Mikel Gjokaj e Stefano Piali. Realismo Visionario
Dal 18 Dicembre 2013 al 20 Gennaio 2014
Latina
Luogo: Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea - Palazzo della Cultura
Indirizzo: via Umberto I, 1
Orari: da lunedì a venerdì 8.30-14/ 16-18.30
Curatori: ilvia Pegoraro e Carlo Ciccarelli
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0773 652632/ 0773 652635
Sito ufficiale: http://www.museipontini.it
Mercoledì 18 dicembre 2013 alle ore 17, inaugurerà presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Latina (Palazzo della Cultura), la mostra Mikel Gjokaj e Stefano Piali. Realismo Visionario, che sarà visitabile sino al 20 gennaio 2014. Si tratta di una doppia personale dedicata a Gjokaj e Piali, fra i più importanti esponenti di una linea di ricerca artistica contemporanea che i curatori della mostra definiscono “Realismo visionario”. In esposizione una quarantina di opere, tra dipinti e sculture, tutte provenienti dalla collezione della Ulisse Gallery Contemporary Art di Roma, a cui è affidata anche l’organizzazione della mostra, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Latina.
Il catalogo che documenterà la mostra sarà l’Album n. 1 della collana “Gli Album di Ulisse” , con un testo introduttivo di Silvia Pegoraro
Esponenti di una tendenza artistica che potrebbe definirsi “Realismo visionario”, alquanto distante dalla linea fredda e minimalista di certa avanguardia, così come dalla realtà puramente mediatica – quella delle immagini della televisione o di internet – gli artisti Mikel Gjokaj (originario del Kosovo ma naturalizzato italiano) e Stefano Piali puntano ancora della forza propulsiva dell’immaginario individuale. Si servono di mezzi espressivi tradizionali, quali la pittura a olio o la scultura in bronzo, ma ne sanno estrarre la sostanza più ricca di potenziali sviluppi per il futuro.
Due artisti, dunque, che fanno coincidere la propria creatività con il libero “fluire dell'immaginazione creatrice” (Giuliano Briganti). Due “realisti visionari”, Gjokaj e Piali, e, come scrive Henri Focillon, i pittori visionari formano un ordine a parte, poiché le loro opere introducono nella nostra concezione dell’universo qualcosa d’improvviso e di vago, d’inquietante e d’ indefinibile: la loro ossessione creatrice ha bisogno di affondare le sue radici nel mondo sensibile, preso come punto di partenza ma anche come punto di arrivo, che lei trasfigura, pur rispettandolo.
Mikel Gjokaj, nato in Kosovo nel 1946, ma che risiede a Roma dal 1975, ci offre un universo pittorico fatto di terre e cieli, che si congiungono all’orizzonte in infinite e sempre mutevoli simbiosi. Paesaggi, dunque, certo ispirati alla campagna kosovara, ma privi di riferimenti storici alla guerra che ha insanguinato quelle terre: immersi in un’atmosfera surreale e metafisica, sospesa, senza tempo, intessuta di campiture cromatiche quasi astratte. Paesaggi dai colori sontuosi e fantastici, ma carichi di silenzio, in cui la presenza umana è cancellata, o indiziaria.
Nei suoi dipinti e nelle sue sculture Stefano Piali (Roma, 1956), concilia due cose inconciliabili: il sogno e la memoria. Costruisce visivamente sogni, ma mantenendosi sempre sulla traccia della memoria, individuale e collettiva. Le sue sono figure partorite da emozioni profonde, individuali, e nello stesso tempo archetipi, forme originarie o frammenti di una totalità perduta. Onnipresente nel suo lavoro è la memoria del “classico” e del “classicismo”, che è presente sia come problema, affrontato secondo una lucida prospettiva interpretativa, sia come repertorio tematico: suoi personaggi d’elezione sono i personaggi del mito. I suoi eroi, centauri, cavalieri, angeli, guerrieri, sono pervasi dall’energia esaltante del movimento, che si sprigiona ad esempio nel tema della metamorfosi o in quello del volo.
Il catalogo che documenterà la mostra sarà l’Album n. 1 della collana “Gli Album di Ulisse” , con un testo introduttivo di Silvia Pegoraro
Esponenti di una tendenza artistica che potrebbe definirsi “Realismo visionario”, alquanto distante dalla linea fredda e minimalista di certa avanguardia, così come dalla realtà puramente mediatica – quella delle immagini della televisione o di internet – gli artisti Mikel Gjokaj (originario del Kosovo ma naturalizzato italiano) e Stefano Piali puntano ancora della forza propulsiva dell’immaginario individuale. Si servono di mezzi espressivi tradizionali, quali la pittura a olio o la scultura in bronzo, ma ne sanno estrarre la sostanza più ricca di potenziali sviluppi per il futuro.
Due artisti, dunque, che fanno coincidere la propria creatività con il libero “fluire dell'immaginazione creatrice” (Giuliano Briganti). Due “realisti visionari”, Gjokaj e Piali, e, come scrive Henri Focillon, i pittori visionari formano un ordine a parte, poiché le loro opere introducono nella nostra concezione dell’universo qualcosa d’improvviso e di vago, d’inquietante e d’ indefinibile: la loro ossessione creatrice ha bisogno di affondare le sue radici nel mondo sensibile, preso come punto di partenza ma anche come punto di arrivo, che lei trasfigura, pur rispettandolo.
Mikel Gjokaj, nato in Kosovo nel 1946, ma che risiede a Roma dal 1975, ci offre un universo pittorico fatto di terre e cieli, che si congiungono all’orizzonte in infinite e sempre mutevoli simbiosi. Paesaggi, dunque, certo ispirati alla campagna kosovara, ma privi di riferimenti storici alla guerra che ha insanguinato quelle terre: immersi in un’atmosfera surreale e metafisica, sospesa, senza tempo, intessuta di campiture cromatiche quasi astratte. Paesaggi dai colori sontuosi e fantastici, ma carichi di silenzio, in cui la presenza umana è cancellata, o indiziaria.
Nei suoi dipinti e nelle sue sculture Stefano Piali (Roma, 1956), concilia due cose inconciliabili: il sogno e la memoria. Costruisce visivamente sogni, ma mantenendosi sempre sulla traccia della memoria, individuale e collettiva. Le sue sono figure partorite da emozioni profonde, individuali, e nello stesso tempo archetipi, forme originarie o frammenti di una totalità perduta. Onnipresente nel suo lavoro è la memoria del “classico” e del “classicismo”, che è presente sia come problema, affrontato secondo una lucida prospettiva interpretativa, sia come repertorio tematico: suoi personaggi d’elezione sono i personaggi del mito. I suoi eroi, centauri, cavalieri, angeli, guerrieri, sono pervasi dall’energia esaltante del movimento, che si sprigiona ad esempio nel tema della metamorfosi o in quello del volo.
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