Arte Ottomana, 1450 - 1600. Natura e Astrazione: uno sguardo sulla Sublime Porta
Dal 03 Ottobre 2014 al 11 Gennaio 2015
Genova
Luogo: Palazzo Nicolosio Lomellino
Indirizzo: via Garibaldi 7
Orari: da martedì a venerdì 15-18; sabato, domenica e festivi 10-18
Curatori: Alessandro Bruschettini
Enti promotori:
- Comune di Genova
- Fondazione Bruschettini per l’Arte Islamica e Asiatica
- Associazione Palazzo Lomellino di Strada Nuova
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto gruppi € 5, scolaresche su prenotazione, al mattino gratuito. Biglietto Cumulativo Palazzo Lomellino e Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco € 10
Telefono per informazioni: +39 010 0983860
E-Mail info: info@palazzolomellino.org
Sito ufficiale: http://www.palazzolomellino.org
Genova è sede ideale per tale iniziativa, in quanto nei secoli la città ha rivestito uno storico ruolo di riferimento nei rapporti economici e culturali fra l’Impero Ottomano e l’Europa, come testimoniato anche dall’antica presenza di una colonia Genovese a Istanbul, ancora oggi documentabile nel quartiere di Galata/Pera, l’attuale distretto di Beyoglu.
Proprio nel 2013 è stato promosso il gemellaggio tra Istanbul (Beyoglu) e Genova, con l’obiettivo di dare vita a una serie di importanti appuntamenti economici e culturali. In particolare, secondo le linee programmatiche dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Genova, si intende realizzare: “un progetto pluriennale – ‘fondato sullo scambio di immagini, oggetti e documenti’ – di mostre e conferenze nelle due città sul tema delle ‘vie dell’arte tra medioevo ed età moderna’ per ricostruire quello che è stato ‘un flusso ininterrotto attraverso i secoli’ (Genova e l’Islam, le ceramiche turche di Iznik a Genova, i tappeti e i tessuti turchi dei commercianti e collezionisti genovesi, gli arredi e le opere preziose dalla Turchia ottomana nelle dimore genovesi, le ambascerie genovesi a Istanbul). Idee e spunti da perfezionare, che indicano però chiaramente ‘la volontà di operare sul medio e lungo periodo’, resistendo alla tentazione facile dell’estemporaneità. Anche perché il recupero dei legami culturali è il preludio al pieno ripristino di quelli economici” (in: ‘Gemellaggio con Genova’, http://diarioistanbul.wordpress.com).
Nel complesso scenario storico-geografico del Mare Mediterraneo nei secoli XV e XVI, Genova ha conservato un suo ruolo di protagonista sia sul piano politico-militare, sia su quello dei rapporti economico-commerciali con l’Impero Ottomano. La circolazione di manufatti artistici di grande qualità richiesti da una clientela occidentale diversificata – corti, nobiltà e borghesia in sviluppo – ha rappresentato certamente un’ottima occasione d’incontro e di scambio tra culture contigue, ma senza dubbio profondamente diverse.
A partire da queste premesse, la Fondazione Bruschettini intende portare il proprio contributo presentando una selezionata scelta di oggetti rappresentativi della produzione artistica ottomana del periodo storico considerato dalla mostra, le cui finalità sono quelle di accompagnare i visitatori alla scoperta di un mondo colto e raffinato dalla preziosa produzione artistica che ha caratterizzato il periodo di maggiore splendore dell’Impero Ottomano: 1450-1600.
I materiali in mostra propongono un percorso visivo e culturale che “racconta” l’epoca d’oro dell’arte ottomana attraverso tappeti, tessuti, ceramiche, metalli e arti del libro, per un totale di circa 70 oggetti, alcuni dei quali già noti al mondo accademico, altri poco conosciuti e in gran parte inediti.
Le opere appartengono per la maggior parte a collezioni private italiane e straniere, integrate da una prestigiosa selezione di prestiti da istituzioni museali che ospitano tra le più importanti raccolte di arte ottomana fuori dalla Turchia.
Fra i musei che presteranno opere conservate nelle loro collezioni spiccano in Italia il Museo Nazionale del Bargello e il Museo Stibbert a Firenze e in Europa il Museo di Arte Islamica di Berlino (Pergamonmusem / Museum für Islamische Kunst Staatliche Museen zu Berlin - Preußischer Kulturbesitz) e il Museo della Ceramica di Sèvres (Cité de la Céramique, Sèvres et Limoges).
LA MOSTRA
La Dinastia Ottomana ebbe eccezionali sovrani e tra questi un ruolo di primo piano fu certamente quello di Maometto II il Conquistatore, appellativo che gli fu attribuito dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453. Altrettanto famoso è Solimano, detto il Magnifico in Occidente, artefice della massima espansione europea e mediterranea dell’Impero della Sublime Porta. La raffinatezza e lo splendore della corte ottomana erano ben note anche ai contemporanei occidentali i quali apprezzavano l’alta qualità delle produzioni locali.
Un Corano appartenuto a Maometto II, completo di dedica al sovrano, è uno degli oggetti più preziosi presenti in mostra nella piccola sezione dedicata alle arti del libro, straordinario esempio di testimonianza storica di altissima qualità artistica. Altro capolavoro in mostra, nella stessa sezione, è una tughra, documento che porta la firma di Solimano il Magnifico, importante prestito del Museo di Arte Islamica di Berlino.
Ma nell’immaginario collettivo europeo del tempo sono stati i tappeti a rappresentare il fascino esotico dell’Oriente, ambasciatori privilegiati di quel gusto particolare che non ha avuto uguali in Europa. In questo ambito la produzione turca di Ushak e degli altri più importanti centri manifatturieri è rappresentata in mostra ai più alti livelli, offrendo ai visitatori l’opportunità di osservare da vicino tappeti di differenti tipologie, alcuni dei quali riflettono perfettamente il gusto raffinato della corte ottomana. La diffusione di alcuni di questi modelli nell’Europa delle corti, dell’aristocrazia e dell’alta borghesia trova conferma nella ricca documentazione d’archivio, ma soprattutto nella frequente presenza del tappeto nella pittura del tempo. Infatti, questi tappeti furono rappresentati in molte opere dei più grandi pittori europei, soprattutto italiani: per citarne alcuni, Piero della Francesca, Andrea Mantegna, Giovanni Bellini, Carlo Crivelli, Lorenzo Lotto, Hans Holbein il Giovane, nomi, gli ultimi due, che ancora oggi convenzionalmente si utilizzano per indicare alcune particolari tipologie.
Presenti in mostra diversi esempi di ceramiche policrome di Iznik, fra le produzioni fittili più fantasiose ed eleganti nell’intero panorama ceramico islamico. Le botteghe artigiane ricevettero notevole impulso dall’imitazione delle porcellane cinesi, apprezzate e richieste durante tutto il medioevo islamico, inizialmente copiandone i prototipi per poi distaccarsene gradualmente ed elaborare in seguito un repertorio, soprattutto floreale, originale e autonomo.
Parimenti eccezionale è la produzione tessile ottomana di sete e velluti, broccati in oro e argento, spesso in competizione con gli analoghi manufatti italiani, in particolare veneziani e fiorentini. Tulipani, rose, giacinti e garofani, in combinazioni fantasiose e con schemi diversificati (a griglia, a scacchiera, a tutto campo), caratterizzano l’alta epoca ottomana (tutto il Cinquecento) e stupiscono il visitatore per fantasia, accostamenti cromatici e perfezione tecnica.
Una piccola ma pregiata selezione di armi da difesa, elmi e testiere da cavallo, marchiati con l’emblema dell’armeria imperiale turca di Sant’Irene, introduce la prima sala della mostra, ricordando l’aspetto marziale della grande potenza ottomana.
In sintesi, con le parole dello studioso Walter B. Denny che ha firmato l’introduzione del catalogo, “Questa mostra si concentra sul glorioso secolo e mezzo in cui l’impero e la sua cultura, insediatasi nella nuova grande capitale Istanbul, vissero una fenomenale crescita ed evoluzione che condussero allo stile di corte ottomano maturo, ai nostri giorni forse l’eredità più duratura dell’impero al suo apogeo, nonché il più esaltante e memorabile dei suoi successi artistici.”
Un’ultima considerazione: le grandi mostre di arte ottomana del passato sono state quasi tutte realizzate grazie ai prestiti dei grandi musei di Istanbul, primo fra tutti il Topkapi, che hanno generosamente concesso il meglio dei loro tesori, con la conseguente presenza in esposizione di alcune delle più geniali e raffinate produzioni delle manifatture di corte. Diverso il caso delle mostre organizzate in Occidente, che hanno privilegiato una produzione spesso fortemente storicizzata e comunque meno preziosa, ubbidendo a criteri e possibilità di selezione certamente diversi. La mostra genovese, pur nella limitatezza del numero dei pezzi presentati, ha scelto di esporre opere di alta qualità che rappresentano al meglio l’eccellenza della corte e che, nel contempo, soddisfacevano una domanda commerciale interna ed esterna particolarmente esigente.
La mostra è particolarmente curata nei suoi aspetti esplicativi didattici, con pannelli di testo atti a familiarizzare lo spettatore con una cultura e produzione artistica poco nota. Una sala sarà dedicata alla proiezione-video, curata dello studioso americano Walter B. Denny.
L’allestimento è progettato dagli architetti Luca Rolla e Alberto Bertini.
Il catalogo ospiterà saggi introduttivi e schede di tutte le opere con illustrazioni a colori a piena pagina. Una breve guida alla mostra presenta le sale espositive e una selezione fotografica di oggetti.
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