Massimiliano Gatti. Proximum est
Dal 09 Novembre 2012 al 09 Dicembre 2012
Como
Luogo: S. Pietro in Atrio
Indirizzo: via Odescalchi
Orari: da martedì a domenica 14.30-18.30
Curatori: Gigliola Foschi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 031 252352
E-Mail info: cultura@comune.como.it
Sito ufficiale: http://www.culturacomo.it/
A Como, dal 10 novembre al 9 dicembre 2012, l’ex chiesa di S. Pietro in Atrio ospiterà la personale diMassimiliano Gatti, vincitore della IV edizione di Co Co Co Como Contemporary Contest.
Co Co Co Como Contemporary Contest è il concorso ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, con lo scopo di scoprire nuovi giovani talenti e offrire l'opportunità di far conoscere il loro lavoro sulla scena artistica italiana.
Massimiliano Gatti (Voghera,1981) è stato scelto tra oltre 400 candidature, da una giuria composta daLuciano Caramel, storico dell’arte, Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano,Chiara Canali, curatore, Cristian Contini, gallerista, Momo Banfi, collezionista, Silvia Rossi, responsabile delle relazioni esterne di Federculture, Walter Trecchi, artista.
L’opera premiata, Peta, presenta una serie di 10 fotografie che ritraggono gli strumenti del lavoro del padre farmacista, così come li vedeva l’artista da bambino, persi nel bianco dello sfondo, senza contorni definiti.
L’esposizione dal titolo Proximum est, a cura di Gigliola Foschi, presenterà alcune opere recenti (video e fotografie) di Massimiliano Gatti, realizzate tra Siria e Iraq. Tali opere ci mostrano paesaggi, ritratti e dettagli architettonici per invitarci a riflettere sul complesso rapporto che ci avvicina e ci allontana dal Medio Oriente.
“Fotografo principalmente paesaggi - afferma lo stesso Gatti nell’intervista di Emma Gravagnuolo in catalogo - paesaggi a cui cerco di dare una dimensione sociale e politica, evocando il contesto in cui sono inseriti, che rimane fuori campo ma si intuisce. Mi piace pensare che fuori dalla mia foto ci sia una scena: non la vediamo, ma c'è. Ed è la scena che io stesso sto vivendo in quel momento, in cui sono immerso. (…) Spesso, come per i lavori legati al Medio Oriente, sto a lungo in un posto, mi inserisco nel contesto. Faccio fatica a fare foto di qualcosa che non conosco davvero, con un po' di profondità.”
Come scrive Gigliola Foschi, nel testo in catalogo, “Il continuo sforzo di vedere di Massimiliano Gatti, che evidenzia una difficoltà di conoscenza, un ostacolo alla relazione, rivela come tali opere siano da leggere anche, o prima di tutto, in chiave metaforica. Mostrandoci le finestre sbarrate o aperte su una chiusura (come nel caso delle serie Limes e L’invisibile dentro), l’autore mette in gioco la sua intensa e affettuosa tensione conoscitiva verso il mondo arabo, sentendosi al tempo stesso frustrato per una distanza culturale non facilmente traversabile.
Ma la sua ammissione di non riuscire a capire per davvero e fino in fondo, non va intesa come una rinuncia o una sconfitta, come impossibilità di dialogo nei confronti di una cultura amata, ma che per noi permane altra, oscura. Quella complessa e stratificata opacità del mondo mediorientale, che Gatti avverte e indica nei suoi lavori, gli consente infatti di mettersi personalmente in questione, di ammettere un “non sapere”, che però diventa premessa all’ascolto dell’Altro. Tali immagini, nel mostrare finestre sbarrate o aperte sul nulla, scuotono le nostre fallaci certezze nei confronti del Medio Oriente e del mondo arabo: certezze supposte, presunte, ma che in realtà sono spesso frutto di stereotipi, di superficiali generalizzazioni, a loro volta avvalorate dal fittizio eccesso di visibilità e di informazioni offerte dai media.”
Tra le opere in mostra, quelle tratte dalla serie Rovine (2008) presentano la grandiosità dell’antica e potentissima città-emporio di Palmira; quelle di Limes (2011) ritraggono le finestre di alcune case abbandonate che fungono da mirino fotografico, quasi fosse una cornice naturale inserita nel paesaggio.
L’invisibile dentro (2012) riprende frontalmente, una dopo l’altra, una serie di finestre chiuse da fitte grate metalliche, decorate con semplici motivi geometrici.
Di segno in apparenza opposto sono le immagini che compongono la serie Spectrum (2011) in cui Gatti fotografa alcuni abitanti della Siria usando luci decise, contrastate e quasi caravaggesche.
Giocosa, ma anche acuta, è la recente Terra promessa (2012) con colorate mappe del Medio Oriente, su cui stanno appoggiati ora un taccuino, ora una tazza da tè: piccoli oggetti appartenenti all’autore che invitano a viaggiare in territori lontani.
Scrive ancora Gigliola Foschi: “sempre con il suo tocco leggero, Gatti crea una serie di immagini paradossali al contempo seducenti e respingenti, giocose e sottilmente terribili. Tutte le sue opere non vanno quindi solo viste, chiedono di essere vissute come esperienze che interrogano anche noi stessi e il nostro rapporto con il mondo. Il suo è infatti un pensare per immagini, non solo un vedere”.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo con le opere del vincitore e dei finalisti del concorso che hanno esposto nella collettiva in S. Pietro in Atrio (Como) dal 23 giugno al 29 luglio 2012, con testi di Chiara Canali, Gigliola Foschi e interviste di Emma Gravagnuolo.
Note biografiche
Massimiliano Gatti è nato a Voghera (Pv) nel 1981.
Dopo una laurea in Farmacia e tre anni di ricerca in ambito universitario a Granada (Spagna), Massimiliano Gatti decide di studiare fotografia e si diploma presso il CFP R. Bauer di Milano. Per un periodo, lavora come assistente per Paola De Pietri. Dal 2008 è fotografo presso la missione archeologica dell’Università di Udine a Qatna (Tell Mishrifeh, Homs, Siria). Nel 2009 partecipa alla collettiva Piattaforma Zeronove, organizzata a Modena da Fondazione Fotografia. Nel 2010 espone nella sua prima personale alla galleria Rojo®artspace di Milano e prende parte a un progetto di residenza artistica promosso da Fondazione Fotografia presso Stills gallery, centro di fotografia scozzese a Edimburgo. Nel 2011 espone all’ex Ospedale S.Agostino di Modena il lavoro realizzato durante la residenza, nella mostra International Departures 11. A settembre del 2011 realizzaMateradio, un progetto fotografico incaricato da RAI Radio3 e dal comune di Matera e curato da Fondazione Fotografia. Nel gennaio 2012 espone il progetto Peta nella mostra personale Oggetti Quotidiani, curata da Gigliola Foschi presso la galleria Obiettivo Reporter a Milano, progetto che vince il primo premio del concorso di arte contemporanea CoCoCo Como Contemporary Contest. A partire da giugno 2012 tiene corsi di fotografia di Still Life presso Obiettivo Reporter a Milano e con il Ministero degli Affari Esteri un corso di fotografia archeologica a Dohuk, Iraq. Dal 2012 prende parte al Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTEN), una ricerca interdisciplinare condotta dall’Università di Udine nel Kurdistan iracheno, progetto sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri (Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo e Direzione generale per la promozione del sistema Paese), dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dall’Università di Udine e dalla Provincia di Udine.
Co Co Co Como Contemporary Contest è il concorso ideato e promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Como, con lo scopo di scoprire nuovi giovani talenti e offrire l'opportunità di far conoscere il loro lavoro sulla scena artistica italiana.
Massimiliano Gatti (Voghera,1981) è stato scelto tra oltre 400 candidature, da una giuria composta daLuciano Caramel, storico dell’arte, Francesco Paolo Campione, direttore del Museo delle Culture di Lugano,Chiara Canali, curatore, Cristian Contini, gallerista, Momo Banfi, collezionista, Silvia Rossi, responsabile delle relazioni esterne di Federculture, Walter Trecchi, artista.
L’opera premiata, Peta, presenta una serie di 10 fotografie che ritraggono gli strumenti del lavoro del padre farmacista, così come li vedeva l’artista da bambino, persi nel bianco dello sfondo, senza contorni definiti.
L’esposizione dal titolo Proximum est, a cura di Gigliola Foschi, presenterà alcune opere recenti (video e fotografie) di Massimiliano Gatti, realizzate tra Siria e Iraq. Tali opere ci mostrano paesaggi, ritratti e dettagli architettonici per invitarci a riflettere sul complesso rapporto che ci avvicina e ci allontana dal Medio Oriente.
“Fotografo principalmente paesaggi - afferma lo stesso Gatti nell’intervista di Emma Gravagnuolo in catalogo - paesaggi a cui cerco di dare una dimensione sociale e politica, evocando il contesto in cui sono inseriti, che rimane fuori campo ma si intuisce. Mi piace pensare che fuori dalla mia foto ci sia una scena: non la vediamo, ma c'è. Ed è la scena che io stesso sto vivendo in quel momento, in cui sono immerso. (…) Spesso, come per i lavori legati al Medio Oriente, sto a lungo in un posto, mi inserisco nel contesto. Faccio fatica a fare foto di qualcosa che non conosco davvero, con un po' di profondità.”
Come scrive Gigliola Foschi, nel testo in catalogo, “Il continuo sforzo di vedere di Massimiliano Gatti, che evidenzia una difficoltà di conoscenza, un ostacolo alla relazione, rivela come tali opere siano da leggere anche, o prima di tutto, in chiave metaforica. Mostrandoci le finestre sbarrate o aperte su una chiusura (come nel caso delle serie Limes e L’invisibile dentro), l’autore mette in gioco la sua intensa e affettuosa tensione conoscitiva verso il mondo arabo, sentendosi al tempo stesso frustrato per una distanza culturale non facilmente traversabile.
Ma la sua ammissione di non riuscire a capire per davvero e fino in fondo, non va intesa come una rinuncia o una sconfitta, come impossibilità di dialogo nei confronti di una cultura amata, ma che per noi permane altra, oscura. Quella complessa e stratificata opacità del mondo mediorientale, che Gatti avverte e indica nei suoi lavori, gli consente infatti di mettersi personalmente in questione, di ammettere un “non sapere”, che però diventa premessa all’ascolto dell’Altro. Tali immagini, nel mostrare finestre sbarrate o aperte sul nulla, scuotono le nostre fallaci certezze nei confronti del Medio Oriente e del mondo arabo: certezze supposte, presunte, ma che in realtà sono spesso frutto di stereotipi, di superficiali generalizzazioni, a loro volta avvalorate dal fittizio eccesso di visibilità e di informazioni offerte dai media.”
Tra le opere in mostra, quelle tratte dalla serie Rovine (2008) presentano la grandiosità dell’antica e potentissima città-emporio di Palmira; quelle di Limes (2011) ritraggono le finestre di alcune case abbandonate che fungono da mirino fotografico, quasi fosse una cornice naturale inserita nel paesaggio.
L’invisibile dentro (2012) riprende frontalmente, una dopo l’altra, una serie di finestre chiuse da fitte grate metalliche, decorate con semplici motivi geometrici.
Di segno in apparenza opposto sono le immagini che compongono la serie Spectrum (2011) in cui Gatti fotografa alcuni abitanti della Siria usando luci decise, contrastate e quasi caravaggesche.
Giocosa, ma anche acuta, è la recente Terra promessa (2012) con colorate mappe del Medio Oriente, su cui stanno appoggiati ora un taccuino, ora una tazza da tè: piccoli oggetti appartenenti all’autore che invitano a viaggiare in territori lontani.
Scrive ancora Gigliola Foschi: “sempre con il suo tocco leggero, Gatti crea una serie di immagini paradossali al contempo seducenti e respingenti, giocose e sottilmente terribili. Tutte le sue opere non vanno quindi solo viste, chiedono di essere vissute come esperienze che interrogano anche noi stessi e il nostro rapporto con il mondo. Il suo è infatti un pensare per immagini, non solo un vedere”.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo con le opere del vincitore e dei finalisti del concorso che hanno esposto nella collettiva in S. Pietro in Atrio (Como) dal 23 giugno al 29 luglio 2012, con testi di Chiara Canali, Gigliola Foschi e interviste di Emma Gravagnuolo.
Note biografiche
Massimiliano Gatti è nato a Voghera (Pv) nel 1981.
Dopo una laurea in Farmacia e tre anni di ricerca in ambito universitario a Granada (Spagna), Massimiliano Gatti decide di studiare fotografia e si diploma presso il CFP R. Bauer di Milano. Per un periodo, lavora come assistente per Paola De Pietri. Dal 2008 è fotografo presso la missione archeologica dell’Università di Udine a Qatna (Tell Mishrifeh, Homs, Siria). Nel 2009 partecipa alla collettiva Piattaforma Zeronove, organizzata a Modena da Fondazione Fotografia. Nel 2010 espone nella sua prima personale alla galleria Rojo®artspace di Milano e prende parte a un progetto di residenza artistica promosso da Fondazione Fotografia presso Stills gallery, centro di fotografia scozzese a Edimburgo. Nel 2011 espone all’ex Ospedale S.Agostino di Modena il lavoro realizzato durante la residenza, nella mostra International Departures 11. A settembre del 2011 realizzaMateradio, un progetto fotografico incaricato da RAI Radio3 e dal comune di Matera e curato da Fondazione Fotografia. Nel gennaio 2012 espone il progetto Peta nella mostra personale Oggetti Quotidiani, curata da Gigliola Foschi presso la galleria Obiettivo Reporter a Milano, progetto che vince il primo premio del concorso di arte contemporanea CoCoCo Como Contemporary Contest. A partire da giugno 2012 tiene corsi di fotografia di Still Life presso Obiettivo Reporter a Milano e con il Ministero degli Affari Esteri un corso di fotografia archeologica a Dohuk, Iraq. Dal 2012 prende parte al Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTEN), una ricerca interdisciplinare condotta dall’Università di Udine nel Kurdistan iracheno, progetto sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri (Direzione generale per la Cooperazione allo sviluppo e Direzione generale per la promozione del sistema Paese), dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dall’Università di Udine e dalla Provincia di Udine.
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