Claudia Campanella

© Claudia Campanella
Dal 12 Novembre 2016 al 23 Novembre 2016
Genova
Luogo: Palazzo Stella
Indirizzo: piazza Stella
Orari: da martedì a sabato 15-19
Curatori: Flavia Motolese
Telefono per informazioni: +39 010.24.68.284
E-Mail info: info@satura.it
Sito ufficiale: http://www.satura.it
Si inaugura sabato 12 novembre 2016 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra personale di Claudia Campanella a cura di Flavia Motolese.
La mostra resterà aperta fino al 23 novembre 2016 con orario 15- 19 dal martedì al sabato.
Un filo sottile unisce il percorso artistico di Claudia: dai frammenti di corpo esposti nel '98 fino alle gabbie del 2014, alle rovine di questa mostra. Non è né il coerente perpetuarsi di una tecnica di cui Claudia è padrona, né tantomeno la scelta dei soggetti che, talvolta del tutto occasionali, assurgono a metafora della sua esistenza diventandone quasi il racconto. Prescindendo dai diversi contesti, il nucleo fondamentale è il rapporto tra il passato, il futuro e il tempo presente come punto di collegamento tra questi due termini. Non è quindi un caso che tutta l'opera di Claudia sia caratterizzata da un forte legame con il linguaggio architettonico poiché "l'architettura collega il presente con il passato e il tangibile con l'intangibile" (R. Meyer). E la rovina, testimonianza del passato e, nel contempo, del futuro, costituisce "un invito a sentire il tempo" (M. Augé). (Lia Perissinotti)
Architetture moderne, forse identificabili con i grandi quartieri di Le Corbusier (Unité d'Habitation, Convento di Sainte Marie de la Tourette, La Ville Radieuse...), che appartengono alla nostra esperienza visiva e che sembrano qui rivissute da una memoria empatica, emozionale, ridotte a rovine, a scheletri architettonici. Nei disegni grandi le figure (o quello che resta delle figure: il corpo deformato e mutilato, la nuvola), ora dialogano direttamente con l'architettura, sono insieme nella stessa cornice. In quelli più piccoli sembra vivere sia la fantasia infantile della casa delle bambole o della scatola delle costruzioni, sia l'immagine del bozzetto di una sala teatrale. Su tutti sembra sia calato un velo di polvere come in un archivio della memoria. Una fine immobile, senza Apocalisse: «Io adoro le rovine: quando ci si trova davanti alle macerie significa che si è davanti anche a un nuovo inizio» (Anselm Kiefer). E c'è, credo, in questa serie, una meditazione non solo visiva, ma concettuale e di nuovo empatica, di Kiefer. (Franco Vazzoler)
Ci muoviamo in una dimensione più interiore che reale, basata sulla capacità immaginifica di creare luoghi in cui ciò che è suggerito è più potente di ciò che viene illustrato. Non è ciò che si vede, ma ciò che viene omesso a suscitare maggiore fascino: l'assenza sporadica di pareti, l'inserimento straniante di oggetti della quotidianità o l'indeterminatezza della collocazione spaziale determina un'atmosfera di profondo mistero. L'artista si muove in uno spazio potenzialmente sconfinato, in cui sovverte tutte le regole, invertendo esterno ed interno, svincolandosi dai concetti di compiutezza o di inizio e fine. I disegni di Claudia Campanella mettono in rilievo il dinamismo latente dei luoghi - inteso in senso anche temporale - e le forze nascoste che agiscono dall'interno su tutte le cose, apportando inevitabili trasformazioni. L'oscurità genera una forte tensione percettiva, acuendo lo sforzo di recuperare la sequenza di pensieri e rimandi innescati dalla figurazione. L'oggetto spogliato della concretezza dell'utilità assume una sua intima bellezza, mentre nuove congiunzioni cognitive trasformano in corpi tridimensionali l'inafferrabile. (Flavia Motolese)
Claudia Campanella, nata a Genova nel 1962, dove vive e lavora, dal 1988 insegna al Liceo Artistico Klee Barabino. Gli studi al Liceo Artistico N. Barabino e poi all'Accademia Ligustica di Belle Arti nel Corso di Pittura, terminati nel 1984, sono sempre stati accompagnati dalla pratica della danza, prima classica e poi contemporanea e dall'interesse per il teatro. L'impronta culturale della didattica fortemente ispirata al Bauhaus degli anni al Barabino, l'accurato e potente esercizio del disegno anatomico, e non solo, sotto la guida di Silla Giubilei in Accademia, sensibilissimo e acuto maestro, insieme alle prime esperienze lavorative nel campo della progettazione di spazi abitativi e all'interesse per il corpo in movimento, l'hanno portata naturalmente a indagare sulla relazione tra strutture spaziali e strutture corporee. In entrambi i casi tra un dentro e un fuori, un visibile ed un invisibile, una potenza e una vulnerabilità, un'eternità e una fine, una memoria e un'allucinazione. Il suo cercare e accumulare in ambiti diversi, la curiosità empatica, irrequieta e asistematica, l'hanno portata ad utilizzare differenti forme espressive e spesso a lavorare in collaborazione e scambio con artisti visivi, performers, attori e musicisti.
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