Maurizio Martina. Normale Fragilità
Dal 03 Settembre 2022 al 10 Settembre 2022
Lecce
Luogo: Biblioteca Bernardini Ex Convitto Palmieri Lecce
Indirizzo: Piazzetta Giosuè Carducci
Orari: dal lunedì al sabato 10-21. Domenica chiuso
A distanza di sei anni torna ad esporre a Lecce con una sua personale l’artista Maurizio Martina. “Normale Fragilità” il titolo della mostra allestita dal 3 al 10 settembre, nelle sale della Biblioteca Bernardini (Lecce, piazzetta Giosuè Carducci), con allestimento curato da Mauro Marino dell’associazione Fondo Verri che organizza l’evento con la casa editrice Il Raggio Verde, l’ associazione culturale Le Ali di Pandora e la rivista telematica Arte e Luoghi. Inaugurazione fissata il 3 settembre ore 19:30 con ingresso libero, con gli interventi di Ambra Biscuso (le Ali di Pandora), Antonietta Fulvio (Arte e Luoghi), Mauro Marino (Fondo Verri).
Un nuovo ciclo di lavori sulla carta impalpabile ma con una intensa carica espressiva capace di incuriosire e far riflettere. Un’arte che parla della normale fragilità che ri-veste le cose del mondo, dalla Natura all’Uomo. Come spiega la giornalista Antonietta Fulvio, nel catalogo edito da Il Raggio Verde e distribuito in occasione della mostra: «Con una tecnica, che è una sua cifra stilistica, unendo gesto, segno e arte digitale, Maurizio Martina lavora su fogli di carta, prediligendo le cartine geografiche, scegliendo con cura vedute satellitari di paesaggi naturali, in particolare di montagne. Montagne, simbolo di forza e di potenza, che si sgretolano per colpa dei cambiamenti climatici, per l’incuria ancora una volta dell’uomo – come testimonia il recente disastro della Marmolada – ponendo l’accento da un lato sulla fragilità di Madre Terra e dall’altra sull’Umanità che prende vita dai fogli di carta. Ne viene fuori una galleria di volti e sagome che diventano emblematiche figurazioni, l’artista traccia contorni e profili, stende il colore, i blu, i bianchi e tra segni e campiture descrive l’ansia e la diversità, ci racconta del dolore, di solitudini, delinea figure sospese nel tempo.». Una pubblicazione che riserva non poche sorprese, una sorta doppio libro. Da un lato infatti presenta le opere che racchiudono l’agire artistico di Maurizio Martina, dall’altro contiene i versi scritti negli ultimi quattro anni. «La poetica di Maurizio Martina – si legge nell’introduzione di Ambra Biscuso presidente dell’associazione Le Ali di pandora - non cerca risposte, usa la parola per rappresentare la contemporaneità in forma scenica. Protagonista è il tempo, i luoghi, l'uomo e la sua fragilità. La forza distrugge l'uomo, la fragilità, forse, lo ricrea. in Esistenza scrive La fragilità esiste / fino a / spaventare il rumore. / E questo, / deve / bastare a tutti. Maurizio mette in scena la fragilità dei rapporti umani, empatia una parola larga. La fragilità degli amori, della famiglia, sempre più disfunzionale. La Fragilità dei luoghi, in abbandono, con la storia che svanisce sotto i colpi dell'incuria, sotto i colpi dei mortai, sotto i colpi del radicalismo.»
Pittore, scultore e poeta, nasce a Monteroni il 23 maggio del 1964 e vive e lavora ad Arnesano. Diplomatosi all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 1989 vanta una lunga carriera artistica che lo ha visto esporre alla A.R.G.A.M.(Ass. Romana Gallerie D'Arte Moderna), alla Ca’ d’ORO e all’Accademia di Egitto e all'Esposizione Nazionale Quadriennale D'Arte di Roma “1956 - 1990 Ultime Generazioni, presentato dalla critica d’arte Lorenza Trucchi.
Ed è lo stesso artista a spiegare il senso di questi ultimi lavori nel testo “Il laboratorio di un verso artista” che apre la selezione delle opere: «Accartocciare una roccia finta/ per dare vita ad una roccia/più duratura,/ che sappia camminare/ nel mondo del valore,/ possibilmente migliorando il panorama/ creativo contemporaneo./ Ecco, fare nelle intenzioni/ una roccia finta/ che sia nel tempo e nella concretezza/più dura della roccia biologica,/poiché/il lavoro migliore/è l'inventiva più sottile/dell'operosità umana/Così, fare una roccia finta/equivale a fare la biologia/del valore che risplende/di tutte le azioni umane/unite insieme nelle mani che appallottolano/
accartocciando una carta memorabile/ per la sua novità,/nello sforzo di produrre un'azione artistica valida/ usando la semplice carta forzata dal poeta,/ che è una roba molto pulita/ che non ha nemmeno orrore del fuoco,/ poiché è una carta piena,/ bellissima come una presunzione./»
Un nuovo ciclo di lavori sulla carta impalpabile ma con una intensa carica espressiva capace di incuriosire e far riflettere. Un’arte che parla della normale fragilità che ri-veste le cose del mondo, dalla Natura all’Uomo. Come spiega la giornalista Antonietta Fulvio, nel catalogo edito da Il Raggio Verde e distribuito in occasione della mostra: «Con una tecnica, che è una sua cifra stilistica, unendo gesto, segno e arte digitale, Maurizio Martina lavora su fogli di carta, prediligendo le cartine geografiche, scegliendo con cura vedute satellitari di paesaggi naturali, in particolare di montagne. Montagne, simbolo di forza e di potenza, che si sgretolano per colpa dei cambiamenti climatici, per l’incuria ancora una volta dell’uomo – come testimonia il recente disastro della Marmolada – ponendo l’accento da un lato sulla fragilità di Madre Terra e dall’altra sull’Umanità che prende vita dai fogli di carta. Ne viene fuori una galleria di volti e sagome che diventano emblematiche figurazioni, l’artista traccia contorni e profili, stende il colore, i blu, i bianchi e tra segni e campiture descrive l’ansia e la diversità, ci racconta del dolore, di solitudini, delinea figure sospese nel tempo.». Una pubblicazione che riserva non poche sorprese, una sorta doppio libro. Da un lato infatti presenta le opere che racchiudono l’agire artistico di Maurizio Martina, dall’altro contiene i versi scritti negli ultimi quattro anni. «La poetica di Maurizio Martina – si legge nell’introduzione di Ambra Biscuso presidente dell’associazione Le Ali di pandora - non cerca risposte, usa la parola per rappresentare la contemporaneità in forma scenica. Protagonista è il tempo, i luoghi, l'uomo e la sua fragilità. La forza distrugge l'uomo, la fragilità, forse, lo ricrea. in Esistenza scrive La fragilità esiste / fino a / spaventare il rumore. / E questo, / deve / bastare a tutti. Maurizio mette in scena la fragilità dei rapporti umani, empatia una parola larga. La fragilità degli amori, della famiglia, sempre più disfunzionale. La Fragilità dei luoghi, in abbandono, con la storia che svanisce sotto i colpi dell'incuria, sotto i colpi dei mortai, sotto i colpi del radicalismo.»
Pittore, scultore e poeta, nasce a Monteroni il 23 maggio del 1964 e vive e lavora ad Arnesano. Diplomatosi all'Accademia di Belle Arti di Roma nel 1989 vanta una lunga carriera artistica che lo ha visto esporre alla A.R.G.A.M.(Ass. Romana Gallerie D'Arte Moderna), alla Ca’ d’ORO e all’Accademia di Egitto e all'Esposizione Nazionale Quadriennale D'Arte di Roma “1956 - 1990 Ultime Generazioni, presentato dalla critica d’arte Lorenza Trucchi.
Ed è lo stesso artista a spiegare il senso di questi ultimi lavori nel testo “Il laboratorio di un verso artista” che apre la selezione delle opere: «Accartocciare una roccia finta/ per dare vita ad una roccia/più duratura,/ che sappia camminare/ nel mondo del valore,/ possibilmente migliorando il panorama/ creativo contemporaneo./ Ecco, fare nelle intenzioni/ una roccia finta/ che sia nel tempo e nella concretezza/più dura della roccia biologica,/poiché/il lavoro migliore/è l'inventiva più sottile/dell'operosità umana/Così, fare una roccia finta/equivale a fare la biologia/del valore che risplende/di tutte le azioni umane/unite insieme nelle mani che appallottolano/
accartocciando una carta memorabile/ per la sua novità,/nello sforzo di produrre un'azione artistica valida/ usando la semplice carta forzata dal poeta,/ che è una roba molto pulita/ che non ha nemmeno orrore del fuoco,/ poiché è una carta piena,/ bellissima come una presunzione./»
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