Il Rinascimento parla ebraico
![Il Rinascimento parla ebraico, Museo Nazionale dellEbraismo Italiano e della Shoah - MEIS, Ferrara Il Rinascimento parla ebraico, Museo Nazionale dellEbraismo Italiano e della Shoah - MEIS, Ferrara](http://www.arte.it/foto/600x450/1b/89247-lancio-comunicato.jpg)
Dal 12 Aprile 2019 al 15 Settembre 2019
Ferrara
Luogo: Museo Nazionale dellEbraismo Italiano e della Shoah - MEIS
Indirizzo: via Piangipane 81
Orari: dal martedì alla domenica dalle 10.00 alle 18.00. Negli stessi orari sono attivi il bookshop e i laboratori didattici
Curatori: Giulio Busi, Silvana Greco
Enti promotori:
- Con il patrocinio di
- Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
- Regione Emilia-Romagna
- Comune di Ferrara
- Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - UCEI
Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8 (dai 6 ai 18 anni, studenti universitari, over 65, MyFE Card, carta sociocoop); gruppi da minimo 15 persone € 6 (ogni 20 paganti, un accompagnatore entra gratis); famiglie composte da almeno 1 adulto e 1 minore tra i 6 e i 14 anni: € 6; università e scuole (minimo 15 persone, da lunedì a venerdì) € 5. Gratuito bambini sotto i 6 anni, diversamente abili al l 100% con un accompagnatore, giornalisti e guide turistiche con tesserino, membri ICOM e militari in divisa
Apre al MEIS dal 12 aprile al 15 settembre la mostra Il Rinascimento parla ebraico, a cura di Giulio Busi e Silvana Greco.
L'esposizione affronta uno dei periodi cruciali della storia culturale della Penisola, decisivo per la formazione dellidentità italiana, svelandoci un aspetto del tutto originale, quale la presenza degli ebrei e il fecondo dialogo culturale con la cultura cristiana di maggioranza.
Opere pittoriche come la Sacra famiglia e famiglia del Battista (1504-1506) di Andrea Mantegna, la Nascita della Vergine (1502-1507) di Vittore Carpaccio e la Disputa di Gesù con i dottori del Tempio (1519-1525) di Ludovico Mazzolino, Elia e Eliseo del Sassetta, dove spuntano a sorpresa significative scritte in ebraico. Manoscritti miniati ebraici, di foggia e ricchezza rinascimentale, come la Guida dei perplessi di Maimonide (1349), acquistato dallo Stato italiano meno di un anno fa. O l'Arca Santa lignea più antica dItalia, mai rientrata prima da Parigi, o il Rotolo della Torah di Biella, unantichissima pergamena della Bibbia ebraica, ancora oggi usata nella liturgia sinagogale.
Nel Rinascimento gli ebrei cerano ed erano in prima fila, attivi e intraprendenti. A Firenze, Ferrara, Mantova, Venezia, Genova, Pisa, Napoli, Palermo e ovviamente Roma. A periodi alterni accolti e ben visti, con un ruolo non secondario di prestatori, medici, mercanti, oppure oggetto di pregiudizio. Interpreti di una stagione che racchiude in sé esperienze multiple, incontri, scontri, momenti armonici e brusche cesure. Il MEIS racconta per la prima volta questo ricco e complesso confronto, grazie anche alla coinvolgente scenografia concepita dai progettisti dello studio GTRF di Brescia.
Ricostruire tale intreccio di reciproche sperimentazioni significa riconoscere il debito della cultura italiana verso lebraismo ed esplorare i presupposti ebraici della civiltà rinascimentale. E significa ammettere che questa compenetrazione non è sempre stata sinonimo di armonia, né di accettazione priva di traumi, ma ha comportato intolleranza, contraddizioni, esclusione sociale e violenza ai danni del gruppo ebraico, impegnato nella difficile difesa della propria specificità.
Con questa nuova narrazione il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara segna un passaggio cruciale della propria offerta al grande pubblico. Non solo perché la mostra costituisce un ulteriore capitolo del racconto dellebraismo italiano (dopo quello sui primi mille anni, oggi trasformato in prima parte del percorso permanente), ma anche perché questa nuova sezione tocca il cuore della missione del MEIS: testimoniare il dialogo complesso ma possibile, talvolta fruttuoso, pur non privo di ombre, tra minoranza e maggioranza. Una lezione preziosa che lItalia raccoglie dalla sua storia per offrirla al presente, a unEuropa sempre più multiculturale e chiamata a interrogarsi sulle proprie radici.
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