Dodici Contemporaneamente 2016 - Perimetri, prospettive, vie di fuga

Chiostro di Sant’Agostino, Veroli (FR)

 

Dal 07 Maggio 2016 al 05 Giugno 2016

Veroli | Frosinone

Luogo: Chiostro di Sant’Agostino

Indirizzo: Veroli



È ormai tutto pronto per l’inaugurazione dell’edizione 2016 di Dodici Contemporaneamente, mostra di arte contemporanea in programma a Veroli dal 7 maggio al 5 giugno prossimi. Ancora una volta la sede deputata ad accogliere l’evento sarà il chiostro di Sant’Agostino, a pochi passi dalle piazze centrali della città ernica.

Il titolo sarà “Perimetri, prospettive, vie di fuga” e vedrà anche quest’anno dodici protagonisti internazionali: Matthias Brandes, Daniela Carletti, Bruno di Pietro, Marjan Fahimi, Patricia Glee Smith, Anett Kilen Kennedy, Enrique Moya Gonzalez, Shura Oyarce Yuzzelli, Ornella Ricca, Alessandro Sicioldr, Pietro Spagnoli e Simon Wilfred. Artisti di valore assoluto che, con opere realizzate appositamente per la mostra di Veroli, contribuiranno a farne una fra le città italiane più importanti in questo periodo per l’arte contemporanea.

Ad impreziosire l’evento e parallelamente all’allestimento, spiccheranno il nome del premio Oscar 2016 Ennio Morricone che ha concesso la riproduzione di “Voci dal silenzio”, sua composizione per coro ed orchestra collegata al tema della mostra, e quello di Alessandro Gassmann per il video “Solo andata” con testo di Erri De Luca.
Il taglio del nastro è previsto per sabato 7 maggio alle 18, con la conferenza iniziale di inaugurazione curata dal professor

Marco Bussagli, verolano doc e docente di Anatomia Artistica presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, che ha voluto tenere a battesimo l’edizione ormai imminente durante la quale si alterneranno in conferenze altri nomi illustri di otto conferenzieri di fama internazionale, per affrontare da diversi punti di vista i concetti contenuti nel titolo della mostra.
Il piano di apertura della mostra sarà dal giovedì alla domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16,30 alle 20,30.

Chi sono i dodici artisti protagonisti dell’edizione 2016 della mostra Dodici Contemporaneamente?                            Un breve estratto biografico per ognuno di loro ci aiuterà a conoscerne l’opera e la vita, e comprenderne meglio le ventiquattro realizzazioni create appositamente per l’evento che andrà in scena nel chiostro di Sant’Agostino dal 7 maggio al 5 giugno prossimi.
Matthias Brandes, tedesco di Bochum, laureato all’università di Amburgo dal 1985 al 2015 è presente in numerose mostre personali e collettive in Gallerie in Italia, Germania, Ungheria, Austria, Belgio, USA, Cina, Regno Unito, Corea del Sud. Le sue opere sono in collezioni pubbliche e private. Fra l’altro è stato anche graphic-designer per case vinicole. « Dipingo cose che mi affascinano – spiega - cerco di rappresentarle nel modo più preciso. Non come si vedono nella realtà, ma come le immagino io».
Daniela Carletti, presente in numerose personali e collettive fra Europa e Medioriente, sostiene che «La mia poetica si esprime con la rappresentazione della natura che diventò protagonista delle mie opere quando dagli anni ‘90 iniziai a lavorare con il gesso a rilievo. Nel mio lavoro seguo l’ispirazione, non c’è molta progettualità; è il rapporto diretto e manuale con i materiali usati che mi suggerisce il percorso da seguire. Nelle varie fasi di lavorazione sono coinvolti tutti i sensi che, agendo in sinergia con la mente e il cuore, mi indicano dove andare».
Bruno di Pietro, pescarese, inizia a dipingere da autodidatta per poi frequentare l’Accademia di Brera. Nei suoi quaranta anni di carriera ha realizzato circa 4000 opere che ora ha deciso di raggruppare per periodo artistico. «In questa mia odissea artistica, ad un certo momento del mio iter creativo mi sono sentito intellettualmente in dovere di mettere ordine ai miei lavori e alla mia storia. Ho voluto dare alle mie opere sparse per l’Europa un ordine cronologico, per archiviarle in periodi ben definiti essendo questi legati a temi e tecniche diverse tra di loro».
Marjan Fahimi, iraniana di Tehran, si laurea in Letteratura italiana all’università di Tehran per poi trasferirsi a Roma dove nel 2013 si laurea in Architettura. « Nelle mie opere i soggetti sono caratterizzati principalmente da paesaggi, vedute che evidenziano i principali fenomeni atmosferici: aria, vento, nubi, pioggia, acqua, luce, terra. Una ricerca su la componente naturalistica del paesaggio e della sua poetica; ovvero ciò che lo rende spettacolare agli occhi dell’osservatore».
 
Patricia Glee Smith, statunitense di Savanna nell’Illinois, per lei si tratta di un ritorno a Veroli dopo la partecipazione all’edizione 2015. Dal 1977 al 2015 ha esposto dipinti e incisioni  in Europa, nello Yemen e negli Stati Uniti d’America. Ha contributo con disegni alla rivista The New Yorker per molti anni. «Nei miei dipinti e nelle mie acqueforti cerco di creare movimento, oppure quiete e silenzio, usando il colore, la luce e la forma: la struttura, la superficie e il contenuto sono considerazioni di primaria importanza. Sono interessata ai singoli momenti e frammenti della vita e al loro aspetto eterno, alla bellezza inaspettata, all’imperfezione di oggetti sorpresi in un momento di riposo».
Anett Kilen Kennedy, norvegese di Oslo, la sua opera si è mossa da Parigi a Monterey, da Valencia a Laguna Beach. « Nel processo di creazione di un dipinto mi sposto avanti e indietro tra astratto e  figurativo. L’astratto è basato sull'improvvisazione. La cosa più importante per me è quello di sperimentare e scoprire lo sconosciuto nel processo creativo. Mi piace esplorare il paesaggio sconosciuto. C'è un elemento misterioso nel “piano del quadro”: un piano immaginario che sfida ogni spiegazione tradizionale».
Enrique Moya González, madrileno. Anche per lui il 2016 è un bis a Veroli dove lo scorso anno fu uno dei più visitati fra i protagonisti. Nel mese di Ottobre 2015 Enrique Moya Gonzalez è stato ospitato dalla Oklahoma University, nell’ambito del  progetto Cultural Connections, per proporre la sua personale ricerca. Il suo lavoro è un dialogo costante tra passato e contemporaneità e nelle sue opere i livelli si sovrappongono e si confondono in un gioco di linee, segni e immagini in cui ciascun spettatore può e deve trovare la propria chiave di lettura. «Non sono un disegnatore, non sono pittore, non sono un fotografo, non sono nulla di tutte queste cose perché sono tutte queste cose insieme».
Shura Oyarce Yuzzelli nata a Lima in Perù, arriva in Italia con la vincita di una borsa di studio messa in palio dall’Istituto Italiano di Cultura a Lima e del Ministero degli Affari Esteri. Le sue opere paiono ricercare lo spazio-forma ed evocare irresistibili interiorità d’animo. Si tratta di collage materici su tavola realizzati con l’impiego di stoffe e smalti, uniti alla memoria del lavoro portato avanti con estrema sapienza dalla nonna, abile sarta. Realizza sculture policrome attraverso il riutilizzo di materiali di recupero: legni, tele, smalti, lane, corde, ferri arrugginiti, che testimoniano il percorso cognitivo mnemonico dei ricordi.
Ornella Ricca, napoletana di nascita verolana d’adozione. Attraversa tutto lo Stivale per esporre le sue creazioni che possono essere trovate in collezioni pubbliche e private sia in Europa che negli Stati Uniti d’America. « Osservare la linea d’orizzonte sul mare di Napoli, la città dove sono nata, ha stimolato in me riflessioni su perimetri elastici e l’impulso a viaggiare. La ricerca artistica è per me inscindibile da quella personale. Preferisco lavorare con il legno (il mio nome deriva da un albero) e la pittura ad olio, ma utilizzo anche resine e pigmenti naturali ed industriali».
 
Alessandro Sicioldr può essere considerato la mascotte del gruppo, essendo il più giovane. Lavora principalmente con la pittura ad olio, matite e matite colorate. I suoi soggetti sono immagini surreali provenienti dall’ inconscio, che egli rappresenta con una miscela di tecniche contemporanee e tradizionali. « Sicioldr è una parola insolita, ha un suono sibilante, sgranato e allusivo. Si è rivelata misteriosamente alla mia coscienza un giorno di qualche anno fa. In verità devo ammettere che non conosco neanche la sua corretta pronuncia. L'unica cosa di cui sono certo è che appartiene allo stesso mondo che descrivo nelle mie opere».
Pietro Spagnoli, frusinate che ha scelto Veroli per vivere e lavorare. Laureato a Cassino con una tesi sulla “Valorizzazione dei beni culturali”, nel corso degli anni ha esposto in numerose mostre personali e collettive, affiancando all’attività artistica quella di organizzatore e curatore di eventi, spaziando tra la musica, le arti figurative e la letteratura. «Un artista può intervenire nel suo tempo? L’arte ha ancora un ruolo nella società contemporanea, una funzione diversa e lontana dall’effimero? Cerco di trovare in me questo ruolo, con il giusto amalgama tra linguaggio e contenuto, forma e pensiero, sentimento ed espressione».
Simon Wilfred Mgogo è nato a Dar el Salaam in Tanzania. Dopo aver ricevuto numerosi premi nella sua nazione, dal 2001 si è trasferito in Italia; con la sua arte ha sostenuto in Italia ed in Germania importanti campagne a sfondo sociale  contro la mutilazione genitale femminile. « Il mio stile artistico è una fusione di tingatinga e batik, forme d’arte tradizionali della Tanzania caratterizzate dalla vivacità dei colori. Le mie opere sono fortemente influenzate dall’esperienza di vita della mia giovinezza ed infanzia trascorse in Africa con la raffigurazione dei colori, le forme, i paesaggi e le persone della mia terra di origine».
 

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