosità, oltre a coprire le epigrafi, comporranno anche nuove suggestive parole, così da evocare una differente temporalità tra i vocaboli antichi e quelli propri della contemporaneità. Lo spettatore immerso in questo ambiente rimarrà sorpreso, come Enea di fronte all’improvvisa apparizione delle anime che, come uno sciame di api, si aggiravano nella valle del mitologico fiume Lete, nell’episodio raccontato da Virgilio nel Libro VI dell’Eneide.
 
Il complesso del Museo di Santa Giulia ospiterà altri tre episodi del progetto espositivo. Nell’incanto del Chiostro rinascimentale s’incontrerà, disposto sul prato, L’armonium delle allodole impazziteun enigmatico e monumentale strumento musicale, sul cui perimetro corre una sequenza di tasti di pianoforte. Nel silenzio del luogo risuonerà l’aria della Casta diva dalla Norma di Vincenzo Belliniuna delle opere più potenti della tradizione lirica italiana, ambientata nelle Gallie romane.
La versione del brano che incantò Richard Wagner è quella trascritta da Fryderyk Chopin per pianoforte, in omaggio al pianista bresciano Arturo Benedetti Michelangeli, interpretato dal cinguettio di un’allodola accompagnata da un coro di uccelli.
Quest’opera, presentata per la prima volta proprio a Brescia, sarà realizzata dalla Fondazione Brescia Musei in co-produzione con Arte Sella, l’importante parco d’arte contemporanea nella natura in Val di Sella, Valsugana, (TN) all’interno dei cui percorsi espositivi, al termine della mostra, sarà collocata permanentemente nello spazio all’aperto individuato dall’artista stesso.
 
Le sale espositive del Museo di Santa Giulia ospiteranno inoltre un inedito ciclo di dipinti dal titolo Roma come Atene. Tredici grandi tele dove le pagine illustrate di un libro sulla vita quotidiana di un’antica polis greca sono state cancellate in bianco. In queste opere, Isgrò riconduce la cancellatura a una piena pratica pittorica, e non più soltanto concettuale, recuperando una modalità operativa da lui sperimentata a partire dai primi anni ottanta.
 
Il percorso si concluderà nei giardini del Viridarium, parco pubblico interno all’area di Santa Giulia e prossimo alle Domus dell’Ortaglia, dove un grande mappamondo del diametro di 4 metri si presenterà come caduto sul prato. Tutti i toponimi del globo risulteranno cancellati da Isgrò a esclusione di quello di Brixia (Brescia). Questa grande opera pubblica, che resterà in permanenza alla città arricchendo le collezioni civiche cittadine, sarà realizzata su acciaio inox con una tecnologia di stampa digitale all’avanguardia.
 
Il teatro di Isgrò
I grandi temi dell’antico e del contemporaneo sono anche l’occasione per riproporre il teatro di questo multiforme artista che, nei primi anni ottanta, segnò un passaggio importante nella drammaturgia contemporanea con la trilogia dell’Orestea andata in scena sulle rovine del terremoto di Gibellina vecchia. 
Giovedì 23 giugno 2022, il Teatro Romano, altro affascinante luogo del percorso archeologico dell’antica Brescia, ospita la prima di Didone Adonais Domine, uno dei drammi scritti da Isgrò, prodotto dal Centro Teatrale Bresciano, con protagonista l’attrice Sandra Toffolatti e la regia di Giorgio Sangati. Il testo, scritto nel 1983 è stato messo in scena una sola volta nell’agosto 1986 a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nel Teatro Mandanici.
Lo spettacolo sarà proposto in 6 repliche: oltre al 23 giugno si potrà partecipare alla performance anche venerdì 24 e domenica 27 giugno, oltre all’1, 2 e 3 luglio.
 
Il catalogo della mostra Isgrò cancella Brixia, pubblicato da Skira, intreccia una serie di contributi di importanti archeologi, storici dell’arte e studiosi dell’opera di Isgrò. Il volume approfondirà nelle sue diverse sfumature il rapporto che l’artista ha sempre intrattenuto con l’antico e la cultura mediterranea facendoli rivivere con originalità e nuova energia nel suo lavoro.
 
Emilio Isgrò. Note biografiche
Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937)
Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, facendone uno dei suoi indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.
Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz, 1956), si dedica alla poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si tiene la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova a cui seguono numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova, la Galleria Lia Rumma a Napoli. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionata dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 2010 con la mostra Var Ve Yok è presente alla Taksim Sanat Galerisi in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura.
Partecipa alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia,1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003). In questi ultimi anni sue mostre personali sono state presentate al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e, nel 2016, una grande antologica a cura di Marco Bazzini ha coinvolto Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano. Nel 2019 un’imponente mostra antologica a cura di Germano Celant è stata presentata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Le sue opere sono presenti nelle maggiori collezioni private e pubbliche nazionali einternazionali.
 

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