Franco Fossa. La figura e i suoi luoghi
Dal 23 Giugno 2013 al 06 Ottobre 2013
Foggia
Luogo: Museo Civico
Indirizzo: piazza Vincenzo Nigri 1
Orari: da lunedì a domenica 9-13; martedì e giovedì 9-13/ 16-19
Curatori: Massimo Bignardi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0881 726245
E-Mail info: museo.civico@comune.foggia.it
Sito ufficiale: http://www.comune.foggia.it
Inaugura sabato 22 giugno alle ore 19 la grande mostra antologica che il Museo Civico di Foggia dedica allo scultore Franco Fossa (Milano, 1924 – Rho 2010), tra i grandi interpreti del “realismo esistenziale” italiano degli anni Cinquanta.
La mostra dal titolo Franco Fossa. La figura e i suoi luoghi, è stata curata da Massimo Bignardi, docente di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Siena e, sin dagli anni Ottanta, amico dell’artista e suo attento conoscitore. Il percorso espositivo disegnato negli spazi del Museo di Foggia, con la puntuale regia della moglie, la signora Maria Grazia Fossa, nonché di Salvatore Lovaglio ed Antonio Maria Pecchini inseparabili presenze nella vita dell’artista lombardo negli ultimi quattro decenni, propone una organica selezione di opere che, dagli anni Cinquanta giungono ad oggi, documentando tutti i linguaggi, le materie – dal legno al bronzo, alla terracotta – che hanno segnato la sua cinquantennale esperienza: opere che testimoniano la capacità di un artista «di possedere un senso – rilevava già nel 1954 Mario De Micheli – plastico istintivo e un mestiere già abbastanza formato […] ».
«È sul finire degli anni Quaranta – scrive Bignardi nell’articolato saggio che introduce il volume monografico pubblicato per questa occasione dalle Edizioni Nomos – che Franco Fossa lascia le aule di Brera e avvia la sua esperienza in una città, Milano, impegnata con passo svelto a ricostruire la sua “realtà”. La scena artistica milanese contribuirà inequivocabilmente sia alla formazione del suo solido mestiere di scultore, consentendogli di spaziare in diversi ambiti della ricerca scultorea senza registrare cedimenti formali, sia all’articolazione di un linguaggio che ha le sue radici nel profondo della coscienza civica. La sua scultura, lo è stato fino agli ultimi anni di vita, accoglie da subito l’impronta di una domanda che il “sé” pone al suo specchio, facendosi misura, direbbe Hillman, di quella relazione che fa dipendere la “coscienza” dalla “immaginazione”, avvertendo prontamente che quest’ultima “occupa un posto centrale nell’anima”.Come è possibile leggere in tutta la sua opera, Fossa prova a collaudare la resistenza di repertori figurativi, mettendo a registro le diverse anime della sua formazione: vale ricordare che studia dapprima alla scuola di Marino Marini, presso l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza, al tempo una fucina per molti giovani artisti dell’intera penisola, e poi al magistero di Giacomo Manzù e di Francesco Messina, presso l’Accademia di Brera.
Le teste, le figure realizzate nei decenni Quaranta e Cinquanta, liberate dal blocco di legno o modellate nella materia plastica dell’argilla e più tardi tradotte nella solidità del bronzo, dichiarano infatti percorsi ancora freschi della sua formazione. Da una parte affiora il senso della storia che gli proviene dall’insegnamento di Marini, dalle prove che il maestro affiderà ad una forma oramai decisamente distante dal naturalismo “universalistico” delle sue pomone, in virtù di un modellato sintetico con il quale si fa interprete di un sentimento della storia al cui centro pone l’uomo. Dall’altra lo sguardo terreno dell’uomo ancorato alla forza dell’esistenza che Fossa apprende da Manzù, come testimoniano alcuni gessi patinati che realizza nel corso degli anni Cinquanta nel quale un modellato orchestrato da minimi scarti, sparge sulla forma una luminosità vibrante. È la stessa luce interiore che l’artista fa scivolare nelle opere degli ultimi anni, nei sui ambienti, nei labirinti, nei luoghi di un “realismo” che non ha mai lasciato».
Nato a Milano nel 1924, Franco Fossa ha segnato l'arte contemporanea inserendosi a pieno titolo nel filone del Realismo Esistenziale al quale si associano i grandi nomi di maestri dell'arte italiana. A partire dagli studi all'Umanitaria di Milano e poi all'Istituto Superiore per Industrie Artistiche di Monza dove ha come maestro Marino Marini, per arrivare al diploma all'Accademia di Brera di Milano dopo aver seguito, tra gli altri, i corsi di Giacomo Manzù e di Francesco Messina. Dopo aver partecipato nel 1948 al Premio Medardo Rosso all'Accademia di Brera, ordina la sua prima personale nel 1949 al Centro Culturale di Rho facendola seguire dalla presenza a molti concorsi nazionali tra i quali il Premio Suzzara: Fossa partecipa a tre edizioni della storica manifestazione: nel 1952, nel 1958 e nel 1960 la sua opera venne segnalata dalla giuria. Nel 1982 realizza a Busto Arsizio in piazza Galiberti il monumento alle Vittime del Lavoro e nel 1999 la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate organizza un’esauriente mostra antologica. Sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni d’arte. Muore a Rho nel 2010
La mostra dal titolo Franco Fossa. La figura e i suoi luoghi, è stata curata da Massimo Bignardi, docente di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Siena e, sin dagli anni Ottanta, amico dell’artista e suo attento conoscitore. Il percorso espositivo disegnato negli spazi del Museo di Foggia, con la puntuale regia della moglie, la signora Maria Grazia Fossa, nonché di Salvatore Lovaglio ed Antonio Maria Pecchini inseparabili presenze nella vita dell’artista lombardo negli ultimi quattro decenni, propone una organica selezione di opere che, dagli anni Cinquanta giungono ad oggi, documentando tutti i linguaggi, le materie – dal legno al bronzo, alla terracotta – che hanno segnato la sua cinquantennale esperienza: opere che testimoniano la capacità di un artista «di possedere un senso – rilevava già nel 1954 Mario De Micheli – plastico istintivo e un mestiere già abbastanza formato […] ».
«È sul finire degli anni Quaranta – scrive Bignardi nell’articolato saggio che introduce il volume monografico pubblicato per questa occasione dalle Edizioni Nomos – che Franco Fossa lascia le aule di Brera e avvia la sua esperienza in una città, Milano, impegnata con passo svelto a ricostruire la sua “realtà”. La scena artistica milanese contribuirà inequivocabilmente sia alla formazione del suo solido mestiere di scultore, consentendogli di spaziare in diversi ambiti della ricerca scultorea senza registrare cedimenti formali, sia all’articolazione di un linguaggio che ha le sue radici nel profondo della coscienza civica. La sua scultura, lo è stato fino agli ultimi anni di vita, accoglie da subito l’impronta di una domanda che il “sé” pone al suo specchio, facendosi misura, direbbe Hillman, di quella relazione che fa dipendere la “coscienza” dalla “immaginazione”, avvertendo prontamente che quest’ultima “occupa un posto centrale nell’anima”.Come è possibile leggere in tutta la sua opera, Fossa prova a collaudare la resistenza di repertori figurativi, mettendo a registro le diverse anime della sua formazione: vale ricordare che studia dapprima alla scuola di Marino Marini, presso l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza, al tempo una fucina per molti giovani artisti dell’intera penisola, e poi al magistero di Giacomo Manzù e di Francesco Messina, presso l’Accademia di Brera.
Le teste, le figure realizzate nei decenni Quaranta e Cinquanta, liberate dal blocco di legno o modellate nella materia plastica dell’argilla e più tardi tradotte nella solidità del bronzo, dichiarano infatti percorsi ancora freschi della sua formazione. Da una parte affiora il senso della storia che gli proviene dall’insegnamento di Marini, dalle prove che il maestro affiderà ad una forma oramai decisamente distante dal naturalismo “universalistico” delle sue pomone, in virtù di un modellato sintetico con il quale si fa interprete di un sentimento della storia al cui centro pone l’uomo. Dall’altra lo sguardo terreno dell’uomo ancorato alla forza dell’esistenza che Fossa apprende da Manzù, come testimoniano alcuni gessi patinati che realizza nel corso degli anni Cinquanta nel quale un modellato orchestrato da minimi scarti, sparge sulla forma una luminosità vibrante. È la stessa luce interiore che l’artista fa scivolare nelle opere degli ultimi anni, nei sui ambienti, nei labirinti, nei luoghi di un “realismo” che non ha mai lasciato».
Nato a Milano nel 1924, Franco Fossa ha segnato l'arte contemporanea inserendosi a pieno titolo nel filone del Realismo Esistenziale al quale si associano i grandi nomi di maestri dell'arte italiana. A partire dagli studi all'Umanitaria di Milano e poi all'Istituto Superiore per Industrie Artistiche di Monza dove ha come maestro Marino Marini, per arrivare al diploma all'Accademia di Brera di Milano dopo aver seguito, tra gli altri, i corsi di Giacomo Manzù e di Francesco Messina. Dopo aver partecipato nel 1948 al Premio Medardo Rosso all'Accademia di Brera, ordina la sua prima personale nel 1949 al Centro Culturale di Rho facendola seguire dalla presenza a molti concorsi nazionali tra i quali il Premio Suzzara: Fossa partecipa a tre edizioni della storica manifestazione: nel 1952, nel 1958 e nel 1960 la sua opera venne segnalata dalla giuria. Nel 1982 realizza a Busto Arsizio in piazza Galiberti il monumento alle Vittime del Lavoro e nel 1999 la Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate organizza un’esauriente mostra antologica. Sue opere sono conservate in importanti musei e collezioni d’arte. Muore a Rho nel 2010
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