Antonello Ottonello. OTTOXOTTO
Dal 18 Febbraio 2022 al 27 Marzo 2022
Cagliari
Luogo: Lazzaretto di Cagliari
Indirizzo: Piazza dei Navigatori, Sant'Elia
Orari: dal martedì alla domenica 9:00‐13:00 / 16:00‐20:00
Curatori: Alessandra Menesini
Enti promotori:
- Con il patrocinio del Comune di Cagliari e dell'Assessorato alla Cultura - Comune di Cagliari
Costo del biglietto: 3 €. Ingresso con green pass rafforzato
Venerdì 18 febbraio, alle 17:30, al Lazzaretto di Cagliari inaugurazione della mostra OTTOXOTTO, retrospettiva dedicata a Antonello Ottonello.
L'esposizione che ha il patrocinio del Comune di Cagliari e dell'Assessorato alla Cultura è organizzata dalla Fondazione Bartoli Felter ed è curata da Alessandra Menesini in collaborazione con le associazioni CSE03 Servizi e 0RIENTARE.
Scrive la curatrice
Furono, all’inizio, le tarlatane inspessite e intrise di colore a disporsi sulle tele come gli scenari in teatro . Ci fu poi l’incontro , anzi la fulminazione , con i territori del Sulcis e suoi impianti dismessi e il suo cuore scavato. Usava soltanto materiali naturali, Antonello Ottonello, e andava personalmente a cercarsele, le polveri di zinco e di piombo. Per raccontare l’epica delle miniere con cocci di vetro e reti di metallo e pietre scheggiate. Con le valigie degli emigrati, con le loro camicie da lavoro irrigidite, coi sacchettini di carbone sospesi a un filo. Senza retorica, con lo stesso poetico realismo che ha illuminato la successiva, inesausta, produzione di un artista dal magistrale equilibrio compositivo. Pittore, scenografo, costumista, attore. Docente appassionato, inventore di tecniche che mettevano assieme elementi disparati e sempre, mirabilmente, congrui.
Sabbia pigmenti, yuta, semi di girasole, steli di giunco, gocce di rossa ceralacca, spine d’acacia horrida a infilzare cuscini strappati. I cavallini di terracotta, le cortecce degli eucalyptus dipinte di blu oltremare, le barchette di ossi di seppia. Le fibre del Fico d’India, le cupole scheletrite dei ricci di mare. Non esistevano, per Otto, cose troppo umili o oggetti troppo vecchi. Le piume, la calce, il solfato di rame si alleano con gli orecchini spaiati e la carta fatta a mano, con le foglie di cavolo e le punte aguzze e rosate degli scisti. Convivenze inedite, risolte con quel senso dell’armonia che caratterizza l’opera tutta di Antonello Ottonello.
Artista che amava, riamato, la città di Cagliari. L’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, in collaborazione con la Fondazione per l’arte Bartoli Felter, gli rende onore con questa retrospettiva che raccoglie parte dei suoi lavori messi generosamente a disposizione dalla famiglia.
Alessandra Menesini
L'esposizione che ha il patrocinio del Comune di Cagliari e dell'Assessorato alla Cultura è organizzata dalla Fondazione Bartoli Felter ed è curata da Alessandra Menesini in collaborazione con le associazioni CSE03 Servizi e 0RIENTARE.
Scrive la curatrice
Furono, all’inizio, le tarlatane inspessite e intrise di colore a disporsi sulle tele come gli scenari in teatro . Ci fu poi l’incontro , anzi la fulminazione , con i territori del Sulcis e suoi impianti dismessi e il suo cuore scavato. Usava soltanto materiali naturali, Antonello Ottonello, e andava personalmente a cercarsele, le polveri di zinco e di piombo. Per raccontare l’epica delle miniere con cocci di vetro e reti di metallo e pietre scheggiate. Con le valigie degli emigrati, con le loro camicie da lavoro irrigidite, coi sacchettini di carbone sospesi a un filo. Senza retorica, con lo stesso poetico realismo che ha illuminato la successiva, inesausta, produzione di un artista dal magistrale equilibrio compositivo. Pittore, scenografo, costumista, attore. Docente appassionato, inventore di tecniche che mettevano assieme elementi disparati e sempre, mirabilmente, congrui.
Sabbia pigmenti, yuta, semi di girasole, steli di giunco, gocce di rossa ceralacca, spine d’acacia horrida a infilzare cuscini strappati. I cavallini di terracotta, le cortecce degli eucalyptus dipinte di blu oltremare, le barchette di ossi di seppia. Le fibre del Fico d’India, le cupole scheletrite dei ricci di mare. Non esistevano, per Otto, cose troppo umili o oggetti troppo vecchi. Le piume, la calce, il solfato di rame si alleano con gli orecchini spaiati e la carta fatta a mano, con le foglie di cavolo e le punte aguzze e rosate degli scisti. Convivenze inedite, risolte con quel senso dell’armonia che caratterizza l’opera tutta di Antonello Ottonello.
Artista che amava, riamato, la città di Cagliari. L’Assessorato alla Cultura del Comune di Cagliari, in collaborazione con la Fondazione per l’arte Bartoli Felter, gli rende onore con questa retrospettiva che raccoglie parte dei suoi lavori messi generosamente a disposizione dalla famiglia.
Alessandra Menesini
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