Sarenco. La Platea dell'Umanità
Dal 31 Marzo 2023 al 14 Gennaio 2024
La Spezia
Luogo: CAMeC Centro Arte Moderna e Contemporanea
Indirizzo: Piazza Cesare Battisti 1
Orari: da martedì a domenica dalle 11.00 alle 18.00, chiuso il lunedì, aperto il Lunedì di Pasqua e il 1° maggio, Natale e Capodanno
Curatori: Giosuè Allegrini
Enti promotori:
- Comune della Spezia
Costo del biglietto: intero euro 5, ridotto euro 4, ridotto speciale euro 3,50
Telefono per informazioni: +39 0187 727530
E-Mail info: camec@comune.sp.it
Sito ufficiale: http://camec.museilaspezia.it
Promossa dal Comune della Spezia, prodotta dal CAMeC e dalla Fondazione Sarenco, l'esposizione antologica sarà inaugurata venerdì 31 marzo alle ore 18.00.
Fra i più significativi interpreti del secondo Novecento italiano ed internazionale, con presenze a Documenta 5 di Kassel e a varie edizioni della Biennale di Venezia, Sarenco è stato poeta visivo, performer, esploratore, regista, editore, fotografo e organizzatore di eventi culturali internazionali come la Biennale di Malindi, la cui terza e quarta edizione furono curate da Achille Bonito Oliva.
«Sarenco - scrive il curatore Giosuè Allegrini - è stato fra le figure più dotate, attive, imprevedibili ed esplosive della ricerca artistica contemporanea in Italia e non solo. Teoretico della Poesia Totale, l'idea creativa di Sarenco era quella di manifestare il fatto che ai poeti niente potesse essere precluso: la pittura, la scultura, la ceramica, la performance, i concerti, il teatro, il video e il cinema: da qui il concetto, appunto, di Poesia Totale. Ciò che desideriamo proporre, con questa mostra, è il "Sogno di Sarenco sull'Arte"; quella forma poetica anarchica e rivoluzionaria, al contempo pubblica, anticonformista e dissacrante, tramutato in realtà, ed attraverso di essa porre la luce dei riflettori sulla cultura italiana, europea e internazionale del secondo Novecento, in rapporto alla società dei consumi e della comunicazione e più in generale a tutti gli "ismi" condizionanti, a vario titolo, il mondo in cui viviamo».
Il percorso espositivo comprende circa 170 opere rappresentative di un percorso cinquantennale, a loro volta affiancate da immagini e documenti bibliografici e archivistici, rivelativi del particolare periodo storico vissuto (riviste di esoeditoria, manifesti, fotografie, locandine ecc), molti dei quali estremamente rari e alcuni anche inediti.
Un florilegio di opere, dai progetti visual-poetici del 1963, "Traditi", "Grande Strage", "Finalmente l'Avanguardia", governati dalla potenza paroliberista futurista e dagli echi grafici di Mallarmè, transitando per le tele emulsionate, ironiche e rivoluzionarie, come "Il popolo è forte armato vincerà" o "Avanti o popolo alla riscossa", in cui gli angeli oranti di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni di Padova, si trasformano in coristi del ritornello di Bandiera Rossa. Altro esempio è costituito dal ciclo di lavori in cui Sarenco ironizza sulle nature morte di Morandi, il pittore di Grizzana, sbeffeggiando la loro freschezza e originalità con giochi di parole quali "Più morta che natura", "Mors tua natura mea", "Morituri te naturant". Seguono i collage e gli assemblage degli anni ‘70 e successivi, come "Poetical Licence" e i cicli "Tabù" e "Tempo"; quindi le grandi installazioni, come "I miei poeti": quattro gigantesche sculture bianche raffiguranti Marinetti, Breton, Tsara e Apollinaire, rappresentative della levatura infinita della poesia, o gli "Autoritratti africani", ironici e beffardi. Ecco poi comparire, il ciclo di opere legate ai ritratti delle "Poetesse" pellerossa di stirpe sioux, apache, comanche, navajo e in generale di tutti i popoli nativi dell'America, che rimandano al senso assoluto di libertà, di emancipazione da tutti i condizionamenti di ogni epoca e grado. Infine i cicli di opere "Il Poeta è nudo", "Solo come un poeta" e "Andiamo a scuola" danno palese evidenza di quanto Sarenco abbia caparbiamente rifuggito l'omologazione, nel corso dell'intera esistenza, sempre pronto a testimoniare attraverso l'azione poetica, creatrice e rivoluzionaria, provocatoria e dissacrante, il senso profondo della vita.
Nel corso della mostra, la Fondazione Sarenco pubblicherà un catalogo bilingue italiano / inglese a cura di Giosuè Allegrini con fotoriproduzioni a colori delle opere e dei documenti esposti e saggi critici di vari autori: Giosuè Allegrini, Achille Bonito Oliva, Bernard Heidsieck, Oriano Mabellini, Enrico Mascelloni, oltre all'ultima intervista di Sarenco, rilasciata a Claudia Capelli.
Sarenco, al secolo Isaia Mabellini (Vobarno, 1945 - Salò, 2017). Poeta visivo, performer, esploratore, regista, editore, fotografo, organizzatore: è stato fra le figure più dotate, attive, imprevedibili ed esplosive della ricerca artistica contemporanea in Italia e nel mondo. Frequenta il Liceo Classico "Arnaldo" di Brescia e studia Filosofia alla Statale di Milano. Nel 1961 inizia a scrivere le sue prime poesie lineari. A partire dal 1963 inizia ad occuparsi di ricerche poetico-visive stringendo i primi contatti con gli artisti del "Gruppo 70", nel quale entrerà ufficialmente l'anno successivo. Il suo contributo al movimento si contraddistingue per il tono graffiante e caustico con cui elabora testi epigrammatici che associa ad immagini di provenienza varia dal mondo della comunicazione a quello dell'arte. Servendosi delle tecniche del collage, dell'assemblage o della tela emulsionata ottiene opere di forte impatto, che utilizza come strumento di lotta politica e culturale. Nel 1965 comincia la sua attività espositiva, avendo al suo attivo oltre 50 mostre personali e circa 1000 esposizioni collettive. Svolge un'intensa attività editoriale e organizzativa. Fonda riviste fra cui "Amodulo" nel 1968 e "Lotta poetica" nel 1971 e case editrici quali Edizioni Amodulo nel 1969, SAR.MIC nel 1972 e Factotum Art nel 1977. Fonda gruppi come il Gruppo Internazionale di Poesia Visiva (o Gruppo dei Nove) e i Logomotives. Dal 1982 Sarenco intraprende numerosi viaggi fra Asia e Africa, immettendo energie nuove nelle sue creazioni cariche di ironia. Da questo momento il continente africano diventa protagonista all'interno della sua produzione artistica. è stato organizzatore di quattro edizioni della Biennale Internazionale d'Arte di Malindi, in Kenya (2006-2008-2010-2012). Scrive il suo primo soggetto cinematografico nel 1968, che poi girerà nel 1984 con il titolo "Collage". L'anno successivo viene invitato a presentare la pellicola al Festival del Cinema di Venezia. Seguiranno molti altri lungometraggi. Ha pubblicato oltre quaranta libri e realizzato quindici film. È stato regolarmente presente nelle più importanti rassegne d'arte internazionali, fra cui quattro edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1986, 2001 - curatore Harald Szeemann, con Sala Personale - e 2011), Documenta Kassel (1972), la Biennale di Siviglia (2004, insieme a Cattelan), Stedelijk Museum di Amsterdam (1970), Centre Pompidou di Parigi (1989-1994), Museum of Modern Art di New York (1986), MART di Rovereto (2007-2013-2015), Museo del Novecento di Milano (2013). Nel 2018 alcune sue opere sono state esposte al CAMeC della Spezia nell'ambito della mostra "Poetry and Pottery. Un'inedita avventura fra ceramica e Poesia Visiva", a cura di Giosuè Allegrini e Marzia Ratti.
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