Dal 6 maggio le visite
Riapre dopo 50 anni la Grotta di Diana a Villa d’Este, gioiello del Manierismo

Grotta di Diana, veduta d’insieme. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
Francesca Grego
17/04/2025
Roma - Una gemma segreta, inaccessibile da quasi cinquant’anni, riapre al pubblico dopo un importante restauro: è la Grotta di Diana di Villa d’Este, a Tivoli, gioiello del Manierismo voluto da un cardinale colto e raffinato. Sculture, ametiste, lapislazzuli, conchiglie, perle di vetro, foglie d’oro tornano a brillare all’interno del ninfeo cinquecentesco, restituito all’antico splendore negli ultimi due anni grazie all’impegno dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este con il decisivo sostegno di Fendi. Dal 6 maggio la Grotta di Diana arricchirà il percorso di visita alla Villa, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2001, con accesso dalla Passeggiata del Cardinale. Collocata nella parte alta del giardino, sotto la Loggia dei Venti, l’aula-ninfeo si apre su un panorama unico, dove la vista spazia dal Monte Soratte ai Castelli Romani, con la Città Eterna come fulcro e baricentro.

Grotta di Diana, veduta d’insieme. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
Luogo di meraviglia e contemplazione, dove passato e presente si incontrano in un dialogo di forme, ombre e riflessi, la Grotta fu costruita tra il 1570 e il 1572 come un “fantasmagorico antro all’antica”, su progetto del bolognese Paolo Calandrino e ispirazione di Pirro Ligorio, l’architetto napoletano a cui si devono la Villa e il suo straordinario parco. Ma la mente all’origine di tanta bellezza è quella del raffinato padrone di casa, il cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este, che in questo luogo condensò il meglio della cultura cinquecentesca italiana e francese. “Le delizie della casa estense nascono a Ferrara, si nutrono dell’esperienza della corte francese a Fontainebleau e Tivoli raggiungono l'apice qui a Tivoli”, racconta Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este. Uno spettacolo che a quei tempi suscitò stupore e ammirazione, sfidando la magnificenza di monumenti antichi come la Domus Aurea e affermandosi come modello per grotte e ninfei nei giardini di tutta Europa.

Grotta di Diana, restauro e pulitura della decorazione. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
Cariatidi con cesti di frutta danno il benvenuto ai visitatori del gioiello ritrovato, adorno di nove bassorilievi policromi ora perfettamente leggibili. Le divinità del mare e le Metamorfosi di Ovidio sono i temi principali della decorazione della Grotta, completamente rivestita da un enorme mosaico di conchiglie, frammenti di pietra, paste vitree e pietre preziose, mentre sul pavimento in terracotta invetriata brillano aquile, pomi e gigli estensi. “La Grotta di Diana è concepita per evocare l’eterna sfida tra la natura e l’uomo, i materiali naturali e l’artificio, proiettando l'ospite in un'altra dimensione che rivela il gusto estense nel rispetto del territorio tiburtino”, racconta ancora il direttore: “Diana è figura che ben si attaglia alla mentalità della corte di Ippolito II: cacciatrice e simbolo di virtù, è una donna moralizzatrice ma anche di sottile libertà laica che rimanda al potere intellettuale”.

Grotta di Diana, particolare con due cariatidi canefore poste a destra del grande ninfeo di Diana che occupa il braccio nord della croce. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
“Il restauro della Grotta di Diana è per Fendi un atto d’amore, il più recente di un percorso di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, che culmina quest’anno con la celebrazione del nostro centenario”, afferma Silvia Venturini Fendi, direttore artistico Accessori e Collezioni Uomo della casa di moda: “Profondamente radicata a Roma, dove dal 1925 risiedono le fondamenta e il cuore creativo della nostra maison, quest’opera rappresenta per noi un ulteriore investimento sul futuro che parte dalla memoria del passato: un impegno volto a preservare la bellezza e la storia del nostro paese, consegnando questo prezioso monumento alle generazioni a venire”.

Grotta di Diana, particolare con arco e vela della volta centrale vista dal braccio ovest; decorazione a mosaico rustico policromo e polimaterico: rose di conchiglie decorano l'intradosso dell'arco longitudinale e rami con i pomi del giardino delle Esperidi realizzati in paste vitree, pietre semipreziose, frammenti lapidei occupano il costolone della crociera centrale. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana

Grotta di Diana, veduta d’insieme. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
Luogo di meraviglia e contemplazione, dove passato e presente si incontrano in un dialogo di forme, ombre e riflessi, la Grotta fu costruita tra il 1570 e il 1572 come un “fantasmagorico antro all’antica”, su progetto del bolognese Paolo Calandrino e ispirazione di Pirro Ligorio, l’architetto napoletano a cui si devono la Villa e il suo straordinario parco. Ma la mente all’origine di tanta bellezza è quella del raffinato padrone di casa, il cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este, che in questo luogo condensò il meglio della cultura cinquecentesca italiana e francese. “Le delizie della casa estense nascono a Ferrara, si nutrono dell’esperienza della corte francese a Fontainebleau e Tivoli raggiungono l'apice qui a Tivoli”, racconta Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este. Uno spettacolo che a quei tempi suscitò stupore e ammirazione, sfidando la magnificenza di monumenti antichi come la Domus Aurea e affermandosi come modello per grotte e ninfei nei giardini di tutta Europa.

Grotta di Diana, restauro e pulitura della decorazione. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
Cariatidi con cesti di frutta danno il benvenuto ai visitatori del gioiello ritrovato, adorno di nove bassorilievi policromi ora perfettamente leggibili. Le divinità del mare e le Metamorfosi di Ovidio sono i temi principali della decorazione della Grotta, completamente rivestita da un enorme mosaico di conchiglie, frammenti di pietra, paste vitree e pietre preziose, mentre sul pavimento in terracotta invetriata brillano aquile, pomi e gigli estensi. “La Grotta di Diana è concepita per evocare l’eterna sfida tra la natura e l’uomo, i materiali naturali e l’artificio, proiettando l'ospite in un'altra dimensione che rivela il gusto estense nel rispetto del territorio tiburtino”, racconta ancora il direttore: “Diana è figura che ben si attaglia alla mentalità della corte di Ippolito II: cacciatrice e simbolo di virtù, è una donna moralizzatrice ma anche di sottile libertà laica che rimanda al potere intellettuale”.

Grotta di Diana, particolare con due cariatidi canefore poste a destra del grande ninfeo di Diana che occupa il braccio nord della croce. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
“Il restauro della Grotta di Diana è per Fendi un atto d’amore, il più recente di un percorso di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, che culmina quest’anno con la celebrazione del nostro centenario”, afferma Silvia Venturini Fendi, direttore artistico Accessori e Collezioni Uomo della casa di moda: “Profondamente radicata a Roma, dove dal 1925 risiedono le fondamenta e il cuore creativo della nostra maison, quest’opera rappresenta per noi un ulteriore investimento sul futuro che parte dalla memoria del passato: un impegno volto a preservare la bellezza e la storia del nostro paese, consegnando questo prezioso monumento alle generazioni a venire”.

Grotta di Diana, particolare con arco e vela della volta centrale vista dal braccio ovest; decorazione a mosaico rustico policromo e polimaterico: rose di conchiglie decorano l'intradosso dell'arco longitudinale e rami con i pomi del giardino delle Esperidi realizzati in paste vitree, pietre semipreziose, frammenti lapidei occupano il costolone della crociera centrale. Foto Andrea Concordia I Courtesy Istituto Autonomo Villa d’Este Villa Adriana
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Mantova | Dal 12 aprile a Palazzo Ducale
Il doppio volto di Andrea Mantegna presto in mostra a Mantova
-
Milano | A Milano dal 26 marzo al 30 giugno
Andrea Solario, "coloritore vago", in mostra al Museo Poldi Pezzoli
-
Napoli | A Villa Campolieto dal 28 marzo al 31 dicembre 2025
Dall’uovo alle mele, i piaceri della tavola nell’antica Ercolano
-
Piacenza | Fino al 29 giugno da XNL e Galleria Ricci Oddi
Duecento anni di Giovanni Fattori in scena a Piacenza
-
Roma | A Roma dal 17 aprile al 14 settembre
Al Museo Bilotti il mito e il sacro sotto la lente dell'arte contemporanea