Borsetti & Fabre
Dal 08 Agosto 2013 al 31 Agosto 2013
Firenze
Luogo: Palazzo Medici Riccardi
Indirizzo: via Cavour 3
Orari: 9-18; chiuso mercoledi
Enti promotori:
- Provincia e Comune di Firenze
Telefono per informazioni: +39 055 2760340
E-Mail info: apt@firenzeturismo.it
Sito ufficiale: http://www.palazzo-medici.it
Il fotografo Carlo Fabre (Verona 1938 - Firenze 1995) che della sperimentazione fece il suo demone raggiungendo risultati insuperabili nell’ambito della fotografia che riflette su se stessa e l’artista multimediale Alessandra Borsetti Venier, con la vocazione a unire nel gesto teatrale parola e segno linguistico, hanno ideato nel 1985 un viaggio immaginario partendo dal famoso quadro del Cristo morto di Andrea Mantegna.
Borsetti & Fabre ci guidano “oltre” lo spazio pittorico, capolavoro delle più ardite ricerche prospettiche rinascimentali. Mantegna tendeva a disporre le sue figure come personaggi attivi in una scena aperta, mirando a coinvolgere direttamente nello spazio d’azione lo spettatore. La figura del Cristo segue il riguardante in ogni suo spostamento, creando una percezione di spazialità circolare attorno al corpo disteso, dove soltanto pochi accenni rivelano l’ambiente in cui si svolge la scena.
Di qui lo spunto di Borsetti & Fabre a continuare la sollecitazione visiva del quadro, realizzando una situazione teatrale per consentire all’osservatore “coinvolto” di curiosare nello spazio scenico tra le figure dolenti riunite attorno al corpo del Cristo preparato per la sepoltura.
Diciannove fotografie permettono di partecipare all’evento da angolature diverse per scoprire e guardare quel che nel quadro non c’era. Ciascuna fotografia è stata progettata e costruita come un quadro a sé stante, mantenendo l’uso potente e invasivo dello scorcio prospettico, anche nell’invenzione dei personaggi “dolenti”, degli oggetti e degli arredi.
Il tutto restituisce il clima morale e il profondo senso tragico del Cristo morto del Mantegna, in un prolungato e articolato omaggio alla sua capacità di interpretare la “fisicità” della morte.
Con l’occhio magico dell’apparato fotografico Carlo Fabre saggia ogni angolatura espressiva del luogo scenico, completamente ideato e ricostruito in quasi un anno di lavoro da Alessandra Borsetti Venier che ha coinvolto degli amici per interpretare i personaggi, tra cui l’attore Gianni Marrani, per l’incredibile somiglianza fisica con il Cristo dipinto da Mantegna.
«La mostra di Borsetti & Fabre, scrive Valerio Dehò nel catalogo, parte da un’immagine ipercodificata per svelare l’antica dipendenza della fotografia dalla pittura e, nel contempo, per andare oltre tale dipendenza fino a recuperare interamente l’autonomia dell’arte fotografica. In questo senso si opera il passaggio dalla “fotografia pittorica” alla “fotografia fotografica” - faccio mia un’espressione dello stesso Fabre - che corrisponde all’emancipazione dal “principio di realtà” verso il liberatorio e più artistico “principio di piacere”. La “fotografia fotografica” cerca di proporre lo specifico fotografico attraverso una realtà che solo la fotografia può immaginare e realizzare».
Come scrive Lukács nei suoi primi scritti sull’estetica dell’arte: “Solo l’uomo con l’arte va oltre l’estetica della natura, va oltre la casualità creando un caso, una realtà inesistente fino a quel momento”. Ed è per questo che la fotografia deve usare quella dipendenza dalla realtà che la rende così attendibile, così “oggettiva” rovesciandone la funzione; solo la fotografia, forte di anni vissuti di documentazione, ha il potere di proporre mondi immaginari con la forza convincente della realtà.
La mostra si inaugura con il saluto di Andrea Barducci, Presidente della Provincia di Firenze, cui seguiranno gli interventi di Alessandro Vezzosi storico dell’arte e direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci, di Giampaolo Di Cocco artista e scrittore e di Enzo Minarelli artista multimediale.
Con il patrocino di Provincia e Comune di Firenze.
Borsetti & Fabre ci guidano “oltre” lo spazio pittorico, capolavoro delle più ardite ricerche prospettiche rinascimentali. Mantegna tendeva a disporre le sue figure come personaggi attivi in una scena aperta, mirando a coinvolgere direttamente nello spazio d’azione lo spettatore. La figura del Cristo segue il riguardante in ogni suo spostamento, creando una percezione di spazialità circolare attorno al corpo disteso, dove soltanto pochi accenni rivelano l’ambiente in cui si svolge la scena.
Di qui lo spunto di Borsetti & Fabre a continuare la sollecitazione visiva del quadro, realizzando una situazione teatrale per consentire all’osservatore “coinvolto” di curiosare nello spazio scenico tra le figure dolenti riunite attorno al corpo del Cristo preparato per la sepoltura.
Diciannove fotografie permettono di partecipare all’evento da angolature diverse per scoprire e guardare quel che nel quadro non c’era. Ciascuna fotografia è stata progettata e costruita come un quadro a sé stante, mantenendo l’uso potente e invasivo dello scorcio prospettico, anche nell’invenzione dei personaggi “dolenti”, degli oggetti e degli arredi.
Il tutto restituisce il clima morale e il profondo senso tragico del Cristo morto del Mantegna, in un prolungato e articolato omaggio alla sua capacità di interpretare la “fisicità” della morte.
Con l’occhio magico dell’apparato fotografico Carlo Fabre saggia ogni angolatura espressiva del luogo scenico, completamente ideato e ricostruito in quasi un anno di lavoro da Alessandra Borsetti Venier che ha coinvolto degli amici per interpretare i personaggi, tra cui l’attore Gianni Marrani, per l’incredibile somiglianza fisica con il Cristo dipinto da Mantegna.
«La mostra di Borsetti & Fabre, scrive Valerio Dehò nel catalogo, parte da un’immagine ipercodificata per svelare l’antica dipendenza della fotografia dalla pittura e, nel contempo, per andare oltre tale dipendenza fino a recuperare interamente l’autonomia dell’arte fotografica. In questo senso si opera il passaggio dalla “fotografia pittorica” alla “fotografia fotografica” - faccio mia un’espressione dello stesso Fabre - che corrisponde all’emancipazione dal “principio di realtà” verso il liberatorio e più artistico “principio di piacere”. La “fotografia fotografica” cerca di proporre lo specifico fotografico attraverso una realtà che solo la fotografia può immaginare e realizzare».
Come scrive Lukács nei suoi primi scritti sull’estetica dell’arte: “Solo l’uomo con l’arte va oltre l’estetica della natura, va oltre la casualità creando un caso, una realtà inesistente fino a quel momento”. Ed è per questo che la fotografia deve usare quella dipendenza dalla realtà che la rende così attendibile, così “oggettiva” rovesciandone la funzione; solo la fotografia, forte di anni vissuti di documentazione, ha il potere di proporre mondi immaginari con la forza convincente della realtà.
La mostra si inaugura con il saluto di Andrea Barducci, Presidente della Provincia di Firenze, cui seguiranno gli interventi di Alessandro Vezzosi storico dell’arte e direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci, di Giampaolo Di Cocco artista e scrittore e di Enzo Minarelli artista multimediale.
Con il patrocino di Provincia e Comune di Firenze.
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