Margherita Levo Rosenberg. Passaggio Segreto
Margherita Levo Rosenberg. Passaggio Segreto, Galleria Comunale Ex Pescheria, Cesena
Dal 18 January 2014 al 10 February 2014
Cesena | Forlì-Cesena
Luogo: Galleria Comunale Ex Pescheria
Indirizzo: via Pescheria 23
Orari: mercoledì, sabato, domenica 10-12.30/ 15-19; martedì, venerdì 15-19
Enti promotori:
- Comune di Cesena Assessorato alla Cultura
- Regione Emilia Romagna
- Provincia Forlì-Cesena
- Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica
- Comunità Ebraica di Casale Monferrato
- Museo e Comunità Ebraica di Genova
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0547 355727
E-Mail info: cesenacultura@comune.cesena.fc.it
Sito ufficiale: http://www.comune.cesena.fc.it
Nell'ambito delle manifestazioni dedicate alla Giornata della Memoria, il Comune di Cesena in collaborazione con L’Immagine Arte Contemporanea, ha in preparazione un particolare evento espositivo dedicato ad un’artista contemporanea concettuale di rilevante interesse, le cui opere sono state esposte in ambito pubblico nazionale ed internazionale, Margherita Levo Rosenberg.
Un'attività artistica la sua iniziata da giovanissima, potenziata sempre più con la ricerca espressiva attraverso materiali diversi dai canonici dell'arte visiva; elementi quasi sempre di recupero, come plastiche colorate, acetati, pellicole radiografiche, rete metallica o elementi naturali, facendo loro acquisire nuova forma di vita. Dopo gli studi in Psichiatrici, l'artista piemontese trova nell'arte un territorio privilegiato di comunicazione fra l'essere umano e il mondo, che va ad approfondire anche come arte terapeuta attraverso il linguaggio visuale.
La mostra creata appositamente per gli spazi della Galleria Comunale Pescheria, parla dell'importanza che può avere la memoria in un tempo che tende a spazzar via in un attimo ogni tipo di legame col passato.
Preziose installazioni aeree, a parete, a terra composte da filamenti di pellicole radiografiche di recupero che si muovono leggere nell'aria e impressionate da frammenti di corpi formano il corpus espositivo, creando intuizioni concettuali che parlano dell’umanità, delle masse e della loro storia condivisa.
Un'esposizione che non parla direttamente della Shoah, ma del clima che ne ha permesso l'avvento; di quella violenza strisciante e subdola che ha radici molto più profonde, che passa attraverso ogni ambito, ogni tempo e ogni istante della cultura occidentale, quella che agisce nel sopprimere le identità e le differenze, perché lo sfregio dell'identità nasce prima del suo annientamento, poiché la catastrofe dell'antisemitismo è rappresentata non solo dalla morte di sei milioni di persone ma, molto prima, dalla loro espulsione dalla categoria dell'umano.
Una mostra che invita a liberarsi dei normali codici visivi dell'arte, che induce a riflettere su quanto sia importante vigilare sulla violenza, ma soprattutto sui suoi segni premonitori, l'evitarsi, lo scherno, l'intolleranza, quella violenza invisibile che annienta l'esistenza ancor prima della vita.
Un'attività artistica la sua iniziata da giovanissima, potenziata sempre più con la ricerca espressiva attraverso materiali diversi dai canonici dell'arte visiva; elementi quasi sempre di recupero, come plastiche colorate, acetati, pellicole radiografiche, rete metallica o elementi naturali, facendo loro acquisire nuova forma di vita. Dopo gli studi in Psichiatrici, l'artista piemontese trova nell'arte un territorio privilegiato di comunicazione fra l'essere umano e il mondo, che va ad approfondire anche come arte terapeuta attraverso il linguaggio visuale.
La mostra creata appositamente per gli spazi della Galleria Comunale Pescheria, parla dell'importanza che può avere la memoria in un tempo che tende a spazzar via in un attimo ogni tipo di legame col passato.
Preziose installazioni aeree, a parete, a terra composte da filamenti di pellicole radiografiche di recupero che si muovono leggere nell'aria e impressionate da frammenti di corpi formano il corpus espositivo, creando intuizioni concettuali che parlano dell’umanità, delle masse e della loro storia condivisa.
Un'esposizione che non parla direttamente della Shoah, ma del clima che ne ha permesso l'avvento; di quella violenza strisciante e subdola che ha radici molto più profonde, che passa attraverso ogni ambito, ogni tempo e ogni istante della cultura occidentale, quella che agisce nel sopprimere le identità e le differenze, perché lo sfregio dell'identità nasce prima del suo annientamento, poiché la catastrofe dell'antisemitismo è rappresentata non solo dalla morte di sei milioni di persone ma, molto prima, dalla loro espulsione dalla categoria dell'umano.
Una mostra che invita a liberarsi dei normali codici visivi dell'arte, che induce a riflettere su quanto sia importante vigilare sulla violenza, ma soprattutto sui suoi segni premonitori, l'evitarsi, lo scherno, l'intolleranza, quella violenza invisibile che annienta l'esistenza ancor prima della vita.
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