ŽIVA KRAUS – PIÈCES UNIQUES. Franco Fontana – Presenze veneziane
Dal 11 Aprile 2024 al 15 Giugno 2024
Genova
Luogo: Galleria Spazio Unimedia Contemporary Art – Palazzo Squarciafico
Indirizzo: Piazza Invrea 5/B
Telefono per informazioni: +39 349 7836148
E-Mail info: info@spaziounimedia.com
Sito ufficiale: http://www.spaziounimedia.com
Giovedì 11 aprile 2024 alle ore 18 si inaugura alla Galleria Spazio Unimedia Contemporary Art – Palazzo Squarciaficodi Genova, la mostra personale ŽIVA KRAUS – PIÈCES UNIQUES. Franco Fontana – Presenze veneziane, a cura di Viana Conti. L’artista è presente.
Živa Kraus, figura carismatica croata naturalizzata italiana, è nata a Zagabria, nella cui Accademia d’arte avviene la sua formazione in pittura, nel 1971 si trasferisce a Venezia città in cui fonda, nel 1979, Ikona Photo Gallery in Campo San Moisè, trasferita successivamente in Campo del Ghetto Nuovo. È come artista che, nel 1979, viene così recensita dallo scrittore Alberto Moravia: «Kraus è una realista dell’invisibile, né di più né di meno di quanto siano realisti del visibile un Courbet e un Guttuso».
Živa Kraus è internazionalmente nota anche come gallerista storica di fotografia. La presenza infatti in mostra di due opere fotografiche vintage (Presenze venezian, 1978) di Franco Fontana vuole essere una testimonianza visiva dei due specifici di Kraus: il disegno e la pittura in prima persona come artista, la fotografia nel ruolo di gallerista e curatrice.
La mostra Pièces Uniques si presenta allo spettatore come una selezione di una trentina di opere su carta dal 1972 al 2010, in cui ricorre il Leit Motiv di città, di una città unica in cui l’artista ha scelto di vivere, a cui non cessa di destinare il lascito culturale di una vita: Venezia. L’espressione francese Pièces Uniques / Pezzi Unici - che, al singolare non manca di ricordare una mitica galleria, che ha fatto storia, in Saint-Germain des Près a Parigi, fondata nel 1989 da Lucio Amelio - interviene quale invito a una condizione dello sguardo come raccoglimento all’interno di un tempio e quindi in termini cultuali e non di veloce fruizione. Il rimando è inevitabilmente a Walter Benjamin e al suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica / Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit (1936), in cui l’opera, moltiplicata, mercificata, diffusa in una società consumistica di massa, perderebbe la sua aura.
Ogni carta di Živa Kraus a pastello, a carboncino, ritaglia un suo campo semantico in cui ricorrono titoli evocativi come sguardo, navigazione, volo, traccia, impronta, incontro, aria, città, gioco, suolo, éclat, Atlantico, laguna. Si delineano sulle pareti della galleria genovese città immateriali, attraversate da ricordi, da suggestioni calviniane, si percepiscono profonde sonorità, lontani echi di lingue slave, dialetti altri.
Sull’area multimediale, l’artista presenta in mostra il video in bianco e nero The Motovun Tape, 1976, ripreso dai Cardazzo e Varisco. La camera video segue la mano dell’artista che scorre sensibilmente sulle pietre di un muro a secco, mentre il rumore della registrazione in loco funziona come unico, diretto, fondo sonoro. Un canto del gallo interviene come squillante effetto di realtà. Questo video storico è un’opera chiave anche per comprendere il rapporto di sensorialità aptica (tattile) che l’autrice intrattiene con l’opera pittorica e in particolare con i suoi pastelli.
Le opere dell’artista italo-croata rinviano a una condizione visuale cosmica in cui si delineano mappe cromatiche su fondi solari o notturni. Una pubblicazione, intitolata Živa Kraus – Pièces Uniques, Maree editore, documenta la mostra in Spazio Unimedia – Contemporary Art Genova, e traccia un percorso degli straordinari incontri con artisti, star della fotografia, critici d’arte, direttori di musei, docenti universitari, scrittori e poeti, registi e musicisti, che hanno segnato la sua vita come, per citarne solo tre, a titolo d’esempio, Peggy Guggenheim, Gillo Dorfles, Alberto Moravia. Si percepisce nell’opera e nella vita di Živa Kraus il paradigma del viaggio come archetipo del nomadismo.
Viana Conti
Vedi anche:
• NEW YORK, NEW YORK
• Crossing the Rubicon
• Isola verso il nuovo Museo Ebraico
• The Halberstadt. Michèle searching for Max
• Memory for the Future - 40 anni di Ikona Gallery a Venezia: Presentazione Catalogo
• Memory for the future - 40 anni di Ikona Gallery a Venezia
• ARTE.it è con Fondazione Ugo e Olga Levi per celebrare il 40° anniversario di IKONA GALLERY VENEZIA
• Memory for the Future - DIALOGUE
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• FOTO: Le memorie iconiche di Živa Kraus
• ARTE.it Media Partner di Ikona Photo Gallery per il suo 40° anniversario
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• MEMORY FOR THE FUTURE 28 luglio 1979 / 28 luglio 2019
• FLOTTE (2019)
• DIVERSI (2019)
• VJENCESLAV RICHTER. Object - that is everything!… Architecture, painting, sculpture - everything is an object! (2018-2019)
• PERCEPTIONS di Marya Kazoun (2018)
• Elena Veronese. Hospital Poetry (2018)
• LÁ DOVE NON C'É NULLA (2018)
• FIL ROUGE (2018)
• DEATH OF VENICE (2018)
• La Fine del Tempo fotografie di Mario Sillani Djerrahian (2018)
• Venezia Icon | Memory of the Future. Chuck Freedman + Zohar Kawaharada (2017-2018)
• Art of This Century. Peggy Guggenheim in Photographs (2016)
• FOTO - Peggy Guggenheim in Photographs. Storie di talento e audacia (2016)
• ESSENZE di Parigi (2014-2015)
• Gerusalemme_Dove salgono i popoli (2014)
• Živa Kraus. Au bord de L'eau (2013)
• Daniele Duca. Hot&Cold (2012)
• Chuck Freedman. Venezia Icon (2012)
• Ritratti fotografici e video ritratti all’Ikona Gallery di Venezia (2012)
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Živa Kraus, figura carismatica croata naturalizzata italiana, è nata a Zagabria, nella cui Accademia d’arte avviene la sua formazione in pittura, nel 1971 si trasferisce a Venezia città in cui fonda, nel 1979, Ikona Photo Gallery in Campo San Moisè, trasferita successivamente in Campo del Ghetto Nuovo. È come artista che, nel 1979, viene così recensita dallo scrittore Alberto Moravia: «Kraus è una realista dell’invisibile, né di più né di meno di quanto siano realisti del visibile un Courbet e un Guttuso».
Živa Kraus è internazionalmente nota anche come gallerista storica di fotografia. La presenza infatti in mostra di due opere fotografiche vintage (Presenze venezian, 1978) di Franco Fontana vuole essere una testimonianza visiva dei due specifici di Kraus: il disegno e la pittura in prima persona come artista, la fotografia nel ruolo di gallerista e curatrice.
La mostra Pièces Uniques si presenta allo spettatore come una selezione di una trentina di opere su carta dal 1972 al 2010, in cui ricorre il Leit Motiv di città, di una città unica in cui l’artista ha scelto di vivere, a cui non cessa di destinare il lascito culturale di una vita: Venezia. L’espressione francese Pièces Uniques / Pezzi Unici - che, al singolare non manca di ricordare una mitica galleria, che ha fatto storia, in Saint-Germain des Près a Parigi, fondata nel 1989 da Lucio Amelio - interviene quale invito a una condizione dello sguardo come raccoglimento all’interno di un tempio e quindi in termini cultuali e non di veloce fruizione. Il rimando è inevitabilmente a Walter Benjamin e al suo saggio L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica / Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit (1936), in cui l’opera, moltiplicata, mercificata, diffusa in una società consumistica di massa, perderebbe la sua aura.
Ogni carta di Živa Kraus a pastello, a carboncino, ritaglia un suo campo semantico in cui ricorrono titoli evocativi come sguardo, navigazione, volo, traccia, impronta, incontro, aria, città, gioco, suolo, éclat, Atlantico, laguna. Si delineano sulle pareti della galleria genovese città immateriali, attraversate da ricordi, da suggestioni calviniane, si percepiscono profonde sonorità, lontani echi di lingue slave, dialetti altri.
Sull’area multimediale, l’artista presenta in mostra il video in bianco e nero The Motovun Tape, 1976, ripreso dai Cardazzo e Varisco. La camera video segue la mano dell’artista che scorre sensibilmente sulle pietre di un muro a secco, mentre il rumore della registrazione in loco funziona come unico, diretto, fondo sonoro. Un canto del gallo interviene come squillante effetto di realtà. Questo video storico è un’opera chiave anche per comprendere il rapporto di sensorialità aptica (tattile) che l’autrice intrattiene con l’opera pittorica e in particolare con i suoi pastelli.
Le opere dell’artista italo-croata rinviano a una condizione visuale cosmica in cui si delineano mappe cromatiche su fondi solari o notturni. Una pubblicazione, intitolata Živa Kraus – Pièces Uniques, Maree editore, documenta la mostra in Spazio Unimedia – Contemporary Art Genova, e traccia un percorso degli straordinari incontri con artisti, star della fotografia, critici d’arte, direttori di musei, docenti universitari, scrittori e poeti, registi e musicisti, che hanno segnato la sua vita come, per citarne solo tre, a titolo d’esempio, Peggy Guggenheim, Gillo Dorfles, Alberto Moravia. Si percepisce nell’opera e nella vita di Živa Kraus il paradigma del viaggio come archetipo del nomadismo.
Viana Conti
Vedi anche:
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• ESSENZE di Parigi (2014-2015)
• Gerusalemme_Dove salgono i popoli (2014)
• Živa Kraus. Au bord de L'eau (2013)
• Daniele Duca. Hot&Cold (2012)
• Chuck Freedman. Venezia Icon (2012)
• Ritratti fotografici e video ritratti all’Ikona Gallery di Venezia (2012)
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