Gabriele Morleo. La Macchina Mondiale
Dal 14 Febbraio 2016 al 21 Febbraio 2016
Cisterna di Latina | Latina
Luogo: Palazzo Caetani
Indirizzo: piazza XIX Marzo
Curatori: Diego Fusaro
Apre i battenti il prossimo 14 febbraio a Palazzo Caetani di Cisterna di Latina «La Macchina Mondiale», che mette in mostra le ultime opere di Gabriele Morleo, poliedrico artista pugliese che per l’occasione affida la sua arte all’interpretazione del filosofo Diego Fusaro. Incorniciate dagli affreschi dei fratelli Zuccari, cui sembrano quasi fare da cinico controaltare, le due maxinstallazioni proposte da Morleo - 'Il posto delle fragole' e 'Finale di partita' – ripercorrono le pagine più buie della storia mondiale, cercando di ricostruire e restituire l’identità alle troppe vittime delle stragi che la storia ha trasformato in numeri. Caiazzo, Ustica, Cermis, il canale di Sicilia, Oslo, nella memoria dei più trasformate in lutto collettivo di morti senza nome né storia, sono pezzi monocromi di un puzzle. Ogni tessera è una vittima, una storia, un mondo, cancellato dal concetto aziendale del bilancio delle perdite. Le tessere – insieme – compongono il disegno di quel “Romanzo delle stragi” che pasolinianamente aspira a «rimettere insieme Il i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico». Uno scenario viziato dalla narrazione ideologica e falsa che negli ultimi dieci anni ha provato a raccontare un mondo in cui il conflitto di classe non esiste più, la classe stessa si è liquefatta in un unico indistinto, tribale magma sociale. «Lungi dall'essersi estinta – spiega Fusaro - la lotta di classe si è ridisposta nell'inedita forma del massacro di classe: il Signore sta gestendo unicamente il conflitto, il quale si dà oggi come 'rivolta delle èlites' (C. Lasch). Il Signore in rivolta si sta riprendendo tutto, a partire dai diritti sociali e dalle garanzie guadagnate un tempo dal Servo sul campo di battaglia». È questo il ‘Finale di partita’ immaginato e realizzato da Morleo come una scacchiera gigante – omaggio all’esplorazione artistica di Marcel Duchamp – su cui si muovono le pedine delle classi sociali, rappresentate solo dai propri abiti o arnesi, vestigia ultime di un’identità che non sanno più o non vogliono più rivendicare. Re e regine, uniche figure antropomorfe della scacchiera, immobili, increduli si guardano, cristallizzati nel rimanere fedeli a se stessi. Perché oggi – spiega ancora Fusaro - «il tema è la diserzione, lo sciopero, la rinuncia alla guerra da parte del Servo». Tra arte e filosofia, la mostra affronta i conflitti sopiti del presente interrogando il passato ed i suoi errori, declinati nell’unico linguaggio che oggi sia in grado di attraversare e probabilmente risolvere il divorzio sociale della classe dalla sua idea di sé. Le due maxi-installazioni di Morleo sono la chiave interpretativa di un mondo che si vuole raccontare come caos, ma tale non è. Le opere – in mostra fino al prossimo 21 febbraio - sono espressione di un percorso che per Fusaro «dà fortemente voce alle istanze gramsciane e marxiane del conflitto e della resistenza nel mondo dell'insensatezza divenuto unico senso».
Nato nel 1981 a Conversano (Ba), ma dal 2001 a Roma, Gabriele Morleo è un artista poliedrico che ha esplorato i più diversi campi dell’espressione artistica. Marxista-narcisista per sua stessa ammissione, artista visivo “diacronico” e concettuale per chi ne apprezza le opere, Morleo ha all'attivo diverse mostre personali e collettive, fra cui “Imaginary Landscape”, realizzata nel Luglio 2015 con il “Centro per l'arte Contemporanea Luigi Pecci” di Prato. Da curatore invece, nel 2010 pensa e allestisce la mostra di Federico Cavallini “Fiori” per “CondottoC” di Roma. Fondatore insieme ad altri artisti di “Carico Massimo/ Contenitore di arte Contemporanea”, dal 2012 è anima della galleria laboratorio di Livorno, che nel giro di pochi anni ha ospitato artisti del calibro di Gianfranco Baruchello, Jimmie Dhuram e Colin Darke. Quest’ultimo è divenuto protagonista di “Gli dei Partono, documentazione di un Lavoro”, critofilm – vera e propria critica d’arte in forma cinematografica - diretto da Morleo e Cavallini. Ideatore, regista e sceneggiatore di numerosi cortometraggi, già in passato si è cimentato con la macchina da presa. Nel 2005 fonda la casa di produzione cinematografica indipendente “Koyaanisqatsy” con la quale produce e dirige, in collaborazione con la Regione Puglia e il Ministero della Giustizia, la docufiction “Gramsci, film in forma di rosa” girato all'interno della Casa Circondariale di Turi e interpretato dai detenuti. Uscito nello stesso anno, il film è stato proiettato in Italia e all'estero.
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