Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni
Dal 14 Dicembre 2017 al 16 Settembre 2018
Ferrara
Luogo: Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS
Indirizzo: via Piangipane 81
Curatori: Anna Foa, Giancarlo Lacerenza, Daniele Jalla
Enti promotori:
- MiBACT
- Regione Emilia-Romagna
- Comune di Ferrara
- UCEI - Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8, gruppi € 6, scuole € 5. Gratuito bambini sotto i 6 anni, diversamente abili al 100% con un accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con tesserino, membri icom e militari in divisa
Telefono per informazioni: +39 0532 769137
E-Mail info: info@meisweb.it
Sito ufficiale: http://https://www.meisweb.it/
“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” è la mostra inaugurale del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS. Curata da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, illustra le origini della presenza ebraica in Italia dai suoi albori sino al Medioevo, evidenziandone i caratteri di specificità e unicità.
Dal 14 dicembre 2017 fino al 16 settembre 2018, a Ferrara, su una superficie di mille metri quadrati suddivisi in due piani, si snoda un percorso espositivo che prefigura la prima sezione del futuro Museo, presentando oggetti autentici, repliche, modelli, immagini, mappe, scenografie e dispositivi multimediali, per raccontare il primo millennio di storia dell’ebraismo italiano, il suo radicamento e la sua espansione grazie alle conversioni e agli apporti da altri territori, e il processo di formazione della sua peculiare identità.
Da dove sono venuti gli Ebrei italiani? Quando? Perché? E, una volta giunti in Italia, dove hanno scelto di attestarsi? Quali rapporti hanno stabilito con le popolazioni residenti, con i poteri pubblici: prima con la Roma imperiale, poi con la Chiesa, ma anche con i Longobardi, i Bizantini e i musulmani, sotto il cui dominio hanno vissuto? Quali sono stati la vita, le consuetudini, la lingua, la cultura delle comunità ebraiche d’Italia nel corso di tutto questo lungo tempo? E soprattutto: cosa ha di particolare e di specifico l’ebraismo italiano rispetto a quello di altri luoghi della diaspora?
Nell’originale progetto di Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, e nell’allestimento dello studio GTRF di Brescia, le risposte a questi interrogativi sono affidate a un nuovo modo di presentare la storia in un museo: un modo che pone esplicitamente al centro le persone e non le cose, le persone attraverso le cose. Gli oltre duecento oggetti in mostra, alcuni dei quali mai esposti in una sede pubblica, sono stati selezionati soprattutto per rappresentare i contesti dei quali sono testimonianza. La loro conoscenza e comprensione è affidata anche ai titoli e ai testi di sala, ai documenti e alle immagini, alle ricostruzioni e alle evocazioni di ambienti, di situazioni, di eventi, e alle parole dei curatori e degli esperti, che lungo l’itinerario si rivolgono direttamente al visitatore attraverso dei video, rendendo esplicita l’interpretazione storica proposta.
E le risposte che vengono fornite, per la prima volta con tanta completezza, partono dal dato di assoluta unicità della presenza ebraica in Italia: una presenza antica e ininterrotta da più di duemila anni, parte integrante e costitutiva della storia del nostro Paese ed espressione di un particolare rapporto tra maggioranza e minoranza.
Di questo rapporto, la mostra mette a fuoco i primi mille anni, presentando l’arrivo ‒ in parte spontaneo, in parte forzato ‒ degli Ebrei in Italia. Ne segue il radicamento e l’integrazione, minoranza fra le minoranze, ma anche l’unica a permanere e a non farsi assimilare, prima durante l’Impero Romano, poi sotto il potere della Chiesa, evidenziandone la continuità e i caratteri del tutto originali rispetto ad altri Paesi.
“Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni” si apre con la visione delle aree di origine del popolo ebraico e delle sue diaspore (la penisola siro-arabica, la Mesopotamia, Canaan e la Terra d’Israele, l’Egitto) fra Israele e la conquista romana della Giudea, dal XII secolo a.e.v. al 70 e.v. In primo piano, alla fine di questa parte introduttiva, è Gerusalemme, nel tragico momento della distruzione del Secondo Tempio.
Di qui si passa alla Roma dell’età imperiale e della tarda antichità, per rimarcare anche che la presenza ebraica a Roma è l’unica, nella diaspora occidentale, a essere durata senza interruzione dal II secolo a.e.v. a oggi.
L’itinerario continua con la transizione dall’impero pagano a quello multi-religioso e infine cristiano, fino all’accettazione della presenza ebraica, sia pure in un clima pervaso da un crescente antigiudaismo, sotto papa Gregorio Magno (590-604). Non seguendo più un ordine cronologico, ma geografico, ha poi inizio un viaggio nell’Italia antica, alla scoperta di come, oltre che nell’Urbe, l’ebraismo abbia preso piede e si sia sviluppato in maniera rigogliosa soprattutto nell’Italia del sud e nelle isole. Qui, sebbene la presenza ebraica sia documentata archeologicamente solo a partire dal IV-V secolo, diverse fonti ne provano l’origine nella prima età imperiale, sia fra le altre presenze “orientali”, sia come effetto delle deportazioni del I e del II secolo dalla Giudea. Da sud a nord, il percorso espositivo si snoda lungo tutta la penisola, dalla Puglia sino al Friuli toccando la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, la Campania, la Sardegna, l’Emilia-Romagna e la Lombardia.
Al termine di questo viaggio tra le comunità ebraiche della penisola, sono illustrate la diffusione, la varietà e la ricchezza culturale dell’Italia ebraica del Meridione nel periodo della sua massima fioritura, fra il VII e l’XI secolo, quando il “popolo del libro” ritrova l’uso dell’ebraico e lo dispiega in tutte le sue possibili manifestazioni: dalla copiatura dei manoscritti alla redazione di testi letterari o scientifici. Fra l’alternanza delle dominazioni longobarda, bizantina e musulmana, in questo periodo si fa, dunque, strada un’originale cultura ebraica “italiana” a tutto tondo. A conclusione della mostra, il “Libro di viaggi” (Sefer massa‘ot) dell’ebreo navarrese Beniamino da Tudela, vissuto nel XII secolo, offre una preziosa immagine delle comunità ebraiche italiane del tempo, in un percorso che si snoda dal Mediterraneo al Medio Oriente. Emergono così anche la presenza ebraica nell’Italia centro-settentrionale e la migrazione dal Meridione verso il nord, fino alla Valle del Reno, di alcune famiglie e di tradizioni culturali che getteranno le basi dell’ebraismo ashkenazita.
Come sottolineano i curatori Anna Foa, Daniele Jalla e Giancarlo Lacerenza, “nei limiti storici e geografici del primo millennio di presenza ebraica in Italia, la mostra affronta il rapporto fra maggioranza e minoranza da un duplice punto di vista: quello delle condizioni che una maggioranza assicura a una minoranza, dall’eliminazione all’assimilazione, passando attraverso tutte le gradazioni possibili tra questi estremi, che portano entrambi alla scomparsa di una minoranza; e quello della minoranza che, se può perseguire gli obiettivi della convivenza e dello scambio con la società esterna, e cioè dell’integrazione, non può invece accettare di essere assimilata, pena la perdita della sua identità”.
“Pensiamo – proseguono i curatori – che la scoperta e la conoscenza di una parte della nostra storia poco nota possa suscitare riflessioni che dal passato si riverberano inevitabilmente sul nostro presente. Sia un indiretto invito a porsi domande e a ricercare risposte, che oggi, a differenza del passato, non possono prescindere dai valori del riconoscimento e del rispetto dell’altro e del diverso, del più forte rispetto al più debole e viceversa, in una condizione di parità di diritti e doveri che impone, a maggioranze e minoranze, la responsabilità di tutti e di ognuno di affermare questi valori nella propria vita e nei rapporti con gli altri”.
Orari di apertura
Dal martedì al venerdì dalle 10 alle 18. Il giovedì dalle 10 alle 23 (la biglietteria chiude alle 22)
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