Pina Inferrera. Fragile. Maneggiare con cura
Dal 10 Giugno 2021 al 19 Giugno 2021
Genova
Luogo: Palazzo Ducale
Indirizzo: piazza Matteotti 9
Orari: ore 16-20
Curatori: Olga Bachschmidt
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Nell’ambito del 27° Festival Internazionale di Poesia di Genova “Parole Spalancate”, Spazio Aperto a Palazzo Ducale ospita la mostra “Fragile. Maneggiare con cura” di Pina Inferrera. Il titolo fa riferimento alla delicatezza degli equilibri che regolano il rapporto con la natura e alla fragilità dell’essere umano per la sua condizione e per gli impedimenti che può riscontrare nel suo relazionarsi con “l’altro”, le immagini di una natura esile e “sospesa” diventano metafora di questo messaggio. Le opere dell’artista ci relazionano consapevolmente con la fragilità degli esseri viventi nell’intimo e precario equilibrio che regola il rapporto tra uomo, natura e ambiente basato sul rispetto e la cura reciproca.
“La ricerca di Pina Inferrera fatta di immagini sempre più rarefatte e delicate, raggiunge la sua efficacia simbolica, proprio a dimostrazione del fatto di come non vi sia bisogno di gridare per farsi ascoltare, Inferrera racconta nei suoi paesaggi intimistici la comunione degli elementi naturali: dell’aria, della terra, dell’acqua, sui quali regna regista assoluta la luce. La rarefazione della messa a fuoco, la tecnica della sovraesposizione, il gioco dei riflessi, hanno reso nel tempo le sue opere sempre più delle mappe di codici dell’animo da decifrare, perdendo la connotazione del racconto di un luogo e di un tempo, e casomai rappresentando uno stato emotivo. Sono diventati racconti di uno stato dell’essere, di un sentire individuale, che come avviene in letteratura con la migliore poesia, si tramuta in sentimento universale.
In quel contesto naturalistico per certi versi estremo seppur relativamente vicino ad aree urbane, elementi vegetali delicati e spontanei sono diventati metafora di una fragilità unica e preziosa. Rami, parti di piccoli arbusti, minuscoli fiori, si sovrappongono perdendo totalmente la loro direzione spaziale e diventano parte di un’unica placenta sottile e trasparente. Al punto tale che diventa presso che impossibile identificarne la specie o anche solo la categoria. A quel punto l’essere vegetale diventa più genericamente una entità biologica e materia organica ed un totem spirituale. Difficile connotare l’oggetto raffigurato nella categoria delle sole piante in quanto potrebbe essere più genericamente qualificabile come un’unione di cellule, di molecole, di materia. La materia raffigurata da Inferrera si è trasformata ed aleggia in quello stadio delicato e provvisorio dello stato di passaggio. Dell’essere per non essere. Un vegetale che è spirito e pensiero. Questa la fragilità cui allude l’Inferrera: la delicatezza dell’essere che sta mutando, che è in transizione. Nella mutazione tutti gli esseri viventi vivono un preciso momento di fragilità: abbandonano uno stato per ritrovarsi in un altro. Da lì il “maneggiare con cura”, il rispettare i tempi e la condizione, per non perderne l’intima ed assoluta bellezza. Tutti gli esseri viventi, sia del mondo vegetale, sia del mondo animale, non sono mai uguali a se stessi: attimo dopo attimo mutano, si trasformano, muoiono e si rigenerano. Sopravvivono e resistono a qualcosa e si lasciano morire dinnanzi a ad una altra forza o energia. Abbandonano uno stato per ritrovarsi in un altro. Una mutazione chimica, biologica, alchemica continua ed incessabile, che è sintomo talvolta di caducità ma in molti altri casi è prova di resistenza adattiva nel tempo.”
Cristina Gilda Artese
La ricerca artistica di Pina Inferrera è rivolta alla identificazione della realtà circostante con l’intento di indagare l’uomo e il suo habitat. Spazia dall’osservazione della natura e l’ambiente, all’analisi di reperti. La fotografia è il mezzo privilegiato, e pur partendo dall’osservazione obiettiva della realtà, non rinuncia alla poeticità della visione. Le sue immagini si muovono fra reale e surreale in una natura incontaminata in cui l’uso particolare della luce suggerisce uno spazio spirituale. La sua aspirazione è di condividere un percorso del contemporaneo esaminando e mettendo a fuoco problematiche ambientali e lo stato d’animo esistenziale riconducibile allo Stimmung descritto da Heidegger. L’interesse verso la natura altro non è che una visione dell'uomo come parte intrinseca della natura stessa, una visione panteistica che immagina la spiritualità come la diretta conoscenza ed esperienza dell'universo.
Eventi collegati alla mostra durante il Festival della Poesia:
Venerdì 18 giugno ore 21.30, Palazzo Ducale, Cortile Maggiore
Reading ispirato alla mostra con letture di Luigi D’Alessandro e musiche di Valerio Frizzo
Sabato 19 giugno ore 17.00, Palazzo Ducale, Sala del Minor Consiglio
Incontro con i professionisti di Phoresta sul tema della qualità dell’aria e di come sia importante la piantumazione per la creazione di boschi nella lotta al Climate Change
“La ricerca di Pina Inferrera fatta di immagini sempre più rarefatte e delicate, raggiunge la sua efficacia simbolica, proprio a dimostrazione del fatto di come non vi sia bisogno di gridare per farsi ascoltare, Inferrera racconta nei suoi paesaggi intimistici la comunione degli elementi naturali: dell’aria, della terra, dell’acqua, sui quali regna regista assoluta la luce. La rarefazione della messa a fuoco, la tecnica della sovraesposizione, il gioco dei riflessi, hanno reso nel tempo le sue opere sempre più delle mappe di codici dell’animo da decifrare, perdendo la connotazione del racconto di un luogo e di un tempo, e casomai rappresentando uno stato emotivo. Sono diventati racconti di uno stato dell’essere, di un sentire individuale, che come avviene in letteratura con la migliore poesia, si tramuta in sentimento universale.
In quel contesto naturalistico per certi versi estremo seppur relativamente vicino ad aree urbane, elementi vegetali delicati e spontanei sono diventati metafora di una fragilità unica e preziosa. Rami, parti di piccoli arbusti, minuscoli fiori, si sovrappongono perdendo totalmente la loro direzione spaziale e diventano parte di un’unica placenta sottile e trasparente. Al punto tale che diventa presso che impossibile identificarne la specie o anche solo la categoria. A quel punto l’essere vegetale diventa più genericamente una entità biologica e materia organica ed un totem spirituale. Difficile connotare l’oggetto raffigurato nella categoria delle sole piante in quanto potrebbe essere più genericamente qualificabile come un’unione di cellule, di molecole, di materia. La materia raffigurata da Inferrera si è trasformata ed aleggia in quello stadio delicato e provvisorio dello stato di passaggio. Dell’essere per non essere. Un vegetale che è spirito e pensiero. Questa la fragilità cui allude l’Inferrera: la delicatezza dell’essere che sta mutando, che è in transizione. Nella mutazione tutti gli esseri viventi vivono un preciso momento di fragilità: abbandonano uno stato per ritrovarsi in un altro. Da lì il “maneggiare con cura”, il rispettare i tempi e la condizione, per non perderne l’intima ed assoluta bellezza. Tutti gli esseri viventi, sia del mondo vegetale, sia del mondo animale, non sono mai uguali a se stessi: attimo dopo attimo mutano, si trasformano, muoiono e si rigenerano. Sopravvivono e resistono a qualcosa e si lasciano morire dinnanzi a ad una altra forza o energia. Abbandonano uno stato per ritrovarsi in un altro. Una mutazione chimica, biologica, alchemica continua ed incessabile, che è sintomo talvolta di caducità ma in molti altri casi è prova di resistenza adattiva nel tempo.”
Cristina Gilda Artese
La ricerca artistica di Pina Inferrera è rivolta alla identificazione della realtà circostante con l’intento di indagare l’uomo e il suo habitat. Spazia dall’osservazione della natura e l’ambiente, all’analisi di reperti. La fotografia è il mezzo privilegiato, e pur partendo dall’osservazione obiettiva della realtà, non rinuncia alla poeticità della visione. Le sue immagini si muovono fra reale e surreale in una natura incontaminata in cui l’uso particolare della luce suggerisce uno spazio spirituale. La sua aspirazione è di condividere un percorso del contemporaneo esaminando e mettendo a fuoco problematiche ambientali e lo stato d’animo esistenziale riconducibile allo Stimmung descritto da Heidegger. L’interesse verso la natura altro non è che una visione dell'uomo come parte intrinseca della natura stessa, una visione panteistica che immagina la spiritualità come la diretta conoscenza ed esperienza dell'universo.
Eventi collegati alla mostra durante il Festival della Poesia:
Venerdì 18 giugno ore 21.30, Palazzo Ducale, Cortile Maggiore
Reading ispirato alla mostra con letture di Luigi D’Alessandro e musiche di Valerio Frizzo
Sabato 19 giugno ore 17.00, Palazzo Ducale, Sala del Minor Consiglio
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